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Le pagelle 2011 - Donne: La Vos è sempre la regina... - ...ma l'Italia ha una principessa iridata di nome Bronzini

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Marianne Vos conquista il suo primo Giro d'Italia. È stata lei la dominatrice della stagione 2011 © CJ Farquharson

Al termine di un'altra entusiasmante stagione di ciclismo femminile in cui Marianne Vos, vero fenomeno senza tempo e con classe da vendere, ha dominato (salvo poi vedere ancora un'italiana davanti a sé, la solita Giorgia Bronzini, vincere il Mondiale su strada) ci troviamo a tirare un bilancio su quanto visto, sentito, provato, analizzato. Italia sì, ma ahinoi solo ai Mondiali (o Europei), mentre durante l'anno il nostro movimento ha latitato, dimostrando di essere ancora di un bel po' indietro rispetto ad altre Nazioni. Cambierà qualcosa nel 2012? Rispondendo lapalissianamente, lo sapremo tra dodici mesi. Nel frattempo ecco quanto accaduto durante l'anno che inesorabilmente sta scivolando via.

Marianne Vos - 9.5
Per chiunque questa sarebbe una stagione magica, per lei è un'annata da Vos. Marianne parte subito intascando due maglie iridate, una nel Ciclocross a fine gennaio ed una su pista, nello Scratch. Quindi passa alla strada e per le avversarie son dolori. Delle nove prove di Coppa del Mondo tre le va a vincere e ne lascia altrettante alla compagna di squadra Annemiek Van Vleuten. Un Giro con Mortirolo ed un altro paio di arrivi in salita la vedrebbero tagliata fuori da ambizioni di classifica. Se fossimo nel 2010... Già, perché quest'anno la Vos ha perso quattro chiletti ed anche sulle salite più dure riesce a tenere il passo delle migliori. Anzi, a volte attacca in prima persona. Fatto suo il primo GiroDonne della carriera, punta dritto sul Mondiale di Copenhagen, dove si presenta forte della vittoria all'Holland Ladies Tour (per rimanere fresca salta il Toscana). Arriverà ancora un argento, il quinto consecutivo ai Mondiali, quello che la fa piangere di rabbia e che giunge nel modo più sfortunato possibile. Basta che in volata (dove non viene ben lanciata, a dirla tutta) la Teutenberg la sfiori e la Vos perde tempo, un pizzico di lucidità e molta velocità. Non lo scatto, visto che quasi rimonta una Bronzini ormai lanciata verso la vittoria. Nel 2012 proverà ad accoppiare Olimpiadi e Mondiali di Valkenburg, ché si corre in casa. Per il 2011 che si lascia alle spalle parlano i numeri ancor più della strada: 31 vittorie stagionali in gare UCI (38 in totale), raggiunte le 100 vittorie in carriera, sempre considerando soltanto le gare UCI (taglia questo traguardo ad inizio giugno, con la vittoria in Coppa a Valladolid), due ori Mondiali ed un argento, 5 tappe vinte al Giro sulle 10 in programma, in testa al ranking UCI dal 2007. È inoltre la prima ragazza a mettere nel proprio palmarès la quarta Freccia Vallone, mai fuori dalle trenta in stagione (peggior piazzamento: 27esima nella terza tappa del Trophée d'Or), mai oltre il quinto posto da marzo a luglio (a Pescocostanzo, seconda tappa del GiroDonne, si piazza "soltanto" decima). Vince molto e regala una Coppa del Mondo che avrebbe in pugno all'amica e compagna di team, Annemiek Van Vleuten. In sintesi, ha praticamente l'intero movimento sotto controllo a soli 24 anni. E, per la cronaca, è già tornata a correre - vincendo gare una via l'altra - nel Ciclocross.

Giorgia Bronzini - 8.5
Bissare il successo Mondiale del 2010 basterebbe da solo per salvare una stagione che aveva portato molte sperimentaziioni e non troppi acuti, alcune vittorie ma quasi mai contro le dirette avversarie. A Copenhagen Giorgia zittisce anche i suoi più aspri critici. L'iridata piacentina dimezza le vittorie rispetto a 12 mesi fa (4 anziché 8), mettendo le ruote davanti a tutte al Liberazione e nelle gare nordamericane, disputate più per onorare uno sponsor come Colavita che per scelta tecnica. Al Giro fa risplendere l'iride da Roma sino a Torino ma, complice un percorso avverso alle velociste, non porta a casa nemmeno una tappa. E se la sconfitta di Forlì per mano della Teutenberg poteva essere tollerata, non dev'essere stato piacevole venir quasi umiliata sul traguardo di Piacenza, dove i suoi tifosi, nonché compaesani, aspettavano un suo trionfo mentre assisteranno all'ennesima vittoria della Vos. La vendetta, com'è noto, è un piatto che va servito freddo, e così la Bronzini a Copenhagen piazza la sua ruota sul treno delle olandesi. Pilotata al meglio dalla Baccaille, si riconferma alla grande come Campionessa del Mondo proprio davanti alla Vos. Poche vittorie, alla fine, ma di peso.

