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Tour de France 2011: La SuperGarmin lancia Farrar - Vittoria e W per Tyler; Basso si distrae

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Tyler Farrar felice di poter dedicare il successo di Redon a Wouter Weylandt © BettiniphotoTyler Farrar e una gioia speciale, che va oltre la prima affermazione in una tappa del Tour de France: il velocista americano vince a Redon la terza frazione della Grande Boucle, dando una bella lezione ai rivali, grazie soprattutto all'aiuto di una Garmin in stato di grazia: per il team di Vaughters seconda vittoria consecutiva dopo la cronosquadre, oltre alla conferma della maglia gialla Hushovd (Thor sesto al traguardo), per un inizio di Tour che più lusinghiero non poteva essere.

La tappa scorre via liscia come più non si potrebbe: parte la fuga al primo chilometro, con due spagnoli (José Ivan Gutiérrez della Movistar e Rubén Pérez della Euskaltel), due francesi (Maxime Bouet dell'AG2R e Mickaël Delage della FDJ) e un olandese (Terpstra della Quickstep). I cinque vanno d'amore e d'accordo (oddio, Gutiérrez un po' si risparmia) e raggiungono 8'05" di vantaggio massimo a 117 km dal traguardo (dopo 81 di tappa), dopodiché i Garmin si mettono in moto perché hanno non uno ma due uomini da giocare nel finale, Farrar e la maglia gialla Hushovd, e il margine cala progressivamente.

Al di là della volatina per il traguardo volante di Saint-Hilaire (ai -94), vinta da Delage davanti e da Cavendish dietro (molto sentito questo sprint intermedio dal gruppo: i nuovi punteggi della maglia verde sortiscono questi effetti, e abbiamo visto Gilbert partire lungo e addirittura Cavendish prendere a testate Hushovd in prossimità dello striscione: risultato, declassato sia l'inglese che il norvegese...), e al di là di una bella fuga parenti messa in atto da Charteau, per avere un po' di brivido bisogna aspettare il Pont de Saint-Nazaire, su cui è piazzato un traguardo Gpm di 4a categoria.

Lo scenario è bello e un po' cupo, il vento su quella rampa si fa sentire, e il gruppo si spezzetta in tre parti. E nel secondo troncone chi c'è? Ivan Basso. Aiutato dai compagni Liquigas (e da Chavanel, anch'egli rimasto intrappolato nel drappello), il varesino rientra senza troppi problemi; qualcuno in più ce l'ha Karpets, rimasto ancora più indietro sul ponte. Ma indipendentemente dal fatto che Basso abbia recuperato più o meno in fretta, sorgono un paio di interrogativi su questo episodio.

Il primo riguarda naturalmente lo stesso Ivan: alzi la mano chi pensava che il vincitore di due Giri si potesse staccare su un ponte. Non sarà stato un problema di gamba, ci crediamo (anche perché l'alternativa sarebbe disperante), ma sicuramente di scarsa concentrazione sì: perché il capitano della Liquigas in quel frangente era così indietro, e quindi di conseguenza esposto ai ventagli che puntuali sono arrivati?

Il secondo dubbio riguarda invece gli avversari di Basso: i quali avrebbero avuto una bella occasione per far fuori (o comunque per far dannare) un importante rivale per la classifica, e invece nessuno s'è mosso, nessuno ha messo i suoi uomini in testa, nessuno ha tentato di mettere a frutto in maniera efficace quel ventaglio. E dire che, a 55 km dal traguardo, la possibilità di far male ai Liquigas era tangibile. Per cui siamo portati a pensare due cose: o gli uomini che lotteranno per la maglia gialla non considerano il varesino un avversario così temibile, e quindi poco cambia se Basso c'è o non c'è.

