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Giro Donne 2012: Shelley le lascia proprio di Salso - Olds a Salsomaggiore Terme su Marianne Vos e Giorgia Bronzini

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La volata con cui Shelley Olds si è aggiudicata la tappa di Salsomaggiore Terme © Ufficio Stampa della corsa

Non parte da Salsomaggiore Terme la corsa olimpica di Shelley Olds ma è qui che si manifesta. La portacolori dell'AA Drink era già apparsa brillantissima nella precedenti tappe della corsa rosa, oggi ha dato conferma del suo stato di grazia. Seconda a Terracina dietro ad una scatenata Vos, addirittura quarta nella crono romana, interpretata come fossero i 6 km finali di una tappa piatta. Ieri avrebbe potuto vincere ma la Cromwell le ha rovinato la festa, così Shelley ha tirato i remi in barca, senza neppure sprintare.

L'arrivo di Salsomaggiore Terme era uno di quelli che piacciono a lei: traguardo bello pianeggiante posto su un rettilineo. E siccome le cose che si preferiscono sono quelle che riescono meglio, ecco la vittoria di Shelley. Anticipa nientemeno che Marianne Vos e Giorgia Bronzini, che teneva particolarmente a questa tappa, arrivando sulle strade di casa. Sembra una semplice frazione di un non troppo semplice Giro d'Italia ma non è solo questo.

La Olds manda un bel segnale alle Teutenberg, alle Vos, alle Bronzini che si stanno preparando per essere al top a Londra: ci sono anch'io, care ragazze, e se tutto va bene posso pure battervi. Certosina, Shelley. Fino a tre giorni prima del Giro ha svolto una preparazione in altura, in quel di Livigno, il piccolo Tibet: cinque ore e mezza d'allenamento, 3200 metri di dislivello scalati, con tanto di ascesa allo Stelvio, giusto per ricordarsi che la pista, praticata per anni, non le ha fatto dimenticare come si va in salita. La Box Hill, collina da ripetere più volte nel circuito di Londra, aspetta anche Shelley.

Un'altra statunitense, dopo Evelyn Stevens domenica, a vincere una tappa nel Giro Donne 2012, un'altra statunitense che con la bici ha iniziato davvero tardi. Classe 1980, Shelley Olds da Groton, Massachusetts, è laureata in Scienze Motorie. Al Roanoke College in Virginia non si dedica però al ciclismo ma al calcio, il Soccer, ed è capitana della squadra del College per due anni di séguito.

Nel 2005, a 25 anni (curiosamente la stessa età in cui la Stevens iniziò a correre nel Ciclocross e poi su strada) Shelley viene fulminata sulla via di Damasco: inizia ad andare in tandem, ma in MTB, e da lì capisce che il ciclismo è uno sport che le piace ed in cui può riuscire. Criterium, corse su pista, la Olds al di là dell'Atlantico inizia a farsi conoscere.

In Europa non corre molto, fino al 2010 si divide tra Nazionale Usa e Peanut Butter & Co-TWENTY12, una squadra Élite2 statunitense. È proprio nel 2010, quando Mara Abbott diviene la prima statunitense ad aggiudicarsi il Giro, che Shelley Olds suggella quella splendida vittoria di squadra con una soddisfazione personale. Se la leva a Monza in data 11 luglio, ultima tappa del Giro, precedendo Kirsten Wild e Giorgia Bronzini, mica le ultime arrivate.

Di lì in avanti è un crescendo, con il 2011 alla Diadora-Pasta Zara (solo una vittoria al Trofeo Costa Etrusca, in marzo) e quest'anno il passaggio all'AA Drink. Una sola vittoria sino a stamane, ma che vittoria, quella Coppa del Mondo in Cina, al Tour of Chongming Island. Oggi Shelley ha messo la seconda, passando sulla sinistra una Marianne Vos partita forse troppo lunghetta, ai 300 metri. La Olds la infila negli ultimi 70 metri e la rivincita di Terracina è bell'e servita.

«Sono felicissima -dichiarerà Shelley Olds a fine gara. La squadra oggi è stata strepitosa ed è andato tutto per il meglio anche se l'inizio è stato molto faticoso perché in tante volevano andare in fuga. Portare a casa una tappa in una corsa così prestigiosa per il ciclismo femminile per me vale davvero moltissimo».