Judith Arndt - 8.5
Una splendida trentacinquenne che c'è sempre ed anche quando non trova la giornata perfetta è là davanti, a lottare in prima fila. Inizia a vincere sin da febbraio, nell'emisfero sud, al Tour of New Zealand, dove conquista anche due tappe. Nelle Classiche è, come detto, davanti, cogliendo un terzo posto alla Freccia Vallone per poi buttarsi nelle grandi corse a tappe. Terza nella classifica finale all'Emakumeen Bira, stesso piazzamento al GiroDonne, prima tra le umane alle spalle di Marianne Vos ed Emma Pooley. In estate cerca la condizione alla Thüringen Rundfahrt ed al Trophée d'Or e nell'ultimo mese e mezzo di corse diventa un vero e proprio martello. Sei vittorie, il dominio al Giro di Toscana, poi abbandonato per preparare al meglio un Mondiale a cronometro che la vedrà finalmente vincente. E contro il tempo staccare di 22" una specialista come Linda Villumsen non è poco per la Arndt, che nell'ultima parte di stagione si aggiudica anche il Memorial Fardelli e la Chrono Champenois, a testimonianza che la prova iridata di Copenhagen era fortemente sentita ed ancor meglio preparata. Una donna esperta con la forza e la volontà di una ragazzina, insomma Judith Arndt.

Emma Johansson - 8.5
Inizia con una bella tripletta: Omloop Het Nieuwsblad, Omloop van het Hageland e Cholet - Pays de Loire. Per poco non le riesce anche il poker in una gara ben più importante, la prima di Coppa a Cittiglio. Al Trofeo Binda la Johansson torna alla consueta seconda piazza dietro alla sola Emma Pooley e con il rammarico che, se la biondina di Wandsworth non fosse stata lasciata andar via, sarebbe davvero potuta arrivare una vittoria di rilievo. La svedese prosegue il suo cammino verso le corse estive piazzandosi sempre a ridosso delle primissime posizioni, senza però mai perdere la concentrazione. Conclude al secondo posto un'Emakumeen Bira al solito molto impegnativa ed al GiroDonne è sempre lì davanti, se escludiamo la tappa di Verona dove cade e perde più posizioni che tempo. Il settimo posto finale la lancia verso la vittoria alla Thüringen Rundfahrt, quindi un buon decimo posto a Plouay e la solita, inevitabile piazza d'onore nell'Holland Ladies Tour. Il Mondiale non è per finisseur con un bello spunto ma solo per velociste e la ragazza di Sollefteå non offre una gran prova, piazzandosi 14esima sia a crono che in linea.

Emma Pooley - 8.5
Stagione davvero più che buona anche se onestamente poteva andare meglio. Inizia subito con un numero d'alta scuola in quel di Cittiglio: fuga in solitaria durata più di 70 chilometri e gran vittoria in Coppa del Mondo. Sembra più forte del 2010, probabilmente lo è, ma a metà aprile cade in allenamento e si frattura la clavicola. Rientra a Durango e di lì in avanti cerca quella forma che le consentirebbe di vincere un Giro così impegnativo e ricco di montagne, insomma disegnato su misura per lei. Infatti è l'unica a tenere le ruote della Vos in salita ma una condizione non al massimo e la discesa del Mortirolo, suo tallone d'Achille (le discese, non il Mortirolo), la relegano al secondo posto, a 3' e rotti dalla maglia rosa. La seconda parte di stagione le riserva un paio di vittorie (la quarta tappa della Thüringen Rundfahrt e la terza del Tour de l'Ardèche, di cui vincerà anche la generale) ed il bronzo Mondiale a cronometro che in ottica Londra 2012 - ed alla luce della vittoria nella crono iridata di Geelong 2010 - fa davvero ben sperare.

Ina-Yoko Teutenberg - 8
Alla tenera età di 37 anni la forte ciclista di Düsseldorf si ritrova a fine 2011 con in tasca una stagione non esaltantissima qualitativamente, seppur contenente ben 17 vittorie ed un bronzo ai Mondiali in linea. La prima parte di stagione pare avviarsi per il verso giusto con una vittoria di tappa al Tour of New Zealand. Al Fiandre, vinto nel 2009, conclude però solo 13esima e sino a metà aprile raccoglie soltanto un paio di vittorie (una tappa all'Energiewacht Tour e la Ronde van Gelderland). La Teutenberg torna la velocista pigliatutto nelle gare cinesi: vince infatti il Tour of Chongming Island (prima in una tappa e seconda nelle altre due) e l'omonima prova in linea di Coppa del Mondo. Al Giro del Trentino fa sua la prima tappa ed al Giro vince in quel di Forlì, imponendosi su Bronzini e Baccaille, e nella crono finale di San Francesco al Campo, dove batte Emma Johansson. Due tappe alla Thüringen Rundfahrt ed altrettante al Trophée d'Or Féminin, quindi il Toscana, dove alla cronosquadre d'apertura aggiunge le vittorie individuali di Altopascio e Campi Bisenzio, portano Ina verso un Mondiale facillimo, che potrebbe persino vincere. Non brillantissima nel finale, dà comunque tutto e forse capisce solo nella volata che il rettilineo finale e quella leggera salita le sono fatali. Un bronzo dietro a Bronzini e Vos è comunque il suo miglior risultato nella corsa iridata ed un più che ottimo viatico per puntare a chiudere col botto a Londra 2012.

