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Giro d'Italia 2012: Astana, giornata da dimenticare - Kreuziger a picco, Tiralongo staccato. Crolla anche Rujano | Cicloweb

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Giro d'Italia 2012: Astana, giornata da dimenticare - Kreuziger a picco, Tiralongo staccato. Crolla anche Rujano

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La sofferenza di Paolo Tiralongo a Cortina d'Ampezzo © Bettiniphoto

Era stato persino troppo bello nei giorni scorsi fantasticare (per non dire "rompersi la testa") su quel che avrebbero potuto farci vedere gli Astana nel primo severissimo esame di questo Giro 2012, dopo due settimane ancora all'insegna dell'equilibrio e con ben due corridori (separati l'uno dall'altro da appena un secondo) in piena corsa per il podio, per non dire di più. Ci si era persino interrogati sul ruolo di Paolo Tiralongo, da una vita ormai avvezzo al gregariato ed apparso persino più brillante in alcune circostanze del suo capitano designato Roman Kreuziger. Del resto il siciliano era già riuscito a portare a casa una tappa (a Rocca di Cambio) e a mostrarsi fin troppo pimpante sul traguardo di Cervinia (dove vinse la volata dei big non sapendo di aver staccato, nel mentre, addirittura il ceco), tutte cose che però non lo avevano minimamente scalfito, se è vero che aveva ribadito in tutte le salse di essere al via di questo Giro con l'obiettivo dichiarato di assecondare le legittime ambizioni di podio di Kreuziger.

Quando poi, nella tappa odierna, tra i fuggitivi è comparso anche il nome di Kevin Seeldrayers era pressochè lecito pensare che Martinelli&co. in ammiraglia avessero escogitato qualcosa, sganciando un'eventuale testa di ponte per preparare magari un attacco non appena il gioco avrebbe cominciato a farsi duro. Belle prospettive, ambizioni intatte ma nessuno avrebbe probabilmente immaginato che il tappone dolomitico si sarebbe tramutato in una giornata nerissima per il team kazako.

Che la Liquigas si sarebbe confermato come il team faro in grado di lanciare Ivan Basso al meglio, rendendo la corsa molto dura fin dal Duran ce lo si poteva aspettare; che la dura ascesa potesse cominciare a restare nelle gambe di qualcuno sulla successiva Forcella Staulanza era ugualmente probabile. Quando però, a circa tre chilometri dalla vetta della stessa Forcella Staulanza (sicuramente più pedalabile di Duran e Giau e posta esattamente nel mezzo tra di esse) il volto di Roman Kreuziger si è fatto sofferente oltremodo, tanto da obbligare il ceco a mollare pian piano il gruppo dei migliori, è stato subito chiaro come qualcosa non andasse. Già nei precedenti chilometri il leader della formazione kazaka aveva cominciato a dare segnali di sofferenza, ma in prossimità dello scollinamento la crisi si è fatta evidente, le energie cominciavano a venir meno in maniera inesorabile ed il bisogno di alimentarsi sempre più incipiente (il che ha fatto immediatamente pensare ad un black out totale del ceco dovuto a crisi di fame, con Seeldrayers, rientrato nei ranghi, che dopo aver esaurito il proprio compito cercava di porgere una barretta al proprio capitano). In una situazione simile però c'era ben poco da fare, il distacco in vetta sfiorava i 50" ed era ormai chiaro a tutti (specialmente quando in discesa, scortato dallo stesso belga e dall'estone Kangert con un altro paio di ritardatari, il gap aveva ormai raggiunto e superato il minuto) che l'ascesa al Giau, già dura di per sè, sarebbe diventata un calvario.

Kreuziger, in evidente sofferenza, è andato su come ha potuto ma in quelle condizioni era impossibile non perdere quasi un minuto al chilometro. Alla fine ci sono voluti ben 11'26" per attendere l'arrivo del ceco sul traguardo, che a Cortina ha pertanto lasciato qualunque velleità di classifica. Un colpo che inevitabilmente sarà duro per il morale di chi ambiva a giungere a Milano almeno sul gradino più basso del podio e che invece ora si trova ridimensionato all'unico obiettivo di concludere dignitosamente la gara, con la speranza magari di cercare un successo di tappa tra venerdì e sabato se le condizioni fisiche dovessero migliorare. Di certo ora i detrattori del ceco avranno un nuovo spunto su cui fondare le proprie argomentazioni ma in situazioni simili, in cui la luce si spegne all'improvviso, c'è davvero ben poco da fare ed il ripensare a ciò che si sarebbe potuto fare affinchè non accadesse rischia di diventare persino un esercizio di equilibrismo.

E Tiralongo? Va da sè che l'Astana si è trovata in men che non si dica a dover prendere una rapida decisione sul cosa fare ma il vedere Kangert e Seeldrayers rimanere di fianco a Kreuziger ha immediatamente sgombrato il campo da dubbi: il siciliano, ancora presente nel gruppo dei migliori poco più indietro rispetto a Basso e Scarponi, diventava così il nuovo capitano per la classifica generale, con annessa curiosità per scoprirne ulteriori limiti (l'unica esperienza risale alla Vuelta 2009, in cui vestendo la casacca della Lampre si classificò ottavo nella generale finale). Occasione ghiottissima quindi ma le prime, impegnative rampe del Giau hanno invece finito per ridimensionare del tutto le ambizioni del team kazako: sotto l'impulso di Ivan Basso, il gruppo dei big ha iniziato a sfaldarsi e tra i primi a perdere contatto c'è stato proprio Tiralongo, arrivato (come rivelerà lui stesso a fine tappa) in condizioni non brillanti all'ultima ascesa di giornata, arrendendosi quindi ai crampi che sempre più hanno iniziato a fiaccarlo.

