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Pagelle 2011: Un Gilbert da 10 e lode - È ancora una volta Philippe l'uomo simbolo della stagione | Cicloweb

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Pagelle 2011: Un Gilbert da 10 e lode - È ancora una volta Philippe l'uomo simbolo della stagione

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Philippe Gilbert e il trionfo alla Liegi davanti ai fratelli Schleck, simbolo di un'altra stagione da dominatore © Bettiniphoto

Philippe Gilbert - 10 e lode
Da chi potremmo cominciare, se non da colui che è stato il dominatore assoluto della stagione 2011 nelle classiche?  Più di così probabilmente nel ciclismo dell'Anno Domini 2011 non si poteva fare. Dal 13 aprile (Freccia Brabante) al 30 luglio (Clasica San Sebastian) ha vinto tutto ciò che poteva vincere, conquistando il tris delle Ardenne che ad oggi era riuscito solo a Davide Rebellin, il campionato nazionale, la prima frazione del Tour con relativa maglia gialla e persino 2 corse a tappe, il Giro del Belgio e lo Ster ZLM. In quel frangente gli bastava un dentello ridicolo, come si è visto ai campionati nazionali o a San Sebastian, appunto, per mettere il turbo e fare il vuoto. Non che poi il resto della stagione sia stato deplorevole, a parte il fisiologico calo a fine stagione che lo ha costretto a cedere lo scettro del Lombardia. Con 18 successi è il corridore più vincente del globo: è passato molto tempo dall'ultima volta che questo primato non è andato a un velocista. Per entrare nell'olimpo dei grandi, gli manca solo l'iride, un appuntamento rinviato a Valkenburg. E poi, che gli prenda pure la maledizione.

Thomas Voeckler - 9
Phiippe ha inanellato la stagione perfetta, ma anche un altro corridore di lingua francese ci è andato molto vicino: stiamo parlando di T-Blanc, che avrebbe ampiamente meritato un 10 se fosse anche riuscito a salire sul podio del Tour de France. Mai così forte in salita, mai così vincente, e determinato come sempre. Che sarà una grande stagione lo si può intuire dall'esordio vincente al Giro del Mediterraneo: da lì fino a Dunkerque inanella i suoi 8 successi stagionali, tra cui anche 2 tappe alla Parigi-Nizza. Ma il bello arriva adesso: al Tour non alzerà mai le braccia ma indosserà il simbolo del primato per ben 10 giorni, così come 7 anni fa, corsi e ricorsi storici. Solo che stavolta i minuti regalati sono 4' anzichè 12' e farà paura fino alla fine ai rivali. T-Blanc ringhia, stringe i denti, non molla mai, esagera anche nella tappa dell'Alpe buttandosi in uno sconsiderato inseguimento solitario (l'errore che forse lo ha scaraventato giù dal podio), emoziona come nessun francese riusciva a fare dai tempi di Jajà e Virenque. A suggello della sua tenacia, è protagonista dell'unica azione pericolosa del mondiale, insieme all'altro anti-eroe del Tour, Johnny Hoogerland (7 per il coraggio), sfortunato compagno di fuga di Saint-Flour.

Cadel Evans - 9
Finalmente giunge in maglia gialla sui Campi Elisi. Già a inizio stagione si vedeva qualcosa di diverso in lui: più magro, più sorridente...più vincente, come alla Tirreno e al Romandia. Poche storie, però: Cadel Evans ha vinto il Tour 2011 perchè l'ha meritato, semplicemente. Ha dimostrato di crederci, rischiando di passare per suicida, quando ha rincorso Andy trainando da solo il gruppo sul Galibier, e i fatti gli han dato ragione. E via, col pianto liberatorio, dopo anni di sofferenze e gradini bassi del podio. Ora, l'incognita del 2012 non sarà più 'Evans riuscirà a vincere il Tour' ma 'Evans si sarà saziato'? 

