Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Giro d'Italia 2011: Un Contador da 10 e lode - Il pagellone della corsa rosa: Alberto una spanna sopra tutti

Versione stampabile

Il podio del Giro d'Italia 2011 con Alberto Contador tra Michele Scarponi e Vincenzo Nibali © Bettiniphoto

Alberto Contador - 10 e lode
Ce lo aspettavamo forte, ma forse non così tanto. Forse non così superiore ad avversari che hanno capito in fretta che contro lo spagnolo non ci sarebbe stato troppo da fare. Due tappe vinte, quattro secondi posti, due terzi, oltre a un dominio esplicito su tutte le salite importanti, per non parlare della maglia rossa della classifica a punti, anche quella conquistata senza problemi. Nessuno come lui, al Giro 2011 ma anche nel ciclismo intero.

Michele Scarponi - 7.5
Sì che l'avrebbe messa, la firma per il secondo posto dietro a Contador, lui che aveva come miglior piazzamento in un GT la quarta posizione alla corsa rosa 2010. Certo, sarebbe stato bello se l'impressione di poter competere con lo spagnolo l'avesse data per qualche giorno in più, invece dopo lo sprint di Montevergine e il fuorisoglia dell'Etna per rispondere allo scatto del madrileno, Michele ha avuto come obiettivo primario quello di accomodarsi sulla piazza d'onore e difenderla dai tentativi di Nibali di insidiarla. Missione compiuta, senza lasciare tracce particolarmente memorabili.

Vincenzo Nibali - 6.5
Pareva che sull'Etna si dovesse consumare la definitiva consacrazione dello Squalo dello Stretto, e invece da quel giorno Nibali ha iniziato il suo personale Giro fatto di lacrime e sudore, e poche soddisfazioni. Sicuramente quella di aver provato, più di Scarponi, ad attaccare a fondo Contador, ma la discesa del Giau, e quella successiva del Fedaia a rotta di collo, sono rimasti momenti quasi fini a se stessi, in una corsa più dimessa si quanto ci si sarebbe aspettati dal vincitore della Vuelta 2010. Va anche detto che il Giro non era propriamente disegnato sulle sue caratteristiche, e siamo comunque a tre podi in un anno nei GT: insomma, il ragazzo c'è.

John Gadret - 7.5
Il corridore della AG2R è uno dei vincitori morali della corsa. Intanto è l'unico francese ad aver portato a casa una tappa, e in salita è stato tra i più continui. Anzi, è piaciuto forse ancor di più per la sua totale sintonia con le montagne e uguale idiosincrasia per le cronometro, senza le quali (cronoscalata compresa) sarebbe stato lì a giocarsi il podio. Efficacissima la corsa parallela fatta col connazionale e coéquipier Hubert Dupont (6.5 per il fidato luogotenente, che nelle prime due settimane di Giro aveva addirittura impressionato). Il quarto posto conclusivo, conquistato a 32 anni, potrebbe essere tra l'altro l'apice di una carriera su strada sbocciata tardi.

Joaquím Rodríguez - 5.5
Le pendenze estreme presenti al Giro lo chiamavano all'opera, ma non è che il catalano abbia impressionato più di tanto, tutt'altro. Partito sin troppo lento, il suo è stato un crescendo che l'ha portato, solo all'ultima frazione di montagna, quella del Finestre, a staccare finalmente la compagnia e ad avvantaggiarsi sensibilmente risalendo fino alla quinta posizione che ha poi conservato a Milano. Intendiamoci, probabilmente - anzi certamente - quel piazzamento rispecchia appieno la sua dimensione nei grandi giri (non per niente è il suo secondo migliore finora, dopo il quarto posto alla Vuelta 2010). Ma un successo di tappa, con una squadra che non aveva occhi che per lui, avrebbe dovuto se non ottenerlo, almeno cercarlo con più vigore.

