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Vuelta a España 2012: Non saranno pochi 9 arrivi in salita? - Esagerati! E non ci sono tappe over 200 km

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La planimetria della Vuelta a España 2012 © www.lavuelta.comNel ciclismo globalizzato e "internettizzato" in cui tutte le informazioni circolano senza filtri o quasi, si sapeva già che la Vuelta a España 2012 sarebbe stata qualcosa fuori dal comune. E gli organizzatori non hanno "tirato indietro la gamba", confermando quel che si vociferava, ovvero che la prossima sarà una Vuelta per scalatori. Del resto, se non lo è una gara a tappe che presenta 9 arrivi in salita in 23 giorni di gara, non si vede quale corsa possa essere così definita.

Nove arrivi in quota, avete letto bene. Certo, non tutti saranno duri e determinanti, ma la tendenza in atto da qualche anno in Spagna, quella di presentare finali di tappa su rampe brevi e durissime, si accentua decisamente. La novità (rispetto sicuramente al 2011, ma anche rispetto ad un trend in atto da oltre un lustro) è che invece la Vuelta 2012 sarà corsa vera fino alla fine: al penultimo giorno c'è una delle tappe più difficili dell'intero tracciato, con arrivo a Bola del Mundo, e insomma, fino a quel momento si potrà sempre ipotizzare il ribaltone in classifica che invece nell'ultima edizione non ha potuto nemmeno essere tentato nell'ultima settimana, per palesi carenze del percorso (se si eccentuano i 3 km finali di Peña Cabarga).

Ricapitolando e riassumendo: il tracciato 2012 si sviluppa tutto nel nord del paese, e toccherà il punto più a sud proprio nella conclusione madrilena. La partenza è fissata per il 18 agosto a Pamplona, patria di Miguel Indurain, il sipario calerà nella capitale, in Plaza Cibeles il 9 settembre. Si inizierà con cronosquadre di 16 km, e poi ci sarà solo un'altra prova contro il tempo: la crono individuale di Pontevedra all'undicesima tappa, 40 km con uno strappo a metà percorso che ingolferà le gambe a qualche specialista.

I velocisti avranno a disposizione senz'altro cinque frazioni (Logroño alla quinta, Alcañiz alla settima, Sanxenxo alla decima, Valladolid alla 18esima e Madrid alla 21esima); in altre tre tappe, malgrado strappetti nel finale, potranno comunque giocarsela (Viana alla seconda, Barcellona - col Montjuich - alla nona e La Lastrilla alla 19esima). La frazione di Ferrol (13esima) potrebbe invece dar luogo a una fuga da lontano.

Rimane da parlare delle salite. Alla terza tappa l'Alto de Arrate subito prima del traguardo di Arrate (ai 4 km finisce la salita vera) farà segnare i primi distacchi individuali (dopo quelli fissati dalla cronosquadre), ma sia qui, sia il giorno dopo sul traguardo in quota di Valdezcaray, i favoriti per il successo finale saranno presumibilmente tutti insieme. L'assaggio di montagna della prima settimana prosegue nella sesta tappa (arrivo su un Gpm di 3a categoria a Jaca) e soprattutto nella settima, laddove lo sconfinamento ad Andorra prevede il Puerto de la Comella che svetta a 16 km dall'arrivo, e gli ultimi 8 km della frazione tutti all'insù (con gli ultimi 5 particolarmente impegnativi).

Si torna a salire negli ultimi due km della 12esima tappa, a Dumbría, sull'arrivo posto sul Mirador de Ézaro (che presenta punte del 28% di pendenza), dopodiché il trittico decisivo promette di essere quello che va dalla 14esima alla 16esima frazione. Sabato 1° settembre la Palas de Rei-Puerto de Ancares comprende in poco più di 150 km due salite di 3a categoria, una di 2a, l'Alto Folgueiras de Aigas (1a categoria con scollinamento a meno di 30 km dal traguardo) e infine l'ascesa dell'arrivo, 17 km con le maggiori difficoltà negli ultimi 6.

