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Parigi - Roubaix 2012: E questa è leggenda! - Boonen, volo solitario e quarta Roubaix. Turgot-Ballan sul podio

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Tom Boonen, l'ormai leggendario vincitore di 4 Parigi-Roubaix © Bettiniphoto

Un'impresa straordinaria per un record da fenomeno: Tom Boonen, vincendo oggi la sua quarta Parigi-Roubaix, non solo ha eguagliato Roger De Vlaeminck (4 successi), non solo ha eguagliato Rik Van Looy (Gand, Fiandre e Roubaix nella stessa stagione), ma ha anche fatto meglio del Sire di Herentals, aggiungendo a questa terna anche l'E3 Prijs di Harelbeke; oltre a ciò, Tom è il primo a bissare la doppietta Fiandre-Roubaix, da lui già centrata nel 2005.

Cosa aggiungere a questi dati che già dicono tutto di una carriera fantastica? Sicuramente un accenno al fatto che Boonen ha saputo capitalizzare nella maniera più perfetta l'incidente occorso a Fabian Cancellara domenica scorsa: senza dover fronteggiare il più duro dei contendenti, il compito di Tom è stato sicuramente agevolato, anche se l'assenza di Fabian ha tolto magia all'impresa del belga. Però, ecco, il termine giusto l'abbiamo già scritto due volte: l'impresa (e tre) di Boonen resta comunque limpida nella sua magnificenza, perché non si è accontentato dei record, Tom, ma ha voluto accompagnarli con un volo solitario di oltre 50 km. Una vittoria che lo affianca senza più il minimo dubbio ai più grandi di sempre (e non stiamo parlando solo del pavé).

All'Italia resta un altro podio (con Ballan) e qualche rimpianto, visto che l'azione decisiva di Boonen è partita proprio in concomitanza con un momento di incomprensione tra i nostri Pozzato e Ballan; probabilmente il fiammingo avrebbe vinto comunque, ma il tappeto rosso oggi gliel'hanno steso davanti alle ruote proprio i due rivali che domenica scorsa avevano battagliato con lui, certo in maniera più efficace, per la Ronde.

Dalla fuga del mattino alla Foresta di Arenberg
L'avvio è stato velocissimo, tanti i tentativi di fuga e nessuno ha trovato spazio, finché, dopo 60 km di gara (poco meno di 200 dal termine), è partita finalmente una corposa azione a 12: Van Keirsbulck, Popovych, Dehaes, Veuchelen, Lindeman, Boucher, Morkov, Veilleux, Klemme, Mangel, Saramotins e Janorschke hanno preso il largo, e sono arrivati ad avere un vantaggio di 4'45" (a 114 km dal traguardo), pur conservando sempre la consapevolezza che il massimo a cui si sarebbe potuto ambire sarebbe stato di resistere con qualcuno dei primi gruppetti che sarebbero giunti al traguardo.

Infatti il plotone non è rimasto a guardare, la BMC di Ballan non si è risparmiata a tirare, e la Omega Pharma è rimasta sempre nelle prime posizioni, a controllare. Un attimo di distrazione nella testa del gruppo, però, ha causato un frazionamento a 110 km dalla fine: una caduta (coinvolto tra gli altri Frédéric Guesdon, alla 17esima Roubaix disputata, un record con cui il francese ha chiuso oggi la sua carriera, a 41 anni) ha spezzato il plotone, davanti sono rimasti in circa 20, e dietro Pozzato e gli Sky hanno dovuto pedalare a fondo per chiudere rapidamente il buco (missione riuscita ai -100).

Il primo snodo fondamentale è stato come sempre Arenberg: nella Foresta i 12 di testa sono entrati con 2'30" di vantaggio, ma subito su quelle pietre sacre Janorschke è caduto, buttando giù anche Popovych e Van Keirsbulck. Il gruppo invece, tutto dietro agli Omega Pharma (con Maes e Steegmans e poi Chavanel a tirare), non ha avuto problemi, ed è uscito dal durissimo tratto selezionato (Bennati nell'occasione si è staccato) ma non incerottato.