Schleck bros. - 6.5
Loro invece restano sui gradini bassi del podio: piazzati sia nella Liegi che nel Tour, scambiandosi di posizione. Non ce la sentiamo però di trattarli con cattiveria: Andy ha finalmente dimostrato la grinta dei grandi, regalandosi un ritaglio nella storia del Tour con la splendida cavalcata del Galibier, ed il buon Frank, per il solo fatto di essere lì sul podio, nonostante non sia propriamente uno scalatore e nonostante sia un rimorchio a cronometro anche più del fratello, merita rispetto, benchè dubitiamo che senza Andy possa ottenere gli stessi risultati. Ci auguriamo di vedere Andy al Giro, anche se al momento sembra solo un'ipotesi remota, per portare finalmente a casa il suo primo GT, e che Frank sia finalmente una presenza meno opprimente nella sua vita di corridore. Si, probabilmente vane speranze, ma lo erano anche quelle di vedere Andy cavalcare da solo sulle Alpi. 

Alberto Contador - 7.5
Lui sul podio del Tour non ci è salito proprio ed è un gran peccato. Un corridore vincente (e in che modo!) al Giro e almeno piazzato al Tour sarebbe stato un bell'incentivo per tutti quei corridori che, in cuor proprio, credono ancora che l'accoppiata Giro-Tour sia possibile. La stagione 2011 ha dimostrato che Alberto Contador non ha il recupero necessario per fare ciò (anche se, con un Giro meno duro e un po' di sfortuna in meno al Tour... - ricordate il minuto perso nella prima tappa?) ma ha lasciato comunque trasparire la classe del madrileno, aggressivo come mai era stato in una corsa a tappe al Giro e, forse anche per mantenere quell'immagine, tenace e poco incline alla resa al Tour. 

Michele Scarponi -  7,5
Si piazza sul secondo gradino del podio del Giro dopo una corsa durissima, andando oltre le aspettative di partenza. Del suo 2011 ricorderemo anche la conquista del Giro del Trentino e la bella quanto velleitaria rimonta alla Milano-Sanremo, dopo la caduta delle Mànie. 

Vincenzo Nibali - 5,5
Il suo acerrimo rivale Scarponi lo precede sul podio del Giro, e anche il resto della stagione si rivelerà non esaltante. Si può dire  che Nibali ha vissuto un anno di stasi, se non di involuzione. Lo Squalo ha mostrato grande voglia di attaccare, la quale però non è spalleggiata da una tenuta invidiabile, e ciò si è notato sia nella tappa di Gardeccia che nel Lombardia. È su questo che Vincenzo dovrà lavorare, per tornare ad alzare le braccia nel 2012.

Juanjo Cobo - 8
Anche la Vuelta non ha sorriso allo Squalo, così come agli altri big presenti. È stato così il sorprendente cantabro ad indossare la maglia rossa: Cobo è un atleta di grande talento, ma mentalmente fragile, e ciò lo aveva reso un'ameba nella parentesi alla Caisse D'Epargne. Maxtin Fernández, direttore sportivo della Geox-TMC, ha saputo rivitalizzarlo e portarlo a grandi livelli, e dunque non sorprende l'attaccamento alla maglia che ha spinto Juanjo a sperare fino all'ultimo in una conclusione positiva della faccenda-Geox. 