Annemiek Van Vleuten - 7.5
Un 2011 pieno di luci abbaglianti, quello di Annemiek. Partendo dall'assioma che senza una Vos a fianco la Van Vleuten probabilmente non avrebbe mietuto tutti quei successi (e non parliamo del solo 2011), la vediamo già in prima linea a Cittiglio, dove coglie un bel terzo posto. Alla successiva prova di Coppa, il Giro delle Fiandre, fa ancora meglio, andando via negli ultimissimi chilometri con la Antoshina e stracciando la russa della Gauss sul rettilineo di Meerbeke. Nelle prove di Coppa è sempre in zona punti e perciò strappa e si fa strappare la maglia arcobaleno da Marianne Vos, rendendo la Coppa del Mondo un'affare privato di casa Nederland Bloeit. Dopo un Giro davvero onesto, di gregariato più che altro (ma con dei bei piazzamenti in volata, a Verona, Forlì e Piacenza), vince un po' a sorpresa la corsa in linea di Vårgårda e risale in vetta alla Coppa del Mondo, con il benestare di Marianne Vos che sul traguardo frena visibilmente per far guadagnare alla compagna più punti possibile. A Plouay, ultimo atto della challenge UCI, sembrerebbe dover cedere di nuovo alla Vos lo scettro ma proprio un gran lavoro della Campionessa olandese e la fuga a due con Evelyn Stevens la lanciano verso la sua terza vittoria in Coppa del Mondo, con il trionfo nella classifica finale. L'ex calciatrice di Wageningen conclude la stagione con un Mondiale dove ha un solo compito: lavorare da ultimo vagone del treno dell'Olanda e lanciare la Vos. Per come sono andate le cose dobbiamo dire che non lo svolge nel migliore dei modi.

Pauline Ferrand Prévot - 7.5
Il voto elevato forse stupirà ma è dato dalla combinazione tra tenera età e buonissima qualità delle prove fornite. Per quanto riguarda la strada corre poco ma molto bene, questa 19enne di Reims. Si impegna con profitto anche in MTB, nel Ciclocross e dal 2011 debutta appunto su strada, tra le élite. Prima gara a Cittiglio, corsa sempre nel gruppo delle migliori, alla fine sarà nona. Impressiona alla sua prima Freccia Vallone, dove sfrutta l'esperienza (a 19 anni!) ed il colpo di pedale da biker raccogliendo un bellissimo settimo posto. Le gare in Lussemburgo - GP Elsy Jacobs e GP Nicolas Frantz - la vedono pedalare sempre nel gruppo delle migliori. E ricordiamo che le migliori si chiamano Marianne Vos, Judith Arndt, Emma Johansson ed Annemiek Van Vleuten. Ha nel mirino le Olimpiadi di Londra di MTB, vuole arrivare ai vertici nel Ciclocross e su strada possiede amplissimi margini di miglioramento. Lo sa bene Marianne Vos che l'ha voluta con sé alla Rabobank; perché spesso la miglior alleata è la peggiore delle avversarie.

Monia Baccaille - 7
Più che le prestazioni o il numero di vittorie della velocista umbra - tre centri in stagione al Qatar, al Trofeo Vannucci ed al GP Cento - conta il ruolo fondamentale che ha avuto nella riconferma di Giorgia Bronzini come Campionessa del Mondo. Possiamo affermare senza alcun dubbio che se non ci fosse stata la Baccaille l'iride non sarebbe rimasta in casa Italia. Destinata in origine a tenere a bada Ina-Yoko Teutenberg ed il suo treno, quando capisce che quest'ultimo s'è squagliato si mette umilmente a lavorare per Giorgia. Con una mossa da pistard quale lei è la porta fuori da una situazione che si stava facendo complicata, sfiorando le transenne sulle sinistra. E lì si decide la gara, la Bronzini vince di fatto quando si ritrova pilotata davanti a tutte proprio dalla Baccaille. Questo già potrebbe essere abbastanza per l'umbra, che però durante la stagione, pur non offrendo chissà quali acuti individuali, si fa trovare quasi sempre pronta quando si parla di volate. Esperimento dopo esperimento, prova dopo prova, a settembre fornisce il suo saggio perfetto. Salvoldi, la Bronzini e l'Italia intera ringraziano sentitamente.

Valentina Scandolara - 7
Aveva lasciato la categoria Juniores con tante vittorie alle spalle e grandi speranze per il futuro. Veniva da una stagione, quella 2010, in cui era stata catapultata nel professionismo, con un impatto a suo dire «distruttivo». Passata dal Vaiano al Team Gauss, trova fiducia - ed è ricambiata - nella sua ds, Luisiana Pegoraro. Valentina va subito vicina alla vittoria, al Trofeo Vannucci (le motivazioni nella corsa di Vaiano non le saranno certo mancate), dove la Baccaille l'anticipa di neanche mezza ruota. Settima al Liberazione, coglie un'altra piazza d'onore a Cornaredo. Un buon Giro del Trentino serve a preparare il GiroDonne. Sin dalla prima tappa va in avanscoperta e conquista la maglia verde di miglior scalatrice, non senza tentare l'assolo per la vittoria qua e là. Pare finalmente divertirsi e dagli Europei di Offida si aspetta molto. Purtroppo spende altrettanto e conclude soltanto quinta. Ben altro esito ha l'Europeo su pista di Anadia, Portogallo, dove fa sua la Corsa a punti dopo aver guadagnato il giro e corso con la grinta di una vera leonessa. Conclude la stagione in crescendo. A Nove ottiene la sua prima vittoria tra le élite, battendo un'ottima Elena Cecchini e Rasa Leleivyte. Vittoria che garantirà alla Scandolara la convocazione per i Mondiali di Copenhagen. Li corre con la solita grinta, temporeggiando quando serve, scattando con la Cantele quando la corsa diventa fin troppo tattica. Ha soltanto 21 anni, il futuro dalla sua e lo scambio delle maglie con l'idolatrata amica Marianne Vos, avvenuto subito dopo la conclusione del Mondiale, potrebbe rappresentare una magnifica suggestione.

