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Philippiche d'autunno - Gilbert vince contro 23 avversari | Cicloweb

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Philippiche d'autunno - Gilbert vince contro 23 avversari

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Fino ad un paio di settimane fa quella maglia iridata la sognavano entrambi. Cadel, per cancellare in un sol colpo le ennesime sventure di stagione e regalare all'Australia un titolo storico; Philippe, capace nelle giornate di grazia di regalare spettacolo, di piazzarsi in un Fiandre e in una Liegi e a cui quella maglia iridata avrebbe forse donato la dimensione in cui un po' tutti lo vedono, oltre a riportare il Belgio in cima al mondo. Come sono andate le cose ormai lo sappiamo e detto questo alla fine di questa giornata ci chiediamo: ma quanto è stato bello vedere lì davanti Evans e Gilbert riuniti sotto gli stessi colori e, dopo una giornata all'arrembaggio, confezionare un finale del genere?
Ammettiamo che la goduria è stata tanta, e pazienza se per Giovanni Visconti è arrivata l'ennesima piazza d'onore di quest'anno, a conferma di un buon stato di forma mostrato anche a Mendrisio e col supporto di due scudieri dell'Est come Pidgornyy ed Huzarski a cui non si può veramente rimproverare nulla. No, quest'oggi è giusto soffermarci sulla Silence-Lotto, per rimarcare come Evans abbia evidentemente buona memoria nel ricordare come nel 1999 un ragazzotto poco più che ventenne che in MTB vinceva quasi tutto faceva il suo debutto tra i professionisti in quel di Peccioli, con la maglia della Saeco. Quasi un debito da saldare quindi, un ringraziamento alla corsa da offrire non portando a spasso tutto il giorno invano quella maglia iridata fresca di conquista ma esponendola in prima persona alla battaglia, prendendo il vento in faccia, marcando come il più tenace degli stopper e poi, ai 500 dall'arrivo, imponendo una di quelle frustate che possono stroncarti le gambe in un attimo per lanciare al meglio Gilbert, che il suo sesto posto svizzero l'ha già buttato nella cassapanca dei ricordi. Philippe che sa farci divertire, a volte anche incavolare, ma che su arrivi del genere se te lo trovi lì ed ha un gregario come quello avuto oggi non può sbagliare, non può avere pietà e che va a vincere lì dove c'era riuscito anche Tchmil nel 2000.
Per tutto il resto basta poco per fotografare bene il tutto: una fuga di venticinque atleti che va via dopo pochi chilometri con diversi nomi di quelli buoni ed il gruppo che prima lascia un po' fare, arriva a perdere un minuto e mezzo, poi ha un moto d'orgoglio grazie a Liquigas e Acqua e Sapone, assenti dal tentativo, che riducono il gap fin quasi al mezzo minuto ed infine, una volta appurato che nessun altro ha volontà di sobbarcarsi la sfacchinata, molla decisamente giungendo ad un ritardo superiore ai 7'50" che significa tanti cari saluti alle ambizioni giornaliere dei vari Basso, Pozzato o Paolini. A quel punto la storia è già scritta, andare avanti appare fatica vana ed ecco che allora da 111 partenti restano davanti solo i 24 avventurieri di giornata, gli altri 87 tutti a casa, per un colpo d'occhio che, come spesso accade, non è il massimo specie in belle giornate di sole come questa ma che a quel punto non è neppure difficile comprendere, specie se il rischio doppiaggio si fa alto (ma perché allora non tentare un piccolo sforzo in più per evitare che una fuga simile prenda il largo?). Davanti quindi tanta bella gente e diverse squadre plurirappresentate come CSF Group (Marangoni, Pavarin e Pozzovivo), la sopracitata ISD (Visconti, Huzarski e Pidgornyy), Serramenti Diquigiovanni (Solari, Bertolini e Bertagnolli), Barloworld (Impey, Caccia e Soler, più Cheula che poi ha perso contatto), Katusha (Mazzanti ed Eskov), Ceramica Flaminia (Duma e Rossi), LPR (Salerno, Chiarini e Montaguti) e la temibile coppia Silence (Evans e Gilbert), oltre a Malacarne, Sella e Rubiano Chavez che hanno deciso di unirsi alla variegata combriccola.
Cambi regolari e pedalata decisa sono stati quindi il leit motive dominante, fino a quando a circa 15 chilometri dal traguardo le maglie ISD di Pidgornyy e Huzarski in testa al gruppo hanno cominciato a far capire decisamente che Visconti quest'oggi aveva tutta l'intenzione di tentare il tris dopo i successi del 2006 e del 2007. A nulla sono valsi quindi i brevi tentativi di Caccia (ai -11) subito dopo il suono della campana e di Marangoni poco dopo (quest'ultimo ripreso da Eskov). Ancora il duo ISD a condurre le danze e ad impedire che nuovamente Caccia (questa volta in compagnia di Montaguti) prendesse il largo ai meno 3. Giunti all'ultimo chilometro è stato Bertolini il primo a cercare di forzare il ritmo, sopravanzato subito dopo da un Pidgornyy inesauribile e pronto a mettere tutti in fila. La bella presenza di Evans in quarta ruota però era alquanto indicativa su quello che stava per avvenire e dopo una brevissima fiammata di Sella, il campione del mondo ha prodotto il finale già raccontato. Alle spalle di Gilbert e Visconti il podio è stato completato da un Bertagnolli tornato nuovamente in palla, a cui sono seguiti Rubiano Chavez e Malacarne, la cui top-five premia un periodo di condizione più che soddisfacente. Magari qualche recriminazione in più ce l'avranno i CSF (Pozzovivo e Pavarin rispettivamente sesto e settimo al traguardo) o magari anche in Flaminia (Rossi, un po' al gancio nel finale, ha chiuso staccato di 31") e la stessa Diquigiovanni (oltre a Bertagnolli anche Bertolini ottavo e Solari decimo).
Visto l'epilogo odierno si può guardare già con curiosità al Giro dell'Emilia di sabato, se non altro per capire se il profumo d'Australia che aveva già inebriato il San Luca al Giro d'Italia col successo di Gerrans è già andato via o se invece sarà ancor più forte ora, che con Evans è per di più bardato d'iride. (Vivian Ghianni)

Nel frattempo, a Bourges, si consumava l'epilogo della semi-classica francese per ruote veloci, partita da Parigi poco più di quattro ore prima. Dici velocisti e pensi al Team Columbia, e se Cavendish ha posto una pietra sopra alla sua stagione trionfale praticamente un mese fa, è stato il suo alter-ego Greipel a precedere tutti nel volatone finale e a balzare a quota 20 successi stagionali, a sole 3 lunghezze dal più titolato compagno, malgrado i tre mesi saltati per l'infortunio patito al Tour Down Under. Ventitré e venti fanno quarantatré (senza contare che il terzo in questa speciale classifica è l'altro columbino Edvald Boasson Hagen a quota 13) e non ce ne vogliano Liquigas e Lampre se le prendiamo a mo' di paragone per far notare che due squadre di discreto blasone come le Pro Tour italiane, di vittorie ne assommano "solo" 33.
Tornando in Francia, il gustoso antipasto di Parigi-Tours, a differenza di quanto talvolta accaduto negli ultimi anni alla più blasonata "collega", non tradisce il pronostico dell'epilogo con volata, pur dovendo le squadre degli sprinter rintuzzare un tentativo in avvio di una ventina di corridori (Hoogerland, Geslin e Bonnet i più rappresentativi) e, nel finale, il contrattacco di Kiryienka e di uno scatenato Geslin, ripresi ai meno dieci. Nel volatone finale, il tedesco della Columbia precede Haedo, Usov e Hammond, e rilancia, qualora ce ne fosse bisogno, la sua candidatura per domenica prossima, nell'ultimo grande appuntamento della stagione per i principi dello sprint.

Giuseppe Cristiano

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