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Ciclismo in crisi: Corse spagnole, il male è profondo - Molte gare in difficoltà, l'UCI salverà quelle basche?

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Un'immagine simbolica di un movimento, quello spagnolo, ridotto all'osso © Aorijia.comQuante volte negli ultimi anni abbiamo sentito di organizzatori di corse sparse un po' in tutto il mondo in grossa difficoltà a salvare le proprie corse o addirittura costretti a chiudere a causa della pesantissima crisi economica che ha colpito molti paesi? Anche qui da noi in Italia abbiamo a disposizione parecchie testimonianze, basti pensare al Giro di Sardegna e alla Classica Sarda proprio di quest'anno. È evidente che quei paesi in cui la crisi è più acuta sono anche quelli in cui il numero di gare a rischio è maggiore: tra mille salti mortali in Italia stiamo riuscendo a rimanere in piedi, il presente e le prospettive per il futuro sono invece nerissimi in Spagna.

Le situazione economica della penisola iberica forse è anche peggiore rispetto alla nostra e gli effetti sul ciclismo sono devastanti: solo in questo 2012 sono già state cancellate la Copa de España su pista, il GP de Llodio e il Cinturón de Mallorca, la Challenge Mallorca è stata ridotta da cinque a quattro giorni, la Vuelta a Murcia addirittura da cinque tappe a tre nel 2011 e ancora ridotta ad appena due frazioni quest'anno; il GP Miguel Indurain, in programma il 31 marzo, è in fortissimo dubbio mentre è notizia dell'altroieri che la Vuelta a Castilla y León, seppur ridotta a sole tre tappe, è riuscita a trovare i 30 mila euro mancanti grazie alla giunta regionale.

Qui si chiude il capitolo riguardante le corse non di primissima fascia, ma siamo costretti ad aprirne uno ancora più inquietante: in Spagna, infatti, stanno tremando anche le gare prove del calendario World Tour, Volta a Catalunya, Vuelta al País Vasco e Clásica de San Sebastián; la Vuelta per ora, sebbene ciclicamente escano voci di un possibile accorciamento a quindici o sedici giorni di gara, non sembra essere toccata (ma alle spalle c'è anche un colosso come ASO). Il grido d'allarme lanciato da Jaime Ugarte, massimo responsabile della Organizaciones Ciclistas Euskadi è di quelli che fanno paura: «Ci servono 150 mila euro in una settimana o País Vasco e San Sebastián non si correranno». E si parla dell'Euskal, una delle zone al mondo in cui la passione per il ciclismo è più calda, come testimoniato anche durante l'ultima Vuelta a España: di imprese private disposte a patrocinare questi eventi, però, se ne trovano sempre di meno e gli enti locali non riescono a colmare da soli i buchi di budget. Intanto nei Paesi Baschi si sono mossi proprio gli appassionati con la campagna "Kontuz 1 euro" partita su Facebook attraverso cui chiunque può donare appunto 1 euro per cercare di salvare la massima corsa a tappe basca.

In situazioni come queste, però, c'è spazio anche per delle sorprese positive, tipo che l'UCI si ricordi di essere la federazione di tutto il ciclismo e non solo dei tanto amati (e portatori di gran quantità di denaro) paesi anglosassoni. Nel 2007, parlando stranamente di doping, i paesi dell'Europa Occidentale si videro attribuire da Pat McQuaid una cultura ciclistica mafiosa, oggi invece nel comunicato emesso dall'UCI sulla situazione delle corse spagnole il presidentissimo pare aver cambiato completamente idea arrivando a dire che «anche se è vero che la mondializzazione del ciclismo è un obiettivo prioritario, le radici e le tradizioni di questo fantastico sport sono ciò lo hanno fatto arricchire e bisogna quindi essere in grado di preservarle». Un cambio di rotta quasi sconvolgente rispetto a quella che è stata la politica di Aigle fino qui ma che non possiamo non accogliere con piacere, anche se magari il comunicato è stato fatto solo per salvare la propria immagine o pensando ai 70 mila euro che ogni corsa World Tour deve versare in Svizzera.

L'UCI comunque si è già mossa contattando tutte le parti in causa per la Volta a Catalunya, la più vicina in calendario, e ci si sta concentrando ora su una possibile partecipazione dell'UCI stessa in un progetto di sviluppo sostenibile (ma fa sorridere che giusto ieri ci fossero toni trionfalistici per l'aumento del budget medio delle squadre, dimenticandosi che questo aumento viene soprattutto da tre o quattro magnati multimilionari e quindi tutto il contrario del sostenibile) per questo evento nel corso dei prossimi anni. Per quanto riguarda le corse basche, invece, si è ancora nella fase preliminare in cui, prima di tutto, si cerca di capire quale sia la reale situazione delle cose. La possibilità di salvare queste splendide corse c'è, anche perché in passato (2010 e 2011) l'UCI ha versato 30 mila euro nelle casse degli organizzatori del GP di Plouay tramite un fondo per le emergenze proprio di questo tipo: attualmente l'UCI WorldTour reserve Fund ha poco più di due milioni di euro, ma McQuaid ha garantito che verrà fatto tutto il possibile per offrire supporto alle corse in difficoltà e che spera di contribuire a trovare una soluzione. E se lo dice lui...

Sebastiano Cipriani

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