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Giro d'Italia 2012: Pochi diavoli dietro a Roman - Tappa a Kreuziger, Hesjedal avvicina JRO, che delusione Basso | Cicloweb

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Giro d'Italia 2012: Pochi diavoli dietro a Roman - Tappa a Kreuziger, Hesjedal avvicina JRO, che delusione Basso

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Roman Kreuziger sulla salita dell'Alpe di Pampeago © Bettiniphoto

Ridimensionamento. È la parola d'ordine che emerge dopo la XIX tappa del Giro d'Italia, ed è applicabile alla descrizione della corsa dei più attesi italiani in gara, Ivan Basso e Michele Scarponi (e mettiamoci pure Domenico Pozzovivo). Se ci aspettavamo di trovare uno di loro nelle condizioni di aver ribaltato la corsa all'Alpe di Pampeago, al termine di una tappa durissima, eravamo destinati ad un'amara delusione. E già, perché anche oggi, al di là dello spettacolo, è mancato pure il risultato, e l'assenza congiunta di questi due elementi diventa pesante da digerire.

Il controcanto alla malinconica nenia tricolore è la prova sempre più convincente di Ryder Hesjedal, che dopo aver risposto ai tardivi scatti di Scarponi ed aver allungato poi all'ultimo chilometro riducendo di qualche secondo il distacco in classifica dalla maglia rosa Rodríguez, è assurto al ruolo di nuovo spauracchio universale. A sentire i suoi avversari, il canadese ora è inattaccabile; a vedere la gara, si direbbe che è inattaccato, un concetto un tantino diverso, come vedremo.

In questa storia ancora da scrivere, si inserisce il capitoletto riguardante Roman Kreuziger, bravo a cercare e trovare il riscatto dopo l'orrida giornata di Cortina in cui si è ritrovato sbalzato pesantemente fuori dalla classifica da una prestazione del tutto negativa. All'Alpe di Pampeago il ceco ha vinto, dopo un'azione nata sul Passo di Lavazè e durata una trentina di chilometri. Il suo Giro resta ampiamente deficitario, ma il successo di tappa rappresenta almeno la ciliegina pur senza la torta.

La tappa è partita subito con una fuga, 17 uomini all'attacco al km 11, e nell'elenco (Guardini, Malori, Zeits, Pirazzi, Gárate, Sella, Santaromita, Cazaux, Casar, Ignatiev, Ventoso, Hansen, Pauwels, Flecha, Lucas Haedo, Rohregger e Benedetti) balzava subito agli occhi il nome di Guardini, vincitore a Vedelago e voglioso di avvantaggiarsi in vista del patimento sulle salite della seconda metà della tappa: è chiaro che la maglia nera è più di un obiettivo.

A questo punto, evitando di dilungarci, possiamo tranquillamente scrivere che per 100 km non è successo nulla di interessante, se non il passaggio di Pirazzi in testa al Gpm di Sella di Roa (5 punti azzurri per il laziale); il gruppo di fuggitivi lo possiamo riprendere alla fine del Manghen, laddove ancora Pirazzi ha allungato (con Rohregger) per prendersi altri 15 punti Gpm, ma al di là dello staccarsi del citato Guardini, anche su questa vetta non è successo niente d'altro.

Anzi, una cosa sì è successa: José Rujano si è ritirato, attirandosi le ire di Gianni Savio, team manager Androni, che ha definitivamente (per quanto signorilmente, come sua abitudine) scaricato il venezuelano, che possiamo considerare quindi in cerca di squadra, quantomeno per il 2013.

Il primo passaggio da Pampeago: prende forma il nulla di fatto
Con la Liquigas a tirare in testa al gruppo e un Agnoli in formato Duracell a scandire il ritmo (per contro, ancora deludente Szmyd), il distacco dai fuggitivi - che era arrivato fino a 10'10" - è sceso progressivamente, fino ad assestarsi a circa 3' da quelli, tra gli attaccanti, che continuavano a tener viva l'azione. Ovvero ancora Pirazzi (con Casar), seguito a breve distanza da Rohregger e Sella, mentre tutti gli altri fuggitivi della prima ora si staccavano lungo la salita.

Oltre ad abbattere il gap dai battistrada, la Liquigas ha anche mandato all'aria due uomini che erano in top ten, Paolo Tiralongo e Beñat Intxausti: alla fine sarebbero stati 17'51" i minuti di ritardo del siciliano, e addirittura 40'42" quelli dello spagnolo (che ha tagliato il traguardo col gruppo dei velocisti). Ma di sicuro lo spettacolo maggiore non veniva dal gruppo sempre più assottigliato; semmai dagli scatti (non sempre sensati) di Pirazzi, premiato col passaggio in testa al Gpm (altri 15 punti azzurri per lui, che in classifica ha raggiunto quota 44 contro i 65 di Rabottini).

Per il resto, buio assoluto, con i corridori deputati a pensare un attacco che si guardavano bene dal provare a mettere la contesa su un piano diverso da quello della volatona di 4 km verso l'arrivo. Una tattica tutta da capire, visto che gente come Pozzovivo poteva avere interesse a tentare di spostare la battaglia su un terreno diverso. Ma saranno mancate più le gambe o è mancato più il coraggio?

