Giro di Polonia 2012: A Jelenia Góra Moser vince ancora - Moreno, vittoria con la sua sparata micidiale
- Tour de Pologne 2012
- Astana Pro Team 2012
- Garmin - Sharp 2012
- Katusha Team 2012
- Liquigas - Cannondale 2012
- Alexandr Kolobnev
- Bartlomiej Matysiak
- Christophe Le Mével
- Daniel Teklehaymanot
- Fabian Wegmann
- Federico Rocchetti
- Giovanni Visconti
- Lars Boom
- Manuele Mori
- Michal Kwiatkowski
- Moreno Moser
- Roman Kreuziger
- Sergio Luis Henao Montoya
- Sylvain Georges
- Uomini
Uno scatto secco, di quelli che in cinque mesi l'hanno reso celebre anche tra i professionisti, e non solo per il cognome illustre. Una sparata che ti porta a tagliare per primo il traguardo di Jelenia Góra quando sembrava ormai Alexandr Kolobnev destinato alla vittoria. È la fucilata di Moreno Moser, che piomba sul russo della Katusha insieme al gruppo ancora folto ed una volta ricucito su Kolobnev parte dritto per dritto. Scava un profondo divario tra sé ed il plotone, considerando anche i pochi metri finali in cui agisce.
«Quando sono partito non ero certo di potercela fare. Mi sono lasciato guidare dall'istinto: o la va, o la spacca. Era l'unica cosa che potevo fare perché non ero sicuro che il gruppo riuscisse a riprendere Kolobnev e in un arrivo in volata c'erano corridori più veloci. Ai cinquecento metri ho pensato di partire, ai trecento ho messo in pratica l'idea. Non mi sono mai voltato per paura che qualcuno potesse passarmi, ho pensato solo a spingere».
O la va, o la spacca, dunque, e Moser la spacca, come a Laigueglia, come a Francoforte, anche se qui a Jelenia Góra la sua azione è ancora diversa dalle precedenti. non un assolo negli ultimi metri di gara, proprio uno strappo che rende impossibile agli altri, velocisti e non, rientrare sul giovane talento trentino. Moreno, classe '90 (è proprio l'annata dei talenti), la spiega così la sua sparata: «È un misto tra una volata e uno scatto. Mi viene facile, naturale: è nelle mie corde». Come se non si vedesse, come se i risultati non fossero lì, sulla carta, a dargli tutta la ragione di questo Mondo.
La prima tappa del Tour of Pologne, o Giro di Polonia, ché è sempre la stessa
cosa e corsa, prevede una tappa di 179.5 km da Golebiewski Karpacz a Jelenia Góra. I primi 22 km sono in linea, i restanti vedono impegnato il gruppo in un circuito attorno a Jelenia Góra da ripetere quattro tornate.
Se ne vanno sin da subito in quattro: Daniel Teklehaimanot, Bartlomiej Matysiak, Federico Rocchetti e Sylvain Georges. Accumulano un vantaggio che giunge sino agli 8', poi il gruppo riprende ad inseguire. Entrati nel circuito si verifica subito una caduta che coinvolge, tra gli altri, Boonen, Terpstra e Ventoso (ancora uno spagnolo a terra dopo Óscar Freire e Samuel Sánchez).
Ripartono tutti, più o meno ammaccati. Al penultimo giro esce dal gruppo Henao (Sky) che prova a riportarsi sui battistrada. Resta a bagnomaria per un po', quindi viene ripreso. Davanti si affronta l'ultima tornata e sul Gpm di Karpacz Orlinek si stacca Federico Rochetti. L'Astana tira il collo al gruppo e Kreuziger si fa vedere nelle prime posizioni del gruppo. I tre battistrada vengono ripresi al Gpm e da lì all'arrivo è tutta una sequela di scatti e controscatti.
Ai -5 se ne va Le Mével ed ai -3 km è ancora da solo. Rinviene su di lui Kolobnev che lo salta e pare riuscire ad andare al traguardo, anche perché in gruppo c'è qualche occhiata di troppo a rallentare l'andatura. Il traguardo però tende a salire e quando per Kolobnev sembra fatta ecco che il russo si pianta. Il gruppo riprende prima Le Mével, quindi Kolobnev, che vede svanire la vittoria a pochi metri dal traguardo.
Parte un ragazzino in verde e nessuno tiene la sua ruota. Sprinta staccando tutti e si lascia ad almeno un paio di biciclette di distanza il corridore di casa Michal Kwiatkowski e Lars Boom. Fabian Wegmanne Manuele Mori chiudono la top five mentre Giovanni Visconti ottiene un bel 7° posto. Moser balza in giallo con 4" su Kwiatkowski e 6" su Boom ed il resto del gruppo.
«Adesso proverò a tenere in classifica, non ho niente da perdere ma la gamba c'è». Determinato, talentuoso, è già lanciato per diventare la futura stella del pedale italiano, nonostante sia una solida realtà. Siamo sicuri che un corridore così non facesse comodo agli azzurri tra una ventina di giorni a Londra, caro Paolo Bettini?