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Giro d'Italia 2012: I big deludono, i giovani no - Le pagelle della Corsa Rosa: i nostri promossi e bocciati

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Hesjedal tra Joaquim Rodríguez e De Gendt: il podio del Giro 2012 © Bettiniphoto

Pur non essendo stato un Giro d'Italia entusiasmante, il lunedì subito successivo alla corsa si ha una sensazione che somiglia quasi all'abbandono. Non si presenta la tappa, non si guarda Si Gira, non si discute su chi saranno i favoriti della frazione e su chi tenterà la fuga, né se la stessa fuga andrà in porto oppure le squadre dei velocisti, o degli scalatori, terranno cucita la corsa. Però il lunedì successivo alla corsa, un po' più a mente fredda, può essere pur sempre tempo di pagelle, per riandare con la mente a quello che ci è piaciuto e quello che non ci è proprio andato giù. Chi ha deluso le aspettative di inizio corsa e chi invece si è rivelato migliore di quanto non si potesse pronosticare.

Hesjedal - 9
È il primo canadese a vestire di Rosa, e a Milano diventa il primo canadese a portarsi a casa il Giro d'Italia. Entra nella storia del proprio Paese con una condotta di gara gagliarda, facendo leva sulla scarsa propensione all'attacco di tutti i suoi avversari. Bravo a tenere duro a Lago Laceno, unico vero momento di difficoltà del suo Giro. Altro corridore a vincere il Giro senza aggiudicarsi nemmeno una tappa (escludendo la cronosquadre).

Joaquim Rodríguez - 8.5
Viene penalizzato dalla decisione di RCS Sport di abolire gli abbuoni negli arrivi di alta montagna (anche se è un discorso ipotetico, visto che se ci fossero stati potevano modificarsi parecchie condotte di gara, non solo dello spagnolo) e, nonostante una difesa onorevole nell'ultima cronometro, viene spodestato per soli 19". Chissà se, guardando indietro, il capitano della Katusha vivrà qualche rimpianto. Lo spreco di Lago Laceno, con Pozzovivo e Intxausti "lasciati andare" (secondo le dichiarazioni di fine tappa di Purito) e lo sguardo rivolto solo a Basso e Scarponi, ignorando un Hesjedal in difficoltà, sarà un pensiero ricorrente nella testa del 33enne spagnolo, al suo miglior risultato in un GT, ma - vista l'età - con realistiche difficoltà di crescita.

De Gendt - 9
È sua l'impresa più bella del Giro d'Italia 2012, con l'attacco sul finire del Mortirolo e la resistenza sullo Stelvio nella penultima tappa, l'ultima di montagna. Il belga regala una vera emozione, perché ad un certo punto ha anche coltivato dei pensieri Rosa. Ha avuto coraggio e gambe e nella crono finale è andato meglio tra tutti i big, andando a prendersi un 3° posto finale che era difficilmente ipotizzabile ad inizio Giro. Ha sfruttato certamente l'immobilismo degli altri contendenti, ma un corridore con questa caparbietà saprà sicuramente lavorare per migliorarsi.

Scarponi - 5
La cosa più bella del suo Giro la fa in Danimarca, prima del via, quando accetta la maglia rosa e il trofeo del 2011, ma allo stesso tempo disconosce la paternità di quella vittoria, conscio che vincere un Giro sull'asfalto è ben altra cosa. Parte piano, forse preoccupato dalla presenza in squadra di Cunego, e non riesce a dare un'accelerata al proprio Giro, che rimane una grande incompiuta in tutti i sensi.

Basso - 3
Il varesino dice che è presto per cantare il suo funerale (sportivo, s'intende) e vogliamo credergli. Però in corsa è grande soltanto a parole. Mai un'azione vera, mai una qualche fantasia, mai una condotta di gara diversa dallo scimmiottare il Lance Armstrong che fu (col treno in salita del suo team). Spreme tutti i gregari (tra i quali segnaliamo una strana controprestazione di Szmyd: saranno mancate più le gambe o la testa?), negando loro una qualsiasi gioia personale. Conclude con un 5° posto che non aggiunge niente alla sua carriera.

