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Tour de France 2010: Pineau-Chavanel: grinta e coraggio - Francesi sugli scudi verso Rousses | Cicloweb

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Tour de France 2010: Pineau-Chavanel: grinta e coraggio - Francesi sugli scudi verso Rousses

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Chavanel, Pineau, Voeckler: protagonisti della 7a tappa - Foto BettiniDi sicuro i francesi si saranno divertiti da matti a guardare la Tournus-Station des Rousses. Una frazione del Tour in cui diversi paladini d'Oltralpe battagliano così a viso aperto e in maniera così efficace è effettivamente un toccasana per l'anima di un popolo di appassionati che aspettano da una vita il nuovo messia in bicicletta, e forse iniziano a pensare (a causa di diversi segnali, tra cui appunto tappe come quella di oggi) che il tempo dell'attesa volge finalmente al termine.

La settima tappa della Grande Boucle è partita subito forte, forse troppo forte, forse troppo subito, fatto sta che se parte una fuga dopo 200 metri ci può anche stare di essere stati distratti ed essersela fatta sfuggire. Fatto non contemplato nella visione di Jean-René Bernaudeau, che sa che su questo tipo di tappe intermedie la sua Bbox può costruire le sue fortune (e in passato - vedi 2009 - l'ha fatto alla stragrande). In effetti faceva strano pensare che in una tappa dal profilo altimetrico simile, con salite anche lunghette ma non mancanti di una loro dolcezza, non ci fosse in prima linea un Fédrigo, o un Voeckler, o almeno un Vogondy o un Rolland.

Detto fatto, la Bbox ce l'ha messa tutta e ha rimesso la palla al centro, quando sulla penultima salita ha portato il gruppo a un passo dal riprendere i fuggitivi. Qui è scattato Voeckler, e va detto che se T-Blanc, autore comunque di una buona prova, avesse centrato l'obiettivo di riprendere lui i battistrada, forse staremmo parlando di un capolavoro tattico nella tappa che visse due volte.

Il fatto che questo capolavoro tattico si profilasse all'orizzonte (quanto avrebbe resistito il pur coriaceo Pineau al ritorno furioso degli inseguitori?) è stato ben chiaro anche in gruppo, e, forse anche grazie al prevalere di un po' di rivalità interna tra i francesi, ha partorito il secondo capolavoro tattico della giornata, questo però destinato a compiersi e non a rimanere a metà come quello della Bbox. Chavanel, anche motivato dalla sciagurata perdita della maglia gialla sul pavè qualche giorno fa, ha messo il turbo e si è portato sul gruppetto inseguitore. In questo modo ha destabilizzato parecchio un drappello che fino a quel momento stava recuperando molto su Pineau e Hondo (rimasti da soli in testa). Il fatto che il plotoncino capeggiato da Voeckler (investito anche del carisma derivante dalla maglia di campione nazionale) si fosse tanto infoltito, e avesse visto l'arrivo di una zavorra del calibro di Chavanel, ha fiaccato decisamente le operazioni di inseguimento.

In questo modo, scollinati sulla Croix de la Serra come meglio non avrebbero potuto (ovvero posizionati in modo da poter fare corsa parallela: uno avanti, uno dietro), i due francesi della Quick Step hanno potuto mettere a punto il da farsi. E non è sicuramente un caso che Pineau e Chavanel siano scattati esattamente nello stesso momento, all'inizio dell'ultima ascesa: potenza delle radioline o semplice telepatia? Resta il fatto che i due alfieri del team belga si ritrovano con gambe spaventose, presupposto fondamentale perché altrimenti ogni tattica, se non supportata dal pedalare forte, è destinata al naufragio. I due Quick Step invece, con la massima naturalezza, si sono dati il cambio in testa alla corsa, e tutti i salmi sono finiti in gloria, con Chavanel bivincitore di tappa e di nuovo in giallo, e con Pineau che ha rafforzato parecchio la sua maglia a pois. A Voeckler non resterà che riprovarci, e non c'è dubbio che l'alsaziano lo farà nei prossimi giorni.

Chi invece - e qui usciamo dall'ambito prettamente francese - avrebbe potuto cogliere un'occasione buona è Cadel Evans, che era molto vicino alla maglia gialla e avrebbe anche potuto indossarla, se - una volta saltati Cancellara e Thomas - avesse potuto mettere la squadra a lavorare per limitare il distacco da Chavanel. Il problema, nel caso del Campione del Mondo, è però sempre quello. Quello del Giro, e quello che rischia di pesare in maniera importante anche al Tour: se nel gruppetto dei più forti, insieme all'australiano, c'è solo un altro BMC (Steve Morabito), ciò vuol dire che la sua squadra non potrà imbastire chissacché, perché evidentemente non è al livello di un'Astana (che aveva Vinokourov e Navarro con Contador, e che aveva fatto lavorare parecchio anche Tiralongo) o di una RadioShack (Leipheimer, Horner e Brajkovic intorno ad Armstrong). Evans dovrà ancora una volta far da sé e far per tre. Poi per il 2011 si faccia due conti e valuti se non sia il caso di caldeggiare ai capoccia del team l'ingaggio di due o tre locomotive buone.

Marco Grassi

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