L'esperto atleta di Avola ha ceduto ma non è andato fortunatamente alla deriva, anche se sul traguardo di Cortina il gap accumulato dai primi è stato di 2'47", transitando in diciassettesima posizione. In classifica generale Tiralongo è quindi passato dal quarto posto della mattinata (ad appena quattro secondi di ritardo da Ivan Basso) all'ottava dopo il traguardo, col distacco da Rodriguez lievitato a 4'13", il che significa quasi tre minuti da Basso e ambizioni di podio pressochè compromesse. Il fatto che Tiralongo non abbia avuto una sorte analoga a quella di Kreuziger è in parte confortante perchè consentirà comunque all'Astana di ambire ad una posizione in top-ten finale (e per lo stesso siciliano che, lo ribadiamo, resta di mestiere gregario, sarebbe comunque un buon risultato) ma è inevitabile che simili considerazioni finiscano per lasciare il tempo che trovano per una squadra che questo Giro 2012 era partita con tutta l'intenzione di vincerlo, pensando anche al controllo sulla gara che aveva saputo mostrare il team in determinate circostanze. Un flop inatteso su cui Beppe Martinelli e soci avranno comunque modo di riflettere.

Su quest'edizione della corsa rosa rivestiva molte ambizioni anche Josè Rujano ma che la condizione del venezuelano, uno dei pochi a riuscire a contrastare Contador in salita lo scorso anno, non fosse quella del 2011 lo si era già intuito dalle precedenti giornate, in cui già qualche minuto di troppo era volato (al via della terza settimana Rujano si è presentato in 22esima posizione con un distacco di 7'50" da JRO). Prestazioni che inevitabilmente avevano fatto sorgere qualche dubbio sul venezuelano, bonariamente strigliato da Gianni Savio in attesa che le tappe a lui più congeniali ci mostrassero lo sfavillante scalatore dei giorni belli. Speranza tramontata definitivamente all'attacco del Passo Duran (vale a dire a circa 70 km dal traguardo), dove Rujano si è inesorabilmente lasciato sfilare a fondo gruppo, scortato dal connazionale Ochoa. Il responso sul traguardo non poteva che essere pesantissimo: 34'05" di distacco e discorsi riguardanti la generale abbondantemente chiusi. Un perchè, a dirla tutta, lo si trova per spiegare tale debacle: Rujano si è presentato infatti molto debilitato al via (qualche linea di febbre ma soprattutto mal di gola) ed in tali condizioni era pertanto molto difficile aspettarsi prestazioni super con una classifica già in deficit.

A questo punto il dubbio sorge spontaneo: le condizioni fisiche (e, di conseguenza, la botta morale) consentiranno a Rujano di proseguire il Giro e quindi, se le cose dovessero migliorare, di lasciare un segno d'autore tra Alpe di Pampeago e Stelvio? La risposta, ovviamente, non potremo che averla nelle prossime ore. Una grossa delusione anche per l'Androni, che però ha finora saputo degnamente onorare il proprio Giro con numerosi tentativi di fuga (non ultimo quello di Serpa, da giorni in gara con una frattura ad una mano) e portando a casa due vittorie di tappa.

Giornata in chiaroscuro invece per il francese John Gadret, che dalla prima frazione dolomitica attendeva qualche risposta sulle possibilità di entrare nuovamente in top-5 nella generale ma che invece è stato costretto anch'egli a mollare la presa sul Giau, non appena il ritmo dei primi si è fatto insostenibile. Per lui una scalata senza cercare fuori giri, trovando per strada la compagnia di Nieve (che pure aveva tentato di far saltare il banco già sul Duran, senza successo) prima e del gruppetto in cui erano presenti anche Cunego e Intxausti poi, per un distacco finale di 1'22" pagati giù a valle. Nella generale Gadret risale in 12esima piazza e i distacchi ancora contenuti possono far sì che la top-10 sia un obiettivo praticabile, anche se anche il transalpino non sembra avere la condizione di un anno fa (come pure Dupont, che quest'oggi ha pagato oltre 4 minuti). Posto nei primi 10 ancora possibile anche per Dario Cataldo che dopo aver veleggiato nelle prime posizioni fin sulla penultima ascesa, ha finito per pagare il forte ritmo del sestetto di testa sul Giau, perdendo 2'47": se l'abruzzese ritroverà brillantezza nei prossimi giorni il miglioramento rispetto al 2011, considerando anche la cronometro dell'ultimo giorno, non appare affatto una chimera.

Giustificabile anche la defaillance di Sergio Henao (anche lui staccato di 2'47"), che ha così ceduto nuovamente la maglia bianca al compagno di team Rigoberto Uran ma per la giovane promessa sudamericana, alla prima esperienza in una grande corsa a tappe europea, c'è ancora la possibilità di mettersi in bella evidenza tra venerdì e sabato. Infine una considerazione su Marco Pinotti: il bergamasco, nono nella generale due stagioni fa, aveva già accumulato un distacco importante nelle giornate precedenti che rendevano una vera impresa il centrare la top-10 finale e quest'oggi ha mollato definitivamente anche lui, giungendo con oltre mezz'ora di ritardo (in casa BMC a curare la generale ci pensa lo svizzero Tschopp, 11esimo al momento). Per lui l'obiettivo principale diventa inevitabilmente quello del successo di tappa nella cronometro conclusiva di Milano.

Nella strada verso Vedelago ci sarà sicuramente la possibilità un po' per tutti di recuperare preziose energie, in attesa che la tremenda accoppiata in programma tra venerdì e sabato emetta altre importanti sentenze. Quest'oggi però, com'era prevedibile, abbiamo già capito chi questo Giro 2012 purtroppo non lo farà suo.

Vivian Ghianni

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