José Rujano - 8
A un certo punto eravamo tutti aggrappati a lui, ammettiamolo. Quando, dopo Etna e Grossglöckner, s'è capito che il venezuelano era l'unico che sarebbe stato almeno parzialmente in grado di reggere Contador in salita, una massa di preferenze (dal punto di vista del tifo) si è addensata sulla sua figurina. Invece la tappa dello Zoncolan l'ha respinto, raffreddandone le mire per il podio, che pure erano state già parecchio messe in discussione dai 6' lasciati sugli sterrati della frazione di Orvieto. Torna a casa col settimo posto finale, ma soprattutto con un successo di tappa e con la consapevolezza - da lui stesso più volte rimarcata - di essere uno dei migliori scalatori del mondo. Ancora, e nonostante abbia praticamente buttato via un lustro con una condotta umana piuttosto bizzarra. Grande merito a Gianni Savio (9 di default) e Marco Bellini (8) per averlo riconquistato al ciclismo che conta.

Roman Kreuziger - 5.5
Ancora un altro corridore che ha centrato il miglior risultato in carriera in un grande giro, e ancora un voto tiepido: perché anche nel caso di Kreuziger ci troviamo di fronte a un grande talento che però è tuttora un po' inespresso. Bravo a tenere un'invidiabile linea di regolarità, né ci si poteva aspettare che vincesse sullo Zoncolan o sul Gardeccia (tappe in cui ha pagato molto), non proprio adatte alle sue caratteristiche, date le pendenze proposte. Bravo a quel punto a non mollare di testa e a lottare nell'ultima settimana per migliorare la sua classifica, ma aveva una squadra che molti gli invidiavano (e gregari del livello di Robert Kiserlovski - ma 5.5 anche al croato per un Giro non certo scintillante anche se corso con una vertebra incrinata) e che invece non è stata utilizzata per progettare uno che fosse uno attacco del capitano. La maglia bianca di miglior giovane sa di risultato già visto.

Denis Menchov - 4
Il peggiore, come rapporto tra blasone e risultati ottenuti. Un Menchov pallido, sbiadito, mai all'altezza dei più forti, lontano pure dal podio, che pure doveva essere il suo obiettivo realistico, se non minimo. Il quinto posto sullo Zoncolan è il suo risultato migliore, e nell'occasione - l'unica in cui ha lottato vis-à-vis con Contador e soci - ha illuso i suoi tifosi di poter regalare loro una gagliarda terza settimana. Invece poi è ripiombato nella mediocrità fin lì espressa, chiudendo la corsa rosa con un ottavo posto che più scialbo non poteva essere.

Steven Kruijswijk - 7.5
Il nome più intrigante uscito dalla corsa rosa è probabilmente quello del giovane olandese, che ha messo parecchio in apprensione Kreuziger nella lotta per la maglia bianca, e poi con l'andare delle tappe e dei chilometri, e col susseguirsi delle salite, ha dato l'impressione di essere tra quelli che recuperavano meglio in assoluto. Tra pochi giorni compirà 24 anni, eppure pare già dotato di un fondo quasi inesauribile. Tosto in salita, non malaccio a cronometro, ha bei margini di miglioramento, e al secondo anno di professionismo esibisce una crescita che lo porta dal 18esimo posto finale del 2010 al nono di questo Giro. Se torna l'anno prossimo, potrà lottare ancora per la maglia bianca, ma forse anche per il podio.

Mikel Nieve - 7.5
Doveva essere Antón il capitano della Euskaltel, e invece sul Gardeccia ci siamo ritrovati il navarro non solo vincitore della tappa più bella del Giro, ma anche rientrato in classifica grazie alla fuga che l'ha lanciato verso il traguardo. Ha fatto di tutto per difendere la top ten nella terza settimana, alla fine il colpo gli è sfumato per poco, solo all'ultima cronometro. Nonostante ciò può essere fiducioso, perché se continua la sua politica dei piccoli passi (dodicesimo lo scorso anno alla Vuelta, primo GT disputato in carriera, ora undicesimo al Giro 2011), il sospirato piazzamento nei 10 sarà questione di pochi mesi.