Clara Hughes - 7
Non è un nome altisonante, quello dell'atleta che pure ha vinto medaglie olimpiche sia ai Giochi estivi (ciclismo, naturalmente) che a quelli invernali (nel pattinaggio), eppure è salito agli onori delle cronache per le sue prestazioni più che positive. Già ben in vista al Tour of Gila, corsa a tappe statunitense, dove vince due tappe e la classifica generale, agli inizi di maggio la 39enne canadese si fa notare per vincere i Giochi Panamericani sia in linea che a cronometro. Si aggiudica anche la Chrono Gatineau, il Campionato Nazionale, sempre a cronometro, ed ai Mondiali fa sognare il suo Paese in entrambe le prove. Nella gara a cronometro approfitta del fatto di essere tra le ultime ad affrontare il percorso con l'asfalto asciutto, prima che su Copenhagen si riversi la tempesta, e si deve arrendere solo al dominio della Arndt e delle altre, portando a casa una comunque pregevole quinta piazza. La corsa in linea riserva altresì delle sorprese, se è vero che nell'ultimo giro va in fuga solitaria, mettendo in atto l'azione più bella dell'intero Mondiale (anche se la nostra Rossella Ratto in fuga con la tedesca Mieke Kröger ha fatto sussultare non poco). Se non fosse stato per la rincorsa del treno olandese, unito allo scatto imperioso della nostra Longo Borghini, chissà come sarebbe andata a finire per la Hughes.

Rasa Leleivyte - 7
Progressi, progressi ed ancora progressi da un anno all'altro per la 23enne di Vilnius. Dodici mesi fa era un'ottima velocista con una buona resistenza in salita, oggi ha perso alcuni chili e tiene molto bene in salita così come sprinta sempre velocissima. Per rendere l'idea, è capace di ottenere un quarto posto al Liberazione e la vittoria a Cornaredo (qui però lo sgancio di pedale di una Andruk ormai lanciata verso il trionfo è più che complice) come di tenere benissimo sui Muri Fermani e vincere la corsa. Al Giro approfitta dell'abbandono prematuro di Lizzie Armitstead per impossessarsi della maglia bianca di miglior giovane già alla terza tappa. Coinvolta in un paio di brutte cadute - a Verona e giù dal Mortirolo - che la fanno zoppicare (ma non la abbattono) per le restanti tappe, cede lo scettro del primato tra le giovani ad Elena Berlato. La ritroviamo a Plouay, dove conclude nona, ed al Giro di Toscana, dove colleziona una quaterna di piazzamenti tra le prime dieci. Il Mondiale è per velociste scaltre, Rasa interpreta la volata molto bene ed alla fin fine il suo nono posto non è poi roba da buttare.

Elisa Longo Borghini - 6.5
La ciclista ornavassese fa capire subito che le corse del Nord le piacciono eccome, andando in fuga all'esordio con gente che di cognome fa Bosman, Johansson, Blaak e Gunnewijk. Non è un colpo di fortuna, tant'è che nelle gare successive si ripete positivamente ed al Trofeo Vannucci coglie il miglior piazzamento di stagione, terza dietro a Baccaille e Scandolara. Conclude la gara del cuore, la Freccia Vallone, al 14esimo posto. Più che buono se si conta che negli ultimi chilometri si mette in testa al gruppo per chiudere su Vos e Zabelinskaya. Sul Muro di Huy aiuta la capitana Elena Berlato e successivamente corre la sua gara. Torna dall'Emakumeen Bira, la sua prima corsa a tappe, con la maglia rosa di miglior giovane ed al Giro, dove un'altra maglia rosa è inavvicinabile, offre delle prove molto buone, concludendo nella generale in 18esima posizione. Non cerca troppo il risultato, in quanto deve lavorare per le compagne, ma è spesso lì davanti a scattare, a provarci, ad animare la corsa. Fa lo stesso al Mondiale (disputa anche la prova a cronometro, lavorandoci su potrà ottenere buoni risultati) e la maglia azzurra che esce dal gruppo nelle fasi finali per recuperare su Clara Hughes è la sua. Premiata dopo una stagione importante con l'altrettanto significativo ingaggio presso la Hitec Products in cui milita la campionessa svedese Emma Johansson, negli anni a venire potrebbe essere la donna di punta dell'Italia per quanto riguarda le corse a tappe.

