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Campionati Europei Juniores e Under 23: Una cavalcata verso le stelle - A Offida Ratto-show, Vannucci 3a

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Rossella Ratto impegnata nella sua lunga fuga solitaria © Foto Uff. Stampa della corsa

Metti un circuito impegnativo come quello di Offida. Metti una nazionale (quella italiana) imbattuta da 4 anni e con i logici favori del pronostici. Metti un campo partenti non propriamente consono ad un appuntamento importante come può essere un campionato europeo. Infine metti una ragazza (Rossella Ratto), già salita sul podio europeo lo scorso anno, già salita sul podio in quel di Offida in occasione dei campionati del mondo juniores sempre lo scorso anno e già vincitrice del titolo europeo a cronometro appena due giorni fa. Otterrai il perfetto quadro di un trionfo annunciato, cercato, fortemente voluto. Si ha sempre l'impressione di giungere nel paese di Bengodi al cospetto delle nazionali azzurre di Edoardo Salvoldi, vere e proprie fucine di talenti e medaglie, baciate anche da quel ricambio generazionale che è requisito fondamentale sulla strada della continuità.

L'avevamo già ben descritta l'altro giorno la voglia di rivincita di Rossella Ratto dopo le sfortune dei mesi scorsi ed il trionfo nella prova contro il tempo dava la sensazione che il meglio dovesse ancora arrivare. Neppure lei però avrebbe probabilmente immaginato di dominare la gara nel modo in cui l'ha fatto, dando saggio delle proprie doti e potendo contare sul perfetto appoggio delle proprie compagne di squadra, il che è stato poi dimostrato scorrendo l'ordine d'arrivo: ben 4 azzurre nelle prime 5 posizioni, sfiorando un ein plein che sarebbe stato ulteriormente memorabile. Per la giovane bergamasca il successo odierno, o meglio il doppio successo ottenuto in terra marchigiana, non può che segnare una nuova svolta, proiettando ora la mente verso sogni iridati in Danimarca e poi più in là verso l'atteso debutto tra le Elite, categoria nella quale anche a causa dell'incidente occorsole a fine maggio (è stata costretta infatti a saltare la prova dei Muri Fermani che ne avrebbe segnato il debutto assoluto) non è ancora riuscita a misurarsi neppure per fare una prima esperienza (i più attenti ricorderanno come nelle scorse stagioni le nostre migliori rappresentanti a livello juniores fossero chiamate già ad un primo assaggio di ciclismo che conta, specie nella dura Emakumeen Bira di inizio giugno).

69 chilometri distribuiti in cinque impegnative tornate (da 13.8 km l'una) sono state teatro dell'edizione 2011 di questo europeo in linea juniores, scattato stamane alle ore 9 in punto da Offida. Dopo un breve tentativo della lettone Laizane, è stata la svedese Alexandra Nessmar la prima vera animatrice della giornata con un tentativo durato una ventina di chilometri (è stata infatti riassorbita al 35esimo chilometro) dopo aver toccato un vantaggio massimo di 1'30". Si è così entrati nella fase clou della gara e verso la conclusione della terza tornata l'Italia ha mostrato la prima fiammata del giorno con lo scatto deciso di Dalia Muccioli. L'azione della romagnola del GS Potentia ha avuto il chiaro intento di costringere le altre nazionali a scoprirsi e a lavorare per ridurre lo svantaggio, in quanto un gap troppo elevato avrebbe potuto consentire alla nostra seconda punta di potersi anche giocare serie chanche di vittoria. Il vantaggio della Muccioli ha toccato una punta di 40", poi il lavoro della nazionale francese ha fatto sì che il gruppo reagisse (con l'Italia comunque sempre pronta ad intervenire nelle posizioni d'avanguardia) e riducesse pian piano lo svantaggio, fino al riassorbimento avvenuto a circa 15 chilometri dalla conclusione. E' stato però proprio quello il frangente in cui la nazionale azzurra e la Ratto hanno operato l'azione decisiva: la bergamasca di Colzate si produce in un allungo perentorio, a cui nessuna ha la forza di replicare, dando così il là per un'ulteriore corsa contro il tempo verso la vittoria. I chilometri diminuiscono ed il sentore dello scacco matto aumenta ogni minuto di più, dal momento che ad aumentare sensibilmente sono i minuti di vantaggio che Rossella riesce a mettere tra se ed il gruppo principale, in cui le azzurre fanno buona guardia: circa due minuti dopo pochi chilometri dall'allungo, quasi tre minuti di vantaggio ai -10 dalla conclusione e l'ultimo impegnativo tratto in salita ormai vicino e pronto ad essere superato un'ultima volta, magari incrementando ulteriormente in vantaggio. Così avviene: la Ratto continua nella sua azione irresistibile ed ormai non rimane che attenderla sul traguardo, a braccia alzate, verso un trionfo stupendo e quanto mai meritato. Mentre tutti si accingono già a festeggiare Rossella, i minuti passano sul traguardo ed occorre attenderne ben 4'31" prima che la belga Jessy Druyts (sorella minore di Kelly, che invece già da qualche stagione corre tra le Elite, al primo anno tra le juniores). Dietro di lei però la festa azzurra può continuare, trasformandosi in parata trionfale: Chiara Vannucci centra la medaglia di bronzo, giungendo terza a 4'33", quindi una bravissima Dalia Muccioli chiude quarta mentre il quinto posto è appannaggio di Maria Giulia Confalonieri, quinta a 4'37", davanti alle varie Bruhwiler, Souyris, Niewiadoma, Chaumet e Merino che completano la top-ten. Concludono l'europeo anche Soraya Paladin (11esima a 5'04"), Anna Zita Maria Stricker (16esima a 5'58") e Corinna Defilè (28esima a 10'39").

