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Tour de Langkawi 2012: Dominio Androni, mani sulla corsa - A Genting Highlands Serpa vince e va in giallo | Cicloweb

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Tour de Langkawi 2012: Dominio Androni, mani sulla corsa - A Genting Highlands Serpa vince e va in giallo

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La gioia di José Serpa e Gianni Savio dopo la vittoria di Genting Highlands © BettiniphotoJosé Serpa l'aveva detto ieri: «Proverò, come nel 2006, a vincere a Genting Highlands il giorno dopo aver conquistato una tappa piatta». E accidenti alla serietà del ragazzo, ha mantenuto in pieno una promessa fatta prima a se stesso che ai suoi tifosi e simpatizzanti. Del resto, se non ci si conosce bene a quasi 33 anni, e alla settima stagione da professionista, allora quando? 7 anni, con quello che è appena iniziato, tutti affiancato a Gianni Savio e alle sue squadre, in una dimensione che a Serpa si attaglia alla perfezione: battitore libero (con un occhio al capitano di turno) nelle corse principali, capitano a sua volta in certe situazioni più esotiche, laddove l'attitudine del colombiano si esalta.

Una di queste situazioni è senz'altro il Tour de Langkawi, e in particolare la salita di Genting Highlands: prima d'oggi, il corridore dell'Androni si era imposto in questa classica tappa malese già tre volte, nel 2006, nel 2007 e nel 2009. In quell'ultima occasione, poi, vinse anche l'intera corsa, e quest'anno ci troviamo in una situazione simile ad allora, visto che dopo la frazione regina del Langkawi Serpa è in testa alla classifica, e ha tutte le carte in regola per restarci fino a domenica.

Anche perché è supportato da una squadra che si sta rivelando la più forte in Malesia, visto che piazza un altro corridore al secondo posto della generale (Rujano) e uno al quinto (Jackson Rodríguez): e questo assunto è confermato da quanto visto nella frazione di Genting Highlands: un dominio assoluto degli uomini di Savio, in una giornata in cui una fuga di 7 uomini, partiti al km 7 (Bazayev, Colbrelli, Valynin, Haghi, Loh, Rizuan, Williamson) è passata da un vantaggio massimo di oltre 5', riuscendo peraltro a tenere a lungo un simile margine sul gruppo tirato dalla Drapac del leader Lapthorne.

Ecco, Lapthorne: l'australiano si era detto fiducioso della possibilità di difendere la sua maglia gialla, «non ho mai scalato Genting Highlands, ma in questo momento ho la miglior forma della mia carriera, e poi sono uno scalatore». Aveva fatto i conti senza l'oste, il buon Darren. L'oste coi baffi, ovvero quel Savio che ha messo i suoi a tirare ai piedi della salita conclusiva, a 30 km dal traguardo. Intanto il drappello davanti iniziava a perdere pezzi, prima s'è staccato Valynin, poi Rizuan; poi, via via che si saliva, hanno mollato Haghi, quindi Loh, quindi Colbrelli, mentre il margine dei superstiti crollava chilometro dopo chilometro.

A 17 km dalla vetta, Lapthorne ha pagato, e caro: andato in difficoltà, ha tentato di restare attaccato coi denti al trenino buono, ma non c'è stato verso. E appena Rujano, una delle punte dell'Androni, se n'è accorto, ha attaccato: ciao Darren, all'arrivo sarà un quarto d'ora di ritardo dal vincitore (pur sempre 2' meglio di un Vinokourov troppo moscio per essere vero): un risveglio più brusco dal sogno non si poteva immaginare.

Rujano è stato seguito nel suo affondo dai compagni Ochoa e Serpa, e dall'immarcescibile Victor Niño. Ai 15 km il quartetto ha preso e superato l'ultimo fuggitivo, Bazayev (Williamson si era staccato poco prima), e tra i nuovi battistrada il più brillante pareva proprio Rujano: il quale ha accelerato ai 13 km, poi di nuovo agli 11, infine agli 8: il risultato è stato che sì Niño (l'unico "avversario" della compagnia) ha dovuto spendere per chiudere sul venezuelano, ma anche che Ochoa si è staccato. Da dietro, in ogni caso, nessuna notizia, visto che gli immediati inseguitori (Dyachenko - uomo di classifica - marcato a uomo dall'altro Androni Rodríguez) erano a distanza di sicurezza: la lotta per la vittoria di giornata (e per la maglia) sarebbe fra i tre di testa.

E ai 6 km, l'uomo che fin lì si era notato di meno nel drappello, ha sparato il suo colpo: Serpa ha attaccato, un Niño realmente infaticabile l'ha agguantato, mentre Rujano un po' a sorpresa (ma aveva speso tanto fin lì) non ha più avuto le gambe per accodarsi. Con Serpa in assoluto controllo della situazione, rimaneva giusto la formalità della volata a due per il successo di tappa, e con la sua punta di velocità José si è imposto nettamente sull'avversario. Rujano ha tagliato il traguardo a 46", Dyachenko nel finale ha staccato di poco Rodríguez (2'32" per il kazako, 2'53" per Jackson), su cui è riuscito a rientrare un ottimo Stefano Locatelli: il bergamasco, che ha appena compiuto 23 anni, è alla prima stagione da professionista con la Colnago, dopo essere stato protagonista, l'anno scorso, in varie importanti corse a tappe per dilettanti (dal GiroBio al Giro delle Valli Cuneesi): la sua prima esperienza in una tappa (per quanto lunga appena 108 km) di montagna in una corsa pro', autorizza ad essere speranzosi per il suo prosieguo.

Matteo Rabottini, che ha perso la maglia di leader del Gpm (strappatagli da Serpa), ha portato comunque a casa un settimo posto di giornata (a 3'25" dal vincitore), emergendo alla distanza dopo essere apparso appannato sulle prime rampe di Genting Highlands.

In classifica Serpa ha ora 30" su Rujano, 56" su Niño, 2'20" su Dyachenko e 3'43" su Rodríguez; Locatelli è sesto a 4'15". Anche se mancano 4 tappe alla fine, possiamo in ogni caso dire che la lotta per la vittoria finale sarà un affare tra i primi tre, anche se resta abbastanza improbabile che Serpa si faccia beffare o sorprendere (escludiamo ovviamente dal discorso eventuali incidenti di percorso, che non auguriamo certo al simpatico José). Di certo la tappa in cui stare più attenti sarà la prossima: domani verranno coperti 205 km da Bentong a Kuantan, i saliscendi non mancheranno e gli Androni dovranno stare in campana per tutto il giorno.

In generale, con le tre tappe già vinte dalla Farnese con Guardini, con una frazione e la probabile vittoria finale della Androni, la spedizione delle italiane è più che mai in attivo. La Colnago è rimasta per ora a bocca asciutta, ma siamo convinti che, quand'anche il bilancio resti questo fino a domenica, Reverberi si consolerà parecchio ripensando a quanto fatto vedere dal citato Locatelli.

Marco Grassi

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