Cunego - 6+
Non era al via per vincere il Giro (e in Lampre si sono affrettati sin da subito a ribadirlo) ed ha svolto praticamente tutti i compiti che gli sono stati assegnati. In salita soffre ancora, si stacca da tanti, ma è bravo a provarci in discesa e nelle tappe che i "big" hanno ritenuto interlocutorie. Lode alla professionalità e alla voglia di provarci in qualche modo.

Pozzovivo - 7
Era arrivato in Danimarca con il Giro del Trentino messo in tasca e la maggiore considerazione mai avuta tra avversari e addetti ai lavori. Nelle tappe straniere non si stacca, a Lago Laceno vince in solitaria e mette paura a tanti. Paga una crisi di fame (la pressione del risultato?) a Pian dei Resinelli e da lì in poi non fa altro che cercare di restare coi migliori, accontentandosi della tappa vinta e dell'8° posto, miglior risultato fin qui ottenuto al Giro (fu 9° nel 2008).

Gadret - 4.5
Il 4° posto (diventato poi 3°) dell'anno scorso ci aveva illuso che potessimo essere davanti ad un ipotetico outsider per la vittoria finale. Invece il francese non si vede praticamente mai e giunge 11esimo dopo tre settimane anonime.

Kreuziger - 6-
Era venuto per arrivare almeno sul podio, quindi una tappa e il 15esimo posto non possono essere un bottino soddisfacente. Però dopo gli 11' pagati a Cortina poteva deprimersi, ritirarsi, pensare ad altre corse, invece s'è rimboccato le maniche ed è andato a prendersi la tappa di Pampeago con una gran bell'azione, buttandosi nella fuga anche il giorno dopo. Plauso all'orgoglio.

Ferrari - 8
Emblema della combattiva e bella armata del trio Savio-Ellena-Miodini. Da una parte l'errore, le giustificazioni e la quasi vergogna (la caduta di Horsens provocata dal bresciano, nonché la non-presenza di Rujano, voto 2), dall'altra il rialzare la testa, l'orgoglio e la voglia di far bene (il bresciano a Montecatini, ma anche la fuga vincente di Rubiano a Porto Sant'Elpidio, le fughe del combattente De Marchi, l'infortunato Serpa che termina il Giro e il giovane Felline che si fa valere in volata, in salita e anche a cronometro).

Malori - 6
È l'unico italiano a vestirsi di Rosa, e quindi la menzione è d'obbligo. Non trova il successo di tappa e dopo aver perso la Rosa praticamente sparisce, ma speriamo che questo Giro possa rappresentare un punto di svolta per l'emiliano.

Tiralongo - 6+
Due vittorie da pro', e due vittorie al Giro. Questa volta non c'è nessun Contador a "lasciargliela", quindi il siciliano fa tutto da solo a Rocca di Cambio con una volata rabbiosa. Poi forse coltiva un po' troppo sogni Rosa, o comunque personali, e lascia un po' solo Kreuziger, per poi uscire di classifica verso Pampeago.

Phinney - 7
Si rivela al mondo intero, che non lo conosceva affatto o lo conosceva poco. Bravissimo nella prima crono e prima maglia rosa, sfortunatissimo tra cadute, scivoloni e sbagli di percorso (nell'ultima crono vinta dal compagno Pinotti - voto 6.5 - che pur avendo cannato la classifica si salva sempre).

Brambilla - 6.5
Ci prova a Rocca di Cambio e ad Assisi, ma i vecchi volponi sono più scaltri di lui. Studia le gambe (più che le mosse) dei capoclassifica e chiude il secondo GT corso in 13esima posizione. Per la maglia bianca trova Uran e Henao che vanno più forte di lui in salita, ma per il futuro questo 25enne veneto è un bel prospetto.

