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Giro di Lombardia 2010: Tre protagonisti non casuali - La lunga stagione di Gilbert, Scarponi e Nibali

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L'impegno di Michele Scarponi davanti a Philippe Gilbert © BettiniphotoLa chiameremo "zona Gilbert", questa porzione di stagione. Sei classiche in due anni, tra cui due Giro di Lombardia, stanno lì a testimoniarlo. Di queste sei, almeno tre vinte da superfavorito, e neanche l'indurimento del percorso lombardo con l'inserimento della Colma di Sormano ha potuto evitare la doppietta bis (Piemonte e Lombardia nel 2009 e quest'anno) dello strepitoso vallone.

Un Gilbert che già a 28 km dall'arrivo era in testa alla corsa da solo. Un'infinità di chilometri, per chi è abituato al ciclismo degli ultimi anni, fatto tutto di tattiche e radioline. Non troppi chilometri, invece, per un corridore abituato a vincere fin da giovane semiclassiche belghe come l'Het Volk con attacchi solitari sferrati a 50 km dal traguardo o giù di lì.

Ci ha pensato un ds italiano, Roberto Damiani (prossimo al passaggio in Lampre), ad abbassare i toni poetici e prosaici di questa vittoria: "Aspetta Scarponi (prossimo al passaggio in Lampre, ma questa non è assolutamente una malizia verso Damiani, è semplicemente una curiosa analogia), che ha pochi secondi di svantaggio e all'arrivo manca troppo". Saranno state queste le parole del ds dell'Omega Pharma al proprio capitano? E il gesto di stizza del vallone sarà stato nei confronti dell'ammiraglia, che lo ha avvicinato per ovviare alla volontà di Gilbert di non indossare la radiolina, oppure verso la moto (ci pare più probabile), "colpevole" di curiosare un po' troppo tra le tattiche belghe?

Fatto sta che il San Fermo della Battaglia è stato uno spettacolo, con quella salita affrontata in maniera appaiata da Gilbert e Scarponi, come se nessuno dei due volesse far capire all'altro come stesse realmente. Scopriremo poi che a Gilbert non serviva bleffare, visto l'allungo piazzato a 500 metri dallo scollinamento. Un'azione che ha mandato il cervello - prima delle gambe - in acidosi al marchigiano, che ha messo da parte la lucidità e ha dato una cambiata troppo violenta che gli ha fatto quasi saltare la catena.
Gilbert se ne va - di nuovo - tutto solo. Scarponi abbassa la testa: guarda la catena, ma equivale a un segno di resa.

Applausi comunque per il capitano dell'Androni Giocattoli, che durante i primi chilometri ha perso la seconda punta Bertagnolli, 2° al Giro del Piemonte e utilissima pedina tattica per questo Lombardia (ma il trentino preferisce il caldo e forse sarebbe stato poco utile quest'oggi). Un secondo posto che arriva dopo il 2° posto ("colpa" degli abbuoni) alla Tirreno-Adriatico di marzo a testimoniare una stagione lunghissima proseguita con il 4° posto al Giro d'Italia (con la vittoria ad Aprica) e il 2° posto al Giro dell'Emilia dopo la dovuta pausa di luglio.
Un secondo posto che vale alla squadra di Savio il 16esimo posto nel World Ranking, piazzamento che - a scanso di nuove querelle tra UCI e Grandi Organizzatori - vale al team italiano l'invito di diritto per tutte le prove storiche del 2011, tra le quali figura il Tour de France. E un secondo posto che fa contento anche Bordonali, perché la sua De Rosa-Ceramica Flaminia ora ha tutto il diritto (con il 2° posto nel Campionato Italiano a squadre) di lavorare affinché il team sia invitato di diritto al prossimo Giro d'Italia.
Due motivi per sorridere per un ciclismo italiano che non vince una grande classica dal Lombardia 2008 (con Cunego), ricordiamolo.

Un ciclismo italiano che però piazza anche Nibali al 5° posto; nonostante una caduta in discesa che non è proprio nel repertorio del siciliano (segno che freddo e stanchezza - forse più psicologica che fisica - hanno fatto la differenza), il corridore della Liquigas va a concludere una sequela di piazzamenti forse ancora più longeva di quelli di Scarponi (e dello stesso Gilbert), visto che ha iniziato a correre - e vincere - a gennaio in Argentina al Tour de San Luis.

Atteggiamenti, questi, che sono in netto contrasto con quelli di un certo Andy Schleck e anche - al netto degli ultimi guai - di Alberto Contador, che s'accontentano troppo delle luci della ribalta del Tour de France e dimenticano colpevolmente - sulla scia di "sua maestà" Armstrong - che il ciclismo è fatto anche di tantissimi altri appuntamenti, comunque importanti, che possono soltanto nobilitare il loro palmarès.
E invece Andy ha addirittura l'ardire di storcere la faccia se qualcuno, durante la prima ascesa sul San Luca al Giro dell'Emilia, gli grida un «Sei in vacanza?!» che contiene ovvie punte di sarcasmo.
Ma d'altronde, al cospetto di corridori come Gilbert, Scarponi e Nibali, cosa si aspettano gli Schleck e i Contador? Gli applausi? Certo, ma un mese l'anno non è sufficiente. Non per chi ama il ciclismo.

Mario Casaldi

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