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Giro di Lombardia 2011: E Zaugg fece le scarpe a tutti - Sorpresa a Lecco. Nibali protagonista sul Ghisallo, Gilbert male

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Oliver Zaugg nel momento dello scatto decisivo sulla salita di Villa Vergano © Bettiniphoto

Una stagione, quella del 2012, vissuta - a parte i successi di Gilbert - sul filo conduttore di vittorie sorprendenti in corse monumento. Se a Sanremo aveva trionfato Matthew Goss, se nel Fiandre si era imposto Nick Nuyens, se alla Roubaix era stata la volta del giorno perfetto di Johan Vansummeren, a Lecco, sede d'arrivo del Giro di Lombardia (o "Il Lombardia", come si chiama ufficialmente - brr - ora), ha esultato Oliver Zaugg. Il nome che non ti aspetti, quello di un outsider che approfitta di un finale di stagione in cui le energie in generale sono al lumicino, e da cui mancano diversi big già in vacanza (Evans tra gli altri).

È stata la nuova salita di Villa Vergano a mettere le ali alle ruote di Zaugg, lanciatosi proprio lì; ma è stata l'azione coraggiosissima di Vincenzo Nibali sul Ghisallo a dare un'impronta forte alla corsa, facendo presagire un'impresa clamorosa che poi non c'è stata, e aprendo il campo alle immancabili polemiche del dopogara (doveva attaccare, come ha fatto? Doveva aspettare?).

La fuga del mattino, la Liquigas sulla Valcava
La giornata è fresca ma bella, si inizia forte e solo dopo 43 chilometri parte un attacco di sei uomini: Corioni (Acqua&Sapone), Bertazzo (Androni), Arashiro (Europcar), Pasqualon (Colnago), il redivivo Astarloza (Euskaltel) e proprio il vincitore della Roubaix, nonché iniziatore dell'azione, Vansummeren (Garmin). All'approccio della Valcava, dopo una settantina di km, i fuggitivi hanno oltre 8' sul gruppo, un vantaggio che diminuisce rapidamente allorquando sulla stessa Valcava la Liquigas decide di fare sul serio: in cima alla salita-novità di questo Lombardia non rimane che un minuto e mezzo tra gli attaccanti e il plotone (che ha perso qualche pezzo, tra gli altri Filippo Pozzato).

Ma una volta superata la prima asperità di giornata, dopo 80 km di gara, gli inseguitori rallentano visibilmente e i sei fuggitivi riprendono quota: al km 108 i minuti sono di nuovo 6, il successivo Colle Brianza è superato abbastanza di slancio, ma è sulla Colma di Sormano (tra il km 150 e il 160, sui 241 totali) che l'azione dei battistrada si arena definitivamente: il gruppo, tirato ora dalla BMC (che lavora per Van Avermaet o per... Gilbert?), riprende dapprima Bertazzo (primo a staccarsi dai sei), poi pure Corioni e Pasqualon; ma anche i più resistenti Vansummeren e Astarloza (a cui Arashiro resta attaccato con lo sputo) non hanno grande agio: allo scollinamento il vantaggio del terzetto è di appena un minuto su un gruppo da cui anche Voeckler e Cobo malinconicamente si staccano (imitati da Ballan, che però ha lavorato tanto sulla salita), e in cui la Leopard inizia a farsi vedere davanti.

Paolini rompe l'equilibrio giù dalla Colma
In discesa si iniziano a vedere dei movimenti in chiave successo finale. È Luca Paolini a tentare una sortita, avvantaggiandosi (con Lastras a ruota) di qualche metro sulla testa del plotone, mentre Bauke Mollema, uno dei favoriti di giornata, incappa in una fastidiosa foratura. L'azione di Paolini un doppio effetto ce l'ha: da una parte viene praticamente annullato il distacco dai primi; dall'altra, il gruppo si fraziona, e tra quelli nelle prime posizioni ci sono Gilbert, Nibali, Santambrogio, Fuglsang e l'ottimo Pasqualon, rifattosi sotto.

