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Tour de France 2012: Qui adesso comando io! - Peter Sagan, forza e furbizia per piegare Cancellara a Seraing

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La giovane guasconeria di Peter Sagan al cospetto di Fabian Cancellara a Seraing © Bettiniphoto

Tra qualche anno andremo a spulciare i database (un tempo avremmo scritto: gli almanacchi) alla ricerca di questa prima tappa in linea del Tour 2012, e allora diremo "ah sì, era un primo luglio, e quanto caldo faceva...". Il giorno di cui stiamo parlando è quello in cui Peter Sagan vinse la sua prima tappa alla Grande Boucle; prima di chissà quante. Quel famoso giorno che cercheremo assetati di statistiche sul cannibale degli anni '10 è oggi, lo stiamo vivendo in diretta e da poco ci siamo lustrati gli occhi al cospetto di un finale di frazione veramente bello.

Da meno non poteva del resto essere, per riscattare una tappetta un po' noiosa, e non si pensi che manchiamo di rispetto ai 6 fuggitivi che sin dal km 4 si erano dati da fare per mettere insieme un margine che permettesse loro di sognare. E invece no, il gruppo, pilotato dalla RadioShack della maglia gialla Cancellara, non ha voluto correre rischi di sorta, e li ha tenuti sempre lì, tra i 2'30" e i 4', dopo aver permesso a Edet, Bouet, Gène, Delaplace, Morkov e Urtasun di toccare anche i 5' di vantaggio massimo, in avvio di azione. E quando le cose si mettono così, col plotone che ti toglie anche il brivido dell'imprevisto (arriverà la fuga? non arriverà? Oggi sapevamo per certo che non arrivava), il massimo in cui si può sperare è di accendersi per la lotta sui Gpm di 4a categoria.

Non che non abbia una sua dignità, tale lotta, e sulle quattro côtes su cui si è dispiegata (la quinta salitella valida come Gpm era quella del traguardo) Urtasun e Morkov se le sono suonate di santa ragione, con il danese che ha affermato la propria supremazia (vincendo 3 volte su 4) andando a vestirsi di pois secondo quelli che erano i suoi propositi (alla vigilia aveva annunciato sia la fuga che l'obiettivo: bravo!).

Nell'attesa che il plotone riprendesse i sei attaccanti, però, rimaneva giusto il tempo per "gustarsi" qualche caduta, appuntamento immancabile dei primi giorni di un GT. Ai -55 è andato giù Matthew Lloyd; ai -23 un capitombolo di Karpets, Rogers, Rojas e LL Sánchez ha lasciato quest'ultimo parecchio malconcio (accertamenti in ospedale dopo la tappa per l'iberico della Rabobank: problemi a un polso per lui); appena 500 metri dopo, la caduta più assurda del giorno, provocata da uno spettatore che, troppo in mezzo alla strada per fare una foto, non si è accorto di essere nella traiettoria della parte esterna destra del gruppo. I primi corridori sono anche riusciti a scansarlo senza finire sull'asfalto (prima che il babbeo si rendesse conto del caos che stava per provocare e si tirasse indietro), qualcuno che era a ruota invece no. Risultato, diversi i coinvolti (Monfort, Simon, Voeckler, Rui Costa), e gruppo conseguentemente frazionato in tre tronconi (con tra gli altri Valverde attardato).

Un momento di confusione che però non è stato portato alle estreme conseguenze: il ritmo tenuto dalla BMC in questo frangente era buono ma non da togliere il fiato, sicché alla lunga in tanti (Valverde compreso) sono riusciti a rientrare prima della rampa di Seraing. Intanto restava da chiudere la pratica fuggitivi (ripresi a 9 km dal traguardo) e da preparare il gran finale. Stando a quanto fatto vedere da Orica prima e Lotto (con Greipel impegnatissimo) poi, pareva che queste due formazioni ne avessero tanto da spaccare il mondo. Scopriremo che non era così.

Ai 7 km una foratura ha tolto di mezzo Froome (all'arrivo per lui 1'25" di ritardo dai migliori), e ripensando alla Vuelta 2011 non sappiamo se ciò per la Sky (o per Wiggins in particolare) sia più un problema o tutto sommato una benedizione (se il ragazzo venuto dal Kenya va subito fuori di classifica, potrà concentrarsi esclusivamente nel gregariato rinviando eventuali ambizioni personali). Ai 5 km è stato Vinokourov a ritrovarsi con una gomma a terra, ma il kazako - che non ha particolare interesse per la generale - si è lasciato tranquillamente sfilare.