Team Sky - 8
In due anni Il team di Brailsford si è guadagnato il gotha del ciclismo mondiale, dimostrando di potersi imporre su tutti i terreni dopo che il 2010 aveva parzialmente disatteso le aspettative. Due degli inglesi si piazzano alle spalle di Cobo: a soli 13", è andato a piazzarsi Chris Froome (7), primo corridore di origini africane sul podio di un Grand Tour e altra promessa realizzatasi con un po' di ritardo; Più lontano, a 1'39", Bradley Wiggins (8), protagonista di un'annata memorabile che lo ha visto portarsi a casa anche il Delfinato e andare sul podio alla Parigi-Nizza difendendosi alla grande sulle montagne alpine. Chi 3 anni fa gli dava del pazzo per la sua metamorfosi si dovrà ricredere, e con il Tour che si prospetta nel 2012, il podio non sembra più essere una chimera. È stata una stagione vincente anche per Edvald Boasson Hagen (7,5), il quale ha interrotto la striscia positiva di Gilbert mettendoselo dietro all'Eneco Tour, non prima di essersi portato a casa 2 tappe del Tour, una in volata (Lisieux) e una con una cavalcata notevole (Pinerolo), conquistata con tenacia, dopo che Hushovd gli aveva sbattuto la porta in faccia a Gap. Come ciliegina sulla torta porta a casa la Vatenfall Cyclassics. Si conferma un gran velocista e un ottimo uomo del nord, ma Pinerolo e il lavoro fatto per Wiggins al Delfinato lasciano pensare che il norvegese abbia tutte le carte in regola per fare classifica in corse da una settimana e magari anche in un GT. Nella classifica World Tour alla fine il Team Sky è secondo solo alla Gilbert-centrica Omega Pharma. 

Peter Sagan - 8
Visto come Philippe Gilbert si è fatto beffe dei migliori corridori al mondo in attività, forse i suoi più pericolosi rivali per il futuro vanno cercati tra i giovani. Il maggiore indiziato è sicuramente l'ex-biker slovacco: l'anno scorso ci ha sorpreso, quest'anno ha confermato quanto di buono aveva fatto vedere vincendo ben 13 corse, tra cui 3 tappe alla Vuelta ed il Giro di Polonia. Quest'anno Peter si è rivelato anche essere un forte velocista, vincendo anche volate di gruppo e mettendo in fila gente del calibro di Bennati e Petacchi come nella chiusura di Vuelta, senza però dimenticarsi di essere forte anche sul passo; inoltre ha sfiorato il successo anche alla Gand - Wevelgem, quando è stato ripreso all'ultimo chilometro. Speriamo non si specializzi troppo sulle volate, perchè uno così può far sognare anche nei GT. 

Mark Cavendish - 8
Grazie a un mondiale dal percorso ridicolo il folletto dell'isola di Man potrà indossare l'iride per tutto il 2012, ma non possiamo dire che non se lo sia meritato fa il lavoro sporco (3 tappe al Giro, oltre che le ormai consuete 5 al Tour con maglia verde) per avere una nazionale da 9 elementi, e poi la volata di Copenaghen è una delle perle più lucenti della sua carriera. 

Tony Martin - 7,5
La stagione 2011 ha un nuovo re delle prove a cronometro: era da Madrid 2005 che Cancellara non veniva battuto sul suo terreno preferito al mondiale. Tony Martin ha messo da parte le sue ambizioni da corridore da corse a tappe (di 21 giorni, almeno), per concentrarsi sulle piccole gioie quotidiane: sua dunque la Parigi - Nizza e il Tour of Bejing, nonchè 8 delle 10 prove a cronometro disputate nella stagione. 

Matthew Harley Goss - 7,5
Matthew è un Harley che sgasa sul lungomare Italo Calvino, dopo aver subito gli attacchi di fior di corridori; Matthew è il secondo velocista più forte del mondo, lo dice mondiale, dopo quel Mark Cavendish che ha aiutato negli appuntamenti più importanti della stagione. Correre in una squadra diversa farà senz'altro bene alla carriera di questo velocista atipico australiano.

Johan Vansummeren, Nick Nuyens, Oliver Zaugg - 7
3 corridori messi insieme da un destino comune: vincere da outsider delle classiche monumento. Nella stessa stagione. Chi per giochi tattici (Vansummeren), chi per errori degli avversari più quotati (Nuyens), chi ha trovato gli avversari spompati ed ha saputo essere scaltro (Zaugg). Forse un caso del destino, forse no, che 3 delle 5 classiche monumento vadano a dei corridori che molto probabilmente non otterranno altri successi di questo livello nella loro carriera. 

