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Giro d'Italia 2011: Tre-no HTC, due sì Cavendish - Seconda vittoria per Mark, poi Appollonio e Petacchi

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La vittoria di Mark Cavendish a Ravenna © BettiniphotoCavendish-Petacchi 2-1. Si chiude così la grande sfida delle ruote veloci del Giro d'Italia 2011, con nove tappe ancora da fare (nessuna delle quali riservata agli sprinter), e con un corridore - Mark - che conferma l'assioma secondo cui una volta che si sblocca, non si ferma più: dopo le polemiche di Parma, quando vinse AleJet, Cavendish ha rotto il ghiaccio nella tappa di Teramo l'altro giorno, e rieccolo vincitore a Ravenna, per apporre il sigillo finale al suo Giro che finisce stasera: dopodiché Mark, come tanti altri velocisti, farà le valigie e tornerà a casa per non sfiancarsi sulle tante salite in programma da qui a Milano.

La cronaca della tappa si scrive in due righe: al km 5 sono partiti in fuga 4 uomini, che hanno trovato subito i buoni uffici del gruppo. Si trattava di Miguel Mínguez della Euskaltel, Davide Ricci Bitti della Farnese, Stef Clement della Rabobank e Michal Golas della Vacansoleil. Il quartetto ha guadagnato rapidamente fino a 4'50", ma il controllo che la HTC, squadra del favorito di giornata Cavendish, ha iniziato presto a esercitare, ha portato il margine tra il gruppo e i fuggitivi a oscillare tra i 2 e i 3'.

Da qui in poi, le uniche annotazioni hanno riguardato qualche caduta, in particolare di John Gadret, vincitore della tappa di Castelfidardo, che è andato giù (con Cardoso, Ardila e Chérel) a 50 km dal traguardo, e poi, anche perché rallentato da tre interventi successivi del meccanico sulla sua bici, ha dovuto impegnarsi a fondo per inseguire e non perdere il treno dei migliori (aiutato in ciò dall'AG2R, Nocentini in testa). Ai 28 km è stato Montaguti a cadere, a completare una tappa non memorabile per gli AG2R, mentre a 14 km dall'arrivo il gruppo ha completato l'opera di inseguimento, ponendo la parola "fine" alla fuga dei 4, e quella "inizio" alle grandi manovre per l'atteso sprint.

La HTC non ha mai smesso un attimo di dimostrare la sua superiorità nell'occasione, e nei 3 km finali la formazione americana poteva ancora permettersi di schierare davanti a tutti un potente treno formato da quattro vagoni. Lars Ytting Bak ha tirato fino ai 1700 metri, e ha fatto appena in tempo a spostarsi, che su una curva a sinistra, poco dopo, una caduta ha spezzato in due il gruppo: Ermeti, che era sopraggiunto con i compagni della Androni nelle prime posizioni, ha fatto un "lungo", anche se è rimasto in piedi, appoggiato alle transenne. Alcuni di quelli che sopraggiungevano alle sue spalle, si sono probabilmente spaventati, e qualcuno ha sbagliato il tocco di freni, innescando un maxitamponamento (coinvolto anche Modolo, "agganciato" da Hunter proprio mentre si accingeva a lanciare la volata di Belletti) per fortuna senza altri effetti se non il frazionamento del plotone.

Davanti sono rimasti in meno di 20, in fila indiana dietro agli HTC (nella fattispecie Rasmussen, che ha tirato fino ai 600 metri). Renshaw era l'ultimo uomo di Cavendish, e alla ruota di Mark c'era ben appostato Petacchi. Ma stavolta il britannico non ha nemmeno permesso al rivale italiano di lottare per il successo: partito in testa a poco meno di 200 metri dalla linea d'arrivo, il ragazzo dell'Isola di Man ha tenuto saldamente la testa, resistendo anche al bel ritorno di Appollonio alla sua destra. Per il molisano è arrivato il miglior piazzamento in questo Giro, un secondo posto che conferma le grandi dote del 21enne della Sky.

Petacchi, che quando ha visto che non riusciva a superare Cavendish, gli si è riaccucciato alla ruota, ha chiuso con il terzo posto, davanti a Ferrari, Ciolek e Sabatini. In classifica non cambia niente, Contador è sempre in rosa e al momento (col pensiero rivolto a quanto visto sull'Etna) appare quanto mai sicuro e inattaccabile. Ma da domani a domenica 29 non ci sarà più un attimo di respiro, e ognuna delle frazioni che rimangono da fare potrà riservare sorprese.

Marco Grassi

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