Kanstantsin Siutsou - 6.5
In un modo o nell'altro si è salvato sulle tante salite, onorando il ruolo di capitano che la squadra gli aveva riservato (posto che il tempo passa per Marco Pinotti - 7 per la prima maglia rosa del Giro, peraltro secondo di tappa a San Pellegrino Terme il giorno prima del ritiro). Il decimo posto acciuffato solo all'ultima cronometro ci dice anche delle doti di combattente del bielorusso. Non ha ancora 29 anni, tra l'altro, quindi non stupiamoci se in futuro lo vedremo lottare per risultati ancor più rimarchevoli nelle grandi corse a tappe.

Dario Cataldo - 6.5
Ha ripreso il discorso interrotto bruscamente nella 18esima tappa del Giro 2010: un anno fa si ritirò quando era 14esimo nella generale, stavolta la corsa rosa l'ha portata a termine, chiudendo in classifica al 13esimo posto, fatto che dà ancor più il senso di un filo riannodato con coerenza e continuità. L'abbiamo visto varie volte in fuga, compreso il giorno di San Pellegrino, quando ha centrato il miglior piazzamento di tappa (sesto). Ha 26 anni e tanto tempo davanti per migliorarsi ulteriormente, comunque già ora è il terzo degli italiani al Giro, non proprio un risultato da buttar via.

David Arroyo - 5
Bravo e sorprendente secondo un anno fa (tutti lo ricordano provare a difendere la maglia rosa nella discesa del Mortirolo), stavolta ha dato l'illusione di potersi ripetere ad altissimi livelli, perlomeno nella prima metà di Giro. Ma appena le salite hanno iniziato a susseguirsi senza respiro, ha boccheggiato pure lui. Del resto non aveva il maxibonus della fuga dell'Aquila che l'aveva lanciato nel 2010. 14esimo alla fine.

Christophe Le Mével - 5
Ben messo in classifica fino al Grossglöckner, sulla strada verso Castelfidardo ha avuto anche l'ardire di provare ad attaccare Contador, pur essendogli (in quel momento) vicinissimo nella generale. Purtroppo per lui, sulle Alpi è completamente sparito, rotolando fino al 15esimo posto conclusivo.

Matteo Carrara - 4.5
Partiva con grandi ambizioni, se non di fare alta classifica (ma discreta sì, se l'aspettava), di lasciare almeno un segno in una tappa. Conclude col 17esimo posto nella generale, e il suo miglior piazzamento resta il nono conquistato... nella cronosquadre. Spiace dirlo, ma ha deluso parecchio. In casa Vacansoleil merita invece un 6 Johnny Hoogerland, che con due momenti da cavallo pazzo (Montevergine e Giau) ha fatto innamorare di sé tanti appassionati, anche se poi si è eclissato nell'ultima settimana.

Igor Antón - 7
Per 15 giorni un'unica litania: sono qui per una tappa, non per la classifica. Non possiamo quindi accusarlo di defezione se effettivamente, dopo aver centrato l'ambito successo (che difficilmente dimenticherà) sullo Zoncolan, si è sfilato progressivamente (dopo la tappa friulana era terzo della generale, a Milano ha chiuso al 18esimo posto). Però di sventatezza sì, perché se c'è mai stato un Giro adatto ad Antón, era questo appena finito. Poteva prepararlo meglio, nel senso di non snobbare la classifica. Magari agirà così alla Vuelta, di sicuro la corsa rosa è stata un'esperienza positiva per lui.

Paolo Tiralongo - 7
Coprotagonista con Contador del momento più platealmente nobile del Giro. Non importa: quel che conta è che finalmente abbia centrato un sospiratissimo successo da professionista, e quel giorno a Macugnaga lo racconterà ai nipotini, "quando il grande Contador mi diede una mano a...". Bravo a chiudere in crescendo un Giro in cui era partito un po' in sordina. Percorso opposto a quello di Francesco Masciarelli (6 per l'abruzzese), che aveva iniziato con una certa verve e poi si è arreso a un infortunio che l'ha costretto al ritiro.

Tiago Machado - 5
Il giovane portoghese condivide l'insufficienza con l'intera, deludente, Radioshack (compreso il "grande vecchio" Robbie McEwen). Frenato senz'altro da guai fisici, però mai all'altezza delle discrete attese che circondavano il suo nome. Attese sin troppo generose, possiamo dire a posteriori.

