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L'intervista: Il lungo cammino di Malori - «Non ho idoli, e non paragonatemi a Cancellara»

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Adriano Malori impegnato nella cronometro valevole per il Campionato Italiano di specialità © BettiniphotoMancano ormai poche ore al via della Grande Boucle, come sempre la corsa a tappe più attesa e chiacchierata del calendario. Tra i coraggiosi che l'animeranno, anche un giovane davvero promettente, Adriano Malori, laureatosi Campione d'Italia a cronometro pochi giorni fa, con cui abbiamo scambiato qualche parola e qualche riflessione…

Adriano, che atmosfera si respira in Francia?
«Di emozione, quella che si può respirare ad ogni vigilia di un evento importante come può essere il Tour de France, la corsa più importante del mondo».

Questo è il tuo secondo Tour. Hai modificato la tua preparazione rispetto all'anno scorso?
«Non ho fatto nulla di speciale per preparami quest'anno. Mi sono concentrato principalmente sul Campionato italiano a cronometro».

In quale tappa dobbiamo aspettarci un grande Adriano Malori?
«Non saprei… Sono qui più che altro per aiutare la squadra».

Ormai è più di un anno che sei tra i professionisti, che differenze hai notato rispetto ai dilettanti?
«Il livello qui è molto più alto, devi cercare di dosare bene le energie perché i margini di errore sono molto più ridotti».

Dopo aver vinto il Campionato italiano a cronometro tra gli Under 23, ora ti sei ripetuto anche tra i professionisti. Che effetto fa correre con la maglia con il tricolore e rappresentare un nazione?
«È un grande onore, soprattutto correrci in una gara importante come il Tour. È sicuramente un'emozione».

A chi già ti definisce il Cancellara italiano cosa rispondi?
«No assolutamente, il suo è un nome troppo grande. Mi accontenterei in futuro di raggiungere anche solo metà di quello che ha ottenuto lui».

Negli ultimi anni l'Italia sta soffrendo della mancanza di corridori davvero competitivi a cronometro, eccetto te e Marco Pinotti. Cosa può fare il ciclismo italiano per migliorare?
«Sicuramente aumentare il numero di prove a cronometro già a partire dagli Juniores per poi arrivare fino agli Under 23».

Sei in squadra con un campione delle volate come Alessandro Petacchi e con due  leader per corse a tappe e classiche come Damiano Cunego e  Michele Scarponi. Cosa hai imparato da loro?
«Da Scarponi ho imparato lo spirito di gruppo, da Petacchi la freddezza nell'affrontare la corsa, Cunego invece lo conosco ancora troppo poco…».

Vieni da una terra, l'Emilia-Romagna che è sempre stata florida di campioni del pedale, tra cui non si può non citare Marco Pantani.  Anche per te il Pirata ha rappresentato  un punto di riferimento?
«Ho iniziato a seguire il ciclismo solo a 12 anni, per questo stimo Pantani ma non potrei dire di considerarlo un riferimento».

Chi è il ciclista che ti ha fatto appassionare tanto da farti scegliere questa professione?
«Non ho mai avuto idoli».

Quando ti vedremo importi in una crono in un grande giro?
«Mi auguro presto».

Se chiudi gli occhi e ti guardi indietro, avresti mai immaginato di arrivare dove sei ora e fra dieci anni dove ti immagini?
«Probabilmente no, non mi sarei mai immaginato di arrivare a questo livello. Fra dieci anni invece mi auguro di aver fatto una bella carriera, lasciato un bel ricordo di me e aver trovato qualcos'altro da fare, ad esempio gestire un bar o un locale nella mia terra».

Cosa può fare la Lampre in questo Tour?
«Può sicuramente puntare alle tappe più dure con Cunego e agli arrivi in volata con Petacchi».

Chi è il favorito per te?
«Alberto Contador».

Al Giro di Svizzera Damiano ha detto che sarebbe partito per il Tour con l'idea di far bene, forse anche in classifica. Credi che potrebbe essere in grado di insidiare il Contador scattante e pronto a rischiare sempre come quello visto al Giro di quest'anno?
«Me lo auguro, ma con un Alberto così in condizione mi pare dura».

Non ci saranno possibilità neppure per i fratelli Schleck?
«No, assolutamente».

Ultima domanda. Tu sei un giovane che ce l'ha fatta, cosa diresti ai tuoi coetanei che vorrebbero fare qualcosa di grande, ma dato il momento di crisi si vedono tarpate le ali?
«Non perdetevi d'animo e non ponetevi troppi problemi…».

Chiara Rainis

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