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Giro d'Italia 2011: Nibali sogna, Scarponi lo passa - E Gadret risale a 1' dal podio...

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Vincenzo Nibali in azione sulla salita finale © BettiniphotoAlzi la mano chi sarebbe rimasto deluso se oggi Vincenzo Nibali non avesse attaccato nella discesa del Giau ma fosse rimasto per tutto il tempo con Scarponi in attesa dell'ultima salita e magari fosse arrivato pure col marchigiano a pochi metri da sua maestà Contador.

Probabilmente la dovremmo alzare pure noi quella mano perché, logicamente, se Contador ti bastona regolarmente in salita, sarebbe stupido non rendergli pan per focaccia in discesa, quando invece siamo noi a dettar legge. E Vincenzo, cui tutto si può imputare tranne l'essere pavido, si è tuffato disegnando traiettorie impossibili per tutti gli altri, foss'anche solo per togliersi lo sfizio che fosse l'altro ad inseguire, per una volta. Quindici secondi, poi trenta, poi quaranta e l'appassionato che già vola con la mente pensando ad un Contador innervosito e che avrebbe potuto pagare il conto tra Fedaia e Gardeccia. 

E invece ci pensa il buon Lastras a riportarci con i piedi per terra. Saltati tutti i compagni di Contador, è il luogotenente di Arroyo (ma lavorava proprio per David o è la mitica solidarietà iberica di indurainiana memoria che torna in auge?) a tenere sotto tiro Vincenzo nel falsopiano che porta all'imbocco della Marmolada e induce il siciliano a scendere a più miti consigli.

Quanto sia costato lo sforzo dell'alfiere della Liquigas lo vediamo qualche chilometro più tardi, quando Alberto da Pinto gli tasta il polso con un allungo dei suoi all'altezza di Malga Ciapela. Enzo china il capo, con l'espressione di chi stia entrando in un tunnel che chissà quando finirà. E invece no, dopo aver perso una cinquantina di secondi tutti in un colpo, Nibali rialza la testa e in cima il distacco è di poco inferiore al minuto. E ha ancora la lucidità per compiere un altro mezzo miracolo in una discesa - c'è da dire - meno tecnica di quella precedente. Un minuto divorato in pochi tornanti e quasi quasi ha pure la voglia di ripartire ancora. Ma la picchiata è finita, c'è solo il tempo di rifiatare qualche minuto e poi bisognerà tornare a stringere i denti nella stradina che porterà verso il Rifugio Gardeccia.

Si ritorna dunque sul terreno dell'avversario e quello non ha pietà per nessuno. La stilettata della maglia rosa è subito efficace e nessuno può controbattere. Quel cagnaccio di Scarponi ha ormai imparato che se gli è rimasta qualche energia è meglio dosarla lungo i chilometri successivi che sacrificarla per provare a stargli a ruota e, dopo aver perso 100-150 metri, lo mette nel mirino e non lo lascia scappare più di tanto. Che le gambe rispondono ancora bene, dopo sette ore in sella, lo si capisce quando la strada spiana per qualche centinaio di metri, si mette su il 53 e quello gira. E la maglia rosa è ancora lì. I tempi delle scoppole sono passati, oggi lo spagnolo arriverà davanti ma per un niente.

Nel frattempo Nibali, dopo aver piegato ancora la testa e aver visto ancora il baratro, ha la forza per rialzarla e limitare i danni, con il coltello tra i denti. Non sarà più secondo stasera, ma Antón è disperso e il terzo posto, dopo aver sognato per un po' il primo, non è poi così male, almeno per ora...

Chi continua a stupire è l'arrampicatore Gadret, a lungo sulla ruota di Scarponi, poi quinto sul traguardo e risalito in quarta posizione nella generale, a meno di un minuto dal podio, obiettivo a questo punto non troppo proibitivo per quanto si è visto fino a questo punto. Altra discreta prova di José Rujano, non stellare come magari ci si poteva aspettare ma che, zitto zitto ora è sesto e, con già una tappa in saccoccia, può provare a portare a casa un piazzamento. Il sogno del podio è lontano tre minuti e mezzo, ma bisognerà attaccare e rischiare. E lo diciamo proprio nel giorno in cui la concretezza ha bastonato la fantasia. 

Giuseppe Cristiano

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