Ballan e Flecha ci provano a 80 km dalla fine
Subito dopo Arenberg, sul tratto da Millonfosse a Bousignies, Ballan ha deciso di rompere gli indugi e ha proposto un attacco a lunghissima gittata. Azione dimostrativa? Non si direbbe: semmai la consapevolezza di dover anticipare il più possibile, per lui che in un eventuale sprint di gruppetto non sarebbe stato competitivo; e infatti, a rispondere al trevigiano è stato un altro bradipone da volata, Juan Antonio Flecha. Ai due si sono accodati Turgot, Casper, Wynants e Ladagnous, e l'attacco non è stato certo irrilevante, visto che ha sfiorato anche i 30" di vantaggio. Ma la Omega Pharma, ancora una volta, ha dimostrato di avere molte marce in più rispetto a tutte le altre squadre.

Senza più di tanto scomporsi, il team di Boonen ha ricucito sulla pericolosa azione di Ballan e Flecha, e a 70 km dal traguardo tutto era ricompattato. Non solo, non contenti per aver rapidamente annullato quel potenziale rischio, i celesti di Lefévère si sono anche dedicati alla produzione di un ventaglio, e nell'occasione per la seconda volta Pozzato si è trovato indietro, e ci ha messo altri 5 km per rientrare sul gruppo dei migliori, che nel frattempo aveva ripreso i superstiti della fuga del mattino.

A 66 km dalla conclusione, la tattica di squadra della Omega-Quick Step prevedeva l'attacco di Sylvain Chavanel: il francese ha allungato portandosi appresso i connazionali Turgot (che poi ha pure provato un contropiede), Mangel e Ladagnous, e lo svizzero Schär.

Decisivo Orchies, decisivo soprattutto il post-Orchies
Il secondo snodo fondamentale della gara, il tratto di Orchies, a 60 km dalla fine. Un Hushovd in ripresa è caduto su una rotonda prima del tratto in questione; e più avanti Chavanel, tanto per confermare la sua storia d'amore con questo settore di pavé (dove l'anno scorso cadde), ha forato, salutando le velleità d'attacco e lasciando Turgot da solo in avanscoperta. Ma il corridore della Europcar era solo l'ultimo dei peones (sia detto col massimo rispetto) in primo piano, prima dell'ingresso sul proscenio dei protagonisti assoluti.

E chi più protagonista, chi più assoluto di Tom Boonen? Proprio il campione di Mol si è involato nel settore in questione, e in maniera in parte sorprendente (visti i fastidi occorsigli in precedenza) è stato Pozzato il più reattivo, il primo a rispondere al belga. Ballan, dal canto suo, ha perso l'attimo ma non l'animo: e subito dopo la fine del tratto in pavé, pur francobollato da Terpstra, è rientrato su Tom e Pippo (che a loro volta erano rientrati su Turgot).

A 56 km dalla fine però la gara ha preso una piega definitiva, e l'ha presa proprio sulla scorta di una clamorosa incomprensione tra i due amici-rivali veneti. Boonen e il compagno Terpstra si trovavano nelle prime due posizioni del quintetto, e si è creato un buco, causato da Pozzato, che però anziché chiudere il prima possibile, s'è messo a questionare con Ballan che, appena rientrato, stava finendo di rifiatare, ma soprattutto veniva tenuto a freno via radio dall'ammiraglia («Dietro hai Thor, e la Sky si organizzerà, e bla bla bla...»): francamente un'incredibile dimostrazione di carenza di personalità. L'attimo di indecisione è stato fatale: i due Omega si sono guardati, hanno buttato un occhio alle loro spalle, si sono riguardati, e nel frattempo i due galletti italiani ancora bisticciavano.

«E allora andiamo, Niki», avrà detto Tom: e i due sono andati.

Auchy-lez-Orchies, il volo di Boonen, la caduta di Pozzato
Ci ha messo non più di un paio di chilometri, Boonen, a realizzare quanto stava accadendo: di quelli che dovevano essere i suoi principali rivali di giornata, Ballan e Flecha, attaccando a 80 km dal traguardo, avevano dichiarato il proprio senso di inferiorità nei suoi confronti. A sua volta Pozzato, proprio nel momento in cui doveva prendersi la responsabilità di fare corsa di testa, magari spendendo anche quel quid in più per chiudere il buco, ha clamorosamente tirato indietro la gamba: segno che Pippo, pur sembrando il più in forma degli avversari, non aveva, una volta di più in carriera, la grinta necessaria per lottare alla pari col più forte (quella che però aveva avuto al Fiandre, per dire, non più tardi di 7 giorni fa).

