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GP Québec 2010: Siamo proprio nel Canada francese - Voeckler conquista la prova Pro Tour

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Thomas Voeckler anticipa tutti all'ultimo km e va a vincere il GP di Québec - Foto www.protourquebecmontreal.comNon è stata una brutta corsa, il GP Québec. Se non avessimo l'abitudine di contestualizzare le cose, non sprecheremmo neanche una riga per chiederci, ancora e sempre, che idea di ciclismo d'élite può soggiacere all'esordio, nel calendario che dovrebbe essere quello d'eccellenza mondiale, di corse nate ieri e per le quali non sussiste alcuna garanzia che possano durare oltre domani. Un ciclismo mordi&fuggi, in cui ogni elemento, dallo sponsor alla corsa al corridore, va goduto all'istante, vista l'incertezza permanente sul futuro. Un'incertezza di cui l'UCI, massima responsabile, dà ampie rappresentazioni proprio scegliendo per il suo Pro Tour corse senza storia e di conseguenza senza un destino percepibile (insomma, della Parigi-Roubaix sai che s'è sempre fatta sul pavé e sempre lì si farà, e hai la ragionevole certezza che ci sarà sempre qualcuno a difendere questo concetto... ma un GP Québec, con tutto il rispetto, quale angolino del ciclismo rappresenta? Chi muoverebbe un dito per salvarlo, qualora un domani dovesse rischiare di scomparire, di cambiare forma e nome, di migrare in un'altra nazione?).

Un ciclismo di carta (preferibilmente moneta, stando alle linee guida di Aigle), buono solo per riempire i database di ordini d'arrivo senz'anima, senza un disegno che li coordini tra di loro e li tenga insieme in un progetto più ampio; un ciclismo che - e qui torniamo all'incipit - si è manifestato oggi nella prima delle due neoclassiche (come definirle???) che portano il Pro Tour in Canada, con una corsa non spiacevole. Bellissimi scenari intorno alla città che porta il nome della regione francese e francofona dello stato nordamericano, e una fuga a 13 a caratterizzare per lunghi tratti lo svolgimento della corsa (lunga poco meno di 190 km).

Tra gli attaccanti, molto convinti gli italiani Agnoli e Balloni, rimasti in testa anche quando il susseguirsi delle côtes (due le principali: de la Montagne e de la Potasse, in rapida successione, ripetute 15 volte, quante le tornate da 12.6 km l'una) ha scremato il drappello d'avanguardia. Negli ultimi 50 km erano rimasti davanti, con i nostri, Nerz, Tankink, Van de Walle, Fuglsang e Irizar. Il vantaggio (che in precedenza aveva toccato i 4'), era in fase calante grazie al lavoro di Euskaltel e Sky su tutte; ritiratosi un Basso sottotono, al terz'ultimo giro Selvaggi e Charteau hanno provato una sortita per riportarsi sui fuggitivi; ma all'inizio del penultimo giro (a 25 km dal traguardo) il gruppo ha annullato la fuga, ed è stato a quel punto Fuglsang a provare un contropiede (con Devenyns), mentre Chavanel, che pure ha provato a farsi avanti, ha perso il treno buono.

Un giro in testa per la coppia danese-belga, con pochi secondi di margine su un gruppo sempre più selezionato; e all'inizio dell'ultima tornata, in cima alla salita della Grande-Allée, un nuovo rimescolamento è stato prodotto da Damiano Cunego. Il veronese, scattato con convinzione sulla rampa dell'arrivo, è riuscito ad avvantaggiarsi in compagnia di un Hesjedal galvanizzato dal giocare in casa, un Breschel attento e un Wegmann sornione. Con un margine tra i 10 e i 15" sugli immediati inseguitori, gli attaccanti hanno tenuto tutto sommato un buon accordo (con Hesjedal comunque a spingere con più veemenza); e si è dovuto impegnare a fondo Robert Gesink, che ha battezzato evidentemente l'azione di Cunego come quella decisiva, ed ha voluto quindi dar tutto per rientrare, da solo, sul quartetto di testa.

In cinque si sono quindi presentati sui saliscendi del finale di circuito: sulla Montagne, a 3.5 km dal traguardo, Hesjedal ha forzato e ha fatto piazza pulita di chi non ne aveva più: ciao Gesink, ciao Breschel. Ottima la risposta di Cunego, invece; meno immediata, ma presente, quella di Wegmann. Ancora sulla Potasse Hesjedal ha tentato la soluzione di forza, ma a quel punto il gruppo (con una RadioShack particolarmente attiva) si era riavvicinato troppo, e ogni salmo è finito in gloria quando, all'ultimo chilometro, la fuga è stata annullata.

Istantaneo il tentativo di contropiede di Wegmann, ma quando il tedesco s'è riseduto, è partito alla chetichella Thomas Voeckler. E, guadagnati quei 50 metri di vantaggio, e trovati il coraggio e la freschezza per portarli a 100, il francese d'Alsazia non ha permesso a nessuno di riavvicinarlo in quel tratto finale all'insù: vittoria meritatissima per tempestività ed efficacia d'azione, in una stagione in cui Voeckler è stato sin qui un bel protagonista (campione nazionale e vincitore di tappa al Tour, tanto per citare i due titoli che ha conquistato nei mesi scorsi). Alle spalle di T-Blanc, tardiva volata di Boasson Hagen (che quantomeno ha dimostrato che la Sky faceva bene a fidarsi e a lavorare per lui che pure il suo sprint l'ha vinto); poi Gesink, un delusissimo Hesjedal, Scheirlinckx e un Ballan quasi incoraggiante. Decimo (e alle spalle di un altro italiano, Francesco Reda), il Cunego che ti aspetteresti di vedere in queste gare: battagliero, all'attacco, sicuro piazzato, possibile vincente. Appuntamento a dopodomani per la rivincita.

Marco Grassi

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