Vasil Kiryienka - 7
No, non poteva assolutamente finire un Giro senza una sua fuga, possibilmente vincente. Ha centrato l'obiettivo addirittura nella frazione del Colle delle Finestre, una delle più difficili da domare. E fin lì, praticamente non ci aveva nemmeno provato (cedendo spesso il proscenio al compagno Pablo Lastras, che merita un bel 6.5 per la sua ritrovata attitudine all'attacco). Kiryienka è un gran combattente (possiamo dire un nuovo Vinokourov? Al Giro dei Paesi Baschi c'è in effetti stato una sorta di passaggio di consegne tra i due...) che a questo punto potrebbe provare a inseguire traguardi importanti anche in certe classiche.

Stefano Garzelli - 7.5
Non era affatto facile inventarsi ancora un traguardo, a 37 anni suonati, per uno che il Giro l'ha vinto in passato. Ma quel dorsale numero 1 andava onorato, e il varesino l'ha fatto al meglio. Non è riuscito a conquistare una tappa (andandoci vicinissimo sul Gardeccia, nel giorno in cui ha comunque annesso il Passo Giau, Cima Coppi della corsa rosa 2011), e allora eccolo sprintare sui Gpm per portare a casa un'altra maglia verde dopo quella di due anni fa. Spettacolare la sua vana rincorsa ai fuggitivi sul Mottarone, per un pugno di punti. In squadra ha anche fatto da chioccia a diversi giovani, tra cui Carlos Betancur merita una menzione (oltre a un 6.5) per aver terminato benissimo (in fuga e poi quarto all'arrivo nella tappa del Sestrière) un Giro di cui era il partecipante più giovane: appena 21 anni per il colombiano. Sentiremo riparlare di lui.

Bart De Clercq - 7
Quello che ha fatto questo ragazzo a Montevergine, non l'ha mai fatto nessuno prima di lui su quel traguardo. Partire sulla salita, levarsi tutti di ruota, conquistare un minuto e poi difendere la vittoria di giornata per un centimetro... Grande impresa, anche se poi non s'è più visto. In compenso molto s'è mostrato il suo compagno Jan Bakelandts (6.5), presenza fissa e attiva di tante fughe.

Carlos Sastre - 4.5
Non per infierire, ma è stato proprio impalpabile per tutto il Giro. Due mezze fughe, nessun momento bello. Ma la tenacia c'è sempre, e dovrebbe carburare correndo, quindi può essere che più avanti nel corso della stagione raccolga maggiori soddisfazioni.

Emanuele Sella - 4.5
La Androni partiva con tre punte, ma alla prova dei fatti né il veneto né José Serpa (5) sono stati all'altezza del piccolo grande Rujano. Sella, ancor più di Serpa, ci ha messo una tendenza all'anonimato spezzata solo dall'inatteso (e peraltro non fruttuoso) scatto di Fiuggi.

Diego Ulissi - 7.5
Una delle soddisfazioni più grandi per i tifosi italiani è venuta dalla vittoria del giovanissimo livornese a Tirano, dopo una lunga fuga. Quel giorno Ulissi ha mostrato forza, tenacia, sapienza, e anche un po' di faccia tosta: parrebbero le coordinate di un campioncino, che tra l'altro ha pure portato a termine il Giro, e non era assolutamente una cosa scontata. Una delle punte d'eccellenza di una buonissima Lampre, che ha avuto in Przemyslaw Niemiec (7 per il polacco) un gregario sopraffino in salita.

Giovanni Visconti - 6
Ha una considerazione di sé che va oltre ogni grado di realismo, e non è certo uscito bene dalla lite (e successivo declassamento) con Ulissi sul traguardo di Tirano. Però lo spirito con cui s'è speso nella tappa dell'Etna è sinceramente encomiabile, e insomma, è lì, due terzi posti di giornata li ha presi, la maglia di campione nazionale l'ha fatta vedere, è un personaggio che comunque fa parlare di sé e sì, la sufficienza in fondo in fondo se l'è meritata.