Ma a oltre 60 km dal traguardo (e perdipiù con un Gilbert nel drappello) è difficile trovare un accordo perfetto per i 10 battistrada, sicché l'andatura resta non eccelsa, e da dietro ci sono dei rientri: Visconti, Mori, Le Mével e Niermann sono i primi ad agganciarsi, a poca distanza restano un'altra trentina di uomini (con Grivko che prova a rientrare da solo), mentre Basso è ancora più indietro, a oltre 1' dai primi.

Ma se davanti non c'è troppo accordo, dietro non ci son troppe gambe: sicché il prevedibile (in condizioni normali) ricongiungimento non avviene, mentre quel che avviene è che Gilbert e Fuglsang, probabilmente i più forti del drappello di testa, si stufano dell'attendismo e attaccano in coppia ancor prima del Ghisallo. Si occupa Nibali di ricucire, riformando il gruppetto (senza più Arashiro) proprio in abbrivio di Ghisallo. E la cosa non è casuale, visto che proprio Nibali scatta subito, sulle prime rampe della salita, e lo fa in maniera ben convinta, tanto che al suo immediato inseguimento non restano che Gilbert, Fuglsang e un grande Paolini.

Sul Ghisallo spicca il volo Nibali
Ma sul Ghisallo le posizioni si ricompongono, e oltre ai tre appena citati anche Santambrogio e Le Mével si uniscono al gruppetto, mentre Euskaltel e Lampre tirano il gruppo cercando di tenere il distacco entro limiti ancora accettabili. A 53 km dal traguardo, e 7 dalla vetta, Nibali attacca ancora una volta, e il suo affondo fa male a Paolini e Santambrogio (che già soffrivano in precedenza), ma anche a Le Mével, anche a Gilbert e Fuglsang: il messinese si invola da solo, la coppia belga-danese lo tiene d'occhio sempre più da lontano, e da dietro riemerge dopo un parziale appannamento Visconti, bravo a riprendere Paolini e Le Mével (Santambrogio resta più indietro) e a rilanciare l'andatura; ancor più bravo Pozzovivo, che uscito dal gruppo rientra alla grande e guida la caccia del quartetto all'accoppiata Gilbert-Fuglsang.

Quando Pozzovivo, Visconti e Le Mével (non Paolini, che a questo punto soffre troppo e molla) si riportano su Philippe e Jakob, Nibali ha oltre 30" di vantaggio e accarezza il sogno di poter gestire al meglio questa situazione: e non ha torto, Vincenzino, a 50 km dalla conclusione del Lombardia i secondi tra lui e gli altri sono più di 40, mentre tra il gruppetto Gilbert e i resti del plotone ci sono 15".

L'ascesa di Nibali è a dir poco entusiasmante: secondo dopo secondo, il corridore della Liquigas arriva ad avere allo scollinamento la bellezza di 1'25" sugli inseguitori, ma la situazione alle sue spalle è in piena evoluzione: il quintetto con Gilbert e Visconti viene infatti ripreso in cima dal resto del gruppo (una quarantina di unità), e questo è un evento che rema contro il battistrada, visto che le squadre più forti (o meglio, quelle con maggiori energie residue) possono organizzarsi: la Sky (che ha Urán e Lövkvist in ballo) accenna qualcosa, ma anche in discesa (benché la picchiata verso Onno non sia certo tecnica) Nibali continua magnificamente a guadagnare: a 40 km dalla fine il siciliano ha 1'36", ma non si ferma, non si ferma e spinge con tutto quello che ha, e il segnale del GPS è musica per gli occhi degli appassionati italiani, fino a che non segna 1'44" di vantaggio, ai 38 km.

