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Tour Down Under 2011: Si chiama Harley, pare una moto - Goss implacabile su Greipel e McEwen | Cicloweb

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Tour Down Under 2011: Si chiama Harley, pare una moto - Goss implacabile su Greipel e McEwen

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Fiori e onori per Matthew Harley Goss ad Angaston © www.tourdownunder.com.auNel caso servisse un uomo (relativamente) nuovo su cui puntare belle sommette per il 2011, le prime gare australiane ci segnalano con forza Matthew Harley Goss: nome quasi da chopper, 24 anni compiuti da poco, squilli importanti nelle due passate stagioni (con tanto di perla incastonata sul vialone di Cava de' Tirreni dove conquistò un memorabile successo di tappa al Giro), Goss pare ora pronto a spiccare il balzo verso un livello stabilmente superiore, secondo quanto fatto prima di lui in maglia Columbia da Cavendish e Greipel.

E se il primo è ancora più vicino alla forma natalizia che a quella primaverile, il secondo ci dà già dentro eppure si ritrova con una sconfitta (se il secondo posto equivale a una sconfitta) che l'avrà più che mai confortato della validità della scelta di lasciare la HTC, dove oltre a Mark, ora appare sulla scena pure Matthew a rivendicare attenzioni e treni: con Greipel, tre galli del genere nel pollaio bianco-giallo sarebbero risultati effettivamente troppi, ai limiti dell'ingestibilità (se non oltre).

Gestibilissima invece la prima tappa della prima corsa Pro Tour di una stagione ai primi vagiti (si corre con profitto anche in Sudamerica): si sa che dalle parti di Adelaide ci si va per fare la gamba, di sicuro lo pensano quelli che sin dai primi chilometri hanno tentato la fuga: Gorka Izagirre, Roberts (il quale, scollinando in testa all'unico Gpm di giornata, ha conquistato la maglia di miglior scalatore) e Loubet dapprima; poi, al km 13, Clarke, Perget, Docker, Mínguez e Van de Walle, al quale è subentrato, in un rimescolamento successivo, l'altro Izagirre, Jon.

Avendo gli attaccanti portato il vantaggio rapidamente sopra i 4' (4'05" al km 23, per la precisione), il gruppo non ci ha messo troppo a scuotersi, agitato dai team dei velocisti più attesi, HTC e Sky in testa (ma col supporto di Rabobank e poi Garmin e Omega Pharma). Il risultato del lavoro degli inseguitori è stato immediatamente visibile, col gap abbattuto a un paio di minuti e mezzo, secondo più secondo meno, quota a cui i 5 battistrada sono stati tenuti per una cinquantina di chilometri.

Una volta approdati ai 40 km conclusivi, gli attaccanti hanno capito (non che ci volesse un Nobel...) che non avrebbero avuto scampo, e infatti il gruppo ha ripreso tutti e cinque (malgrado il classico tentativo della disperazione, vissuto sull'allungo di Clarke e Mínguez a poco meno di 30 dal traguardo.

Gli ultimi 10 km, apertisi col ricongiungimento coi due superstiti della fuga, sono serviti alle squadre dei velocisti per organizzare dei treni destinati ad essere comunque scompaginati dall'acceso finale. Un finale in cui la HTC, sempre sull'asse Renshaw-Goss, ha fatto ancora valere la sua legge, esattamente come nel prologo "amichevole" del Cancer Council Classic dell'altro giorno, assestando una dura lezione a Greipel e tenendo a bada anche la voglia di ribalta di un McEwen che non avrà mai l'età giusta per la pensione.

Gli Sky, tra Sutton e Henderson, collezionano il quarto e il decimo posto, mentre Viviani si conferma ottimo pretendente al gotha dello sprint (quinto posto per lui), Romain Feillu porta da subito la Vacansoleil nei quartieri alti (sesto) e un discretamente sorprendente Alessandro Ballan riesce a inserirsi in settima posizione. Se oggi ad Angaston l'arrivo tirava un po' in su (e Goss ci va a nozze su traguardi del genere), domani a Mannum gli sprinter più puri potranno replicare su un terreno probabilmente più adatto: Greipel sta già affilando le ruote, e non sarà certo l'unico.

Marco Grassi

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