Rabottini - 8
L'altra impresa più bella del Giro ce la regala quest'altro 25enne, stavolta pescarese, con la tappa di Pian dei Resinelli vinta con uno sprint in salita davanti a Joaquim Rodríguez al termine di 154 km di fuga. Basterebbe questo per dargli un gran voto, invece l'abruzzese della Farnese Vini si regala anche la maglia blu di miglior scalatore. Bravo, bravissimo.

Guardini - 7.5
Per quanto si faccia fatica ad associare il termine impresa quando si vince in volata, lo sprint del veronese a Vedelago è qualcosa che rimarrà nella memoria per un po'. Cavendish lo maledice sulla linea d'arrivo perché Guardini, quel giorno, su quel traguardo, è stato nettamente più forte del campione del mondo. Più di una bici tra lo sprinter di Scinto e il folletto dell'Isola di Man. Mezzo voto in meno rispetto a Ferrari per la brutta figura (anche della Giuria) dell'espulsione dalla corsa subita nella penultima tappa per "scia irregolare dell'ammiraglia in discesa" (sigh...).

D. Caruso - 7
Forse non avrebbe vinto comunque la maglia bianca, né la tappa dello Stelvio, ma il suo sacrificio è l'emblema di quanto sia costato ai gregari Liquigas questo Giro d'Italia. Il sicliano è - insieme ad Agnoli, grandioso ai limiti della commovenza nella tappa di Pampeago - il migliore dei luogotenenti di Ivan Basso e meritava eccome la giornata di libertà nella penultima tappa, senza dover sottostare ad uno stop in corsa per aiutare il varesino in difficoltà.

Bak - 6.5
In una Lotto-Belisol che faticava a trovare un senso al proprio Giro d'Italia ci ha pensato il danese a sbrogliare la matassa. Attacco a lunga gittata verso Sestri Levante e bel colpaccio a 1.5 km dal traguardo per vincere in solitaria. Un duraccio della scuola dei Piil e dei Sorensen.

Amador - 7
Nell'edizione delle "prime volte" segnaliamo la prima vittoria di tappa di un corridore costaricense al Giro (e la prima maglia rosa per un lituano, vedi Navardauskas - voto 6). Vince una tappa non banale, in salita verso Cervinia, dimostrando tenacia e colpo di pedale. Termina le tre settimane addirittura in crescendo. Nella Movistar, menzione particolare anche per Ventoso, uno che viene difficilmente nominato quando c'è da indicare un favorito allo sprint, ma che poi il proprio spazio lo trova sempre.

Nizzolo - 6+
In una RadioShack a tratti imbarazzante, il giovane sprinter italiano è l'unico che cerca di combinare qualcosa. Piazzamenti allo sprint, bravo nelle cronometro, fa vedere a tutti che ha i numeri per emergere in un prossimo futuro.

Cavendish - 7+
Tre volate vinte, due volate perse e due volate concluse col sedere per terra. Guadagna qualcosa per essere arrivato fino a Milano e per aver tentato fino all'ultimo di vincere la classifica a punti, ma qualcosa la perde anche per il continuo frignare verso Ferrari e - forse qui imbeccato dai media - verso Guardini.

Uran - 7+
Al quinto GT il colombiano imbrocca la miglior prestazione della sua giovane carriera (la precedente era il 23esimo posto al Tour 2011) col 7° posto finale e la maglia bianca. Ottima anche la prova del debuttante Henao, 9° al primo GT disputato in carriera.