La Sky in caccia, fine dei sogni per Vincenzo
È un margine di tutto rispetto da amministrare nei 20 km di piattone fino alla salita di Villa Vergano, ma ci vorrebbe un Vincenzo stratosferico per condurre in porto l'impresa. Da dietro si organizzano finalmente, è ancora la BMC a dare una registrata al tutto, e il gruppo torna a recuperare. Ma Nibali si gestisce, evita di svenarsi in discesa (negli stessi istanti invece Paolini propone un altro allungo sul plotone), sicché dopo la fine della medesima, il margine dell'attaccante solitario gravita ancora intorno al minuto e mezzo: si può fare, ci si deve credere.

E invece il temuto piattone pre-Villa Vergano produce effetti abbastanza preventivabili: l'azione di Nibali si fa meno fluida, al contrario la Sky si ricompatta dietro a Michael Rogers e lima tanto. Ai 20 km, quando in gruppo anche la Katusha fa capolino nelle posizioni di testa, il vantaggio di Vincenzo crolla: non rimane che mezzo minuto allo Squalo dello Stretto (in crisi di fame?), e nel giro di altri 4 km l'azione più bella, immaginifica della giornata, viene azzerata. 16 km alla conclusione, gruppo nuovamente compatto, forte di 40 corridori o poco più.

Villa Vergano e la sorpresa Zaugg
Con la Katusha (Caruso e Paolini) in testa, si approccia l'ultima scalata di giornata, quella a Villa Vergano, strappo breve (non più di 4 km) e durissimo come una côte ardennese. Nibali, dopo tanto spendere, si stacca e chiude così la sua stagione senza vittorie. Agli 11 km anche un altro protagonista atteso ma mai visto, Samuel Sánchez, perde contatto: per lui è troppo pesante il ritmo imposto da Lövkvist, che ha Dan Martin e Van Avermaet alle spalle. Cunego, tre volte vincitore di questa corsa, già in panne sul Ghisallo, si stacca a sua volta senza aver lasciato alcuna traccia di sé oggi.

Ai 10 km si svolta a sinistra per il cosiddetto "Muro dell'Alpino", parte più dura della salita, ed è Basso, con Pozzovivo a ruota, a fare l'andatura: le pendenze sono ardue, e la selezione viene naturale, restano in una decina e tra di loro è lo svizzero Zaugg a scattare. Pozzovivo reagisce con Martin, mentre a Gilbert, Van Avermaet e Visconti si spegne la luce. Basso resta con Niemiec, e da dietro sale fortissimo Joaquim Rodríguez. Zaugg scollina con 15" su Pozzovivo, Martin e il sopraggiunto JRO, poco dietro ci sono Basso e Niemiec che rientrano rapidamente in discesa sul terzetto avanti a loro. Ancora più indietro Gilbert è con Visconti, Betancur e Chiarini.

Ma Zaugg tiene benissimo, il margine è di tutto rispetto, e il corridore della Leopard guadagna ancora qualcosina, se è vero che ai 3 km sono 20 i secondi di vantaggio per lui. Ma i 3000 metri finali paiono interminabili per Oliver: da dietro lo vedono, e forzano, riportano il gap a 15", lo svizzero si volta e si rivolta, al triangolo rosso dell'ultimo chilometro ha ancora 12", ma gli bastano, eccome se gli bastano: curva, controcurva, Zaugg riesce a nascondersi alla vista di chi gli dà la caccia, e allora gode Zaugg, prima vittoria dopo 8 anni di professionismo, e arriva proprio in una delle corse più belle del calendario.

Per la Leopard chiusura (in tutti i sensi) col botto, per l'Italia terzo anno completato senza vittorie all'attivo nelle classiche: il primo dei nostri, dietro anche a Martin e JRO, è Basso quarto, Niemiec precede Pozzovivo al quinto posto, mentre Visconti batte Gilbert, Betancur e Chiarini nella volata per il settimo posto. Il Lombardia chiude la stagione, ed è (per ora, almeno) un'ultima volta: dal prossimo anno la Classica delle foglie morte sarà anticipata, poi si andrà a finire in gloria (in gloria?) nello smog pechinese. Magie del World Tour, ma questa è un'altra storia.

Marco Grassi

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