Inoltre, avere un margine di sicurezza sui rivali, garantiva Boonen anche in caso di eventuali incidenti meccanici: un conto è cambiare bicicletta avendo mezzo minuto sugli avversari, un conto staccarsi dal gruppetto. E quindi, visto che la gamba c'era, eccome se c'era!, Tom ha rotto definitivamente gli indugi: mancavano 53 km al traguardo, e sul settore di pavé da Auchy-lez-Orchies a Bersée, si è involato tutto solo, mollando anche il prezioso luogotenente Terpstra, presto ripreso dagli inseguitori.

Ma quel che più è simbolico della giornata di oggi, è che in quello stesso tratto, poco dopo, un Pozzato troppo svagato è scivolato in curva, dicendo di fatto in quel momento addio alla Roubaix 2012: staccato, demoralizzato, demotivato malgrado l'incitamento del suo ds Scinto, Pippo ha proseguito da lì in poi per un po' nelle posizioni di rincalzo, quindi si è proprio ritirato.

Boonen imprendibile, Ballan in lotta per il podio
Boonen, con una mirabile gestione di sé, ha aumentato progressivamente il suo vantaggio: 20", poi 30, poi 40, poi un minuto, poi un minuto e mezzo... Gli sforzi degli inseguitori, platealmente vani, facevano a tratti tenerezza: a nulla sono serviti l'allungo di Flecha sul tratto di Mons-en-Pévéle, le trenate Sky di Stannard e Hayman tra i -40 e i -30, il forcing di Ballan, Boom, Flecha e Vansummeren sul tratto da Bourghelles a Wannehain (a -25), l'assolo di Boom (dopo che l'olandese aveva pure forato) a Camphin-en-Pévéle ai -20, il rientro e gli scatti di Ballan su Flecha e lo stesso Boom al Carrefour de l'Arbre (mentre Matthieu Ladagnous, nel frangente bravissimo a tenere le ruote di questi ultimi, veniva fatto fuori da una foratura).

Nulla serviva ad avvicinare lo scatenato battistrada, che, nel tripudio generale (impressionante l'urlo del Carrefour che si apriva al passaggio di Tom), ha coperto di felicità (quella che traspariva dalla sua stessa pedalata, quasi si sviluppasse a 20 cm d'altezza sull'infido terreno) quei chilometri finali della più bella delle grandi classiche: quella che, conquistata per la quarta volta in carriera, lo porta al livello di quel Roger De Vlaeminck che da oggi non è più l'unico Monsieur Roubaix della storia del ciclismo.

Assodato il successo di Boonen, accolto da un Vélodrome in visibilio, restava da capire come si sarebbero distribuiti i piazzamenti minori sul podio: nel terzetto all'inseguimento, che constava sempre di Ballan, Flecha e Boom, le energie non erano tali da permettere troppi voli pindarici: dopo i tentativi abbozzati dall'italiano sul Carrefour, la consegna per tutti e tre era diventata "andiamo al traguardo e lì si vedrà".

La sorpresa Turgot al secondo posto davanti a Ballan
Ma nemmeno questo intento è stato onorato da successo pieno, se è vero che sul terzetto, nel Vélodrome, sono rientrati Terpstra e un sorprendente Turgot: il quale, essendo abbastanza veloce, partiva favorito nello sprint per la piazza d'onore. Boom si è subito tirato fuori dalla contesa, evidentemente sfiancato dall'azione personale di 20 km prima; Turgot è partito lungo, e Ballan ha provato a contrastarlo. Alessandro è stato anche bravo, visto che non ha mollato e anzi ha anche rimontato, per quanto possibile.

Ma la rincorsa del veneto si è fermata contro un beffardo fotofinish, che gli ha dapprima assegnato il secondo posto per poi - a una seconda verifica - toglierglielo e darlo al francese: Ale è terzo, esattamente come al Fiandre. Quarto è stato Flecha, quinto Terpstra, con Boom sesto, poco dietro. Un altro gruppetto è stato regolato, per il settimo posto, da un bravissimo Matteo Tosatto su Hayman, Vansummeren, Wynants e Luca Paolini, 11esimo.

Per l'Italia una giornata in chiaroscuro, insomma. Un podio alla Roubaix non si butta mai via, ma è inestinguibile il pensiero che, con questa, siamo a 18 classiche monumento consecutive senza una nostra vittoria. Tra 15 giorni alla Liegi-Bastogne-Liegi avremo altri uomini a tentare di spezzare questa serie negativa. Le corse del pavé, con la grande chiusura di oggi, ci danno appuntamento all'anno prossimo. Inutile dire che, in questi 11 mesi, ci mancheranno parecchio.

Marco Grassi

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