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Criterium del Delfinato 2012: A Cadel scappa già la gamba - Azione vincente di Evans su Coppel, Wiggins in giallo

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Cadel Evans primo a Saint-Vallier su Coppel (fuori quadro) e Kashechkin © Nieuwsblad.beE sì, gli scappa già la gamba, a Cadel. L'immagine del giorno sarebbe in realtà buona per uno split screen depalmiano, da un lato Evans che fa suonare il primo campanello d'allarme (per i suoi avversari) in chiave Tour, dall'altro Andy Schleck che pedalicchia faticosamente su una salitella di 3 km, staccato ingloriosamente dal gruppo dei migliori: se non conoscessimo ormai da anni il bizzarro lussemburghese, diremmo che alla Grande Boucle lo raccoglieremo col cucchiaino; invece sappiamo che il ragazzo si farà trovare in gran forma a Liegi, tra 26 giorni. Quel che accade ora non conta, per Schleck jr., mentre invece dovrebbe essere il contrario, a giudicare dall'importanza della gara in corso (il Delfinato ha una bellissima tradizione) e dall'impegno che ci stanno mettendo altri corridori. Altri corridori, appunto.

La fuga del giorno, partita appena ci si è lasciati alle spalle Grenoble (o meglio Seyssins), al km 4, ci ha permesso di rivedere con piacere Sep Vanmarcke, grande protagonista delle classiche fiamminghe ed evidentemente intenzionato a dare un seguito alla sua bella stagione. Il belga si è mosso con Bernaudeau, Irizar, Tjallingii, Doi ed Edet, e il sestetto ha raggiunto un vantaggio massimo di oltre 13', mentre in gruppo c'era chi non s'affannava a inseguire (ci sarebbe stato tempo per farlo) e chi invece passava un brutto quarto d'ora: al km 47 sono infatti finiti giù Fédrigo e Samu Sánchez. Se il francese è - con fatica - riuscito a rientrare (prima di staccarsi nel finale), l'asturiano ha risentito parecchio della botta, e la prova è nel video qui sotto, girato dopo l'arrivo del capitano Euskaltel, ultimo (scortato dai gregari García Ambroa e Bilbao) a 23'54" dal vincitore.

Davvero un brutto colpo per SSG, che ora ha l'urgenza di recuperare per fare la sua brava figurina al Tour, ma che rischia di veder compromessa la stagione se non supererà i postumi di questa caduta. C'è da essere fiduciosi, gli anticorpi dei ciclisti alle tranvate sono fenomenali, e un'altra conferma l'abbiamo avuta da Daniel Martin, che è andato pesantemente a sbattere con la spalla destra sul bordo di un marciapiede, dopo essere caduto su una rotonda a 30 km dal traguardo. Sull'irlandese sono poi finiti altri corridori (tra cui Gerrans), ma quando pensavamo che Dan avrebbe abbandonato la corsa con una collezione di fratture, il ragazzo si è rialzato e si è rimesso in sella, andando a chiudere poi la tappa al quart'ultimo posto, a 16'39" dal primo.

Esaurito il bollettino-disastrati, possiamo tornare alla corsa pedalata, ovvero quella in cui la BMC prima e la Omega Pharma poi hanno contribuito in maniera determinante all'annullamento della fuga: quando a 16 km dalla conclusione Vanmarcke e Tjallingii hanno iniziato a forzare, causando dopo un paio di chilometri la resa di Doi e Bernaudeau, il vantaggio era ancora superiore al minuto. Ma sulla salitella fatale per Schleck (la Côte de la Sizeranne), a 10 km dalla conclusione, è stato a sorpresa Irizar a forzare, tra quelli del quartetto. Tjallingii è scoppiato, Vanmarcke ed Edet (soprattutto quest'ultimo) hanno provato a chiudere sullo spagnolo della RadioShack, ma senza esito.

Chi ha a sua volta tentato di portarsi sul basco è stato quindi Pierre Rolland, bravissimo a offrire ai suoi tifosi questo test pre-Tour e a sollecitare (o solleticare, se vogliamo) così gli istinti battaglieri di altri in gruppo. A 8 km dal traguardo è stato Gilbert a scattare insieme a Luis León Sánchez, una gran coppia che ha rapidamente ripreso Rolland (Vanmarcke e Edet si erano intanto arresi) ma che altrettanto rapidamente s'è vista raggiungere dal plotone (o da quel che ne restava, vista la notevole selezione sulla Sizeranne). Un breve contropiede di Charteau, l'annullamento dell'azione solitaria di Irizar a 5 km dal traguardo, ed ecco che, quando si pensava ad una volata piuttosto ristretta (gli Omega menavano sempre), Coppel ha dato il la all'azione che ha caratterizzato la tappa.

Il corridore della Saur è partito appena ripreso Irizar, e hanno risposto al suo scatto Kashechkin e nientemeno che Cadel Evans. Ora, che tre passisti di tal fatta riescano a conservare 100 metri di vantaggio su una distanza di 4 km non è ipotesi fantascientifica. Dietro l'hanno capito subito, e prima Nibali (vanamente), poi anche Tony Martin (al servizio degli Omega, che avevano Ciolek da giocarsi) ci hanno messo un notevole impegno; ma le trenate soprattutto di Evans hanno impedito che quel minuscolo gap venisse colmato.

La volata a tre non ha poi avuto troppa storia: Cadel l'ha presa in testa e, sul rettilineo leggermente all'insù, ha tenuto a bada la baldanza di Coppel e ha alzato le braccia per la prima volta sotto uno striscione d'arrivo, quest'anno (le due precedenti vittorie le ha ottenute a cronometro e nella generale al Critérium International). Il gruppo, regolato da Bouhanni su Gallopin e Bozic nella volatina per il quarto posto (segnaliamo anche Daniele Ratto nono), è arrivato a 4" dal terzetto di testa, forte di una novantina di unità (molti i rientri in discesa); un vantaggio minimo, quindi, ma che basta al capitano BMC per portarsi in classifica ad appena 1" dal nuovo leader Bradley Wiggins.

Il britannico, campione uscente, ha approfittato del distacco preso da Durbridge (27" da Evans nell'ordine d'arrivo), che aveva vinto il cronoprologo ieri, e si è rivestito di giallo. L'impressione è che la lotta (alla quale ci aspettiamo partecipi anche Nibali) per il Delfinato sarà abbastanza intrigante, quindi attendiamo i prossimi giorni per divertirci almeno un po' più di quanto ci è capitato al Giro d'Italia. La partenza non è per niente disprezzabile, come s'è visto; e nella seconda tappa, da Lamastre a Saint-Félicien, potremmo vedere di nuovo in azione un Philippe Gilbert che, sulla rampa d'arrivo, potrebbe iniziare a riscattare una primavera molto deludente.

Marco Grassi

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