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Vuelta a España 2011: Nibali ci va vicinissimo - La Leopard lancia Fuglsang, Liquigas seconda

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La superlocomotiva Fabian Cancellara e gli altri Leopard a Benidorm © BettiniphotoDalla spiaggia di Benidorm ha preso il via la Vuelta a España 2011. Piena estate, tanto caldo e un discreto pubblico (tantopiù per i canoni della corsa iberica) ad accogliere i team impegnati nella cronosquadre d'apertura, una prova di 13 km e mezzo che ha dato una prima forma alla classifica e ha lasciato nelle gambe di alcuni già un po' di tossine e qualche colpo.

I colpi sono quelli patiti da chi è caduto, ad esempio: più d'uno, da Nuyens della Saxo a Blanco della Geox, mentre un'incredibile serie di guai meccanici alla partenza ha coinvolto tra gli altri Brajkovic (gran bell'inizio di Vuelta per lui...), che è stato atteso dai RadioShack, e Marzano, che invece s'è dovuto fare tutta gara da solo.

A vincere, il miglior cronoman in circolazione, ovvero Fabian Cancellara: lui e la Leopard intorno a lui, certo, ma lo sappiamo bene che in quella squadra, in questo tipo di cronometro, a fare la maggior parte del lavoro è Fabian, appunto. Quasi uno Spartacus contro tutti: contro soprattutto una generosissima Liquigas, che, partita per ultima quando ormai sembrava che la formazione lussemburghese fosse impossibile da scalzare dal primo posto provvisorio, ha causato una scarica di adrenalina negli appassionati (e un colpo all'ottimismo dei Leopard) facendo segnare il miglior intertempo dopo 7 km: 8'45" per gli italiani contro gli 8'46" degli avversari.

Ma già altre squadre si erano avvicinate molto alla Leopard all'intertempo: la Movistar a 2", la Katusha a 3", l'Euskaltel a 5", la HTC e la Astana a 6"; e poi tutte, nella seconda parte della crono, avevano pagato lautamente in termini di ritardo nei confronti del team di Nygaard, che ha interpretato in maniera eccezionale gli ultimi chilometri della tappa.

E anche la Liquigas, purtroppo per Nibali (che, provocando sicuramente un impeto di nostalgia ai suoi tifosi, indossava la maglia rossa conquistata un anno fa), ha seguito un identico andamento: nella seconda metà di gara la squadra biancoverde ha rallentato un minimo, facendo 5" peggio degli avversari, e chiudendo in 16'34" contro i 16'30" di Cancellara (e soci). Ma se la Liquigas può a buon motivo recriminare per una vittoria sfuggita per pochissimi secondi, il suo capitano Nibali ha tutto per consolarsi: è vero che non si attendevano grossi distacchi, ma quelli che ci sono stati tra gli uomini di classifica sono praticamente tutti a favore di Vincenzo: il messinese paga 4" alla maglia rossa Jakob Fuglsang (l'uomo deputato a far classifica nella Leopard, e quindi il primo a tagliare il traguardo), ma il danese non è sicuramente il più temibile dei suoi rivali.

Gli altri, invece, son tutti dietro: Joaquim Rodríguez (con una discreta Katusha) è a 21" da Nibali, Antón, con la Euskaltel, a 24"; la RadioShack di Brajkovic (e Klöden) a 25", Kruijswijk (Rabobank) a 26", Scarponi e la Lampre a 28" (inizio più sottotono del previsto per i blufucsia), Wiggins (con una Sky che, rimasta in 4 nel finale, ha dovuto rallentare per far rientrare Zandio, quinto uomo valido per il cronometraggio) addirittura a 38" e Menchov (con la deludente Geox) a 39".

Se si credeva che lo Squalo dello Stretto non sarebbe stato in grado di lottare ai massimi livelli (e in molti lo credevano e lo credono), questa prima risposta parla forte agli scettici: quantomeno ora sappiamo che la squadra c'è, ed è forte.

Per la tappa, un po' al di sotto delle attese la HTC (da cui si è staccato Cavendish), terza a 9" dalla Leopard, mentre Astana, Movistar e Quickstep occupano i posti dal quarto al sesto. Settima la Skil di un convincente Kittel, che dovrebbe recuperare 18" a Fuglsang: e domani c'è in palio un abbuono di 20" all'arrivo; dal canto loro Bennati, al momento quinto con lo stesso tempo del leader della generale, e Sagan, sesto a 4", vorranno mettere a frutto l'arrivo di Playas de Orihuela, buono per velocisti potenti. E di conseguenza, aspettiamoci per domani un grande spettacolo al traguardo.

Marco Grassi

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