Alona Andruk - 6.5
La ragazza di Kiev, nelle stagioni passate più nota in gruppo per la sua ammaliante bellezza che per i brillanti risultati, nel 2011 ha innestato una marcia in più, facendo vedere che sa anche vincere, e bene. Non che negli anni scorsi qualche soddisfazione non fosse arrivata, anzi, ma in questa stagione si è avuta la sensazione di aver visto un'altra, nuova Andruk. Già alla quarta apparizione stagionale - quarta tappa del Tour of New Zealand - regola una serie di australiane in successione e dedica la vittoria all'amica di sempre, Marina Romoli. Lo spunto veloce dell'ucraina è nettamente migliorato, tant'è che rischia di vincere il Liberazione, inserendosi tra una super Bronzini ed una Baccaille che è sempre lì a sgomitare. A Cornaredo, altra gara per velociste, il treno della Diadora - Pasta Zara la pilota splendidamente sul rettilineo d'arrivo ed Alona deve solo sprintare. Forse ci mette troppo impeto, forse è soltanto sfortuna, insomma, quando l'ucraina ha già due biciclette di vantaggio sulle avversarie le si sgancia il pedale destro e la velocità di crociera scende improvvisamente. Leleivyte e Scandolara, quasi incredule, la passano. Alla Andruk resta un amarissimo terzo posto che vale una vittoria. L'Emakumeen Bira è corsa troppo ardua per la Andruk ma nella prima tappa si piazza quarta dietro a corridori con la "c" maiuscola come Vos, Teutenberg ed Armitstead. Al GP Carnevale di Cento un'altra volata ed un buon sesto posto, così come nella tappa di Altopascio al Giro di Toscana, dove si piazza dietro a Teutenberg e Bronzini. Il Mondiale, tagliato su misura per le velociste, le risulta indigesto e conclude un po' troppo nelle retrovie.

Elizabeth Armitstead - 6
La 23enne di Otley disputa una buona stagione ma se da lei ci si aspetta un fioccare di vittorie allora la chiave di lettura cambia radicalmente. Lizzie infatti mette le ruote davanti a tutte solo tre volte (nella prima tappa del Tour of Chongming Island, nell'ultima della Thüringen Rundfahrt e nel Campionato Nazionale, dove batte Nicole Cooke). Eppure è spesso lì davanti e, c'è da dirlo, la fortuna non l'assiste troppo. Al Giro, dove inizia con un bel quarto posto a Velletri e la maglia bianca di miglior giovane, cade malamente nella seconda tappa ed abbandona la corsa al terzo atto. Si riprende al Giro di Toscana, dove prepara il Mondiale collezionando molti buoni piazzamenti. A Copenhagen dovrebbe essere lanciata dalla Cooke che però fa il suo gioco. Non si capiscono, o forse si capiscono fin troppo bene, fatto sta che la Armitstead conclude con un settimo posto che le lascia qualcosa di più che l'amaro in bocca. Ci riproverà nella sua Gran Bretagna, in un appuntamento chiamato Olimpiade.

Elena Berlato - 6
Poteva essere una sorta di stagione della verità per la 23enne di Malo. Corre ad altissimi livelli da febbraio a settembre, infatti arriva a fine stagione in fuorigiri e non riesce più a gareggiare come vorrebbe. Per il resto un'annata bella ma ampiamente migliorabile. È 12esima a Cittiglio, prima delle italiane, e da buona scalatrice dà il meglio di sé alla Freccia Vallone dove, aiutata da una Longo Borghini in stato di grazia, raggiunge il quarto posto. Molta delusione per aver mancato il podio, delusione che sfumerà non appena si scorreranno i nomi che hanno preceduto la Berlato: Arndt, Johansson e Vos. All'Emakumeen Bira si fa vedere già dalla prima frazione; scatta sull'Alto de Arretxabala - un colle di terza categoria - e tutto si aspetterebbe tranne di essere ripresa da Marianne Vos. Archiviata la Spagna ed il Trentino, dove si nota più per la buona volontà che per i risultati, ecco l'appuntamento clou, il Giro. A Fermo, Grosotto, Laghi di Cancano e Ceresole Reale è a ridosso delle prime dieci e dopo il Mortirolo agguanta quella maglia bianca che nel 2009 le soffiò la Armitstead e nel 2010 fu della Vos. Non riesce a migliorare il decimo posto finale del 2010 e termina undicesima dopo l'ultima crono. L'estate non le porta grandi frutti e non trova più un buon piazzamento. La delusione maggiore di tutte è non riuscire a strappare la convocazione per i Mondiali di Copenhagen. Secondo il suo ds, Lucio Rigato, nel 2012 Elena sarà ancora più forte. Talento e voglia di migliorare non le mancano, il tempo e le giovani rampanti, italiane e non, le sono avverse.

Noemi Cantele - 5
Tenace, capace di sacrificarsi, patriottica. Soprattutto patriottica. La Cantele non corre una stagione costellata da chissà quali successi ma l'accoppiata tricolore su strada ed a crono, unita al lavoro sporco svolto a Copenhagen, la rendono degna di menzione. Al di fuori delle due vittorie alla Settimana Tricolore, solo un paio di volte la si trova nella top-5, a Valladolid e nella classifica finale della Thüringen Rundfahrt, appunto quinta in entrambe le occasioni. Aveva pur corso un buon Fiandre, terminato in nona posizione, ma il salto di qualità in campo internazionale non s'è visto granché. Piazzamenti onestissimi in molte occasioni, sia chiaro, ma da lei ci si aspetterebbe ben altro. La vorremmo veder vincere, o andarci vicino, ma la notiamo solo per il tricolore che esibisce. Dal 2012 inizierà una nuova vita sportiva, in una nuova squadra, la BePink di Walter Zini.