Rui Alberto Faria da Costa - 7
La sua stagione può essere vista in maniera filosofica: non sempre cominciare l'anno senza contratto per una positività all'antidoping corrisponde a trovarsi a fare un altro lavoro un anno dopo. Scagionato dopo aver dimostrato di aver preso un integratore contaminato, ritrova la fiducia della Movistar e la ripaga con 3 successi di cui 2 pesanti: la tappa di Super-Besse al Tour ed il GP Montreal, battendo Fédrigo e resistendo alla rimonta di Gilbert.

Greg Van Avermaet - 7
Nelle passate stagioni il belga della BMC aveva dimostrato talento, ma era rimasto nascosto per lunghi periodi. Quest'anno è stato finalmente autore di una stagione convincente, dove ha attaccato ed emozionato alla Sanremo ed ha inanellato la prima classica di prestigio della sua carriera, Paris - Tours. Ora però bisognerà vedere se la presenza di Gilbert non lo costringerà a ripiegarsi nel 2012.

Thor Hushovd - 6,5
Riesce a sbloccarsi soltanto a giugno, mettendosi indietro il futuro asso Sagan in uno sprint per non-velocisti. Poi, un Tour strappa-applausi rende il buon Thor onorevole dell'iride che indossa. Visto che il velocista del team è già designato, e si chiama Farrar, lui pensa bene di lanciarsi nelle fughe: vince a Lourdes in una tappa non facile e, per niente pago, bissa a Gap. Il resto della stagione è sfortunato: velleitario alla Tirreno, costretto a tirare i freni alla Roubaix, tagliato fuori dalla caduta al mondiale. 

Grega Bole - 6,5
L'unico successo Pro Tour stagionale della Lampre non arriva per mano di Petacchi, Scarponi o Cunego, bensì per mano del velocista sloveno, che si piazza davanti a tutti a Plouay la sua maglia di campione nazionale. E magari meriterebbe un po' di considerazione in più nel team Saronni-Damiani per questo motivo. 

André Greipel - 6,5
La prima stagione da rivale di Cavendish sancisce la pace tra i 2 (che spesso si sono scambiati abbracci all'arrivo) e rivela un Greipel meno vincente,ma qualitativamente migliorato. Bellissimo e insolito il suo successo nella prima tappa della 3 giorni di La Panne, quando è andato in fuga ed ha lasciato sul posto i compagni di azione nel finale. Si toglie la soddisfazione di battere Cavendish in una tappa al Tour e si congeda per il 2012 con il podio mondiale, conquistato con uno spunto che, fosse stato più puntuale, poteva fruttare anche l'oro. 

RadioShack - 7
Gallina vecchia fa buon brodo, dice l'adagio. Che si adatta perfettamente ai componenti vincenti del team Radioshack: Levi Leipheimer (7) è ormai inadatto a far classifica in un GT ma non per questo incapace di togliersi soddisfazioni. Come il Giro di Svizzera soffiato a Cunego nel rush finale per appena 4", o i successi conquistati in terra americana, dove fa il bottino pieno tra Colorado e Utah. In California la Radioshack provvede addirittura a far doppietta, con quel vecchiaccio maledetto di Chris Horner (6,5) che ad un età vergognosa ha deciso di diventare un corridore vincente. L'anno scorso il Giro dei Paesi Baschi andò a lui, quest'anno l'ha superato il compagno di squadra Andreas Kloden (6,5), che in Euskadi aveva vinto la bellezza di 11(!) anni fa. 

