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Tour de Langkawi 2012: Serpa, lo spunto è irresistibile - Salta Zabriskie, Lapthorne nuovo leader | Cicloweb

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Tour de Langkawi 2012: Serpa, lo spunto è irresistibile - Salta Zabriskie, Lapthorne nuovo leader

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José Serpa batte Darren Lapthorne a Pandan Indah © BettiniphotoEravamo convinti che qualche strappetto disseminato lungo il percorso della quinta tappa del Tour de Langkawi, da Ayer Keroh a Pandan Indah, non avrebbe impedito al gruppo di lanciarsi in un'altra volata a ranghi compatti (o quasi), e ci ritroviamo invece con una classifica rivoluzionata.

I primi due della generale infatti scompaiono, per motivi diversi (come vedremo) dalle zone alte della classifica, e il nuovo leader è l'australiano Darren Lapthorne, nel giorno in cui José Serpa conquista la sua sesta tappa in carriera nella corsa malese.

Partenza a spron battuto, 47.8 di media nella prima ora, e gruppo che, fino al km 75, ha stroncato qualsiasi tentativo di evasione. In questa prima fase della frazione, comunque, qualcosa è successo: Adam Phelan, secondo della generale a 1' da Zabriskie, si è ritirato perché ancora molto acciaccato in seguito alla caduta del secondo giorno. Per l'australiano della Drapac, evidentemente, il dolore, nel corso dei giorni, è aumentato anziché scemare.

Sullo slancio del terzo sprint intermedio (km 75), si sono mossi in 20, tra cui Vinokourov, Serpa, Paolo Locatelli, Thomas Bertolini e Charteau: troppa gente perché l'azione trovasse spazio, e allora da questo drappello si sono mossi Alessandro De Marchi, Yohann Gène, Rhys Pollock e James Williamson: loro sì, hanno avuto il via libera da un gruppo finalmente un po' placato, e il loro attacco ha preso consistenza, arrivando a lambire i 4' di vantaggio massimo (al km 100).

Con Williamson che, sulla salita di Bukit Tangga, ha tentato una sortita solitaria (presto rientrata), e con l'infaticabile Shinichi Fukushima che è emerso in contrattacco dal plotone per raggiungere i battistrada al km 132, il gruppo ha esaurito la fase dello "stare a guardare", e si è rimesso in moto trainato da Astana e Colnago. E i risultati si sono visti: sulla salita di Gentig Perez (poco prima del km 150, a 40 dalla fine) i fuggitivi sono stati raggiunti, ed è potuta così iniziare un'altra corsa.

Il primo contropiedista, nell'occasione, è stato Matteo Rabottini, che aveva tra l'altro il giusto obiettivo di conservare e possibilmente rafforzare la maglia di miglior scalatore, da lui indossata; all'inseguimento del corridore della Farnese si sono posti Othman, Rujano, Chan Jae Jang e Dyachenko (passati nell'ordine al Gpm alle spalle dell'italiano), e, quel che più conta, il leader della generale Dave Zabriskie si è staccato, mollando clamorosamente (è poi arrivato al traguardo con quasi 20' di ritardo...).

Al contrario, Andrea Guardini, nella speranza di fissare a 4 il nuovo primato di vittorie di tappa consecutive (per il momento a quota 3 con lui ci sono Pagliarini 2003, Loddo 2007 e Gavazzi 2009), ha stretto i denti e resistito in gruppo, mentre in discesa uno dei suoi rivali, Anuar Manan, è caduto non riuscendo poi più a rientrare.

Alla fine della picchiata Rabottini, con Othman, Monsalve e Zeits, sono riusciti a guadagnare una trentina di secondi sugli inseguitori; un vantaggio che è salito fino a 49", con la Garmin che faticava a organizzare un inseguimento efficace.

Ma sull'ultima salita di giornata (Bukit Tinjau, a 10 km dalla fine) tutto è cambiato: Rabottini è rimasto davanti col solo Othman, e su di loro si son portati dapprima Victor Niño e Mat Senan (che però si è subito staccato), quindi anche Dyachenko, Serpa e Lapthorne. Nel frattempo, a simboleggiare il fatto che non ci sarebbe stato un esito allo sprint, Guardini ha perso le ruote del gruppo («Quest'anno sono migliorato in salita, ma il terzo strappo è stato di troppo per permettermi di vincere; e alcune squadre hanno reso molto dura la tappa», ha dichiarato dopo il traguardo il veneto, che è arrivato con calma a 5' da Serpa).

Tra queste squadre citate da Guardini, sicuramente anche la Colnago, che sull'ultima salitella ha tirato per riavvicinare i fuoriusciti, ma senza fortuna: con 30" di margine per i 6 battistrada, a meno di 10 km dalla fine, non era facile recuperare per un plotone che aveva perso molte unità strada facendo, e nel quale l'impegno della Europcar in fase di inseguimento era destinato a rimanere vano.

Ai 5 km un Lapthorne a cui evidentemente "scappa la gamba" ha piazzato un bell'allungo, ma ai 3 km l'australiano si è visto raggiungere da un motivatissimo Serpa. Il quale, nel finale, non ha più ricevuto collaborazione dal corridore della Drapac, che ha lasciato il colombiano davanti a impostare la volata. José non s'è perso d'animo, è partito in testa già ai 300 metri per lo sprint a due, e non ha lasciato scampo all'avversario. Rabottini, terzo di giornata, ha preceduto a 11" Othman, Dyachenko, Niño e Mizbani (che nel finale era riuscito a riprendere il gruppetto), l'eritreo Jani Tewelde ha invece regolato il grosso del plotone a 24" dai primi.

Lapthorne, in ogni caso, si è accontentato del secondo posto di tappa e della maglia gialla di leader della classifica, prendendola con molta filosofia: «Non avevamo nessun accordo del tipo "a te la tappa, a me la maglia", il mio obiettivo primario oggi era vincere. Ma comunque fare secondo alle spalle di Serpa non è un disonore; ed essere primo nella generale è un grande risultato per la mia squadra».

Invece Serpa, inesorabile come spesso gli è capitato in Malesia, non si accontenta, e rilancia, in perfetto stile Androni (squadra che è spessissimo protagonista di queste corse): «Spero di ripetere quanto feci nel 2006, e di vincere domani a Genting Highlands dopo essermi imposto oggi in una tappa piatta». E già, domani si sale, per il classicissimo traguardo in quota del Tour de Langkawi: solo 108 km di tappa, ma una salita vera che deciderà molto probabilmente la corsa malese. Ci si accosta con Lapthorne che, in giallo, ha 37" su Danielson, 46" su Dyachenko e Rujano, 51" su Cooper, 53" su Gruzdev e 1'08" su Serpa. In top ten troviamo anche un italiano, Alfredo Balloni, che ha tenuto bene ed è decimo a 1'17" dall'australiano.

Marco Grassi

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