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Giro d'Italia 2011: Pochi secondi aspettando i minuti - Solo Scarponi guadagna 12" | Cicloweb

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Giro d'Italia 2011: Pochi secondi aspettando i minuti - Solo Scarponi guadagna 12"

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L'accelerazione dei favoriti nell'ultimo chilometro di oggi © BettiniphotoLa prima vittoria arriva grazie ad un lieve sospiro. Un soffio, mezza ruota ed eccolo là, Bart De Clercq, spezzar le ambizioni dei big, tutti ad inseguire a doppia velocità - e senza successo - il ventiquattrenne di Zottegem, a pochi passi da Gand. Lì era nato Wouter Weylandt, a lui De Clercq dedicherà la vittoria di tappa. Un passista spilungone, Bart, con buone capacità di pedalare in salita. Lo dimostra ai -8 quando, con una progressione, si porta in testa alla corsa. Vi resterà sino a dopo il traguardo, con buona pace di Scarponi, che cercava la vittoria già oggi, senza aspettare l'Etna di domenica, ed invece deve arrendersi per pochi centimetri.

Perde la verginità, ottenendo la prima vittoria tra i professionisti, al cospetto di un Santuario che si chiama Montevergine, il fiammingo che sogna di vincere il Giro delle Fiandre e che ammira Cancellara. Come lo svizzero, così De Clercq si è esibito in un assolo finale lungo il primo arrivo in salita del Giro. Chi se l'aspettava? Forse nessuno.

Era nel mirino di Garzelli, quest'arrivo. Il vecchietto varesino non voleva darla vinta a giovani rampanti, così aveva messo la sua Acqua & Sapone a tirare sin dai primi chilometri per ricucire sulla fuga della prima ora. Finisce quarto, ci ha provato, è andata male. Dice, è mancata una squadra che scandisse il ritmo lungo la salita, ecco perché De Clercq è arrivato.

Un segno lo dà subito Nibali: ad inizio salita Valerio Agnoli, Silvester Szmyd e Cristiano Salerno si portano in testa al gruppo. Lo scalatore imperiese scandisce un ritmo piuttosto alto, neanche fossimo all'ultima salita del Giro. Nibali caccia un urlo, poi due. Alla terza prende da parte i tre gregari, ordinando loro di non tirare affatto. Una mossa, quella di Vincenzo, degna di chi è consapevole della sua forza e sa quando (e dove) dovrà riversarla sui pedali. Ostenta sicurezza e sale tranquillamente verso il traguardo.

Contador ha assistito, nella sua agilissima danza sui pedali cui siamo ormai abituati, allo scornarsi dei big. In salita non palesa tutta la superiorità che gli viene attribuita ma mai darlo per spacciato, anzi. Oggi non era la sua tappa, ha amministrato, controllando che non andasse via nessun uomo pericoloso. Ha provato anche a seguire nel finale la volata di Scarponi, Kreuziger, Garzelli e Nibali ma ha finito per fare il buco. In classifica è lì, a 30" da Weening ed a 16" da Scarponi. Il suo terreno è più avanti e, se la forma andrà in crescendo, non starà più a guardare gli altri vincere negli ultimi metri di gara.

Già, il finale. Con De Clercq che pareva aver fatto una progressione suicida, da dietro nessuno s'è dannato l'anima per riacciuffare il fiammingo. Nel finale Scarponi capisce in che guaio s'è cacciato ed ordina ai suoi una brusca accellerata. Niemiec non si fa pregare, anche se il luogo sarebbe consono, e con una sparata nell'ultimo chilometro lancia il proprio capitano verso Montevergine. Reazione tardiva? Probabilmente sì. Sarebbero bastati altri trenta secondi - se non meno - a tutta da parte dei blu-fucsia per portare comodamente a casa la tappa.

Dodici secondi d'abbuono in saccoccia ed il rinvio della vittoria a domenica, con l'arrivo sull'Etna, non fanno la felicità di Michele. Dei pretendenti al Giro Scarponi è comunque il più avanti in classifica. Nibali paga 9" dall'Aquila di Filottrano, Contador, come già detto, 16". La forma è ottima, forse anche troppo buona per essere, in fin dei conti, ad inizio Giro. Gli arrivi in salita e le ascese adatte a lui certo non mancano e l'impressione è che Michele voglia guadagnare più terreno possibile su Nibali e Contador.

In questa partita a scacchi si potrebbero inserire i Savio boys. La classifica dice che Serpa è in una posizione non malvagia (decimo a 33" da Weening) ma anche oggi gli Androni hanno provato a sparigliare le carte con diversi allunghi di Ochoa. Tutto qui? Nemmeno per idea, perché Josè Rujano, che di salite, nel 2005, se ne intendeva, è giunto settimo oggi su un'ascesa da rapporto, non certo da grimpeur. Se il venezuelano non avrà dimenticato l'arte di scalare le montagne avrà anch'egli molte chances per puntare al bersaglio grosso. Certo, una tappa, coadiuvato da uomini come Serpa, Ochoa, Sella o Jackson Rodrìguez ma c'è di più. Con questi uomini, forti ed ambiziosi, l'Androni può diventare l'ago della bilancia nella lotta tra Nibali, Scarponi, Contador e chi altri vorrà aggiungersi alla contesa (Kreuziger, apparso in grande spolvero oggi, e Menchov, meno brillante del capitano Astana ma sempre pericoloso alla lunga). Menzione particolare per Johnny Hoogerland, che stasera spegnerà 28 candeline ed oggi voleva farsi un regalo, andando a vincere la tappa, partendo da lontano. Gli è andata male ma l'azione va applaudita comunque.

Montevergine premia il coraggio dell'attaccante Bart De Clercq, che non ha nulla a che vedere con gli omonimi crossisti o specialisti del pavé, ma che corre - e come corre! - su per le salite. Aveva iniziato con i kart, quand'era piccolino. Le iniziali del suo nome - B.D.C. - lo hanno in séguito portato alla bici da corsa, sino alla vittoria di oggi, al Santuario di Montevergine. La vittoria di De Clercq, che significa "della chiesa", ha un sapore particolare per Bart: perché la prima, perché cercata a fondo e voluta. Perché dedicata al numero 108 che, da lassù, l'ha spinto metro dopo metro. Con la forza che aveva e che ora trasmette, comparendo quotidianamente nei pensieri di chi resta.

Francesco Sulas

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