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GiroDonne 2011: Marianne a Fermo non sa star ferma - Seconda di Vos di nuovo in rosa. Poi Pooley

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Spunto irresistibile e arrivo in solitaria per Marianne Vos a Fermo © CJFotoAmmettiamolo. Un pizzico di perplessità l'avevamo avuto ieri, osservando la Gillow vincere in modo sì importante, ma con distacchi davvero elevati sulle favorite per la classifica finale, su tutte Emma Pooley, Judith Arndt e Marianne Vos. Ammettiamolo che a vedere i nomi delle fuggitive di ieri era subito balzato agli occhi la presenza di una sola compagna di Marianne Vos, Patricia Schwager, staccatasi dopo non molti chilometri al vento. "Non ha una squadra degna", "Le compagne non l'aiutano", e via con pensieri simili.

Ma era bastato vedere la maglia rosa ridere e scherzare con Evelyn Stevens durante la salita verso Pescocostanzo, in un non inseguimento nei confronti delle prime, per capire che si trattava solo una giornata così, nebulosa solo per il meteo, non certo per la forma della Campionessa olandese e delle sue quasi pari. Questa l'ipotesi, oggi lo svolgimento.

Fermo e Marianne Vos sono opposti e per questo si attraggono. Vos vincitrice, vincitrice da sola, vincitrice sul pavé. Domina? Forse non ancora, ma le premesse sono quelle ed alla sua ruota non resta proprio nessuna o quasi.

I 104 chilometri da Potenza Picena a Fermo sono un terribile su e giù nell'entroterra marchigiano. Sei Gran premi della montagna, muri che ricordano, se non quelli delle Fiandre, le stradine impervie e quasi inaccessibili dell'Amstel Gold Race o della Ronde van Drenthe, per restare nel femminile. Corse olandesi, l'ultima di queste vinta quest'anno da un'olandese, professione cannibale, che ha ottenuto il peggior piazzamento su strada proprio ieri, piazzandosi decima a Pescocostanzo, lasciando temporaneamente la Maglia rosa.

Oggi è un'altra storia però, anche se come ieri va subito via una fuga con venticinque atlete all'interno. Le migliori son tutte lì: Abbott, Häusler, Antoshina, Kapusta, Vos, Pooley, Arndt, Verbeke, Laws, Berlato, Moolman, Stevens, Ferrier-Bruneau, Cooke, Zabelinskaya, Scandolara sono solo alcuni dei nomi presenti tra le batttistrada. Arrivano a guadagnare sino a 1'20" sul gruppo inseguitore ed al primo Gpm, situato a Potenza Picena, è la sudafricana che si diverte in montagna, Ashleigh Moolman, a precedere la maglia verde Valentina Scandolara. Dietro Pooley e Laws, ieri seconda, transitano alle spalle della coppia ma al chilometro 58 si ricompatta il gruppo. Tutte giù per terra - metaforicamente parlando - e tutto da rifare.

Si scopre sul Muro di Costa del Ferro che i giochi, quelli veri, quelli seri, devono ancora avere inizio. L'allungo di Marianne Vos è micidiale ma la segue una Pooley altrettto in palla. Guadagnano immediatamente 20" su Judith Arndt, lo tengono a 45". Presto però il gruppo si riporta su Pooley e Vos, riassorbite. Fine primo atto.

Il secondo atto ha come interpreti le stesse del primo ma il copione è ancora da scrivere. Ai -20 dall'arrrivo Pooley ci riprova, Vos, si riaccoda. Decidono di non farsi troppo male tra loro, salgono e scendono dalle colline marchigiane di comune accordo. Il gruppo della Gillow, contenente buona parte delle migliori, viaggia intanto con un ritardo di 1'23" mentre a 2'35" c'è un secondo gruppo. «Eravamo a cinquanta metri dalla Pooley e dalla Vos - dichiarerà a fine tappa Tatiana Guderzo - ma nel gruppetto molte squadre di atlete da alta classifica erano indecise. C'è stato un lungo momento di studio. E mentre noi ci studiavamo quelle due se ne andavano». Chiaro come il sole: dietro si guardano, davanti scappano, il tempo vola e sulle sue ali si portano Pooley e Vos.

