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Tour of Oman 2012: Montagne Verdi e le corse di Nibali - Prima stagionale dello Squalo, Velits leader

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Vincenzo Nibali, vincitore in Oman dell'arrivo in salita di Green Mountain © BettiniphotoNon si può dire che non l'abbiamo chiamata, questa vittoria di Nibali, con l'articolo di ieri ed il richiamo alle "Montagne Verdi" di Marcella Bella. E puntale è arrivato, il segnale di Nibali: un successo convincente, in solitaria, sulla breve ma dura salita di Jabal Al Akhdhar. Successo che gli sarebbe anche valso la leadership, se ieri non avesse perso 15" nel finale. Invece la maglia rossa va a un ritrovato Peter Velits, in ombra nel 2011 dopo esser salito sul podio della Vuelta l'anno prima. Secondo oggi, lo slovacco è avanti a Nibali per appena un secondo.

Ma andiamo con ordine. La fuga del giorno vede in azione le ombre dei due velocisti più vincenti degli ultimi anni: stiamo parlando del compagno di stanza di Mark Cavendish, Bernard Eisel, che festeggia così il suo 31esimo compleanno giunto ieri, e dell'ultimo uomo di Greipel, Greg Henderson. Con loro c'è Oscar Gatto, sempre in cerca della sua dimensione, Alber Timmer (Project 1T4I), e i due uomini più all'attacco in quest'inizio di stagione, Martin Kohler e William Clarke. La fuga non ha molto spazio, guadagna massimo 3'20", e probabilmente anche il forte vento, che l'anno scorso aveva condizionato pesantemente questa tappa spezzando in due il gruppo prima della salita, ostacola gli stessi fuggitivi, che vengono ripresi a 15 km dal termine, quando il gruppo è trainato dalla Katusha.

In vista della salita, le squadre migliori lavorano per portare i loro uomini davanti: l'Omega Pharma per Velits, con persino Boonen impegnato in prima fila, la Radioshack per Fuglsang. Nella fase pre-salita c'è spazio solo per Lodewyck, in lotta per il premio combattività, che va a prendersi il traguardo volante a 12 km dal termine che gli permetterà di mantenere la maglia coi colori dell'Oman sulle spalle fino alla fine della corsa.

Già sulle prime rampe Nibali attacca deciso, a 5  km dal traguardo, come aveva già fatto ieri del resto con sorte meno fortunata; solo Peter Velits riesce a stargli dietro. Ma nel finale anche lo slovacco deve mollare e così lo Squalo dello Stretto va a imporsi con 10" di vantaggio. Dietro di loro, sgranati, 3 francesi: Casar (FDJ) giunge a 25", con a poca distanza il suo compagno di squadra Jeannesson, fresco di un inverno speso a far ciclocross. A 37" c'è un sorprendente Gallopin, ora 3° in classifica generale, che dimostra di poter essere ben più di un passista veloce, e primo dei Radioshack; Cancellara, bravo anche l'anno scorso su questa salita, è 9° a 1'01", delude invece Fuglsang 15° a 1'46".

Non parliamo di delusione invece per Andy Schleck, staccato di ben 4 minuti e mezzo, che si sa, in queste corse mette un unghia dell'impegno che metterebbe per una tappa qualsiasi del Tour de France. Slagter (6° a 47") e Navardauskas (10° a 1'02") confermano i segnali di progesso dati nei giorni scorsi, un discreto Rodríguez Oliver si piazza 7° a 55" con alle sue spalle la sorpresa di questa corsa, il neopro' francese Lebas che, assieme al  Shimizu 12° a 1'30" (vincitore in passato di una Paris-Corrèze e di una Vuelta León, non proprio l'ultimo arrivato insomma) nobilita la presenza della Bridgestone Anchor in questa corsa. Infine, preoccupa un po' l'apatia dimostrata da Sagan (finito a 6 minuti e mezzo) sugli arrivi in salita: d'accordo, le grandi salite non sono l'obiettivo in questo momento più alla portata del talento slovacco, ma sin dall'inizio il prodigio della Liquigas ha dimostrato di poter essere competitivo ovunque e vorremmo restasse così.

Domani kermesse finale con arrivo a Matrah Corniche, dopo 130 km e mezzo. La classifica non dovrebbe cambiare, piuttosto sarà una occasione per vedere se Cavendish tenterà di lasciare un segno anche in Oman e se qualcun altro potrà inserirsi tra Greipel e Kittel.

Nicola Stufano

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