Tour de l'Aude 2010: Signori, questo è il Tour de l'Aude - Il commento di Edita
Le tradizioni devono essere rispettate e mai interrotte! La fenomenale Ina Teutenberg avrebbe tradito se stessa senza un bel centro al Tour de l'Aude. E fin qui non sarebbe niente di strano. Invece qualcosa di eccezionale c'è. Sarebbe logico e naturale per la velocista più affermata in attività attendere comodamente il proprio momento nel pancione del gruppo, ma Ina non sarebbe Ina senza un suo personale show, si sentirebbe un'incompiuta senza quella tradizionale zampata suddivisa in tre semplici mosse:
1) trovarsi in una fuga nata fin dall'inizio (o andarsene da sola);
2) menare quanto e più delle altre;
3) timbrare a modo suo e inserire nel proprio archivio un'altra opera "made by Ina".
Incredibile ma vero, questo tipo di ciambelle all'Aude le nascono sempre col buco. Tant'è negli anni in gruppo è nato un detto assai spiritoso: chissà quale sarà la tappa che si sceglie quest'anno? Sarebbe bello saperlo e trovarsi già in quella barca, perché quel giorno quella fuga andrà senz'altro in porto. Nel ripetersi alla stessa maniera, nella volontà di osare senza mai accontentarsi si nasconde tutta la genialità di questa tedescona. Chi conosce questo mix di forza, intelligenza e umiltà non si azzarda mai di considerarla semplicemente una velocista. In effetti, Ina non ha vinto e basta, ha anche costretto a un duro lavoro tutta la Cervélo.
Non è semplice leggere e interpretare questa corsa. Le velociste (pure) non la amano e spesso sbuffano: è troppo tecnica, strade strette e sconnesse, arrivi tortuosi, vento bestiale. Ed è quasi impossibile che il gruppo si presenti compatto all'arrivo.
A loro fanno eco le scalatrici (pure): come si fa pensare alla classifica senza neanche un arrivo in vetta?! La verità che il termine "puro" fa poca rima con questa corsa, che da sempre ha esaltato doti come: fantasia, testardaggine, classe e un pizzico di sana pazzia (oltre alla compattezza del team, quella sempre), motivi per i quali non sempre e non necessariamente è stata vinta dalla più forte (fisicamente). La corsa che potrebbe sembrare senza né capo né coda in realtà nel passato è stata animata dai grandi interpreti come Jeannie Longo, Catherine Marsal, Lyne Bessette, Susanne Ljungskog, Amber Neben, Judith Arndt, campionesse di razza, che potrebbero raccontare decine di episodi, trappole, colpi di scena, dei quali si è nutrita la storia di questa gara.
La classifica vede quattro olandesi in testa e un'italiana in coda, ma non è grave trovarsi ultimi. È logico che le atlete del nord si sentano più a proprio agio nel mangiare l'erba del ciglio della strada piegata in due dal forte vento laterale, mentre una giovane azzurra, giunta per fare l'esperienza, è costretta a subire e stringere i denti solo per non mollare e arrivare alla fine. Il vento nella regione dell'Aude, è esattamente come il maltempo di questo Giro dei prof: è in grado a fare più danni di un tappone dolomitico. Infatti, il gruppo, contro ogni ragione per le difficoltà medie - basse della tappa affrontata, è andato letteralmente a pezzi. Ben tredici ritiri (tra le cadute e fuori tempo massimo) in una tappa come questa sono un po' tantini...