Già all'inizio di questi 109 km (in origine erano 124 ma all'ultimo è stata cancellata la salitella di Tabiano per motivi di viabilità. È un Giro in continuo divenire e con tappe a sorpresa, ci aspettiamo pure quelle) che da Modena portavano a Salsomaggiore Terme sono in tante a provare ad imitare Tiffany Cromwell nella bella azione che ieri le ha regalato una vittoria in solitaria (e volutamente ci risparmiamo l'abusato d'altri tempi).

La Olds vince il traguardo volante di Formigine su Baccaille e Johansson, quindi al km 20 se ne vanno in 13. Troppo complicato spiegar loro che il numero non porta tutta questa fortuna, meglio lasciarle sfogare. Si tratta di Liesbeth De Vocht e Lauren Kitchen (Rabobank), proprio Shelley Olds (AA Drink), Shara Gillow e Loes Gunnewijk (Orica-GreenEdge), Lise Nöstvold (Hitec Products), Jennifer Hohl (Faren Honda), Marta Bastianelli e Susanna Zorzi (MCipollini-Giambenini-Gauss), Inga Cilvinaite (Diadora-Pasta Zara), Simona Frapporti (Be Pink), Valentina Scandolara (Michela Fanini) e Lisa Brennauer (Specialized-Lululemon).

Il vantaggio non sale oltre i 40" perché sono le Diadora di Giorgia Bronzini ad inseguire a tutta; non si vuole finire come ieri, quando in uno scaricabarile da una squadra all'altra è andata a finire che nessuna ha inseguito la Cromwell. Oggi le Diadora chiudono sulle tredici battistrada ma l'iridata pagherà a caro prezzo questa mossa: «Le mie compagne hanno dovuto lavorare tanto per chiudere sulla fuga - ammette la Bronzini - e nel finale mi sono trovata da sola. Peccato, puntavo molto alla frazione odierna, ma sono comunque soddisfatta della mia condizione. Prima degli appuntamenti importanti il destino sembra non voglia proprio farmi vincere...».

Si ritorna in una situazione di gruppo compatto, dunque. E poi? E poi si procede così sino alla fine. Senza la salita di Tabiano a fare un minimo di scrematura la velocità è bella alta (la media finale sarà di 43 km/h) e si guarda solo il contachilometri, aspettando la volata.

La Olds, come detto, è abile ad uscire alla sinistra della Vos, segue Giorgia Bronzini, che oltre a non riuscire a vincere prima degli appuntamenti importanti nemmeno riesce ad affermarsi in casa (d'altra parte, se nessuno è profeta nella propria patria un motivo ci dovrà pur essere).

Monia Baccaille arriva solo ai piedi del podio, seguita da una sorprendente Arndt, 5a a Terracina e 5a oggi (che stia affinando il già buono spunto veloce per Londra?). Johansson, Visser, Amialiusik, Taylor e Gilmore completano la top ten. In classifica Marianne Vos sempre più in rosa: non paga di aver guadagnato 6" d'abbuono vede Pooley e Stevens perderne 7" per colpa di un buco, mentre la Luperini accusa addirittura 14" di ritardo. Morale: come se già non fossimo di fronte ad un fenomeno, le avversarie della Vos lasciano un secondo qua, due là, ed ora la classifica parla chiaro. Vos con 1'44" su Stevens, 2'20" su Pooley, 2'57" sulla Luperini. Tiffany Cromwell a ben 4'06", mentre la Guderzo è a 4'14".

Domani tappa impegnativa, una di quelle in cui mettere seriamente in difficoltà questa Vos a mezzo servizio che pure domina. Da Voghera a Castagnole delle Lanze, 129 km che alla settima giornata di gara rischiano di farsi davvero sentire, tanto più che sono ben conditi di saliscendi e di trabocchetti chiamati Gpm (la salita di Camo a 15 km dal traguardo può lanciare le più audaci).

Chi vorrà sfilare la maglia rosa a Marianne Vos dovrà inventarsi qualcosa, di qui non si scappa. Se non si perderanno secondi strada facendo, poi, le possibilità di vittoria finale aumenteranno in maniera esponenziale.

Francesco Sulas

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