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Vuelta a España 2011: Froome-Cobo, duello al sole - Chris vince in un entusiasmante testa a testa, Juanjo resiste

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Chris Froome, vincitore a Peña Cabarga dopo uno splendido duello con Cobo © Bettiniphoto

Due chilometri di spettacolo assoluto che rimarranno nella memoria di molti, due chilometri in cui il testa a testa tra Juanjo Cobo e Chris Froome ha finalmente infiammato una corsa che troppo spesso è stata sonnacchiosa o comunque non così battagliata. Invece a Peña Cabarga la Vuelta 2011 trova una ragion d'essere, in quei due chilometri di attacchi e contrattacchi, sorpassi e controsorpassi sino all'ultima curva, tra i due protagonisti che, a questo punto, con gran merito son rimasti (solo loro) a giocarsi il successo finale. Un successo che non è ancora per niente garantito per Cobo, soprattutto se il Froome che abbiamo visto oggi, con quella grinta, quella voglia di spaccare il mondo e di non cedere mai, saprà riproporsi nelle prossime tappe.

Quella di Peña Cabarga è comunque l'ultima frazione in cui si è certi di poter fare la differenza, e allora la partenza è lanciatissima; i tentativi di fuga si susseguono, ma nessuno trova spazio. Addirittura un gruppo di oltre 20 unità, emerso al km 40 e comprendente anche gli italiani Montaguti, Santambrogio, Marangoni, Mori e Viganò, non riesce a mettere insieme nemmeno 2' di vantaggio, resta allo scoperto per una sessantina di chilometri (giusto per dare il modo a Montaguti di transitare in testa al Gpm di 3a categoria di Portillo de Bustos), dopodiché viene ripreso dal gruppo tirato dalla Vacansoleil e poi dalla Katusha.

In pianura, mentre tirano i compagni di Rodríguez e Moreno, il plotone si fraziona e Poels è tra quelli che perdono terreno (ma poi rientra aiutato dagli altri Vacansoleil). Riparte allora un'altra fuga, al km 119, con Kaisen, Van Avermaet, Bonnafond, Fröhlinger, Petrov e Chavanel; ma anche quest'azione non resterà negli annali, il vantaggio massimo è di 2'50" (toccato al km 131 sui 211 totali), e poi rivediamo il film precedente, con Katusha e Vacansoleil a lavorare per ridurre il gap. Tanto che Kaisen, annusata l'aria, tenta la carta solitaria e se ne va da solo al km 144.

Chavanel a quel punto si deprime e si stacca, facendosi riprendere dal gruppo, mentre gli altri fuggitivi riescono a riportarsi sul belga in testa dopo appena 6 km di sortita di quest'ultimo. A quel punto inizia il Portillo de Lunada, seconda salita di giornata (2a categoria, vetta al km 162), e dal plotone (che ormai è a poche decine di secondi dagli attaccanti) scatta forte Bruseghin con Mathias Fränk e, successivamente anche col sopraggiunto Moncoutié. A tre km dalla vetta il terzetto si porta sui primi (solo mezzo minuto il margine sul gruppo a quel punto tirato dalla Geox della maglia rossa Cobo). In cima Bonnafond, compagno di squadra di Montaguti, scatta per togliere a Moncoutié i punti per il primo posto (ma ormai il francese ha la maglia a pois quasi in cassaforte). Ma è il gran lavoro di Bruseghin sulla salita a restare impresso, tantopiù che nel corso della tappa la Movistar fa i conti con i ritiri di López García, Konovalovas e Pardilla, tutti alle prese con problemi intestinali.

Sulla discesa il gruppo, sempre tirato per il collo da Vacansoleil e Katusha, si spezza ancora una volta, e la prima parte del plotone riprende gli attaccanti. Dani Moreno dà il la a un attacco, ma sono Lastras e Kashechkin ad avvantaggiarsi lungo la picchiata. Nulla di fatto, comunque, perché la Geox annulla il tentativo a 29 km dal traguardo. Dalla cinquantina di atleti che compongono il drappellone di testa, ai 16 km prova ad evadere ancora Van Avermaet, ma la sua sortita finisce presto.

