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Tutti dopati?: Nessuna colpa significativa - Colò, caso paradossale

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Alessandro Colò - Foto Isdcyclingteam.comIn questo periodo nero a proposito di doping (da Contador a Torri passando per Mosquera e le inchieste italiane) che sta investendo il ciclismo s'è aggiunta ieri la notizia della squalifica per un anno del corridore spezzino Alessandro Colò. La notizia era passata forse un po' in secondo piano anche perché la positività risaliva ad un controllo durante la Vuelta a Mexico dello scorso aprile: tuttavia una lettera inviata dal padre del corridore ci offre lo spunto per diverse riflessioni, che possono interessare da vicino anche Alberto Contador visto che anche in questo caso c'è di mezzo l'ormai celebre clenbuterolo.

 

La Spezia 08/10/2010
Chi scrive è... PAOLO COLÒ padre di ALESSANDRO (atleta ciclista dal 1992 ovvero dall’età di anni 6) squalificato a scontare una pena di anni UNO per DOPING.
La mia è una famiglia nata con la bicicletta nel sangue...  nel dopoguerra correvano i miei zii, quindi mio padre, poi io, ... tutti e tre i miei figli hanno praticato ciclismo (l’ultimo è proprio Alessandro), e ho dedicato i miei week end ALLO SPORT (il ciclismo) in qualità di Direttore Sportivo a partire dal 1989.
Ho assistito in silenzio a tutte le vessazioni che abbiamo dovuto sopportare nello sviluppo della vicenda, per poi giungere ad una sentenza GROTTESCA nella forma e nel merito, che da uomo di sport (E AFFERMO CON ORGOGLIO DI ESSERLO DAVVERO) mi fa RIBREZZO.
Si mi fosse stato detto che esistevano PROVE che ALESSANDRO avesse fatto uso di DOPING, avrei sofferto come padre e come sportivo, ma avrei accettato in silenzio.
QUESTA SENTENZA INVECE È INGIUSTA E IRRIVENTE per chi fa sport, colpisce nell’orgoglio e fa male al cuore (l’amore per lo sport e per il ciclismo in particolare) perché è motivata da condizioni NON OGGETTIVE, si parla di “..colpa non significativa” ovvero spiegata a braccia:
1)   NON DOVEVI ANDARE A CORRERE IN MEXICO
2)   DOVEVI PORTARTI IL CIBO DA CASA
3)   SE PROPRIO VOLEVI MANGIARE CIBO LOCALE, DOVEVI FARLO ANALIZZARE.
Sono SBIGOTTITO, VIOLENTATO e STUPRATO da questo teorema operato
Mi domando dopo 30 anni DI SPORT (ma in effetti sono molti di più ) DEDICATO A CHI FA SPORT VERO che senso abbia avuto.
SPERO CHE QUALCUNO CHE SI OCCUPI DI SPORT ABBIA LA CAPACITÀ O LA COSCIENZA DI DARMI UNA SPIEGAZIONE.
GRAZIE SPORTIVAMENTE, PAOLO COLÒ

 

Questa è la lettera in questione ma prima di ogni commento vediamo di spiegare cosa si intende per "colpa non significativa" andando ad analizzare i relativi articoli del codice antidoping della WADA che hanno portato a questa decisione della procura antidoping del Coni.

L'articolo 2.1.1 sancisce che è dovere personale dell'atleta assicurarsi che nessuna sostanza proibita entri nel suo organismo e che egli stesso è responsabile per ogni cosa che viene trovata nei campioni analizzati dall'antidoping e che dunque non esiste volontà, colpa, negligenza o inconsapevolezza per aprire un procedimento.
Nel punto 10.5.2 del codice, invece, si dice che se un atleta è ritenuto responsabile di una violazione con "nessuna colpa significativa o negligenza" il suo periodo di squalifica può essere ridotto fino ad un massimo della metà. Ovviamente, per ottenere questo sconto di pena l'atleta deve stabilire come la sostanza proibita sia entrata nel suo organismo. La differenza tra questo punto e il 10.5.1 ("nessuna colpa o negligenza" e quindi possibile assoluzione piena) è molto sottile: per non ricevere sanzione l'atleta deve dimostrare di aver preso tutte le precauzioni possibili oppure, per esempio, di essere stato vittima vittima di un sabotaggio da parte di un rivale, ma non rientrerebbe invece nella casistica la somministrazione inconsapevole da parte del proprio medico, di un parente o comunque di una persona vicina.

Dopo tutte queste considerazioni sul regolamento emerge come, a livello formale, la squalifica di Alessandro Colò sia corretta e questo non può che far tremare Alberto Contador (indipendentemente da eventuali trasfusioni): come avevamo già visto in precedenza (in questo articolo), infatti, per il clenbuterolo basta la sola presenza (anche di una quantità infinitesimale) per far scattare la positività e, forse, solo il blasone potrebbe "salvare" lo spagnolo. Ma a quel punto verrebbe tolta anche la squalifica al ligure (al quale sono anche stati tolti i piazzamenti, sebbene il migliore fosse un settimo posto di tappa)?

In questo caso il punto che lascia più riflettere è quel capitolo del regolamento WADA che attribuisce all'atleta la piena responsabilità di ciò che viene trovato nelle sue analisi. Noi non vogliamo cominciare a farci domande sulla correttezza o meno di quell'articolo, ma se questo lascia i corridori sbigottiti e indignati, come mai non è mai stato fatto nulla in precedenza? E se viene ritenuto ingiusto perché non protestare e chiedere a gran voce di sedersi attorno ad un tavolo per studiare una revisione di questa norma?

Oggettivamente in alcuni casi la negligenza, seppur in buona fede, è giusto punirla perché alcuni sportivi vanno proprio a cercarsela (ad esempio non studiando a fondo - visto che li riguarda da vicino - il regolamento WADA o comprando un integratore su Internet) ed uno stop serve anche a crescere sotto questo punto di vista; d'altra parte però è abbastanza impensabile uno sportivo che analizza tutti i prodotti prima di bere o mangiare: certo, in uno sport come il ciclismo in cui si gira spesso per il mondo e si entra a contatto con diverse culture sarebbe anche una maggior tutela degli atleti, soprattutto da parte delle squadre e degli organizzatori che dovrebbero offrire standard di sicurezza sotto ogni punto di vista.

Forse ora che un ciclista di primissimo piano si pone in una situazione praticamente uguale a quella di un corridore di più basso livello si potrebbe trovare quell'unità di tutto il movimento sempre auspicata e sempre svanita proprio per le grandi differenze tra Pro Tour, Professional o Continental: stavolta Contador e Colò (ma anche Beppu e chissà quanti altri) sono sulla stessa barca. Una barca su cui non ci sono certo sportivi di altre discipline, questo conviene ricordarlo: saremo ripetitivi, ma è immaginabile una procura antidoping che si impegna tanto a fondo per inchiodare un calciatore a una bistecca? Indubbiamente uno zelo simile lo si trova solo nel ciclismo.

Comunque piangere ora non serve. Se davvero si vuole cambiare qualcosa, questo è il momento di passare ai fatti.

Sebastiano Cipriani

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