Joaquim Rodríguez - 6
Per il ciclismo spagnolo è stata una stagione di alti e bassi e Joaquim ne è il manifesto. Campione in carica del World Tour, anche quest'anno è presente e protagonista in tutta la stagione, vincendo 6 corse tra cui una tappa alla Vuelta, ma dà sempre l'idea di mancare il bersaglio grosso. Come in Freccia e Amstel, dove è il primo degli umani (e vabbè, ci sta anche); al Giro, dove non riesce a pigliare il podio (finisce 5°) ma soprattutto non riesce a portar casa tappe; il Lombardia, finito sul podio, ma soprattutto la Vuelta dove sono veramente mancate le gambe dei giorni buoni. 

Samuel Sánchez - 6
L'asturiano appartiene alla stessa faccia della medaglia, ma nel suo caso si può dire che lui ottenga col minimo sforzo un ottimo risultato, che però non può definirsi il massimo. I nuovi regolamenti lo aiutano a conquistare una meritata maglia a pois con la tappa di Luz-Ardiden, e poi arriva poco altro: una tappa nei Paesi Baschi, una a Burgos, il GP Miguel Indurain. Specialmente la seconda parte di stagione, dove tra Lombardia, classiche canadesi e Pechino, potrebbe dire la sua, è molto deludente. 

Robert Gesink - 6
Dalle premesse sembrava essere la stagione della svolta per il tulipano: forte a cronometro, dove addirittura vince in Oman ed è il primo dei big alla Tirreno (conclusa 2°), viene frenato dalla scalogna al Tour, che finisce stoicamente nonostante una caduta rovinosa. Si riprende e fa sudare sette camicie a Gilbert in Québec, sembra pronto per bissare l'Emilia ma si frattura il femore. Lo rivedremo al Giro, sperando che tutti questi infortuni non ne minino la classe. 

Alexandre Vinokourov - 6
Doveva essere la sua ultima stagione da professionista: 2 vittorie tra Baschi e Romandia, sul podio a Romandia e Delfinato, poi al Tour si accorge di essere arruginito, quando a Super-Besse non riesce a riacciuffare Rui Costa. Quindi, la frattura del bacino e l'annuncio: mi ritiro. E dunque lacrime e coccodrilli da parte delle testate: il mondo del ciclismo perde il suo eroe. Poi giunge voce delle faide interne in casa Astana: gli vogliono fare le scarpe, non lo vogliono avere nella dirigenza futura. E allora Vino si rimette in sella al grido: volete il Pro Tour? Bene, avete bisogno dei miei punti. Viene reintegrato in organico cacciando uno sfigato kazako facendolo passare per improvvisamente ritiratosi dalle competizioni (Kireyev) e torna a competere alla Chrono des Nations. Avremo Vinokourov ancora un altro anno, e non possiamo che esserne contenti. 

Damiano Cunego - 6
Il 2011 è stato decisamente meglio del 2010: si è sbloccato subito in Sardegna (alla fine 3 vittorie stagionali), ci ha esaltato sulle montagne svizzere, è stato tenace (ma sempre passivo) al Tour, poi il finale della stagione è da dimenticare. La cura-Damiani sembra aver fatto bene, ma l'impressione è che non possiamo aspettarci molto di più da questo atleta. 

Giovanni Visconti - 6
Per Giovannino si tratta di un'altra stagione interlocutoria: bello sì, ottenere 5 vittorie, ma tutte in territorio italiano. Bello riconfermarsi campione nazionale per la terza volta, ma contro il nulla. Anche quest'anno è mancata la zampata nei grandi appuntamenti, come Giro, Tirreno e Lombardia, anche se in quest'ultimo si può dire che abbia fatto una buona prestazione. Un segno dell'ancora mancata immaturità è la tappa sciupata al Giro, quando è nettamente superiore ad Ulissi, ma si fa chiudere, lo spinge e viene squalificato. La migliore notizia della stagione, alla fine, è il contratto con la Movistar: finalmente sapremo se il Visconti formato 2012 è o non è un corridore di caratura internazionale. 