Rossella Ratto centra così un bis storico tra prova in linea e cronometro, mai riuscito a nessuna azzurra prima d'ora (sia tra le juniores che tra le Under 23) e riuscito invece solamente alla danese Mie Bekker Lacota nel 2006. Per l'Italia invece si completa un lustro strepitoso, aperto nel 2007 da Valentina Scandolara e proseguito negli anni dalla stessa Scandolara (a Verbania nel 2008), dalla Cecchini nel 2009 e dalla Trevisi lo scorso anno. Numeri importanti, gli ennesimi che non possono che far ben sperare per il futuro.

 

Pareggiato così il conto con la Francia nel medagliere (3 ori a testa), la gara degli Under 23 in programma nel pomeriggio sembra quindi l'ideale bella in cui prendersi il titolo di regina di questi campionati europei ma, come spesso accade, tra i due litiganti il terzo gode. E colui che gode è il tedesco Julian Kern, atleta militante nella piccola Continental Seven Stones e già messosi in luce quest'anno con un terzo posto nella quarta tappa del Giro del Friuli. Probabilmente sottovalutato nei chilometri finali, è riuscito a mettere la sua ruota davanti a tutti, rendendo però atroce la beffa soprattutto per la nazionale bielorussa, dal momento che sui gradini più bassi del podio si sono accomodati Novikau e Klimiankou (entrambi compagni di squadra nella Palazzago tra l'altro). Per l'Italia non può non mancare un pò d'amarezza ma ad essa si unisce comunque il plauso sincero per una condotta di gara da protagonista, che ha portato ancora una volta in auge Mattia Cattaneo, alla fine il migliore dei nostri con il quinto posto finale. Non si può non constatare come gli ultimi due mesi dell'atleta lombardo siano stati vissuti alla grandissima, con i successi nel Giro delle Pesche Nettarine e soprattutto nel GiroBio, a cui si è unita quest'oggi un'altra prova generosa che a momenti gli permetteva di fare un ulteriore colpaccio. Così come applausi meritati vanno anche a Fabio Aru, animatore di un tentativo che ha rischiato di assumere proporzioni realmente interessanti.

Sono state ben 13 le tornate (179.4 i chilometri totali) che hanno atteso i 164 protagonisti e dopo una prima tornata tranquilla, il ruolo di primi protagonisti di giornata è stato assunto dal rumeno Gradinaru (atleta militante nel Team Hopplà) e dal russo Razumov, in avanscoperta per due tornate prima di essere riassorbiti al 48esimo chilometro, dopo aver toccato un vantaggio massimo di 58". Situazione tranquilla per alcuni chilometri, prima che il francese Tortelier operasse un nuovo allungo, subito rintuzzato. Il transalpino è stato però tra i protagonisti di un nuovo, interessantissimo tentativo di fuga a sei che ha preso il largo al 65esimo chilometro: oltre a Tortelier sono infatti usciti l'austriaco Preidler, l'irlandese Bennett, il belga Allegaert, l'altro francese Viennet ed il nostro Fabio Aru. L'accordo è subito ottimo, con Francia ed Italia rappresentate benissimo e con un atleta come Preidler capace già quest'anno di un numero straordinario al Palio del Recioto, tanto che il vantaggio sale addirittura a 2'35" a metà gara, con solo un terzetto composto dai polacchi Warchol e Domagalski e dallo spagnolo Allue a frapporsi tra di loro e il gruppo. Col passare dei giri la fatica si fa sentire ma la situazione appare ancora molto incerta: escono dal gruppo anche Klimiankou e Zakarin, che si riportano su Domagalski (ripresi invece Warchol e Allue) mentre i sei resistono al comando, nonostante il plotone rimonti deciso. Nel corso dell'ottavo giro però Fabio Aru ha allungato con forza nel drappello al comando, rimanendo in perfetta solitudine nel giro di pochi chilometri: il sardo della Palazzago è riuscito a mettere tra se ed i tre rimasti ad inseguirlo (Preidler, Viennet e Tortelier) circa un minuto mentre il vantaggio nei confronti del gruppo è rimasto costante tra il minuto e mezzo e i due minuti. Azione tanto bella quanto interessante quella di Aru, che continua deciso nel suo tentativo, transitando solitario sul traguardo anche al termine della nona tornata, in cui il suo vantaggio nei confronti del gruppo era ancora superiore ai due minuti. Da questo momento in poi però la situazione cambia e la reazione veemente del gruppo fa sì che nel breve volgere di pochi chilometri l'avventura del nostro si esaurisca, rimescolando così ancora una volta le carte.