Ai -8 ci riprova Marianne, seguita come un'ombra dalla Pooley. Il primo gruppo inseguitore è ora lontano 2' e la maglia rosa non più così irragiungibile. Chi la conosce sa che, in situazioni come queste, la Vos vincerebbe dieci volte su dieci. Marianne, che pure conosce se stessa, preferisce non giocare con il fuoco ed ai -2, nel muro in pavé, stacca di forza una Pooley che altro non può fare se non alzare bandiera bianca.

La batttaglia di Fermo va a Marianne Vos, 19" sulla Pooley, 2'50" sul gruppo regolato da Judith Arndt su Rasa Leleivyte («Quest'anno ho lavorato molto per migliorare in salita, sono dimagrita ed i risultati si vedono. Logico, ci proverò anche domani a Forlì», dichiarerà la nuova maglia bianca) ed Emma Johansson. Mara Abbott cade nel momento in cui scatta verso la vittoria la Vos, sull'asperità finale. Una botta al fisico ma soprattutto al morale, ora la scalatrice di Boulder deve recuperare 4'27" a gente come Vos, Pooley ed Arndt. Dovrà compiere un paio d'imprese sulle montagne che nel 2010 le consegnarono il Giro.

Casa Italia ha invece di che sorridere. Non basta Tatiana Guderzo, sempre con le migliori oggi nonché settima nel finale (in generale ha un ritardo di 3'18" dalla Vos) che si veste d'azzurro, essendo la prima italiana in classifica. Anche la Luperini, oggi decima, e la Berlato, undicesima, fanno ben sperare ed aspettano quatte quatte l'arrivo delle montagne. Sospiro di sollievo anche per chi non è più in gara, Rossella Callovi. Caduta ieri nella prima discesa, la trentina non ha riportato fratture; potrà riprendersi in tempo per i Campionati Europei di Offida, a due passi da qui.

Chi è ruzzolata ieri, ha provato a dare un colpo di pedale oggi ma s'è presto arresa è Elizabeth Armitstead (ritiratasi anche Shelley Olds). La Campionessa Britannica, prima maglia bianca del Giro, oggi di bianco alza la bandiera. L'aspettiamo la prossima stagione, ancor più forte e decisamente più fortunata.

La maglia rosa torna a Marianne Vos, premiata da Marina Romoli, una che non conosce la parola "resa". Questo Giro è dedicato a lei, questa tappa corsa sulle strade che furono la sua palestra d'allenamenti lo era ancor di più. Onorata pienamente la dedica, con le atlete che hanno dato vita ad una lotta sportiva tanto meravigliosa quanto estenuante. Vos su tutte, l'ottima Kapusta a 8" e convinta per pochi secondi, forse otto, appunto, di aver conquistato la maglia rosa. E quella Pooley a 36", con tante tappe impegnative davanti, è un faro per tutta la corsa, un avvertimento anche per Marianne Vos.

Domani tappa semplice a partire dal chilometraggio (68,9 km da Forlimpopoli a Forlì, imbarazzante per un Grand Tour) sino all'altimetria, con una sola asperità all'inizio, quindi tutta pianura. Largo alle ruote veloci, perciò, con la Teutenberg che proverà ad ottenere il primo successo a questo Giro e la Bronzini che scalderà i motori in vista della tappa di Piacenza, in programma mercoledì.

Ma attenzione perché tutti questi ragionamenti potrebbero essere mandati all'aria come un castello di carte da Marianne Vos. Che ha sì la maglia rosa ma, dove può vincere, ci prova sempre. Sembra strano che una candidata alla vittoria finale, per di più in testa alla generale, prenda certi rischi in una tappa per ruote veloci ma Marianne è così. Non è un'atleta normale, gli spettatori si stupiscono, i suivers sono ormai abituati (ma mai troppo) alle sue imprese. E lo sport le rende grazie.

Francesco Sulas

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