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Giro d'Italia 2012: Cavendish-Ferrari, polemica infinita - L'iridato contro la giuria. Che spesso con lui chiuse un occhio...

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Cavendish scuro in volto a Montecatini Terme. Non ha digerito la vittoria di Ferrari © Bettiniphoto

Lo stile non è solo una questione di posizione in bici, qualità della pedalata, bellezza ed efficacia. Lo stile sta anche nel riconoscere i meriti agli avversari, nel complimentarsi quando si viene sconfitti e non nel tenere il broncio. Ecco, Mark Cavendish, il velocista più forte in circolazione, è al contempo un bambino, per giunta un po' viziato, che quando vince sa esaltarsi - giustamente - ma quando perde non la manda giù facilmente.

Figurarsi poi se chi batte il velocista dell'Isola di Man è colui che una settimana fa l'aveva letteralmente abbattuto, con una mossa sì azzardata in quel di Horsens, ma di cui subito si era scusato. Ecco, dopo la prodigiosa volata odierna di Roberto Ferrari, Cavendish non è neppure stato sfiorato dal pensiero di complimentarsi con l'avversario, del quale ha parlato così: «Ferrari è stato bravo, ha fatto una volata meravigliosa ma è fortunato ad essere ancora in corsa».

Sì, un complimento strappato e pronunciato a mezza bocca c'è, ma tant'è prevale nel britannico la tendenza a pensare che Ferrari si sia trovato in quel di Montecatini Terme per una decisione errata dei giudici, che non l'hanno rispedito a casa dopo la volata al limite di Horsens. Insomma, come un'auto ad alta velocità, Ferrari è ormai marchiato e nulla potrà fare per scrollarsi di dosso la nomea di velocista imprudente. Né ci sarà vittoria che gliela leverà, questa nomea. Tutto questo ovviamente agli occhi del solo Cavendish, ben lungi dall'ammettere la sconfitta perché l'avversario è stato più bravo e perché lui, l'iridato, ha sbagliato tutto: dal rapporto, troppo duro per poter rilanciare, al treno Sky, fino ad oggi non così affiatato.

Cavendish peraltro non è nuovo a mugugni con la giuria che sfiorano la mania di persecuzione. Forse il Campione del Mondo, non certo di sportività, dimentica ogni peccatuccio che altre giurie gli perdonarono in tempi nemmeno troppo remoti o forse, nonostante questi ricordi, l'iridato insiste con la sua linea.

Era il Giro 2011 e Cavendish, insieme ad altri velocisti, venne accusato di aver scalato l'Etna comodamente aggrappato ad un'auto (la leggenda la racconta ancor più grottesca ma prendiamo per buono il traino, roba da inserire nel proprio curriculum). Le foto provarono il fatto ma il meglio del peggio doveva ancora venire.

Al Tour Mark accusa ancora la giuria - ma va? - di essere troppo severa con lui. Succede che domina le volate, ed è più che plausibile, conquistando la maglia verde della classifica a punti. Manca ancora un bel po' di strada, ed in gran parte in salita, prima di arrivare a Parigi. Sul Galibier trionfa Andy Schleck e Cavendish arriva in maglia verde, appunto, a 35' dal vincitore (il tempo massimo è di 33'). Siccome non è il solo e siccome indossa la maglia verde viene riammesso in corsa con tutti gli altri ritardatari, subendo però una penalizzazione: -20 punti in classifica.

Il giorno dopo stesse Alpi stessa scena: sull'Alpe d'Huez Cav ed un'altra sessantina di corridori arrivano fuori tempo massimo ma la giuria riammette tutti. Morale: la maglia verde che si lamentava con la giuria arriva a Parigi proprio grazie alla stessa giuria che lo riammette non una ma due volte.

Ed a Parigi, sul traguardo più prestigioso che il ciclismo possa offrire ad un velocista, gli Champs-Élysées, Cavendish vince. Cinque tappe e la classifica a punti del Tour, tutti si complimentarono con Cavendish, mugugnone e rosicone. L'avesse fatta Ferrari, una serie di numeri così, probabilmente gli sarebbe stato detto che non avrebbe dovuto più essere in corsa.

Francesco Sulas

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