Tatiana Guderzo - 5
La vicentina, Campionessa del Mondo a Mendrisio 2009, corre meglio con il caldo ed infatti nella prima parte di stagione, quando si vede, timbra la sola presenza. Va fatta eccezione per la Freccia Vallone, che conclude nona, e per il Grand Prix Elsy Jacobs, chiuso in ottava posizione. Con l'arrivo della bella stagione coglie un terzo posto nella classifica generale al Giro del Trentino e si butta sull'obiettivo stagionale, il GiroDonne. Migliorare la terza posizione del 2010 è quasi un obbligo ma quest'anno c'è una Vos di troppo che con Pooley e soprattutto Arndt butta giù dal podio Tatiana. Miglior italiana della corsa, fa sperare in qualche cosa di più dopo il Mortirolo, giungendo a Grosotto alle spalle (si fa per dire, ché il distacco è di 1'13") della Vos, dopo una discesa a perdifiato. La battaglia con la Arndt per la terza posizione si fa durissima e la tedesca piazza l'affondo decisivo nella salita verso i Laghi di Cancano. Tatiana prova a ribaltare la situazione a Ceresole Reale ma la Arndt la marca stretta e non le concede un metro. Chiuso il GiroDonne in quarta posizione, Tatiana si rivede davanti al Toscana e durante i Mondiali offre tutta la sua esperienza per aiutare Giorgia Bronzini nel bis Mondiale. A livello di squadra missione compiuta.

Kirsten Wild - 5
È reduce dall'attività su pista ma da febbraio a giugno corre su strada solo tra Belgio ed Olanda (esclusa una puntatina a Valladolid per la Coppa del Mondo, da dove tornerà con un anonimo 30esimo posto). La possente velocista di Almelo coglie pochi successi e quei pochi spesso arrivano quando la concorrenza è modesta. Quando in gara si ritrova gomito a gomito con un'altra olandese minuta, quella Marianne Vos che, se giudicata dal fisichino, con le volate non avrebbe nulla a che spartire, Kirsten le busca di santa ragione nove volte su dieci. Non prende parte al Giro d'Italia, dove avrebbe potuto dire la sua negli arrivi adatti a velociste potenti come lei. Non benissimo alla Thüringen Rundfahrt ed al Trophée d'Or Féminin, usa l'Holland Ladies Tour come rampa di lancio per entrare in forma Mondiale. Nella breve corsa a tappe olandese non va oltre la seconda posizione, surclassata nuovamente dalla Vos, mentre al Mondiale viene quasi sprecata. Una velocista - nonché pistard - come la Wild avrebbe dovuto svolgere il ruolo di ultimo vagone del treno olandese per portare la Vos alla vittoria, ruolo che, svolto dalla Van Vleuten, non ha dato i suoi frutti. Kirsten Wild è l'emblema di una squadra, la AA Drink - Leontien.nl (voto 4), che avrebbe enormi potenzialità ma che ottiene meno di quanto potrebbe. Alla fine della stagione le vittorie in saccoccia saranno soltanto quattro. Una con la Wild, un'altra con Trixi Worrack (vince a Capannori, Giro di Toscana, dopo una cavalcata solitaria, ma è troppo poco per un'atleta della sua caratura, voto 3.5) e due con la promettente Chantal Blaak (con il passare delle stagioni la talentuosa ragazza di Rotterdam si sta rivelando più bella che utile, anche per lei il voto è 3.5). Fortuna che nel 2012 arriverà la Pooley.

Nicole Cooke - 4.5
Va detto, questa è una delle peggiori stagioni disputate dalla gallese di Swansea. D'accordo, le primavere passano anche per Nicole, ma sta di fatto che la Campionessa Olimpica (l'estate prossima rimetterà in palio la medaglia d'oro vinta a Beijing) non si vede sino al GiroDonne, tappa di Verona, vinta di carattere e di prepotenza. Lì si rivede la vera Cooke, che va prima in fuga, quindi riacciuffa la Düster, scappata in cerca di gloria, e se ne va tutta sola sino al traguardo, resistendo al ritorno del gruppo e ad un impegnativo tratto di pavé nel finale. Prima di questa bell'azione praticamente il vuoto (se si fa eccezione per il quinto posto nell'amata Freccia Vallone ed il sesto all'Elsy Jacobs), successivamente un altro buco di prestazioni e risultati. Nicole prepara il Mondiale, vuol riscattare quanto lasciato sulle strade di Geelong nel 2010 dopo la fuga con la Arndt non arrivata per tanto così. Peccato che venga meno ai patti di squadra nella Nazionale. Dovrebbe tirare la volata alla Armitstead e invece disputa il suo sprint (una ripicca per aver perso il Campionato Nazionale proprio per mano della Armitstead?), per le ire di Lizzie che, oltre a non potersi giocare tutte le sue chances, vede Nicole arrivare soltanto ai piedi del podio.