Il giorno dopo la tappa dei Lagos de Covadonga, un classico della Vuelta, non ha bisogno di troppe presentazioni: i 10 km conclusivi, con lunghi tratti oltre il 10% di pendenza media, faranno una decisa selezione. Lunedì 3 settembre, anziché un possibile riposo (che si osserverà il giorno dopo), si andrà all'assalto dell'inedito Cuitu Negru, ovvero del tratto di strada che si inerpica oltre il Puerto Pajares (che in sé non sarebbe terribile, nonostante gli ultimi 3 km abbastanza duri). Superato il Pajares e 2 km in falsopiano, i 3 chilometri finali, quelli verso il Cuitu Negru appunto, lasceranno in tanti senza fiato: su una pendenza media fra il 13 e il 14% con punte del 25% sarà un testa a testa, uno contro uno senza gregari a poter proteggere i capitani.

La 16esima frazione, che peraltro presenta due Gpm di 1a categoria prima del Pajares-Cuitu Negru (Alto de San Lorenzo al km 101 e Cobertoria al 141), rischia di essere decisiva nell'economia della Vuelta, senza che ciò voglia dire che non ci saranno altre montagne nei giorni successivi. Già la 17esima tappa viene rubricata anch'essa come arrivo in quota (su un 2a categoria a Fuente Dé), ma poi sarà soprattutto la Bola del Mundo al penultimo giorno, come detto, a dirimere ogni questione di classifica: e anche in questo caso non mancheranno le salite (tre di 1a categoria e una di 2a) anche prima di quella che va al traguardo. Le rampe della Bola se le ricorda bene Vincenzo Nibali, che qui respinse l'assalto di Mosquera andando a mettere in cassaforte la Vuelta 2010.

Geograficamente, la Vuelta 2012 toccherà come detto tutte le regioni del nord: dalla Navarra si farà una puntata tra Paesi Baschi e Rioja, poi ci si dirigerà a est verso Aragona e Catalunya (con annesso sconfinamento ad Andorra). Il primo giorno di riposo, lunedì 27 agosto, verrà utilizzato per il trasferimento aereo da Barcellona a Ponteareas, nella Galizia (che ospiterà quattro frazioni), quindi la tre giorni decisiva avrà luogo nelle Asturie, e dopo due giorni (di cui uno di riposo) in Cantabria, la carovana si sposterà verso sud, per tre frazioni in Castilla y León e l'ultima a nella Comunidad de Madrid. Il sud del gran caldo patito dai corridori all'inizio della Vuelta 2011 viene del tutto ignorato, ma pare (da anticipazioni) che nel 2013 gli organizzatori spagnoli andranno più a meridione che potranno, con la possibile partenza dalle Canarie.

Tecnicamente, la Vuelta 2012 si presenta come una corsa non certo equilibrata (con 9 arrivi più o meno in salita più altri strappetti, non può esserlo per definizione). Sono state del tutto cancellate le tappe medie in cui si poteva tentare qualche azzardo, ma non è detto che ciò sia necessariamente un male, perlomento considerando quelli che sono gli intendimenti di Unipublic-ASO: perché la salita-rampa di garage è ormai un marchio di fabbrica della corsa spagnola, e non si può non notare come chi ha disegnato certi arrivi abbia mandato più di un pensiero al rientrante Alejandro Valverde.

Avere un Philippe Gilbert motivato al via sarà difficile ma non impossibile; più complicato schierare alla partenza l'idolo spagnolo Contador, che però, se non dissiperà tutte le energie tra Tour e Olimpiadi, potrebbe fare un pensierino alla corsa di casa, che quantomeno come percorso gli si adatta quasi alla perfezione. Ma diciamo che è ancora presto per azzardare una startlist, tante cose succederanno da qui ad agosto (in quanti l'anno scorso si sono dirottati sulla Vuelta dopo essere caduti al Tour?).

Quel che possiamo notare, invece, è che, a fronte di una moltitudine di salite (o meglio, il dato rilevante è proprio quello degli arrivi in salita, più che quello del totale di Gpm da affrontare), i chilometraggi sono veramente scarsi: la media della lunghezza delle tappe in linea è di 169.7 km, e la frazione più lunga (la Andorra-Barcellona) è di 194 km: solo altre due volte (nel 2000 e nel 2003) avevamo avuto una Vuelta con nemmeno una tappa lunga oltre 200 km (eventualità mai riscontrata tra Giro e Tour).

Marco Grassi

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