Eros Capecchi - 7
Dopo (già) tanto pedalare è arrivata la soddisfazione più grande per il giovane aretino, che a San Pellegrino Terme ha centrato un sospirato nonché meritato successo di tappa. Un sorriso per una Liquigas un po' sottotono, simboleggiata da un Sylvester Szmyd (6) che ha dovuto risolvere problemi di salute prima di farsi vedere, solo nel finale di Giro, nel ruolo di gregario di lusso per Nibali.

Danilo Di Luca - 5
Per lui è già importantissimo esserci stato, anche se è stata una sofferenza essere così lontano dai protagonisti della classifica e dagli standard a cui ci aveva abituati. Promettente scatto a Fiuggi, poi praticamente il nulla fino all'ottimo lavoro svolto per JRO sulla strada per Macugnaga. Intenda quel 5 come un voto di incoraggiamento e non come una bocciatura.

Ángel Vicioso - 7
Il vincitore della tappa più terribile, quella in cui morì il povero Wouter Weylandt. Non si è comunque limitato a quel sofferto successo, ha cercato altre volte il risultato e l'abbiamo visto anche in fuga in frazioni di montagna.

Gianluca Brambilla - 6.5
Giovanotto di belle speranze, che al Giro ha fatto vedere bei lampi di quel che potrà essere nei prossimi anni. Bellissimo, pur nell'incedere sfibrato degli ultimi chilometri, nel giorno dello Zoncolan, quando andò in fuga da lontano. In squadra lui e Stefano Pirazzi (6 di stima, ma poteva essere più efficace nei suoi mille scatti) sono stati senz'altro i due ragazzi più visibili.

Roberto Ferrari - 6.5
Sempre piazzato, mai vincente. Ma il merito enorme, per un velocista come lui, di aver portato a termine questo Giro durissimo.

David Millar - 7.5
Alla fine somma una maglia rosa (presa a Rapallo) e un successo di tappa nella crono milanese: un bilancio più positivo di così per un corridore del suo calibro era difficilmente immaginabile.

Alessandro Petacchi - 7.5
Il grande AleJet non ha perso ancora una volta l'appuntamento con la vittoria. Una sola, ma bellissima, a Parma, e poi non è che i velocisti abbiano più avuto chissà quante chance. Comunque splendido il modo in cui ha fatto "sbroccare" Cavendish nella seconda tappa.

Mark Cavendish - 7.5
Come spesso gli capita, ha aspettato un po' per sbloccarsi, ma poi è stato imbattibile. Il problema è che le tappe da sprint gli son finite quasi subito, una volta rotto il ghiaccio. Due successi per rimarcare in ogni caso il suo ruolo di faro delle volate.

Pieter Weening - 7.5
Un'azione strepitosa nella tappa di Orvieto, che gli ha consentito di centrare il successo di giornata e un'insperato primo posto in classifica. Ma poi ha difeso la maglia rosa con grande ardore, in particolare a Montevergine (ma anche a Fiuggi e Tropea), prima di cederla al più forte sull'Etna.

Francisco Ventoso - 7
Annunciato da buoni risultati in avvio di stagione, ha trovato a Fiuggi un traguardo perfetto per le sue caratteristiche, e non se l'è lasciato sfuggire. Aggiungendoci anche la soddisfazione di aver sfiancato, nell'occasione, un avversario che si chiama Alessandro Petacchi.

Oscar Gatto - 7.5
Si era capito al traguardo di Orvieto (dove è stato quinto) che il velocista Gatto è ormai quasi un ex velocista, e forse più un finisseur. A Tropea l'eccezionale conferma di questa sensazione, con uno scatto vincente a un chilometro e mezzo dalla fine, e una vittoria conquistata davanti nientemeno che ad Alberto Contador: e la foto di quell'arrivo dovrebbe (o potrebbe?) diventare una gigantografia che occupi un'intera parete di casa. Non contento, ha poi pure finito il Giro che l'ha lanciato in una nuova dimensione.

Marco Grassi

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano