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Vuelta a España 2011: Tattica e gambe, Bennati risorge - Sei italiani in top10, Cobo vicino alla meta

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Daniele Bennati batte Enrico Gasparotto e alza le braccia al cielo di Vitoria © www.leopardtrek.luTanto l'ha cercata che alla fine l'ha trovata: Daniele Bennati e la vittoria, quella che lo rilancia agli occhi dei tifosi azzurri (se non a quelli del ct Bettini, che in lui ha sempre ostentato una certa fiducia), quella che gli ridà morale dopo la consueta sfilza di sfortune che ne hanno caratterizzato la stagione, tra un infortunio e un incidente di percorso (l'ultimo della serie, pochi giorni fa ad Haro, col suo apripista Wagner che sbaglia strada a 300 metri dall'arrivo...). Quella che lo fa sentire decisamente in parte nel ruolo di capitano della Nazionale in vista del Mondiale di Copenhagen. Quella ottenuta al termine di una giornata tatticamente perfetta, come vedremo, una giornata che ci dice che Bennati vuole fortemente essere all'altezza delle speranze che molti appassionati italiani riporranno in lui tra due settimane; perché se questa voglia non ci fosse, magari Daniele avrebbe aspettato ancora domani per avere una chance di volata; e invece l'aretino se l'è costruita oggi, bravo lui e brava la Leopard che l'ha supportato, in un progetto vincente che ha alla fine arriso agli audaci.

Il tutto, in una giornata di gioia per l'Italia, che piazza 6 uomini in top ten, e in una tappa che entra di diritto nella classifica di quelle peggio disegnate della storia dei GT, con l'ultima vera salita della Vuelta posta a 47 km dal traguardo di Vitoria.

Una tappa che parte con una maxifuga di 27 uomini, fuoriusciti al km 27 (quando si dice la coerenza!), e che qui elenchiamo: Caruso, Roche, Mondory, Toribio, Van Avermaet, Isasi, Txurruka, Howard, Paolini, Karpets, Vorganov, Marzano, Mori, Righi, Bennati, Lastras, Bakelandts, Van de Walle, Kiserlovski, Cataldo, Barredo, Kruijswijk, Marycz, Nuyens, De Kort, Le Mével e Carrara. Tra di loro, Roche è il più vicino (si fa per dire) in classifica, 16esimo a 10'31" da Cobo; in diversi, ruote veloci tra quelle rimaste in gruppo, si avvantaggiano col pensiero a un possibile sprint conclusivo, una volta che la fuga dovesse essere annullata nel finale (si tratta di Bennati, come detto, e di Paolini, Van Avermaet, anche Nuyens se vogliamo); un paio, Isasi e Txurruka, sono lì per amor di patria (basca). E gli altri cercano semplicemente un posto al sole: tra di essi, Dario Cataldo è il primo a finire invece nell'ombra, staccandosi al km 45.

Gli altri procedono fino a un vantaggio massimo di 4'10" (raggiunto al km 76), tra uno sprint intermedio (che si aggiudica Roche) e un Gpm (tre, nell'ordine uno di 2a, uno di 1a e uno di 3a categoria, tutti e tre conquistati da Manuele Mori), poi la RadioShack si mette a lavorare molto e il distacco diminuisce. E scendendo scendendo, arriva a un minutino ai piedi della Subida a Urkiola (la chiamiamo come tutti la conoscono), ovvero l'ultima scalata di cui parlavamo sopra.

Sulla salita Barredo va all'attacco ai -53 km, sollecitando la risposta di Kiserlovski, Txurruka, Caruso, Le Mével e poi anche Roche e Kruijswijk, che formano un gruppetto alle spalle del corridore della Rabobank; Carlos scollina in testa e mette mezzo minuto abbondante tra sé e i primi inseguitori, mentre il gruppo recupera quasi tutti i fuggitivi della prima ora. Ciò non sconvolge il battistrada, che arriva ad avere nuovamente un minuto e mezzo di margine sul plotone (abbastanza selezionato), e ovviamente inizia a crederci.

