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Freccia Vallone WE 2012: Sorpresa Stevens. Ratto, sei il futuro - Evelyn batte Marianne Vos e Rossella chiude 15a

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L'esultanza di Evelyn Stevens, che vince la Freccia Vallone © Bettiniphoto

Poi ci si lamenta. E il ciclismo femminile non è ad un livello adeguato, e non è uno sport professionistico, ed ha poca visibilità su qualsiasi media, e via andare su ritornelli ben noti. C'è anche chi propone e si espone, chi si fa avanti in prima persona. Ci sovviene, ad esempio, Marijn De Vries, che sul finire dell'inverno mandò una lettera all'UCI chiedendo, in sostanza, che ogni gara maschile (o buona parte di esse) ne organizzasse una femminile. O si fa così o niente gara, Signor McQuaid; i costi sarebbero moderati e la crescita del movimento inversamente proporzionale alla spesa. Poi ti sintonizzi sulla Freccia Vallone maschile, con le ragazze che stanno per imboccare il terribile Muro di Huy. I maschi hanno ancora una buona cinquantina di chilometri da percorrere, azioni particolarmente rilevanti non se ne vedono, ti aspetteresti un "salto" di regia nonché di genere, uno spostamento sulle rampe "rosa" di Huy. Invece nulla, non un fotogramma, qualche nome buttato lì dai commentatori, giusto per formare un podio credibile e nulla più. Se in una corsa come la Freccia Vallone, che si disputa in concomitanza con la gara maschile, per di più sulle stesse strade e traguardi, non si fan vedere quei 1300 metri decisivi (cronometrateli e traete voi stessi le conclusioni sul tempo che verrebbe "rubato" ai ragazzi), beh, c'è davvero da alzare la voce, ché questo è un punto base per dar maggiore visibilità al femminile. Almeno così è al giorno d'oggi e di questo passo non si andrà lontano.

Detto ciò, non vogliamo soffermarci troppo su questi dettagli fondamentali per la crescita di un movimento (ma sottolinearli sì, eccome se lo volevamo!) e non possiamo non constatare che la giornata di oggi è stata quella delle sorprese e delle felici conferme. Andiamo con ordine.

Si parte dalla sorpresa (alla conferma giungeremo dopo), la vittoria della statunitense Evelyn Stevens, capace di sfiancare nientemeno che Marianne Vos, portando per la seconda volta la Freccia Vallone al di là dell'Oceano (nel 2000 si era imposta la canadese Geneviève Jeanson). Per la Stevens è la gara perfetta, per la Vos una cocente delusione, l'espressione sul podio in stile Copenhagen lo conferma.

Gara difficile, complice anche il maltempo che a tratti accompagna, per così dire, le ragazze. Abbandona presto la tre volte vincitrice qui, Nicole Cooke, e l'imiterà un'altra britannica, Emma Pooley. Avrebbe potuto giocarsela, Emma, se non fosse caduta per ben tre volte, costretta infine al ritiro. Nella prima parte di gara se ne va Amanda Spratt (GreenEDGE). Prende subito un paio di minuti di vantaggio, "Spratty", ed a nulla vale l'inseguimento dell'infaticabile lituana Inga Cilvinaite, casacca Diadora (pessima prova della squadra di Fabretto, la cui prima portacolori è Polona Batagelj, 56a). Il gruppo a poco a poco le riprende ma non si fa in tempo a ristabilire una situazione di plotone compatto che riparte un altro terzetto: Linda Villumsen (GreenEDGE), Clara Hughes (Specialized-Lululemon) e Lucinda Brand (AA Drink). La neozelandese andrà a podio, la sempreverde Hughes (a fine settembre compirà 40 anni) si rivelerà ottima testa di ponte per la Stevens, la Brand si giocherà le sue carte in maniera egregia, chiudendo ottima quarta. 