Cameron Meyer - 6
Dopo 3 stagioni alla Garmin ancora non si capisce bene cosa può raccogliere Cameron Meyer in strada: in Australia va forte, abbastanza da soffiare a Goss il Tour Down Under, a marzo vince il suo bel mondiale Madison ed è argento nella Corsa a Punti, poi arriva al Giro d'Italia e fa una corsa anonima, si vede giusto nelle cronometro, si lamenta ogni giorno su twitter di orari, percorsi e quant'altro, e finisce il Giro 137°, come l'anno scorso. Se ne parlava tempo fa come un possibile corridore da GT ma probabilmente fino a Londra 2012 la sua presenza su strada sarà accessoria.

José Joaquín Rojas Gil - 6
Un velocista atipico, ma così atipico che le sue 3 vittorie stagionali per lui sono un record. Questa stagione ha visto il velocista spagnolo più sugli scudi del solito, tant è che ha tentato di insidiare Cavendish per la maglia verde, sulla scia di ciò che fece Hushovd l'anno scorso. Rojas ha scelto la strada che fa per lui, quella della tenuta in salita, che lo ha portato a vincere il campionato nazionale e a finire nei primi 20 in corse a tappe non facili come Svizzera e Parigi-Nizza, ed è una strada che prima o poi lo porterà a vincere qualcosa di importante. 

Tom Boonen -5,5
Capitolo sconfitti del nord parte 1. Decisamente una stagione nera per Tom Boonen, e non inganni il successo alla Gand - Wevelgem, alla quale ha partecipato più per obbligo della squadra che per sua volontà. Al Fiandre si lascia scappare Cancellara e non riesce a recuperare sui fuggitivi di un soffio, alla Roubaix una caduta lo taglia fuori. Ai campionati nazionali Gilbert lo umilia. Da lì in poi malasorte a go-go: caduta e ritiro al Tour, caduta e ritiro alla Vuelta, con frattura dello scafoide. Ciao ciao al mondiale, e un arrivederci al 2012 per cercare finalmente una stagione positiva. 

Fabian Cancellara - 5,5
Capitolo sconfitti del nord parte 2. Non è vero che se un corridore è forte vince sempre, anche se tutti corrono contro di lui. Quest'anno Cancellara si è dovuto scontrare contro il resto del gruppo e alla fine ha dovuto ingerire un boccone amaro sia alla Roubaix che al Fiandre, dove l'anno scorso ha massacrato gli avversari. Rinuncia a un po' di gas a cronometro, lasciando lo scettro di miglior passista a Martin, per un po' di esplosività nello sprint, e i risultati sono solo parziali: giunge 2° alla Sanremo disputando,  a suo dire, una delle migliori volate della sua carriera, e si becca, ciliegina sulla torta, la medaglia di legno ai mondiali. Di bello in questa stagione resta la prestazione monstre ad Harelbeke, di quelle che lasciano a bocca aperta come solo lui sa fare. 

Igor Antón - 5,5
Non si capisce bene se è uno che non crede nei propri mezzi o è semplicemente limitato, fatto sta che nel pieno della maturazione agonistica Igor Anton può essere catalogato come uno degli atleti più incostanti della sua generazione. Arriva al Giro con una bella gamba ma ce la mena in continuazione che è qui solo per vincere una tappa. È di parola: vince la tappa e poi rientra nei ranghi crollando clamorosamente. La sua corsa dovrebbe essere la Vuelta, allora, ma anche qui arriva la crisi nera. 2 tappe in 2 GT differenti, certo. Ma quando colpirà i bersagli grossi?

Daniele Bennati - 5,5
Perde probabilmente l'ultima occasione di poter dimostrarsi un atleta sul quale puntare per la nazionale, e questo pesa molto sul giudizio di una stagione che, in fin dei conti, non è stata malvagia. Ha fatto vedere buone cose a inizio stagione, dove è stato battuto da Boonen nella Gent-Wevelgem, ed ha conquistato 6 successi individuali, dei quali uno addirittura a cronometro nel Circuit de la Sarthe e una tappa alla Vuelta. Ma resterà un outsider.