Lavazè, parte l'azione vincente di Kreuziger
Sulla penultima salita di giornata Dario Cataldo è stato il primo, dal gruppo della maglia rosa, a provare un'evasione: a poco meno di 30 km dal traguardo, l'abruzzese è scattato dal gruppo, imitato poco dopo anche da Kreuziger uscito allo scoperto col compagno Seeldraeyers. Cataldo ha rapidamente raggiunto Pauwels (che da tempo si era staccato dal gruppetto dei fuggitivi) e ha trovato così un aiuto per portare il margine sul gruppo a quasi 2' nel giro di una quindicina di chilometri, tra salita e successiva discesa. Transitato al Gpm con 1'54" da recuperare su Pirazzi-Casar e con 54" sul gruppo, il corridore della Omega-Quick Step si è visto rientrare Kreuziger nella picchiata, e con lui ha poi continuato a recuperare i fuggitivi del mattino, quando la strada è tornata a salire verso l'Alpe di Pampeago.

Il margine che a quel punto era stato guadagnato dai contrattaccanti (ovvero, come detto, circa 2' sul drappello di Rodríguez e soci), è stato limato dall'intervento della Garmin, che si è messa a tirare dietro al posto della Liquigas. Sì, la Garmin, proprio la squadra di Hesjedal, che così lanciava il primo segnale ai rivali: «Io ci sono anche oggi, forte più che mai».

Ai 7 km dal traguardo, Kreuziger e Cataldo si sono riportati su Sella e Rohregger, staccandoli subito e continuando l'inseguimento a Pirazzi e Casar. Una volta avuti nel mirino i due battistrada, ai 4 km, il capitano dell'Astana ha forzato, staccando pure lo stesso Cataldo, che è stato poi risucchiato dal gruppo dei migliori, così come Pirazzi e Casar, a 2 km dalla fine.

Solo 3 km di bagarre per la conferma di Rodríguez in rosa
Una volta terminato il turno di lavoro per Damiano Caruso, ai 4 km, è passato in testa al drappello della maglia rosa Ivan Basso. Pensavamo che il varesino potesse fare sfracelli, dopo aver telefonato per tutto il giorno, sin troppo addirittura, l'azione risolutiva. E infatti Ivan per un po' ha forzato, facendo indubbiamente male a diversi avversari. Ma quando ai 3.5 km è iniziata la serie degli scatti di Michele Scarponi, il capitano della Liquigas è andato in sempre maggiore affanno, finendo col perdere terreno (non tantissimo ma nemmeno poco, come vedremo).

Scarponi, dal canto suo, potrà dire di averci provato. Troppo poco e troppo tardi, chissà, forse anche lui ha fatto quel che ha potuto. Ovvero, nell'ordine: trenata ai 3.5 km (smorzata da Hesjedal) che ha fatto fuori il suo compagno Cunego e Gadret; scatto ai 3.2 km, chiuso da Hesjedal ma che ha causato il distacco di Henao e De Gendt e il patimento di Pozzovivo (poi rientrato) e Nieve; scatto ai 2.8 km, ancora una volta chiuso da Hesjedal e in seconda battuta da Rodríguez, e che ha messo in crisi Basso, Urán e ancora Pozzovivo, tutti e tre capaci di rientrare comunque poco dopo.

Si è dovuto attendere un quarto attacco, portato stavolta (ai 2.5 km) da Hesjedal in prima persona, a cui Scarponi ha saputo rispondere, cosa che però non hanno fatto stavolta Basso, Rodríguez, Urán e Pozzovivo. Il tempo di prendere e superare Cataldo e Pirazzi, come accennato sopra, che Hesjedal ha dato gas per la seconda volta, ai 1700 metri, e ciò ha reso complicatissimo il tentativo di Basso di riportar sotto se stesso e Rodríguez alla propria ruota. Quando poi sotto il triangolo rosso dell'ultimo chilometro il canadese è scattato per la terza volta, Scarponi non è più riuscito a chiudere, mentre Basso a quel punto era in apnea già da un po'.

La bella resistenza di Kreuziger, che - lo ricordiamo - era sempre in testa, ha permesso al ceco di anticipare di 19" Hesjedal. Rodríguez, rientrato col suo spunto del finale su Scarponi, è passato a 32" (3 davanti a Michele), salvando così la rosa per 17" da Ryder. Pozzovivo quinto di giornata a 43" da Kreuziger, Basso sesto a 55" e Urán settimo a 57" vanno a comporre la top-6 della classifica, con Scarponi ora terzo a 1'39" da JRO, Basso quarto a 1'45", Urán quinto a 3'21" e Pozzovivo sesto a 3'30".

Ciò che è rilevante è che Basso abbia perso il posticino sul podio, scalzato dal marchigiano della Lampre; per il resto, spostamenti di qualche secondo non influiscono in maniera pesante su una situazione che domani potrebbe essere rivoluzionata dalla crisi di qualcuno o da attacchi coraggiosi di qualcun altro. Ma francamente quest'ultima espressione la poniamo qui in coda più come esercizio di stile che altro, visto che, dati i presupposti, pensare che la lotta possa accendersi già sul Mortirolo, o nei primi chilometri di Stelvio, potrebbe essere equiparabile al credere alla fantascienza.

Tantopiù che, se le speranze sono per gli italiani, dovremmo prendere in esame l'ipotesi che sia Rodríguez che Hesjedal saltino sulle ultime salite del Giro. Possibile? Forse no.

Marco Grassi

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