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Giro di Romandia 2011: Si sa, migliora invecchiando - Vino vince con un bel colpo di mano

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Colpo di mano di Alexandre Vinokourov sul traguardo di NeuchâtelSe ieri non avesse trovato sulla sua strada un Cunego in grande spolvero ed un Evans mai domo avrebbe forse vinto. Se ai piedi della Roche-aux-Faucons non avesse avuto problemi meccanici magari la Doyenne non avrebbe avuto un finale scontato come una colomba la settimana successiva a Pasqua. Se oggi sul traguardo di Neuchâtel non avesse stretto di un soffio il buon Cherel, soffiandolo indietro ed impedendogli di portare a compimento la sua rimonta, Alexandre Vinokourov non sarebbe giunto sul gradino più altro del podio.

Siccome la storia non si fa con i "se" né con i "forse" e Vino ben lo sa, rompe ogni indugio e va a prendersi la terza tappa del Giro di Romandia. Lo fa con un numero dei suoi, colpo di mano con annessa volata, sulle rive del lago della bella Neuchâtel, mettendosi alle spalle Cherel. Il francese, già ieri in bell'evidenza nel finale, aveva provato a passare il boss dell'Astana sull'esterno. La velocità con cui rinveniva era un pelo maggiore e probabilmente il transalpino avrebbe vinto. Vino, che in volate ristrette e soprattutto in astuzia non è secondo a nessuno, si accorge dell'insidia; si sposta di quel tanto che basta per rallentare l'impeto di Cherel ma senza subire sanzioni dalla giuria. Gli svizzeri, si sa, sono noti per la precisione. Vittoria di tappa a Vino e fine della querelle.

Dal Lac de Gruyère, dov'eravamo ieri, al Lac de Neuchâtel, dove il Tour de Romandie non arrivava dal lontano 1990; in mezzo 165 chilometri mossi (due i Gpm da affrontare) ma non troppo impegnativi, con l'ultima asperità a 18 km dall'arrivo. Dopo i primi scatti se ne va Chris Anker Sørensen, l'ultimo dei fuggitivi ad arrendersi. Al danese della Saxo Bank-Sungard si uniscono presto Ignatas Konovalovas, Aleksandr Kuschynski e Jérome Cousin. Il vantaggio sale fino a raggiungere i 4'45" al chilometro 50.

Da lì in poi il gruppo amministra e lima, cercando di chiudere al più presto. Al primo passaggio da Neuchâtel il vantaggio dei quattro è ancora di 3'35". Davanti a loro il Gpm di Enges, una scalata di prima categoria, e la più abbordabile Croisée Lignières. Dietro Muravyev, Ruijygh e Pierre Rolland, quest'ultimo già ieri in fuga, provano a sganciarsi dal gruppo senza troppo successo.

Davanti chi non tiene il ritmo è Cousin, che si stacca sulle rampe dell'Enges e verrà ripreso poco dopo dal plotone. Salendo verso Lignières è Sørensen a salutare la compagnia; il danese, già vincitore sul Terminillo al Giro 2010, transita da solo in cima al colle di seconda categoria. Ha 14" sugli ex compagni di fuga e comincia a credere nell'impresa. Il gruppo non gliela vuole lasciare, questa tappa, anche perché in casa Rabobank Freire deve aver comunicato il suo stato di forma più che buono e così i compagni tirano per chiudere e portarlo alla vittoria. Ai -10 dal traguardo Sørensen conserva 14" su Konovalovas e solo 28" sul gruppo. Non ci crede più, Chris Anker. Come da copione, il gruppo riprende prima Konovalovas, quindi Sørensen.

Ai -7 ecco la sparata di Lieuwe Westra, più per i fotografi che per la tappa. È scritto che volata dev'essere e volata sia. Se però c'è un corridore che, in situazioni come queste, vuol rompere gli schemi (e non solo) agli sprinters, questi risponde al nome di Alexandre Vinokourov. Era il 24 Luglio 2005, ancora in casacca T-Mobile ma già di turchese vestito, in qualità di Campione Nazionale del Kazakistan. Tappa finale del Tour, quella che giunge sugli Champs-Élysées. Uno dei traguardi più ambiti da ogni sprinter degno di questo nome viene vinto dal biondo kazako che, con un colpo di mano, anticipa tutti. Resta uno dei gesti atletici più belli della storia recente del ciclismo.

Vino è un tipo che non vive solo di ricordi, ecco quindi che ritorniamo ad oggi, sei anni dopo quella vittoria parigina. Il primo attacco è di Tony Martin; come già fatto ieri sull'ultima salita, allunga e se ne va. Mancano 3 km al traguardo e molti pensano che il tedesco dell'HTC-Highroad voglia testare la gamba in vista della cronometro di domani. Niente di più sbagliato. Solo Vinokourov capisce che l'affondo è di quelli seri e, insieme a Cherel, si porta su Martin. A questo punto il traguardo è là e la questione è tra questi tre. Vino non perde facilmente in queste situazioni di corsa.

Sempre Tour de France, sempre Luglio, per la precisione il 20 Luglio, ma questa volta del 2000; Salvatore Commesso da Torre del Greco va in fuga nella Losanna-Friburgo in Brisgovia. Resta al vento per 242 chilometri, al suo fianco un giovane Vinokourov. L'allora ragazzo di Petrowlowsk è convinto di avere la vittoria in pugno. Negli sprint ristretti e nei testa a testa è quasi imbattibile. Lo scugnizzo della Saeco invece vince allo sprint, minando alcune certezze della giovane promessa kazaka. Fine del secondo amarcord.

Undici anni dopo tante battaglie, tante sfide, molti scatti andati a vuoto e altrettanti prodigiosi Vino è ancora là davanti. Anticipa quelli che vorrebbero disputare la volata per vincere e se la prende lui, la tappa. Cherel e Martin devono accontentarsi del podio, con quest'ultimo che domani ha enormi possibilità di vincere nei 20 km a cronometro da Aubonne a Signal-de-Bougy.

La volata del gruppo si disputa, anche se vale per il quarto posto. La vince Swift davanti a Freire (evidentemente Oscarito stava benone) ed al nostro Viganò. Nella generale Brutt conserva per il secondo giorno di fila la maglia gialla mentre Vinokourov scalza Cunego dalla piazza d'onore, portandosi a 32" dal russo della Katusha. Evans è sempre a 42" ed il nostro Pinotti a 55". Brutt potrebbe pagare oltre un minuto dai big, per lui sarà difficile tenere la maglia dopo la crono di domani.

Stando ai distacchi, Vino ed Evans sono i naturali favoriti per la vittoria finale ma chissà che Pinotti, in quei 20 km contre-la-montre, non voglia giocar loro un brutto tiro. Un tranello di quelli che Vinokourov è solito tendere agli sprinters sgomitanti quando questi, pronti ad essere lanciati, vengono staccati dal vecchio leone kazako. Un tipo che, come il nettare dei santi, migliora vieppiù con il passare degli anni.

Francesco Sulas

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