L'alternativa è che, in assenza di un uomo che sia decisamente e in maniera certificata superiore (il ruolo lasciato momentaneamente vacante da Contador, frenato da un bel ritardo nella generale), i cosiddetti favoriti non hanno la personalità giusta per prendere la corsa in mano. Né gli Schleck (ma non sarebbe una novità), né Gesink (ma è giovane...), né Vino (ma è vecchio...), e nemmeno Evans, che magari un colpetto, coi suoi bravi BMC visti ieri far faville nella cronosquadre, poteva darlo. Diremo di più: il fatto che anche lo stesso Contador abbia accuratamente evitato di fare alcunché dà ulteriormente da pensare: conferma che Alberto non abbia tanta voglia in questi giorni, o raffinato elucubrare che un altro uomo di classifica attardato rispetto ai primissimi possa essere un buon alleato sulle prime montagne? Conoscendo Riis, non è da escludere la seconda ipotesi.

Tornando alla cronaca, riprendiamo i nostri fuggitivi, col destino chiaramente segnato dopo il ponte (a proposito: anche il Gpm se l'è aggiudicato Delage): il gruppo li tiene a tiro, sotto al minuto di distacco, e quando l'azione dei 5 va a esaurirsi (ai -20), Gutiérrez parte in contropiede, tenuto solo da Delage: la nuova coppia rimane al vento per un'altra decina di chilometri, prima di essere ripresa (precisamente ai -9) come già prima era successo agli altri tre fuggitivi del mattino. Nel frattempo, annotiamo anche una foratura di Taaramäe, e il fatto che la Cofidis fermi anche i velocisti della squadra per dare una mano al suo uomo di classifica a rientrare (missione compiuta dopo 4 km di inseguimento pancia a terra) la dice lunga su quanto nel team di Boyer credano nel 24enne venuto dal Baltico.

Quindi la volata. È la HTC, ovviamente, a prendersi la scena quando si entra nei chilometri finali: Cavendish già scalpitava (sin troppo) al traguardo volante, quindi non è in discussione la sua voglia di far bene al traguardo di Redon. Petacchi, che invece allo sprint intermedio non si era proprio visto, è ben messo alla ruota dello stesso Mark. Non si capisce il motivo di un mezzo allungo di Hondo (apripista di AleJet) ai 2.5 km, poi in contropiede sul tedesco parte Marcato che si fa un chilometro davanti ma viene ripreso ai 1500 metri.

L'ultimo chilometro è ben convulso: Geraint Thomas prova un anticipo ai 900 metri, ma il treno Garmin è inesorabile e lo riprende sul rettilineo finale. Al contempo, il treno HTC si polverizza sull'ultima rotonda (nell'occasione Dumoulin finisce per terra) e Cavendish rimane come in balia degli eventi: prova da solo a seguire i Garmin, ma sia alle sue spalle che davanti a lui si forma un buco, e quelli rimasti nelle prime posizioni sono pochissimi: trainati da un Hushovd mastodontico, ci sono Farrar (con Dean che gli protegge la ruota), Hinault, Rojas e Feillu. Lo sprint è lanciato da Dean, passato davanti a Farrar, sulla semicurva agli ultimi 200 metri. Tyler è troppo potente per Rojas, alla sua ruota; da dietro lo spagnolo spunta Feillu, che negli ultimissimi metri affianca l'americano (già in fase di esultanza) e arriva vicinissimo al successo.

Farrar comunque conquista con pieno merito la sua prima vittoria al Tour, e appena superato il traguardo mima con le mani (a rischio di perdere il controllo della bici) la W già mostrata allo Ster Toer in Olanda qualche giorno fa: è l'iniziale del nome di Wouter Weylandt, l'amico carissimo perso sulle strade del Giro d'Italia lo scorso 11 maggio.

Terzo, alle spalle di un Feillu comunque arrabbiato per l'occasione sfumata, è Rojas (che si consola con la maglia verde, conquistata grazie ai 9 punti presi al traguardo volante e i 30 all'arrivo); poi Hinault, Cavendish, Hushovd, Dean e via via tutti gli altri. Petacchi, lungi dallo sprintare, è appena 161esimo; per rifarsi, dovrà aspettare almeno un paio di giorni, visto che domani non sarà questione tra velocisti: il Mûr-de-Bretagne chiama infatti all'opera corridori alla Gilbert; anzi, per la precisione, chiama all'opera proprio Gilbert, visto che non si vede chi possa impedire al Vallone Aerostatico di prendere il volo un'altra volta.

Marco Grassi

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