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Giro dell'Appennino 2012: Fellinea diretta con il successo - A Genova Fabio su Gianluca Brambilla e Francesco Reda | Cicloweb

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Giro dell'Appennino 2012: Fellinea diretta con il successo - A Genova Fabio su Gianluca Brambilla e Francesco Reda

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Prima vittoria in maglia Androni-Venezuela per Fabio Felline © Bettiniphotodal nostro inviato

«Una dedica a tutti quelli che hanno creduto in me a inizio stagione». A chi ha creduto in lui ed a Niccolò Scotto, coetaneo di Fabio Felline, scomparso tragicamente il 26 giugno 2010. Erano ottimi amici, Niccolò e Fabio; avevano corso insieme tra gli Juniores.

Ieri sera il padre di Niccolò ha spiegato l'arrivo del Giro dell'Appennino a Felline, gli ha rivelato qualche segretuccio. Fabio oggi pomeriggio ha dato prova di aver assimilato alla perfezione la spiegazione, tagliando per primo il traguardo. Dopo l'arrivo è scoppiato a piangere, Felline, che dedica la vittoria a Niccolò.

Classe '90, torinese, Fabio Felline da quest'anno è alla corte di Gianni Savio, il Principe, anch'egli di Torino, e dopo la prima vittoria del 2012, ottenuta in una corsa dura come il Giro dell'Appennino, è parecchio provato e sì, decisamente commosso.

Non alzava le braccia al cielo dal 21 luglio scorso, seconda tappa del Brixia Tour, quando s'impose su Colli e Rubiano Chávez. In mezzo il fallimento della Geox, la paura di restare a piedi, l'accoglienza di Gianni Savio ed il contratto firmato con l'Androni tra un bicchiere e l'altro, in una serata di festa nel Canavese. Poi un guaio fisico, al ginocchio.

Sembrava l'ennesimo ostacolo per Felline, sembrava una stagione nata male. Da un mese a questa parte l'ha raddrizzata ed il lavoro di oggi della squadra ha fatto capire che quel ragazzo di talento è tornato.

Si parte sotto la pioggerellina di Serravalle e per un paio d'ore buone i corridori prendono acqua. Quando smette di sfogarsi, Giove Pluvio lascia traccia di sé sulle strade, decisamente più che umide. I coraggiosi tuttavia non mancano, tant'è che dopo una trentina di chilometri se ne vanno in sei: Enrico Rossi (Meridiana - Karmen), Andrea Palini (Team Idea), Federico Rocchetti (Utensilnord), Marco Canola (Colnago-CSF), Matthias Brändle (NetApp), Marko Kump (Adria Mobil).

Il vantaggio schizza subito alle stelle, com'è normale che sia. Verranno ripresi sulle rampe della Bocchetta, il vero spartiacque di questa corsa, di cui è severissimo giudice. Dopo la svolta di Campomorone la strada s'impenna (a differenza del vantaggio dei sei, quello sì in netto calo) e restano davanti i soli Canola, Rocchetti e Brändle.

Gli altri tre inseguono, ormai stanchi dopo tanti chilometri di fuga. Il gruppo è a meno di 30". Proprio dal gruppo escono a metà salita in tre, e che tre! Scarponi, Pozzovivo e Betancur. In breve raggiungono e sorpassano Canola, Rocchetti e Brändle. Dietro si muove un gruppo ben nutrito ma i tre davanti menano, sotto la spinta di Pozzovivo. Lo scalatore lucano fa segnare in cima sulla Bocchetta un 22'25" ben lontano da quel 21'54" targato Gilberto Simoni, anno domini 2003, ma comunque ottimo per mantenere un vantaggio di 35" sugli immediati inseguitori, una ventina di unità.

 

Tra questi appunto Capecchi, Duarte, Niemiec, il vincitore Felline, ben scortato da Rubiano Chávez, Ochoa, Jackson Rodríguez e Serpa. Gli Androni tirano ma davanti Pozzovivo, Betancur e Scarponi arrivano ad avere 40" sulla Castagnola. Da lì all'arrivo solo una salitella misera, quella dei Giovi, poi tutta discesa e pianura.

Facile capire che il ricongiungimento tra quelli che vanno (o ci provano) e quelli che ritornano avverrà a breve. Così è, infatti (i tre vengono ripresi ai -10 km dall'arrivo) e l'Androni prova a tener cucita la corsa con della belle trenate targate Ochoa. Pirazzi non ci sta e sulla sopraelevata di Genova prova a prendere il volo: un classico. Il ragazzo di Fiuggi guadagna non più di 10" ma dietro non la bevono; lo tengono a cuocere là davanti, lo riprendono quand'è il momento propizio.

All'imbocco del rettilineo finale, con quella Via XX Settembre che impercettibilmente tira all'insù per più di buona metà, davanti sono rimasti in 20. Gianluca Brambilla vorrebbe anticipare («Peccato, sarei dovuto partire prima, quando ho preso la scia di Felline era troppo tardi per passarlo», dirà dopo il traguardo) ma è Felline che con uno scatto felino a prendere in testa una volata lunga il giusto. Nessuno, né Brambilla né Reda, giunto terzo, lo passerà.

Quarto Capecchi, divenuto capitano di una Liquigas che non poteva certo affidarsi alla condizione precaria di Moreno Moser, reduce da un brutto raffreddore. Ottimo quinto Matthias Brändle, a lungo in fuga («Corsa difficile, abbiamo preso anche la pioggia. Alla fine sono però riuscito ad andare in fuga ed a fare quinto sul traguardo. Sono ottimista, anche per il Giro d'Italia»), che precede Michele Scarponi.

Finale bellissimo ed al cardiopalma, aperto ad ogni soluzione, ammirato da una buona fetta di genovesi, accorsi sulla centralissima Via XX Settembre per la corsa che sentono loro. Magari una conclusione in circuito, con più passaggi sotto il traguardo da parte dei corridori, annullerebbe molti tempi morti, ma il tracciato dell'Appennino va rispetato ed onorato; chi non lo fa, sulla Bocchetta rimbalza.

Corsa di Genova l'Appennino così com'è stata corsa di Felline. Sul traguardo un dito puntato in alto, la dedica a chi ha creduto in lui ed al suo amico Niccolò. E la prima vittoria che arriva su un palcoscenico di prestigio (o che fu di prestigio?), dopo una corsa dura, durissima. Cos'altro potevi chiedere quest'oggi, Fabio Felline?

Francesco Sulas

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