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Giro d'Italia 2012: Questo Cavendish riempie gli occhi - Sprint strepitoso, terza vittoria. Kristoff-Renshaw battuti | Cicloweb

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Giro d'Italia 2012: Questo Cavendish riempie gli occhi - Sprint strepitoso, terza vittoria. Kristoff-Renshaw battuti

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A Cervere Cavendish ottiene la terza vittoria nel Giro 2012 © Bettiniphotodal nostro inviato

In tanti sostengono che Mark Cavendish non sia degno della maglia iridata che indossa, che un corridore che si stacca in salita con la sua facilità, e che si attacca alle macchine come si dice lui faccia, non abbia le doti umane per vestirsi d'arcobaleno. Sono tesi che hanno una loro rispettabilità, anche se indubbiamente nei confronti del Campione del Mondo c'è un accanimento che si verifica in pochi altri casi.

È un personaggio controverso, Mark, uno che fa discutere qualunque cosa faccia, e che non manca mai di fare qualcosa per cui far discutere. Ce l'ha come caratteristica innata, quella di dar fastidio a qualcuno, con questa o quella dichiarazione, questa o quella azione (o non-azione, nel caso del suo andamento lento in salita).

Prendiamo la foga con cui ancora oggi esibisce un eccessivo disappunto nei confronti di Roberto Ferrari. Come se non fosse lui, Mark, quello in sella alla bici che si infilò disastrosamente sotto quella di Heinrich Haussler al Tour de Suisse di un paio d'anni fa. Come se non le avesse fatte anche lui, l'iridato, certe manovre azzardate, pericolose, da censura.

Diceva, l'anno scorso, di essere sanzionato a ogni minimo errore, da giurie che ce l'avevano con lui, mentre altri corridori venivano spesso perdonati in situazioni simili se non più gravi. Poi vai a scoprire che un paio di volte al Tour lo reintegrano dal fuori tempo massimo (insieme a tanti altri corridori, d'accordo, ma sempre di trattamento di favore parliamo). È un rosicone, sì, e gode di amicizie altolocate in seno all'UCI: ricordiamo ancora bene come McQuaid se lo coccolava come simbolo del nuovo ciclismo anglosassone pulito che nulla aveva a che spartire con la melma del vecchio ciclismo latino.

Insomma, come è chiaro da queste poche righe, di motivi per farsi stare il britannico sulle scatole ce ne sarebbero in abbondanza. Poi arriva la giornata di Cervere, una tappa abbastanza insignificante (la più breve tra quelle in linea: solo 121 km) nel disegno di un Giro che sta facendo dell'interlocutorietà il suo tratto distintivo. Una fuga a due (con Failli e Keizer: a proposito di quest'ultimo, ma quanti chilometri è stato in fuga finora? Non meno di un giorno sì e uno no è lì all'attacco, è a suo modo uno dei protagonisti assoluti della corsa rosa) partita molto presto, al km 0, passata da un vantaggio massimo di 6', ma mai realmente in grado di dar fastidio a un gruppo che ha potuto agevolmente controllare.

Ripresi gli attaccanti a 10 km dalla fine, è toccato ai contropiedisti di giornata (Bérard, Felline, Vermote, ma più per onor di firma che per altro, dai 6.5 ai 4.5 km), ma era chiaro che l'epilogo sarebbe stato in volata. La Sky l'ha anche preparato bene, lo sprint, ma il sopraggiungere in testa della solita Saxo (di Haedo) ai 4 km ha un po' complicato i piani dei britannici; e nell'ultimo chilometro la formazione nerazzurra si è proprio dispersa, soppiantata dalla Orica di Goss al comando delle operazioni.

Oltre a ciò, dobbiamo dire che i compagni di Cavendish stavolta non solo hanno mancato clamorosamente il lancio del loro uomo, ma si sono addirittura ritrovati intruppati, facendo da tappo proprio all'iridato, sull'affollatissimo rettilineo finale. Goss sembrava poter approfittare di tale errore di misura, ma gli sono mancate le gambe, mentre Mark si affannava a cercare un varco per esplodere la propria potenza. L'uomo di Man è sbucato una prima volta sul lato sinistro, ma non ha trovato spazio; allora s'è buttato per un attimo a destra, ma anche qui la strada era chiusa dai Renshaw e dagli Haedo... e allora di nuovo a sinistra, per il colpo del tutto per tutto, o la va o la spacca, pochi centimetri tra Goss e le transenne, e in quei pochi centimetri, per non cadere, Cavendish ha dovuto anche smettere di pedalare, ai 150 metri.

Ma superato l'impasse, e superato l'australiano sgusciando come un'anguilla, non ce n'è più stato per nessuno: un razzo, praticamente, spettacolo puro, poesia della velocità, avanguardia futuristica, zang-tumb-tumb-zang-zang-tuuumb, e via verso la vittoria, la terza in questo Giro, la decima totale nella corsa rosa. Kristoff, Renshaw, Modolo, Favilli, Goss, Démare relegati alle posizioni di rincalzo, maglia rossa rafforzata (31 punti su Goss secondo), la promessa di non ritirarsi ora sul più bello (ma magari lo farà dopo Vedelago, vedremo), e dopo aver visto e rivisto questo sprint sublime (che in qualche modo, pur essendone molto diverso, ci ha ricordato la bellezza di quello che gli regalò la sua Milano-Sanremo), anche i suoi più acerrimi avversatori dovranno ammettere: oggi Cavendish ci ha riempito gli occhi. Tutto il resto, alla prossima discussione.

Marco Grassi

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