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Giro dei Paesi Baschi 2012: Rodríguez si sente grande - Vince a Bera, indossa la maglia di leader

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Joaquim Rodríguez festeggiato dal grande Miguel Indurain dopo il successo dell'Alto de Ibardin © DiarioVasco.comDategli una rampa e vi capovolgerà la corsa. Joaquim Rodríguez è fatto così. Per stagioni e stagioni "ghost writer" di Valverde, il folletto di Parets del Vallès ha sfruttato le poche ore d'aria per dimostrare di avere le stimmate necessarie ad indossare la corona d'alloro sulle pendenze più aspre. E, una volta iniziato a vincere, ci ha preso gusto, arrivando a partire con i galloni del favorito ogniqualvolta l'asfalto si inerpichi intorno al 20%. Come oggi, verso lo striscione d'arrivo posto in vetta all'Alto de Ibardin dove, temuto e controllato da tutti, ha piazzato la stoccata che gli ha consentito di centrare la seconda affermazione nel 2012 e, soprattutto, di balzare al comando della classifica generale del Giro dei Paesi Baschi.

Dopo le fatiche di ieri si è ripartiti con Samuel Sánchez in maglia gialla e con un ritmo vertiginoso di 47 km/h nella prima ora di gara. Superato l'Alto de Itziar è stato Petrov, alfiere della Astana, a promuovere l'azione giusta. Sulla sua ruota si è portato immediatamente il polacco della Liquigas Paterski e i due sono stati presto raggiunti da Madrazo (Movistar), García (Caja Rural) e da Diego Ulissi, la cui presenza, garanzia di risultato da accogliere a braccia aperte in caso di buon esito dell'avanscoperta, ha permesso alla Lampre una giornata di relax nel gruppo principale, trainato dagli uomini di casa della Euskaltel. Proprio l'inserimento del due volte iridato tra gli Juniores e di Madrazo, entrambi con un distacco inferiore al minuto da Sánchez, non ha indotto i baschi a mollare gli ormeggi, consigliandoli di fissare l'asticella del vantaggio massimo consentito intorno ai 100 secondi.

Ormai privi di velleità di leadership e tagliati fuori dall'azione di giornata, i GreenEDGE si sono mossi alle pendici dell'Alto de Aritxulegi quando, con ancora 60 chilometri da percorrere, sono stati Clarke e Sulzberger a muoversi in sincronia, raggiungendo i battistrada sulle rampe dell'Alto de Agiña.

Con un tempo da tregenda e con ascese tutt'altro che irresistibili, ad accendere la bagarre sono stati i tratti in discesa. Sentendo odore di casa, Vila provava un forcing di Celestiniana memoria, al quale solo Giampaolo Caruso riusciva a resistere mentre Antón e Astarloza, insieme a Carrara, rinvenivano in seconda battuta sfaldando la Maginot di un'Euskaltel decisa a cedere le redini dell'inseguimento ad altre formazioni. A raccogliere l'invito è stata la Rabobank che, nonostante l'addio alle armi di Gesink e Kruijswijk (alle prese con problemi respiratori), confidava nei segnali lanciati verso Arrate da Mollema e non temeva lo scontro diretto.

Quando viene imboccata per la prima volta l'ascesa verso l'Alto de Ibardin, il gruppo in avanscoperta conta otto unità grazie all'arrivo di Vila ma gli accordi si indeboliscono metro dopo metro, incoraggiando la veemente rimonta del plotone dei migliori, dal quale fuoriescono Albasini e Nicki Sorensen. Sono proprio il fresco vincitore della Vuelta Catalunya e il campione nazionale danese a fornire nuova linfa all'opera di Ulissi e soci, sgretolando il drappello dal quale perdono contatto, tra l'Alto de San Ignacio e l'Alto de Lizuniaga, nell'ordine Sulzberger, García, Vila, Madrazo e proprio il talento di Cecina, volutamente rialzatosi ai meno undici dall'arrivo per riservare le ultime energie alla scorta di Cunego e Scarponi.

A rimescolare le carte tra i migliori ci pensa invece l'Omega Quick Step: Tony Martin sta bene anche oggi e punta a limitare i danni in vista della cronometro di sabato, così Velits alza il ritmo per evitare scatti e la missione ha esito positivo fino a 2500 metri dalla meta quando, ultimo tra i coraggiosi, Albasini viene raggiunto e dalla fase di stallo che ne sussegue è Monfort a mettere la testa fuori dal guscio. Da stopper si aziona allora Spilak e, quando in concomitanza con la flamme rouge è addirittura Tony Martin a guadagnare la testa, è fin troppo chiaro che la bassa velocità è la manna benedetta da Purito.

Poels ed un Henao ancora sugli scudi dopo la performance di ieri, provano ad anticiparlo ma, quando il 32enne faro della Katusha si alza sui pedali, il vuoto che si lascia alle spalle sa di sentenza. Samuel Sánchez sbuffa e si piega sul manubrio limitando a 9'' il passivo con Henao che, tre giri di lancette più tardi, regola Kiserlovski per il podio di giornata. Scarponi (6° a 16'') conferma di esserci, mentre Cunego (12° a 21'') fa registrare lo stesso tempo di Horner (da stasera 3° nella generale a 21'' da Rodríguez), Mollema e Tony Martin. Con la frazione in programma domani, 183 chilometri da Bera a Oñati, che strizza l'occhio ai temerari, sarà inevitabilmente la cronometro di sabato a regolare i conti tra i big. E gli appena 33 secondi che separano l'iridato del tic-tac dalle insegne del primato, suonano come una pesante condanna nei confronti di Rodríguez...

Marco Ferri

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