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Tour Down Under 2011: Bowling finale, Swift non ci casca - Giù Cavendish, Greipel, Goss; McEwen leader

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Ben Swift, vincitore a Mannum. Alle sue spalle si riconoscono Brown e Feillu © TeamSky.comLe ammaccature non sono coperte dalla polizza Casco (che, già dal nome, si capisce che non fa per i ciclisti), si sa, quindi toccherà, ai tanti che ne hanno collezionate diverse oggi, pazientare e andar giù di disinfettante e cerotti dopo il finale di tappa a Mannum. Certo, come biasimare quelli a cui gireranno un po' le balle per essere incappati in un incidente al terzo giorno di gara stagionale? E gireranno, le celebri sfere, tantopiù quanto costoro penseranno al fatto che forse una curva a gomito a 270° non è il massimo da affrontare negli ultimi 4 km di una gara ciclistica destinata a concludersi in volata.

Se non è istigazione alla caduta questo, cosa allora? Ma in fondo, visto che viviamo tempi sempre più impazienti, tempi in cui gli addobbi di Natale arrivano già a fine ottobre nelle vetrine, ci può anche stare quest'anticipo di quelle classicissime polemiche che rendono spesso succulenta la prima settimana di un Giro o di un Tour: aspettiamocene un profluvio, a corollario di quegli ultimi, infernali 4 km della frazione.

Una frazione che si era sviluppata su una fuga a tre (Krivtsov l'iniziatore al km 18, poi raggiunto da Tanner e Docker, quest'ultimo già all'attacco ieri) con vantaggio massimo di 4'20" toccato al km 36; riavvicinati gli attaccanti grazie al lavoro di HTC e Sky, dopo la rampa di Dawesley Hill (km 64) i tre si sono visti raggiungere dalla coppia BMC formata da Zahner e Roe, usciti sulla salitella con Luke Roberts (poi rialzatosi) in cerca di punti per la classifica Gpm.

Il contributo dei nuovi attaccanti ha dato nuovo respiro all'azione, che al momento dell'aggancio (km 68) aveva ormai non più di mezzo minuto di margine. Il vantaggio dei battistrada è risalito fino a 1'25" (km 98, a poco meno di 50 dal traguardo), ma era chiaro che 85 secondi non sarebbero mai bastati per tenersi il gruppo alle spalle; così come era chiaramente senza speranza il tentativo solitario effettuato da Tim Roe quando, a poco più di 30 km dalla conclusione: il plotone, inesorabile, ha rosicchiato quel che restava da rosicchiare, e senza affannarsi più di tanto ha ripreso prima i 4 (Krivtsov, Tanner, Docker e Zahner), e poi, a 5 dal traguardo, anche il solitario Roe.

Tutti pronti per lanciarsi nella volata? In teoria sì; in pratica, il già citato curvone dei 4 km ne ha mandati a gambe per aria parecchi, a partire da Sutton, che in quel momento era trenato dai suoi Sky nelle prime posizioni, proseguendo con gente chiamata Cavendish, Greipel, Goss. Questi ultimi due sono pure ripartiti abbastanza rapidamente, ma a 100 metri dal traguardo (dopo un estemporaneo allungo di Rojas ai 3 km) ecco a frenarli un altro laocoontico patatrac, con tra gli altri Dean, Sutton, Bernard Sulzberger (il più malconcio: clavicola fratturata) e i fratelli Meyer (Cameron e Travis) a saggiare la durezza dell'asfalto sudaustraliano.

Nella confusione, Ben Swift, originariamente deputato a lanciare Sutton (caduto), poi dirottato nel ruolo di apripista di Henderson (staccatosi), è riuscito a non perdere i riferimenti (e la preziosa ruota di Thomas, a sua volta tirato da Hayman nell'ultimo chilometro), e negli ultimi metri del rettilineo finale ha spinto la sua ruota più avanti di quelle di un indomito (e attentissimo) McEwen e della vecchia conoscenza Graeme Brown, con Feillu (già piazzato ieri), Roelandts e il nostro Chicchi, sesto.

Il grande Robbie, sommando il secondo posto di oggi al terzo di ieri, si è issato al vertice della classifica, che ora guida con lo stesso tempo dei due vincitori Goss e Swift, ma con una miglior posizione ai punti. Domani, dopo aver fatto la tara tra chi rimarrà in gara e chi preferirà fermarsi per recuperare, da Unley a Stirling si coprirà un percorso noto di questa gara, con arrivo in leggera ascesa su cui qualce avvicendamento in classifica sarà pure possibile.

Marco Grassi

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