Il problema per lui è che il piano di avanscoperta fuggitiv-velocistico attuato da Bennati riesce perfettamente: mentre altri sprinter si staccano inevitabilmente, lui viene ripreso dal plotone a Urkiola, e a quel punto trova la Leopard che, appena si ricompattata un po', è pronta a mettersi pancia a terra per inseguire e riprendere prima i corridori inframezzati, e poi, in un secondo momento, anche il fuggitivo.

Coi Leopard ben lanciati, accade però nel frattempo una cosa bizzarra: è successo che l'organizzazione ha deciso (a tappa già iniziata) di spostare il secondo traguardo volante da Elorrio (ai -66) ad un punto imprecisato della deserta strada provinciale dalle parti di Vitoria (ai -16). I corridori, avvisati di questa modifica via radio strada facendo, non hanno quindi ben chiaro il posizionamento di questo traguardo intermedio con abbuoni. E succede quindi che Chris Froome, teso come una corda di violino, veda all'orizzonte uno striscione, pensi tra sé e sé «ci siamo!» e parta a tutta forza per sprintare. Con Cobo come al solito appiccicato al mozzo, ma si sa, alle volte quei 2" in più o in meno valgono più per il morale che per altro.

Froome sprinta e lo fa bene, si tiene l'uomo in rojo alle spalle, passa per primo (in totale secondo dopo Barredo), ma... quello striscione era quello dei 20 km al traguardo! Tutto inutile quindi, e nessuna reazione da parte dell'anglo-keniano quando, in contropiede sullo slancio di questa stramba volata, parte Sastre (compagno di Cobo), con l'intento probabilmente di assicurarsi il secondo posto al vero traguardo volante, 3 km più avanti. E infatti il vincitore del Tour 2008 riesce nel suo intento (invece il terzo posto se lo aggiudica Wiggins...), non solo, riesce pure a rientrare da solo su Barredo (ai 15 km), e a dare un buon contributo all'azione d'attacco.

Infatti il margine (che è sceso nel frattempo a poco più di 20" sul gruppo), raddoppia in un lampo, prima che l'Astana dia un cambio alla Leopard contribuendo così a ridar vigore all'inseguimento. A 7.5 km dal traguardo Sastre, mai vincitore di tappa alla Vuelta, tenta la soluzione personale e molla un esausto Barredo al suo destino (ovvero quello di essere ripreso da lì a 500 metri dal gruppo in fila indiana). All'esperto Carlos non rimane che tentare l'ardua impresa di conservare, gestire, amministrare quel poco vantaggio rimastogli; ma appunto l'impresa è ardua, e nel nostro caso destinata a non aver successo: ai 2.5 km Sastre è ripreso, e la volata quasi lanciata.

La Leopard è sempre padrona della situazione, anche se l'Astana (per Gasparotto) prova a mettersi di mezzo, con la Liquigas (per Caruso) un po' più indietro; e non è un caso che sul rettilineo finale le posizioni rispecchino fedelmente questo schieramento in campo: ai 200 metri abbondanti Bennati, marcato stretto da Gasparotto, anticipa e lancia la volata cambiando repentinamente lato della strada. Colto di sorpresa, Gaspa perde una bicicletta, e non saprà più rimontare, mentre da dietro Caruso rinviene bene per il terzo posto, davanti a Vanmarcke e De Kort. L'Italia, in un giorno di improvvisa gloria, ne piazza altri 3 nei 10: Manuele Mori è sesto, Davide Malacarne settimo, Eros Capecchi decimo.

Le classifiche: cristallizzato il vantaggio di Cobo su Froome (sempre i soliti 13"), Wiggins fa un passettino fino agli 1'39", per il resto tutto invariato nella generale. Notevolissima invece la situazione della classifica a punti, con Mollema e Rodríguez appaiati a 115, ma con quest'ultimo favorito dal maggior numero di vittorie conseguite, e quindi confermato in maglia verde (malgrado chiuda la tappa all'11esimo posto contro il nono di Bauke, che così recupera 2 punti), per una lotta di cui solo domani conosceremo l'esito. Tutto il contrario invece per la maglia a pois: esauriti oggi i Gpm della Vuelta, Moncoutié può già festeggiare per il quarto successo consecutivo nella relativa classifica. Conti e conticini in coda a una Vuelta che domani avrà la sua meritata (per due terzi) passerella a Madrid.

Marco Grassi

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