Il gruppo è tirato dalla Rabobank, cosa più che logica visto che la Vos è la prima ma non unica pretendente alla vittoria. La corsa si decide nel finale, dopo la Côte de Villers-le-Bouillet, quando a riportarsi sulle prime battistrada è Marianne Vos in persona. Qui la Stevens compie il capolavoro, prima ancora che sul Muro: segue la maglia arcobaleno della Vos e si fa trainare verso la testa della corsa, dove trova la Hughes a supportarla. Con un muro come quello di Huy conterà poco, ma il gioco di squadra, in questi 5 km finali, può essere stato decisivo per la vittoria della newyorkese. Siamo alla resa dei conti, siamo al Muro. La Villumsen imposta un ritmo più che buono fino alla "S" terribile ma è lì che parte la Vos. La campionessa di Meeuwen si volta, forse crede di essere sola, invece la Stevens, con la sua pedalata non bellissima ma agile ed efficace, le fa da ombra. Marianne non è agilissima, in verità; sale più di potenza ed alla fine pagherà il conto di questa scelta. L'ultima curva è presa in testa dalla Vos, in un primo momento di timido affanno; la Stevens, sempre molto agile, supera l'olandese, forse troppo sicura di sé, forse solo umana nel suo errore. La passa in scioltezza e va a prendersi la 15a Freccia Vallone, lasciando sul volto della Vos quell'espressione che avevamo trovato l'ultima volta ai Mondiali di Copenhagen. Terza la Villumsen, quarta una Brand che aveva provato il tutto per tutto ai 500 metri e torna a casa con un bel quarto posto. Moolman quinta davanti alla Arndt ed a Megan Guarnier, altra statunitense che darà soddisfazioni alla TIBCO.

La bravura della Stevens è fuor di dubbio, sebbene nelle ultime due stagioni sia parsa davvero competitiva per l'ultima volta al Tour de l'Aude 2010 (è tutto dire, anche se escludiamo il lampo con tanto di piazza d'onore a Plouay 2011 ed il modesto Tour of New Zealand 2012). C'è però da dire questo: va bene, Marianne è super, è la migliore, ha anche la squadra più forte, è un fenomeno, ma non può pensare di dominare con relativa semplicità ogni gara. Ha il gruppo contro (sportivamente, s'intende), non ci saranno sempre corse à la Cittiglio, con assoli mostruosi ed arrivi trionfali. Da lì, proprio da Cittiglio, la Vos non ne ha più imbroccata una (leggi: non ha più vinto): saltato il Fiandre per malattia, piazzatasi all'Energiewacht Tour, ha dimostrato oggi di voler spaccare quel Muro, voleva impartire a tutte una lezione di superiorità. Qualcosa è andato storto e la Stevens, che ha un recente passato come broker per Lehman Brothers, appena vede un picco come il Muro di Huy capisce che è il suo pane (a Cittiglio solo una caduta in salita la mise fuori causa, altrimenti avrebbe tenuto le ruote della Vos, almeno sino ad Orino). Insomma, ok essere un fenomeno fuori dal comune, ma forse una migliore gestione di gara regalerebbe qualche vittoria in più (ancora?) alla Vos. Dettagli, errare humanum est.

Da notare la prestazione sulle prime amara di Pauline Ferrand-Prévot, una che nel 2011 chiuse 7a alla prima Freccia. Troviamo le differenze dodici mesi dopo: l'anno scorso non era alla rincorsa di punti olimpici per la MTB, ora sì (ha chiuso 4a domenica in CdM) e sappiamo bene come ci sia solo un'atleta al momento in grado di correre ad alti livelli in più di una disciplina. Siamo quindi alla seconda differenza: l'atleta polivalente citata poco fa è chiaramente Marianne Vos, per la quale lavora proprio Pauline, mentre nel 2011 correva solo per sé. Terza ed ultima differenza: nel 2011 l'arrivo ai piedi del Muro fu con gruppo compatto solo da sgranare, quest'anno c'erano già cinque in fuga. Alla luce di questo possiamo dire che la prova della ragazza di Reims sia stata più che buona; 11a, con 5 in fuga, una foratura dopo 70 km ed il gregariato svolto per Marianne Vos rendono giustizia al piazzamento della bionda treccia transalpina.

