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Giro d'Italia 2011: E va a Menchov la maglia rosa dei delusi - Per diverse squadre prestazioni sottotono

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Denis Menchov, Roman Kreuziger, Joaquim Rodríguez, tutti a vario titolo al di sotto delle attese © BettiniphotoSe immaginiamo che stampato sulla medaglia del Giro 2011 ci debba essere il volto di Alberto Contador, dobbiamo anche pensare all'inevitabile altro lato della medaglia stessa, quello su cui potremmo tranquillamente mettere i nomi di alcune squadre che sono uscite dalla corsa rosa con un bilancio altamente in perdita.

L'uomo simbolo degli sconfitti al Giro è Denis Menchov, che solo due anni fa era protagonista di un memorabile duello con Di Luca per la vittoria (che ottenne), e che oggi raccoglie un ottavo posto un po' malinconico. Malinconico non certo per il piazzamento in sé, che come tutti i piazzamenti ha una sua dignità, quanto per il percorso che ha condotto il russo a questo risultato. Un percorso fatto di assenze nei momenti topici, di titubanze, di poco coraggio e tanto mestiere per superare quasi indenne parecchie salite, o per non andare alla deriva su altre.

Un Giro, quello di Menchov, perfettamente in linea con le prestazioni della sua Geox, una squadra che chiude la corsa rosa praticamente senza aver raccolto altro all'infuori di questo piazzamento di Denis. Con Sastre ormai in deciso declino, e col giovane Duarte che, dopo un promettente secondo posto nella tappa di Orvieto, è stato costretto al ritiro da guai fisici al termine della prima settimana, il resto della formazione non ha mai brillato, nemmeno nella ricerca di risultati parziali.

Un destino comune con la RadioShack, che è incorsa nel Giro in una clamorosa controprestazione rispetto alle uscite precedenti (e anche rispetto a quelle concomitanti, vedi dominio degli uomini di Bruyneel al Giro della California). Perso presto il velocista principe McEwen, segnalatosi più per il nervosismo che per altro il suo sostituto Hunter, i biancorossi d'America si consolano col solo secondo posto nella cronosquadre d'apertura, oltre che per l'insistenza di Popovych nel tentare una fuga; abbastanza deludente - anche per qualche guaietto fisico - Tiago Machado, che doveva ambire alla top ten e che invece può dirsi già soddisfatto di averlo portato a termine, questo Giro.

Se la BMC sapeva già in partenza che non avrebbe avuto troppa voce in capitolo (formazione troppo debole per poter sperare qualcosa, e comunque Kohler qualche giorno in maglia verde se l'è fatto), e se Colnago, Quickstep e Vacansoleil sono - a conti fatti - tra i team più in passivo in questo Giro (la Sky appena si salva, e solo per i bei piazzamenti del giovane Appollonio in volata), vale la pena spendere qualche riga per Katusha e Astana.

I russi di Tchmil hanno francamente reso al di sotto di tutte le aspettative: se li aspettavamo a recitare un ruolo forte in classifica, con Joaquim Rodríguez, abbiamo capito sin dall'Etna che così non sarebbe stato. Né la risalita del catalano negli ultimi giorni può valere a renderlo - a posteriori - uno dei protagonisti di questo Giro: sempre lontano dal podio, sempre senza dare l'impressione di poter essere decisivo e vincente, sempre un passo indietro rispetto alle attese che si erano addensate su di lui, che era previsto più a suo agio su alcune delle pendenze estreme che hanno caratterizzato il percorso della corsa rosa 2011.

D'altro canto, neppure se aspettavamo i Katusha sui traguardi parziali, possiamo dirci soddisfatti del loro rendimento: a parte un Di Luca protagonista nel finale di Fiuggi (e poi, a parte Macugnaga, Danilo non si è praticamente più visto), e un Moreno che stava quasi per farcela a Castelfidardo, non rimane niente nel carniere della formazione russa.

Qualcosa invece ha conquistato l'Astana, nella fattispecie una tappa con Tiralongo e un sesto posto in classifica (corredato dalla maglia bianca di miglior giovane) per Roman Kreuziger. Il ceco ha ottenuto il miglior risultato in carriera in una grande corsa a tappe, e questo può essere senz'altro visto come un passo in avanti nel suo personale percorso; peraltro Roman ha ancora 25 anni, e non si può non dire che il tempo sia dalla sua. Ma se ci aspettavamo da Kreuziger un salto di qualità rispetto ai noni posti del Tour de France, dobbiamo ammettere che il fatto di non averlo visto praticamente mai seriamente in lotta per il podio è uno dei verdetti meno attesi di questa corsa rosa. Tantopiù che Roman aveva una squadra molto forte da utilizzare sulle montagne (se bastano i nomi di Kiserlovski, Masciarelli e Tiralongo...), eppure in casa Astana non si è riusciti ad inventare niente per permettere al capitano di scalare qualche altra posizione. O quantomeno di provarci.

Marco Grassi

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