Eleonora Patuzzo - 4
Dov'è finita la Campionessa del Mondo tra le Juniores di Aguscalientes 2007? O anche solo l'istintiva ragazza che brindava al primo successo tra le élite in quel di Cles, sotto la pioggia battende, facendo fuori la concorrenza di Claudia Häusler e Judith Arndt? In Diadora, al contrario dell'anno scorso, non trova il giusto equilibrio. Deve lavorare da gregaria, tirare per successi che non arrivano (ma questo è un altro discorso), logico che non sia spessissimo nelle parti alte delle classifiche. Diversa era la "Patu" versione 2010, vittoriosa a Cles, appunto, ma anche con un'ottima gamba dopo l'Emakumeen Bira, per dire. Dov'è finita quell'Eleonora Patuzzo? È andata a ritrovarsi alla BePink di Walter Zini ed ha lasciato scritto "torno subito".

Jeroen Blijlevens - 9
Facile stare ai vertici quando in squadra si hanno Vos, Van Vleuten e Gunnewijk, per fare tre nomi. No, non è facile per nulla, anzi, se possibile è più difficile del solito. Perché se è vero che, con un fenomeno come la Vos, la vittoria può arrivare da un momento all'altro, bisogna altrettando dire che è fondamentale saper gestire il gruppo, accontentare tutte le atlete, coinvolgere ogni singolo elemento della squadra. E se la Nederland Bloeit si è rivelata la miglior squadra in tutte le classifiche è dovuto sì a Vos e Van Vleuten ma soprattutto a chi ha saputo orchestrare ogni singola gara, al regista della scena. Ciak, si vince! Ecco Jeroen Blijlevens, lo Special One del ciclismo femminile.

Luisiana Pegoraro - 7.5
La miglior ds italiana sa trarre il massimo dalle atlete che le vengono messe a disposizione. L'Antoshina (7) le fa sfiorare un Fiandre, Ferrier-Bruneau (6.5) e Martisova (6) sono delle garanzie su cui poggiare le basi per avviare la crescita delle più giovani approdate in casa Gauss. La "Pego", com'è nota tra le sue allieve, si conferma ottima maestra di ciclismo e di vita. Sblocca una Kapusta (voto 6.5 per la perseveranza) che sfiora la maglia rosa al GiroDonne e comunque offre finalmente prove più che soddisfacenti. Lavora la giovanissima Zorzi, una classe '92 che saprà farsi valere, e forgia il carattere di una Scandolara che ha bisogno di certezze ed insegnamenti. Alla fine Luisiana riporterà alla vittoria la talentuosa veronese, consegnadole la sicurezza smarrita. E forse questo è il successo più grande del Sergente - nemmeno poi troppo di ferro - Pegoraro nel 2011.

HTC - Highroad - 9
Il concetto di squadrone si concretizza nella formazione di Bob Stapleton, fortissima su tutti i terreni, pressoché imbattibile nelle cronosquadre. Arndt e Teutenberg ne sono le punte di diamante, ma le giovani Fahlin (spesso davanti, vince quattro tappe al Tour de l'Ardèche, voto 7) e Hosking (6) non sono da sottovalutare. Visser (cattivissima in volata, porta a casa l'Energiewacht Tour e lo Sparkassen Giro oltre a vari piazzamenti, voto 6.5) e Van Dijk (affidabile sul passo, voto 7) portano a casa l'una le volate, l'altra le cronometro. E le americane Neben (7) e Stevens (quasi mai nel vivo, voto 5.5), non senza scordare la veloce ed arguta tedesca Charlotte Becker (ottimo diversivo, voto 6.5), rendono grande questa squadra. Non fosse per la Nederland Bloeit trascinata dalla solita Vos, sarebbe l'HTC - Highroad la miglior formazione secondo il ranking UCI. A fine anno Stapleton non trova un main sponsor che sostituisca HTC e così la squadra maschile chiude. Sgomento nel mondo del ciclismo. Le 49 vittorie dell'HTC ed i suoi 102 podii nella sola passata stagione portano la stessa struttura (il team manager non sarà più Stapleton ma Ronny Lauke, già in HTC, che assolverà anche il ruolo del ds) a confluire nel 2012 nella Specialized - Lululemon, pochi rinforzi ma continuità. Perché squadra che vince non si chiude.

MCipollini - Giambenini - 4.5
Il solo fatto di avere nel proprio roster tre iridate ed una Campionessa Olimpica (Bastianelli, Guderzo e Cooke) nonché di aver integrato a giugno una fuoriclasse sopraffina del calibro di Fabiana Luperini, tornata all'agonismo dopo un anno e poco più speso nelle Granfondo, poneva questa formazione ai vertici del ciclismo femminile. Guderzo e Luperini per le corse a tappe, Cooke per le Classiche, Callovi per animare le acque e Baccaille come animale da volata rendevano la MCipollini - Giambenini una formazione completa. Ne avessero centrata una! Tre sole vittorie: la terza tappa del Qatar ed il GP Carnevale di Cento con Monia Baccaille, la quinta frazione del Giro a Verona, con un assolo di Nicole Cooke. Ecco tutto. La Guderzo fa quel che può al Giro, spalleggiata poco e male da una Luperini (5) la cui forma migliore è ben lontana, mentre la Cooke nelle Classiche si nota solo al foglio firma. Sfortunati ad avere una Callovi al proprio arco e non poterla lanciare ma doverla lasciare ai box, mentre Marta Bastianelli (un 4 va a premiarne la costanza) si conferma impalpabile, lontana parente della Campionessa del Mondo di Stoccarda 2007. Nel 2012 l'arrivo di Luisiana Pegoraro in ammiraglia e qualche colpo di mercato ben assestato potranno cambiare il volto di questa squadra?

Diadora - Pasta Zara - 3
Che squadrone! Questo devono aver pensato coloro che ad inizio stagione scorrevano il roster della squadra imbastita da Maurizio Fabretto. Manel Lacambra, vincitore degli ultimi due Giri con Häusler ed Abbott, in ammiraglia con l'esperta Diana Ziliute. Le stesse Häusler ed Abbott come punte per le corse a tappe, Olds ed Andruk da buttare nelle volate, Zabelinskaya (6) che ci mette l'esperienza ed Eleonora Patuzzo che porta la sua freschezza, senza dimenticare il prezioso lavoro delle gregarie, una su tutte l'infaticabile Inga Cilvinaite (sempre in prima linea, voto 6.5). Imbarazzanti, non si sa per quale motivo, ma risultano spesso imbarazzanti. Un potenziale squadrone che ottiene solo due vittorie nell'arco della stagione. Con la Andruk in Nuova Zelanda, a fine febbraio, e con Shelley Olds (5.5, si perde dopo meno di metà stagione) che vince la volata al Costa Etrusca, in data 20 marzo. Da lì a fine stagione mai più una vittoria, i malumori che già al Giro si notano a fior di pelle, la sfortuna che colpisce la Abbott e l'involuzione di cui è vittima un'irriconoscibile - almeno rispetto al 2009 - Claudia Häusler (la bavarese, nonostante un minimo colpo di coda di fine stagione, non evita un bel 5). Mai nel vivo, mai al centro dell'azione, mai al posto giusto nel momento giusto. Per il 2012 si smantella quasi tutto l'impianto e si riparte da Giorgia Bronzini, pare che sia una garanzia.

Rossella Callovi - n.g.
Se dovessimo giudicare la sola prima parte di stagione di questa ventenne trentina il voto sarebbe davvero molto alto. Parte bene già dal Qatar, con un settimo posto alla prima tappa. All'esordio in Italia chiude sesta al Costa Etrusca, quindi una serie di buone prestazioni che culminano con il secondo posto nel GP Ciudad de Valladolid, alle spalle della Vos. Subito sesta e miglior italiana al Giro, abbandona la maglia azzurra e la corsa già alla seconda tappa. L'Europeo di Offida, su cui Rossella puntava molto, finisce soltanto con un decimo posto. Di lì in avanti la fortuna non l'assiste neanche per sbaglio, la salute men che meno e così si spiegano i tanti piazzamenti incolori. È una classe '91, tempo per recuperare ne ha e la Diadora punterà molto su di lei già dal 2012. Resta insoluto, insieme al giudizio (che sarebbe a metà), un enorme dubbio: se una Callovi in salute precaria ha corso così bene da sfiorare la vittoria a Valladolid, cos'avrebbe potuto ottenere se fosse stata in condizioni ottimali? E fin dove saprà arrivare in futuro?

Mara Abbott - 2
Nell'arco di meno di dodici mesi il tracollo. I numeri parlano chiaro per la simpatica scalatrice che viene dal Colorado. Nel 2010 dieci vittorie, tra cui due tappe e la classifica finale al Giro, una frazione all'Aude ed il Campionato Nazionale. Nel 2011 una sola vittoria, peraltro ottenuta al Tour of Gila, termometro di forma non troppo attendibile. Nel 2010 troviamo 37 giorni di corsa (comunque pochini), lotte sulle strade dell'Aude e del Giro contro la scatenata Emma Pooley, messa K.O. in Italia ma solamente stordita nella corsa francese. Nel 2011 soli 18 giorni di competizioni, una tappa vinta, ancora al Tour of Gila, davanti a Flavia Oliveira ed a Clara Hughes, le prestazioni al Giro inficiate sì da una bruttissima caduta occorsale ad inizio giugno ma sia ben chiaro che i sentori prima dell'incidente non erano dei più positivi. La Abbott è la scalatrice per eccellenza. Al Giro, anche solo al 50% della forma, non appena la strada sale la si vede davanti a tutte. Ci prova, scatta, però non fa il vuoto come accadde nel 2010 a Livigno e sullo Stelvio. Conclude la corsa rosa con un decimo posto, a più di un quarto d'ora dalla Vos, che scalatrice pura non è. Purtroppo con il Giro si chiude anche la stagione 2011 della ragazza di Boulder e forse addirittura la carriera. Giudizio crudele e con troppi "se" per lei. Ad esempio: se avesse corso di più nell'arco dell'anno avrebbe trovato una forma tale da competere con le più forti? Se non fosse caduta un mese prima del Giro l'avrebbe interpretato nel ruolo dell'attrice protagonista? Entrambe le domande sottendono una risposta positiva. Infine, se tornasse sui suoi passi e decidesse di non appendere la bici al chiodo le avversarie dovrebbero penare per batterla e ci farebbe ancora divertire. E qui il punto interrogativo proprio non è necessario.

Francesco Sulas

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