La quiete non dura però a lungo: attraverso l'ondulato tracciato che dà ben poco respiro, il gruppo si fraziona una prima volta, lasciando in testa una ventina di uomini, successivamente sono in nove a ritrovarsi al comando: ancora una volta due francesi (Domont e Molard), due italiani (Cattaneo e Boem), due bielorussi (Klimiankou e Novikau), oltre al portoghese Gonçalves, l'ucraino Topchanyuk e il tedesco Kern. Drappello ben assortito quindi, in grado di guadagnare subito una trentina di secondi sul gruppo, nel quale è difficile organizzare l'inseguimento. Sui primi rientra poi anche il norvegese Laengen, portando a dieci il numero dei battistrada, che mantengono un vantaggio costante attorno ai trenta secondi. I chilometri passano e l'ultimo giro vede ancora una situazione invariata in testa ma con un finale che si annuncia pirotecnico con continui tentativi di avanscoperta, in cerca di quella che possa essere la stoccata vincente. Ogni accordo sembra pertanto ormai saltato, ciononostante appare ormai chiaro che il vincitore della maglia blu stellata possa venir fuori da questo drappello di coraggiosi: tra di essi vi è sicuramente Mattia Cattaneo che nel tratto in salita verso il traguardo, ai 3 chilometri dalla conclusione, prova il colpo ma viene presto raggiunto dalla coppia bielorussa, da Kern e da Topchanyuk. Il margine dei cinque in testa sale attorno ai 20" sui primi inseguitori, rendendo così proibitivo ogni tentativo di recupero.Sono pertanto in 5 a giocarsi il successo e mentre tutti si sarebbero magari aspettati lo spunto veloce di Klimiankou o Novikau, spunta il tedesco Kern a beffare entrambi, regalando così il primo titolo europeo alla Germania in una prova in linea. Delusione ovviamente per la Bielorussia che si è trovata in una superiorità numerica forse insperata alla partenza mentre fuori dal podio resta l'ucraino Topchanyuk, quarto a 3". Quinto posto a 5" per un bravissimo Cattaneo mentre gli inseguitori sono regolati a 22" da Molard che precede nell'ordine lo spagnolo Simon Casulleras, il portoghese Gonçalves, il francese Domont e il lussemburghese Jungels. Più indietro tutti gli altri con Enrico Battaglin, pronto eventualmente all'azione se il tentativo di fuga fosse stato riassorbito, che chiude 15esimo a 1'18", proprio davanti al francese Le Bon, altro favorito per la gara odierna. Tra i 55 giunti al traguardo anche Nicola Boem, autore di una prova generosa entrando inizialmente nel tentativo poi rivelatosi decisivo, che col passare dei chilometri ha accusato lo sforzo, chiudendo 28esimo a 3'22".

Si chiude così un'altra edizione dei campionati europei che ha regalato sfide avvincenti e spettacolo in quel di Offida, nuovamente all'altezza della situazione a livello organizzativo e che ha regalato due conferme: la Francia, che a livello giovanile continua ad essere sicuramente tra le leader indiscusse (non a caso i transalpini comandano la classifica di Coppa delle Nazioni sia tra gli Under 23 che tra gli Juniores) ed un'Italia che ha dimostrato ancora una volta di esserci, soprattutto in ambito femminile ma che ha mostrato come (è il caso del successo di Bettiol nella cronometro juniores) lavorando bene sia ancora possibile ottenere grandi risultati lì dove nelle scorse stagioni non vi era stata la dovuta applicazione. In ogni caso, l'Italia c'è e può guardare con fiducia ai prossimi, importanti appuntamenti.

Vivian Ghianni

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