Tyler Farrar - 5,5
Un'annata grigia per lui, al di là del grave lutto subito per la scomparsa di Wouter Weylandt. Ci sono stati 5 successi, tra i quali una tappa al Tour, e il podio alla Gent-Wevelgem, ma ha dato l'impressione di non essere stato competitivo come negli ultimi 2 anni. 

Ryder Hesjedal - 5
Il vecchio biker l'anno scorso era stato una delle rivelazioni stagionali, mentre quest'anno è tornato nel limbo con prestazioni discrete ma mai sopra la norma. Il miglior risultato un 3° posto nella tappa dei norvegesi a Gap. Anonimo.

Luis León Sánchez Gil - 5
Regressione completa da parte dello spagnolo, un tempo annunciato come il nuovo Indurain, quest'anno incapace di far classifica persino nelle corse di una settimana. La vittoria di tappa al Tour serve solo a non rendere il bilancio catastrofico.  

Alessandro Petacchi - 5
Il voto non è tanto per la stagione, alla fine a 37 anni portare a casa una tappa del Giro (battendo il velocista più forte del mondo) in 3 GT disputati ci sta anche, più che altro è l'atteggiamento con cui Petacchi ha affrontato le corse dopo l'esclusione mondiale che ha turbato parecchio. Remissivo nelle interviste dopogara, incapace di uscire dalla ruota degli avversari. Forza Ale, reagisci. 

Denis Menchov - 5
Un altro che dà spesso l'idea di non sapere dove si trovi. Al Giro è veramente inerte, anche nella 'sua' terza settimana, alla Vuelta va un po' meglio e comunque ha l'alibi di dover lavorare per un compagno. Il Denis Menchov formato 2011 però è veramente triste: non riesce a vincere nemmeno il Giro d'Austria.

Ivan Basso - 5
Un Giro di Padania non basta certo a risollevare una stagione da poco, nella quale Ivan Basso ha fatto poco sull'unico bersaglio cerchiato in rosso: il Tour de France. Per il resto davvero poco: ai piedi del podio sia alla Tirreno e al Lombardia, e l'impressione generale di non essere capace di affondare come una volta. 

Óscar Freire - 4,5
Talmente brutto, nel corso di tutta la stagione, da non sembrare quello che appena un anno prima vinceva, tra le altre cose, la sua terza Milano-Sanremo. Nemmeno il solito colpo di coda del Mondiale, su un percorso a lui particolarmente adatto, gli è riuscito. Molto negativo, ma ha ancora stimoli per riscattarsi: lo aspettiamo in ripresa nel 2012.

Heinrich Haussler - 4,5
Doveva essere la stagione della rinascita dopo esser stato costantemente rotto nel 2010, e invece l'australiano non ha impressionato, specie sui terreni misti dove nel 2009 ha dimostrato di poter dare tanto. Forse è stato troppo chiuso in una squadra come la Garmin satura di elementi di simil stampo, e stesso dicasi per la nazionale australiana.

Filippo Pozzato - 4
Tchmil dice che Pozzato non si allena come si deve e lo esclude dalle formazioni del grandi Giri. A guardare i risultati nelle gare in quasi tutta la stagione, verrebbe voglia di dargli ragione: risponde presente solo alla Sanremo poi toppa tutto il nord. Invisibile per tutta la stagione, fino alla vittoria, l'unica stagionale, al GP Beghelli. L'anno prossimo sostituirà Visconti come uomo di punta della Farnese - Selle Italia: da qualunque punto di vista lo si veda, passare da una Pro Tour a una Professional è un passo indietro.

Carlos Sastre - 2
Ultima stagione tra i professionisti veramente brutta. È stato senza idee dalla primavera all'autunno, ma oltre agli obiettivi mancavano le gambe. Avrebbe fatto bene a ritirarsi un anno prima, per mantenere una certa immagine.

Nicola Stufano

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