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Tour of Oman 2012: Sagan, il vizietto dello strappetto - Arrivo che tira, Peter che vince

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Prima vittoria stagionale per Peter Sagan a Wadi Dayqah Dam, seconda tappa del Tour of Oman © tourofoman.om

Il periodo, per Peter Sagan, è quello giusto per iniziare a ruggire. Poco importa che si arrrivi a Porto Cervo (era il 22 febbraio 2011, prima tappa del Giro di Sardegna) o a Wadi Dayqah Dam, seconda frazione del Tour of Oman.

Lo slovacco da metà febbraio in poi si scopre innamorato della vittoria e ne conquista a palate. Questo accadde dodici mesi fa, così è stato oggi, con il giovane Liquigas che va a cogliere il primo centro stagionale dopo esserci per due o tre volte andato vicino in Qatar (due terzi posti ed un quinto) ed essersi classificato quinto ieri, nella tappa che ha visto Greipel vincitore. Tappa e maglia per Sagan, che fa bottino pieno in una situazione che non si era messa in suo favore, decisamente.

Partiamo dall'inizio, con la fuga di quattro uomini: Klaas Lodewyck e Martin Kohler della BMC, David Boucher della FDJ-Big Mat e Diego Caccia della Farnese Vini-Selle Italia.

Guadagnano al volo un buon vantaggio e quando sulla lavagnetta leggono 3'30" credono anche di poter arrivare in fondo. Non ci andranno lontano. L'Omega Pharma-QuickStep, tra le altre, si mette in testa al gruppo a tirare ed i quattro fuggitivi perdono un po' di terreno.

Eppure ai -10 hanno ancora un discreto margine e così è proprio un Omega, il Campione di Francia Sylvain Chavanel, a scattare. Se infatti la tappa non presentava grandissime insidie nei suoi 140 km, il finale è bello movimentato e pieno di dentelli. Bastava osservarne l'arrivo, posto proprio in cima ad uno di questi dentelli per pensare: è una tappa da Sagan.

Ma torniamo a Chavanel, all'attacco ai -10 che non va a buon fine. È solo un antipasto, ché oggi l'Omega Pharma vuole fare un discreto casino. Prima però ci sono i quattro fuggitivi da riprendere. Detto, fatto.

Sulla salitella finale parte come una fionda Peter Velits. L'azione è bella, potrebbe anche essere buona e invece il gruppo ritorna sullo slovacco all'altezza dei 200 metri. Lì un altro slovacco, Sagan appunto, decide di rompere gli indugi; parte spedito, in contropiede, davanti a sé ha soltanto il traguardo. Chi può impedirglielo?

Baden Cooke scopre di essere in gran forma ma più di un secondo posto non può cogliere. E pure il 22enne Tom Jelte Slagter non va oltre il terzo posto. Il ragazzo ha la stoffa e come un bel sarto la sta mettendo in mostra. Aveva già ottenuto risultati nelle categorie giovanili (su tutte si ricordi il quarto posto al Tour de l'Avenir 2010), la Rabobank se n'è innamorata e lo sta coltivando.

Slagter, che da bambino voleva fare il calciatore ma a dodici anni scoprì la sua vera vocazione, la bici da corsa, è da ricordare anche per la caduta nella tappa di Orvieto all'ultimo Giro. Proprio un giorno dopo la marcia funebre su Livorno in ricordo di Wouter Weylandt, 48 ore dopo la tragica morte del belga, l'immagine di Slagter steso al suolo, immobile per alcuni istanti, ci aveva fatto gelare il sangue nelle vene.

Fortunatamente il ragazzotto olandese si ritirò soltanto da quel maledetto Giro ed oggi eccolo qui, a competere con l'esperto Cooke ed il talentuoso Sagan. Dopo Mollema e Gesink, che in Oman spadroneggiò nel 2011, ecco quindi Slagter. Potenzialmente è ancor più forte e completo degli altri due ma questo dovrà stabilirlo la strada.

E la strada, che oggi si è vista calpestata dalle ruote del gruppo un'ora dopo il previsto a causa del ritardo dei traghetti, ha decretato puntualmente Sagan come più il forte. Primo degli italiani Vincenzo Nibali, 13esimo, che paga 9" a Sagan (ma in precedenza aveva lavorato per lo slovacco).

In classifica Greipel cede 4" sia sul traguardo che nella classifica generale, in tal modo lo slovacco della Liquigas diventa leader. Domani la Al Awabi-Bank Muscat HQ, 144 km, sarà terreno di caccia per i velocisti ma sicuramente il leader della corsa disputerà la volata di gruppo.

La tappa di montagna deciderà le sorti di questo Tour of Oman ma in questo periodo Sagan potrebbe anche permettersi di non temere le pendenze più ardite. E pensare - perché no? - a Sanremo. Quella dove si corre e, all'occorrenza, si canta l'inno nazionale. Manca un mesetto ma Sagan, alla prima chiamata, ha già risposto presente.

Francesco Sulas

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