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Vuelta a Burgos 2010: Bravo Samuel, così si fa! - Sánchez non fa sconti, battuti Nibali e Caruso

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Samuel Sánchez premiato per la sua vittoria nella Vuelta a Burgos 2010 © www.vueltaburgos.comScrivevamo ieri del peccato di sprecare un'ultima tappa di una breve corsa a tappe, in riferimento al percorso piuttosto insignificante dell'ultima frazione del Tour de Pologne; e oggi abbiamo invece il piacere di commentare un "giretto" che ha regalato ben altro pathos, nel suo epilogo, rispetto alla corsa Pro Tour finita ieri a Cracovia.

Ci riferiamo alla Vuelta a Burgos, che nella miriade di 5-days-races del calendario spagnolo, è senz'altro una delle più interessanti oltre che rispettabili tecnicamente parlando. La gara si era aperta mercoledì con un successo in volata di Koldo Fernández su Maes, Feillu e Pozzato a Medina de Pomar; giovedì a Miranda de Ebro prima svolta importante, col successo (e relativa maglia di leader) di Samuel Sánchez su José Ivan Gutiérrez, piegato in cima alla rampetta su cui i due spagnoli si erano avvantaggiati sugli avversari.

Nella frazione di Miranda, una buona prestazione l'aveva fornita Giampaolo Caruso: e visto che nella cronosquadre di venerdì a Melgar de Fernamental la Katusha ha fatto meglio di tutti gli altri team, l'italiano si è ritrovato proiettato in testa alla classifica. Il tempo di un altro intermezzo velocistico ieri a Salas de los Infantes (primo Romain Feillu su Galimzyanov, Enrico Rossi e Cimolai), ed ecco che oggi, sull'arrivo in salita di Lagunas de Neila, siamo giunti alla resa dei conti.

In una tappa che oltre al traguardo all'insù aveva anche altre salite sparse lungo l'ultimo terzo di percorso, sono stati a lungo i belgi Kurt Hovelynck e Stijn Neirynck, insieme allo spagnolo Vicente Toribio, a calamitare con la loro fuga le attenzioni di un pubblico che ha visto salire il margine del terzetto fino a quasi 4' su un gruppo in cui la Katusha di Caruso badava a sbrigare l'ordinaria amministrazione in attesa di un finale in cui già sapeva che avrebbe dovuto parare diversi colpi.

Esauritasi naturalmente l'azione a tre, si è visto, sull'Alto del Collado (primo passaggio, a poco più di 35 km dalla conclusione), un bello spunto di Agnoli e Cioni, ma ancor più bello di Marcos García, corridore Xacobeo che aveva probabilmente l'incarico di preparare il terreno a un attacco del suo capitano Mosquera, indubbiamente attratto da quella bella salita di Lagunas de Neila.

Ma l'infaticabile Igor Antón di oggi non aveva un briciolo di pietà, se è vero che sotto i suoi colpi (sul secondo passaggio dal Collado, a 10 km dal traguardo) sono caduti tutti i vari attaccanti di giornata, oltre a un buon numero di uomini facenti parte il gruppo dei migliori. Un gruppo che, salitella dopo salitella, si è assottigliato parecchio, fino a mettere, l'uno di fronte all'altro a guardarsi negli occhi, coloro che ambivano al successo finale.

A 4 km dal traguardo, con Antón ancora sulle ruote a menare fendenti, Nibali ha estratto dal personale cilindro un bell'allungo, nello stesso momento in cui Caruso, in appannamento progressivo, perdeva le ruote dal trenino Euskaltel, vedendo irrimediabilmente compromettersi le sue possibilità di primeggiare in classifica. A quel punto non ci poteva essere squadra che tenesse, il confronto con la coppia naranja formata da Igor e Samuel era impietoso per quasi tutti: solo Mosquera è stato in grado di prendere le ruote di Sánchez e del suo compagno, e quando i tre, a 3 km dalla vetta, si sono riportati su Nibali, il quartetto così formatosi era praticamente il meglio che potesse emergere oggi su questo terreno.

Una volta ricompattatisi i 4, Antón ha tirato un po' il fiato, e ciò ha permesso a Zaugg, Possoni e Kruijswijk, che erano non distanti, di rifarsi sotto, mentre Caruso era a mezzo minuto, insieme ad Arroyo e Scarponi. Una nuova sgasata di Igor, ed ecco che Zaugg e Kruijswijk hanno riperso contatto, e quando sotto il triangolo rosso dell'ultimo km il gregario di lusso di casa Euskaltel s'è fatto da parte, per lasciar spazio all'attacco del suo capitano, anche Possoni ha mollato la presa.

A giocarsi la tappa, SSG, Mosquera e un Nibali in bella evidenza: bella ma non bellissima, visto che a 500 metri dalla linea d'arrivo una progressione di Mosquera ha fatto male a Vincenzino, che ha perso le ruote della coppia iberica: poco male per un Nibali che è giunto comunque terzo al traguardo (ed è infine terzo in classifica), e che dovrà raggiungere il top tra un mese, a Vuelta in corso (se i presupposti sono quelli di questa Burgos, qualche motivo d'ottimismo possiamo coltivarlo).

Gli ultimi 500 metri della Vueltina di inizio agosto sono ancora da raccontare: quando tutto sembrava incanalarsi verso la classica salomonica spartizione (a te la tappa, a me la corsa: Samu era avvantaggiato dal gioco dei piazzamenti, pur avendo lo stesso tempo di Eze), visto anche che avevamo visto parlottare i due spagnoli subito prima dell'attacco di Mosquera che ha fatto fuori Nibali, ecco il sorpresone: non solo i due non si erano accordati, ma l'asturiano se l'è giocata col coltello tra i denti, questa tappa, con una volata se vogliamo anche un po' entusiasmante, con la quale ha rimesso a posto il collega e la nostra tendenza ad essere malfidenti.

Un bellissimo Sánchez che ha rischiarato coi suoi due successi di tappa, e con un piglio ben autorevole, la Vuelta a Burgos 2010, e che conferma che l'Euskaltel ha fatto la cosa migliore che si potesse fare, confermando (o meglio: riuscendo a trattenere) nelle sue fila il Campione Olimpico in carica. Peccato, davvero peccato, che il buon Samuel quasi certamente eviterà di partecipare alla Vuelta che inizia fra 3 settimane: alla luce di ciò, come negare che quest'ottima affermazione perda un po' del suo senso, rimanendo troppo fine a se stessa?

Marco Grassi

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