Capitolo Italia. Staremmo parlando di un mezzo fallimento vedendo una Cantele 27a, la Guderzo 29a (erano e restano i nostri pilastri...), con la giovane Longo Borghini solo 76a (una caduta e due incidenti meccanici l'hanno rallentata). Invece no. Se avevamo battezzato la Stevens come la sorpresa, la baracca azzurra viene salvata dalla felice conferma che risponde al nome di Rossella Ratto, di anni 18 e classe immensa. Caratteristiche da scalatrice, va alla grandissima anche a crono (è campionessa italiana ed europea di specialità, nonché europea in linea tra le Juniores), ha in potenza un futuro da vincente anche nelle corse a tappe. Da Junior ha vinto tutto, la gestione della giovane, sia dal punto di vista fisico che da quello mentale farà la differenza per la crescita di una ragazza che ha nelle gambe numeri che non vedevamo da parecchio tempo. Nemmeno si può dire che non tenga i percorsi dal lungo chilometraggio (oggi erano ben 123 km), visto che la ragazza è sottoposta a carichi importantissimi (forse troppo?), proprio per patire il meno possibile il salto tra Juniores ed Élite. Determinata, senza grilli per la testa, a Cittiglio non terminò la corsa e già la davano per spacciata; Rossella aveva soltanto alle spalle molte ore di sonno arretrato dopo il viaggio da El Salvador alla Lombardia. La notizia che la Ratto, tra le Élite, c'è eccome (oggi miglior italiana) è una ventata di freschezza e rinnovamento per l'intero movimento. In un panorama ciclistico italiano farcito di passiste veloci, una come la Ratto, forte a cronometro, veloce allo sprint e pure scalatrice, non può che far bene.

I paragoni sono scomodi e spesso fuori luogo ma l'Italia ha bisogno di una donna (vincente) da gare a tappe, è innegabile. Rossella deve crescere ancora e molto ma la sua prestazione odierna potrebbe essere accostata, non senza il fastidio che i paragoni causano (ogni atleta, per quanto simile all'altra, ha una sua specificità), a colei che oggi ha chiuso a quasi sei minuti di distacco dalla sorprendente Stevens. Un indizio: costei ha vinto tre edizioni della Freccia Vallone, tra cui la prima. Esatto, parliamo di Fabiana Luperini. Se l'Italia cercava l'erede della scalatrice di Pontedera non si può certo dire che l'abbia trovata, sarebbe davvero prematuro. La strada imboccata è quella giusta, ci aspettiamo begli sviluppi da Rossella Ratto, sicuramente non deluderà.

Sorprese e felici conferme dopo questa Freccia Vallone. La felice conferma che la Ratto è un vero corridore dal potenziale enorme e la sorpresa di Evelyn Stevens, che pochi stamane avrebbero scommesso come giustiziere della Vos. L'olandese si consola con il primato in Coppa del Mondo e guarda dall'alto dei suoi 200 punti tondi tondi la Arndt (a 61 lunghezze) e la Johansson (oggi solo 9a ed in classifica distante ben 114 punti dall'olandese). Prossimo appuntamento con la challenge UCI il 13 maggio con il Tour of Chongming Island, in Cina.

Si torna da Huy con una ragazza americana che può raccontare ad amici e parenti di aver battuto Marianne Vos, una seconda che racconterà mestamente di aver corso una Freccia all'attacco e non aver retto il ritmo della rivale. Infine una terza, gentile, educata e molto più giovane, che giungerà a Colzate e potrà dire ad amici, compagni di scuola, ai fratelli Daniele Ratto ed Enrico Peruffo (anche loro ciclisti): «Tra non molto saprò come battere Marianne Vos».

Francesco Sulas

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