Ai 3 km Evans è stato riportato nelle prime posizioni da Hincapie: era chiaro che i botti erano prossimi, e il vincitore dell'ultima Boucle voleva essere presente in prima fila. Appena Cadel si è messo alla testa del plotone (esattamente ai 2 km, nel tratto duro della rampa d'arrivo), è partito Chavanel. Albasini è stato il primo a inseguire, Sagan ha appena accennato la volontà di accodarsi, ma ha preferito temporeggiare un po', rimanendo con Evans, Boasson Hagen, Vanendert e Cancellara nelle prime posizioni del gruppo.

Proprio Fabian allora ha preso in mano la situazione. A modo suo: partendo come un ossesso, ai 1500 metri. Sagan, che avremmo definito fin lì evasivo, ci ha messo un secondo a capire per chi stesse suonando la campana (del successo, s'intende); ed è scattato a sua volta, impegnandosi per chiudere quei 30 metri di buco che Cancellara aveva scavato con le prime 2 pedalate in progressione. Più indietro, Boasson Hagen ha tardato un attimo di troppo, rimanendo all'inseguimento solitario per 800 metri, mentre davanti il bernese tirava per sé e per l'altro, incavolandosi perché lo slovacchino non gli concedeva nemmeno un cambio.

"E che cavolo, si può succhiare in questo modo una ruota?", avrà pensato Fabian, con delle ragioni. Ma mettiamoci nei panni di Sagan: la prima vittoria al Tour de France è lì a un passo, non bisogna sbagliare niente contro certi colossali (si può definire diversamente Cancellara?) avversari, e via radio i tuoi direttori sportivi ti stanno per di più tempestando di ammonimenti per non aiutare il corridore della RadioShack. D'altro canto, se Cancellara tirava per guadagnare qualche secondo in classifica (non si vede altrimenti chi gliel'avrebbe fatta fare, di portare al traguardo uno come Peter, che l'avrebbe uccellato al 100%), non si vede perché il giovanotto della Liquigas avrebbe dovuto aiutarlo, visto che se anche fossero stati ripresi, lo stesso Sagan (che non ha mancato di sottolineare la cosa, nelle interviste post-tappa) se la sarebbe giocata in volata.

Fatto sta che Cancellara, seccato, ai 500 metri ha ridotto l'andatura, preparandosi allo sprint a tre. A tre, certo, perché 200 metri prima era appunto rientrato Boasson Hagen, il quale però si era finito per chiudere sulla coppia di testa, e non ha potuto dir niente nella volata. Sempre a ruota di Fabian, Sagan ha atteso i 150 metri per uscire alle spalle dell'elvetico, guadagnare il centro della strada (e del proscenio, ovviamente) e vincere con irrisoria facilità, regalandosi un'esultanza "alata" (o almeno, ciò è sembrato mimare con lo strano gesto al traguardo: un paio d'alucce che iniziano a battere. Oddio che immagine romantica!...) prima di mettersi in posa da spaccone.

Cancellara secondo, EBH terzo, e nemmeno la soddisfazione, per lo svizzero, di un secondino preso agli attuali rivali di classifica: infatti, sprintando, Gilbert è andato a chiudere il gap proprio sulla linea d'arrivo, precedendo, col suo quarto posto, uno sveglio Mollema, un tenace Valverde, un attento Gesink, un volitivo Daniel Martin e un incombente Hesjedal. Nel senso che Ryder, dopo aver vinto quasi alla chetichella il Giro, incombe con la sua placida figura anche sul Tour: è lì, pedala facile, ha dalla sua la consapevolezza di non dover più chiedere niente a questa straordinaria stagione, chissà che ridendo e scherzando non sia ancora lì davanti alla terza settimana. E a quel punto vai a staccarlo...

Chi si è staccato oggi porta i nomi di Leipheimer e Rui Costa (17"), Pinot, Cobo, Coppel e Kruijswijk (23"), Horner (55") e Froome (1'25", come scrivevamo più su): ci siamo limitati a citare i corridori più o meno da classifica. E che in questo sommario elenco non ci siano né Nibali, né Basso, né Scarponi, ci dice che i nostri principali rappresentanti in Francia non hanno demeritato: Vincenzino ha chiuso al 15esimo posto subito davanti a Wiggins (Evans è stato 20esimo di tappa), Ivan al 36esimo, e tra i due Liquigas Michele si è piazzato 23esimo. Quantomeno verifichiamo l'assenza di cali di concentrazione, fattore non meno che fondamentale nelle prime tappe di un grande giro.

Domani ancora Belgio, da Visé a Tournai il percorso è tutto piatto, e i velocisti veri (oggi li abbiamo visti al più disputarsi il settimo posto al traguardo volante di Érezée, laddove Goss ha preceduto Cavendish) sono chiamati a lottare per la vittoria. Peter Sagan è chiamato a lottare per fregarli: il bello è che potrebbe riuscirci.

Marco Grassi

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