Hushovd, Ballan, Gasparotto, Pozzato, Ponzi - 4
Forse non avevano troppe occasioni, forse non avevano troppe energie dopo una primavera spesa più o meno in prima linea nelle classiche, in ogni caso la loro presenza è stata impalpabile. Ballan ci ha provato mestamente verso Montecatini, ma è stato ripreso dopo 50 metri, Pozzato invece s'è visto soprattutto quando è rimasto coinvolto con Kristoff e Goss (e altri) nella caduta di Frosinone. A differenza di Flecha (voto 6), bravo sia ad aiutare Cavendish che a non lasciar totalmente soli Henao e Urán in montagna.

F. Schleck - 3.5
Il 3° posto di Rocca di Cambio ci aveva illuso. Invece non fa altro che aspettare la tappa più vicina all'aeroporto di Milano per "fingere" un infortunio insopportabile alla spalla (patito nella caduta di Montecatini) e tornarsene a casa. A 32 anni, questo Giro rappresentava forse la sua grande occasione di vincere un GT.

Nieve - 5.5
Non riesce a bissare il successo di tappa ottenuto l'anno scorso sul Gardeccia e conquista il suo terzo 10° posto consecutivo in un GT (dopo il Giro e la Vuelta 2011). Se tre indizi sono una prova, forse la sua dimensione è proprio questa. Maggiori curiosità in prospettiva futura regala il classe '89 Izagirre, vincitore a Falzes e preziosissimo in versione gregario per il 3° posto di capitan Nieve sullo Stelvio.

Cataldo - 5
Puntava a più di una top ten, addirittura ambiva ai primi cinque posti della classifica finale, ma l'abruzzese deve accontentarsi del 12esimo, restando sui livelli dei due anni precedenti. Aveva la squadra (nella quale spicca un ottimo Serge Pauwels) tutta per se, e gli orgogliosi colpi di coda tra Pampeago e Stelvio gli fanno chiaramente capire di avere meno gambe degli altri.

Visconti - 5.5
Aveva portato fieramente il suo tricolore in varie tappe, pur non trovando la fuga decisiva, piazzandosi 3° ad Assisi con un'ottima rimonta. Una preoccupante crisi respiratoria lo mette fuori gioco verso Pian dei Resinelli, peccato perché la tappa di Falzes sembrava una di quelle fatte apposta per lui. Lo stesso voto lo diamo a Bruseghin, mai nel vivo della corsa, e al giovane Intxausti, bravo col 2° posto a Lago Laceno, ma che poi si è arreso alle Dolomiti già sul Passo Giau.

Goss - 6+
Riesce a vincere uno sprint viziato dalla caduta di Cavendish a Horsens, poi viene abbattuto dalla coppia Kristoff-Pozzato a Frosinone, mentre il suo compagno Impey lo stava lanciando ai 300 metri. Era in maglia rossa ed avrebbe battagliato ancora, almeno fino a Montecatini e Cervere. Chissà, forse una volta lì anche lui avrebbe voluto cercare di tenerla fino a Milano?

Bennati, Farrar, Renshaw, Modolo, Chicchi, Belletti - 5
Chi più, chi meno, erano attesi a qualche risultato migliore di quelli ottenuti: 8° a Herning, 3° a Fano e poi il ritiro per l'ennesimo malanno di stagione per l'aretino; sugli stessi livelli l'americano, tornato a casa dopo due piazzamenti e la vittoria nella cronosquadre; così così Renshaw, tre piazzamenti e un'attitudine che ci pare più marcata verso la preparazione agli sprint piuttosto che alla gloria personale; ci aggiungiamo anche il veneto, con soli due piazzamenti nelle sette volate avute a disposizione, il toscano, bravissimo a Montecatini e poco più e il romagnolo, piazzato un paio di volte e sfortunato sia nella preparazione degli sprint che nel ritiro.

Kaisen e Keizer  - 6
I novelli Cip e Ciop si fanno adottare dagli italiani sciroppandosi, soprattutto nelle prime tappe ben 683 (il belga) e 656 (l'olandese) chilometri di fuga. Il secondo si consolerà vincendo la classifica dei traguardi volanti. Anche questo è il Giro.

Mario Casaldi

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