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L'altro Giro 2011: Trasferimenti, 1800 km + un volo - Se ci fosse meno ipocrisia...

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I trasferimenti renderanno ancora più duro il Giro 2011 © GirodItalia.itMettiamo subito le mani avanti per sgomberare il campo dal dubbio che il percorso del Giro d'Italia 2011 non ci piaccia. Ci piace eccome; per cui, volentieri allunghiamo un complimentone a Mauro Vegni per il disegno delle tappe. Poi, visto che è uno che sa stare al gioco, a Zomegnan riserviamo invece le tirate d'orecchi per quello che c'è tra una tappa e l'altra. Ovvero centinaia di chilometri di trasferimenti, per un totale di 1822 km (calcolati con ViaMichelin da ogni sede d'arrivo a ogni successiva località di partenza, e contando anche gli spostamenti da e per gli aeroporti del trasferimento post-Etna).

La motivazione di un Giro tanto allargato (a coprire 17 regioni d'Italia nel 150ennale dell'Unità) la comprendiamo, la apprezziamo, la sosteniamo; qualche dubbio nasce dalla concatenazione di queste necessità "superiori" con un tracciato più che difficile. Otto arrivi in salita (compresa la cronoscalata e i due traguardi in sé non complicatissimi di Montevergine e Macugnaga) sono tanti, specie se poi ci aggiungiamo il resto delle salite che verranno affrontate dal gruppo.

Il punto della questione è: visto che per forza bisognava fare 1800 km (più un volo aereo) di trasferimento, non si poteva semplificare qualche tappa? Facciamo degli esempi. Tra i quasi 200 km della tappa di Fiuggi e i 214 di quella di Tropea, in più o meno 42 ore i corridori dovranno (oltre che dormire) fare 100 km e due colli nella frazione di Montevergine e, prima e dopo, 168+204 km (oltre 370) di trasferimenti. Tengano duro, perché poi (se avranno la fortuna di dormire nella zona di Tropea), basteranno un altro centinaio di chilometri (più passeggiata in traghetto sullo Stretto) in pullman la mattina dopo, e poi, una volta scalato quel paio di volte l'Etna, si potrà riposare per un giorno intero (ma non c'è il trasferimento aereo alla volta del Molise o zone limitrofe?).

Risalendo lo Stivale, dopo tre giorni tranquilli, ci si imbatte in 245 km che dovranno essere coperti tra l'arrivo di Ravenna e la partenza di Spilimbergo: occhio, ché siamo dalle parti dei tapponi di montagna e quel che verrà riservato alla carovana pare incredibile: dopo il megatrasferimento da Ravenna, ecco 160 km semplici semplici da pedalare alla volta del Grossglöckner, quindi si alloggerà lì dalle parti della non lontana Lienz, poi il giorno dopo tappa terribile con Crostis e Zoncolan nel finale di un tracciato da 210 km. Dopo lo Zoncolan, altri 180 km di trasferimento verso Conegliano, dove un gruppo in cui la metà dei componenti avrà sclerato di brutto (accettiamo qualsiasi scommessa su ciò), potrà comodamente prendere il via per appena 230 km infarciti di Piancavallo, Forcella Cibiana, Giau, Fedaia e arrivo in quota a Gardeccia.

Si lamentino poco, i corridori, però, visto che poi si riposa a Belluno, e visto che i 13 km di cronoscalata del giorno dopo li faranno a tutta non più di 20 sui 140 rimasti in gara a quel punto. Gli altri 120 tireranno a campare (tra una fuga e l'altra) attraverso frazioni molto interlocutorie eppure con altre salite lunghe e fastidiose (Tonale, Aprica, Ganda, Mottarone, Macugnaga) che forse a quel punto non aggiungeranno proprio niente al livello tecnico della corsa, ma che serviranno senz'altro per prosciugare ulteriori energie. (Non discutiamo un arrivo in quota in più o in meno, ma a chi è utile un arrivo su una salita che non farà differenze tra i big a 24 ore dal semidecisivo Finestre?).

Dopo il traguardo di Sestrière, per gradire, altri 237 km sul bus fino a Milano, perché non si dica che si può abbassare la guardia prima dell'ultimo km di Giro.

Ripetiamo: il percorso, al di là di qualche dettaglio, è davvero molto bello. Ma la sua durezza si sposa malissimo con i tanti trasferimenti, che spesso renderanno la vita difficile agli atleti (e impossibile ai membri degli staff delle squadre).

E soprattutto, si sposa malissimo con le cose che Zomegnan sostiene senza timore di sforare nel ridicolo ogni volta che, per un motivo o per l'altro, disegna un Giro più facile del solito (è avvenuto nel 2007, è avvenuto nel 2009): ovvero, che fare una corsa meno dura vuol dire togliere alibi a chi vuol doparsi. Poi, da un anno all'altro, i problemi del doping vengono dimenticati (non dai vari direttori Gazzetta che, a ogni presentazione, ripetono le cose che diceva Cannavò già 15 anni fa, ovvero che sarà il Giro della pulizia, che ci saranno sei miliardi di controlli, che si farà di tutto per contrastzzzzzzz), ed ecco che si sfornano percorsi come quello (bello, ripetiamo) del 2011.

Saremmo molto più contenti se, una volta tanto, si sfrondasse il campo da un po' di ipocrisia - nell'attesa che comunque qualche salita meno significativa venga piallata dai profili altimetrici nei prossimi mesi (anche su questo punto potremmo accettare scommesse) - e si evitasse poi, al momento degli inviti, di individuare le varie "mele marce" del gruppo lasciandole a casa. Non facciamo nomi. Ma Zomegnan sa bene a chi ci riferiamo.

Marco Grassi

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