Si arriva ai piedi della salita finale con la Geox in controllo e la Sky che guadagna posizioni. Kruijswijk propone un primo allungo, ma poi ai 5 km si muove Txurruka e in contropiede è Daniel Martin ad andarsene. Sörensen tenta di inseguire l'irlandese, mentre il gruppo dei migliori continua ad assottigliarsi sul ritmo imposto da Menchov. Ai 4 km ancora una volta Bruseghin emerge prepotentemente, supera Sörensen e va a chiudere i 10" di vantaggio che Martin ha messo insieme nel frattempo. Ma il gruppo è ancora e sempre vicino, e allora Marzio si mette davanti a un Martin attaccato coi denti e dà fondo alle sue energie.

In tal modo, il veneto ottiene di portare il margine sugli inseguitori a 14" al passaggio sotto lo striscione dei 3 km all'arrivo, con Van den Broeck a tirare gli altri. Sörensen dal canto suo non si arrende, e ai 2800 metri rientra sulla coppia di testa, poco prima che VdB tenti di mettere a frutto la precedente trenata con uno scatto che fa male - tra gli uomini di classifica - a Monfort. Il belga prende e supera i tre battistrada, ma poi rincula e viene ripreso a sua volta. Ma Jurgen non si scompone e riprova lo scatto, con Nieve che lo tiene. La lotta è ridotta ai primi della generale; e nel momento in cui, superati i -2 km, Wiggins alza bandiera bianca, la contesa si limita a interessare il primo e il secondo della classifica.

Non per niente Cobo si accoda a Nieve e poi allunga deciso, e l'unico a tenerne la ruota è proprio Froome. Ai 1500 metri, spettacolo puro da parte del giovane anglo-keniano: si alza sui pedali, ci resta per 40" e dopo 20" di quel lavorìo ai fianchi aumenta la frequenza e così demolisce la difesa della maglia rossa: momento tra i più belli della Vuelta, ma Cobo è un duraccio, non molla certo proprio ora che è così vicino al risultato che vale una carriera.

Il cantabro non si perde d'animo, capisce che Froome non potrà tenere quel ritmo a lungo, e continua ad andar su con la sua comunque buona andatura. Froome, dopo aver dato l'impressione di non aver più rivali, mette il rapportino per recuperare, e non vede che alle sue spalle, coperto da una moto, Cobo si sta pericolosamente riavvicinando. Quando il giovanotto della Sky si rende conto che il suo rivale rientra, è troppo tardi: mancano meno di 200 metri, ai 150 Cobo affianca Chris, ai 100 lo supera, pare volare verso il traguardo, ma c'è ancora una curva a sinistra.

Froome potrebbe a quel punto abbandonare ogni velleità, ma qualcosa lo tiene ancora attaccato alla ruota di Juanjo. Lì sulla curva - pare motociclismo! - il controsorpasso, col keniano che infila l'avversario all'interno, in maniera spettacolare quanto ormai inattesa, e va a vincere in maniera decisamente meritata con 1" sul capitano della Geox. Al terzo posto arriva Mollema a 21" da Froome, poi via via Martin, Antón, Nieve, Bruse, VdB, Menchov, Intxausti, Moreno. Wiggins è solo 12esimo a 39", Nibali 15esimo a 51".

In classifica a Cobo rimangono 13" di vantaggio su Chris, e Wiggins terzo a 1'41" è ormai fuori dai giochi. Mollema si conferma al quarto posto, mentre un Menchov in gran crescita scavalca Monfort al quinto. Salta Fuglsang (che rotola al 12esimo posto) e quindi Nibali guadagna una posizione e ora è settimo a 4'31" dalla roja. Bruseghin, l'altro italiano in vista, è 16esimo.

E se fosse per i percorsi delle prossime tappe, potremmo dire tranquillamente che la Vuelta finisce qui, così; invece proprio il risicato margine esistente tra primo e secondo della graduatoria ci fa pensare che da qui a domenica potremmo assistere a qualche gran colpo di fantasia volto a ribaltare le cose (o a confermarle rafforzandole). Di sicuro, la parola fine non è ancora stata messa in calce a questo romanzo.

Marco Grassi

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