Greipel ne ha ancora di più - André rivince e prende la maglia
La Vuelta torna a casa propria dopo il giorno di riposo ma verrebbe da dire che ciò che è cambiato sostanzialmente è soltanto il clima: dalle ben più sopportabili temperature di Belgio e Olanda (condite pure da un po' di pioggia) di poco inferiori ai 20 gradi si passa di colpo ad un "dìa muy muy caliente", con temperature sempre ben oltre i 30 gradi, con addirittura oscillazioni tra i 35 e i 40, che di sicuro non sono un toccasana per i poco più di 190 avventurieri in gara. Non cambia invece il nome del vincitore ed André Greipel riprende il cammino da dove l'aveva interrotto, fortunatamente con un finale molto meno burrascoso di quello di Liegi. Se vogliamo poi il "derby" interno alla squadra con Cavendish nel computo delle vittorie si riduce ulteriormente (adesso siamo a 17 per il teutonico contro le 21 del fenomenale britannico) e se il tedescone avesse osservato una condotta meno sciagurata in qualche finale di gara nel mese appena trascorso, il computo di successi sarebbe potuto essere addirittura pari.
Puri discorsi teorici, comunque, mentre di certo, oltre al successo, c'è una bella maglia oro che arriva in dote con gli abbuoni (anche se non si può non rilevare come i 20" conquistati in Belgio si siano rivelati ben più pesanti di quelli odierni). In più un po' di ottimismo viene anche dal nostro Daniele Bennati, che centra finalmente il primo podio di questa Vuelta e che con una condizione in crescendo potrebbe dire la sua magari già nell'arrivo di domani a Xativa.
La giornata è stata animata come di consueto dal tentativo di fuga, nato sotto l'impulso di Sánchez Pimienta e a cui si sono in breve aggiunti Hernández Gutiérrez (nuovo leader dei Gpm), El Fares, Serafín Martínez, López Gil e Pronk (questi ultimi due rappresentanti di Andalucía e Vacansoleil, le due squadre senz'altro più combattive in gara finora). Poco più di 6 minuti di vantaggio massimo ed un gruppo a controllare agevolmente con le squadre degli sprinter in testa, con l'unica emozione data da una caduta (fortunatamente senza conseguenze) di Matteo Tosatto, uno degli azzurrabili, ai 55 dall'arrivo. In proposito vale la pena sottolineare come dopo l'ecatombe di Liegi nessun corridore si sia ritirato nel corso della tappa, vittima dei postumi della caduta, con i soli Horner e Kiserlovski, i più malconci l'altro giorno, costretti giocoforza a non prendere il via da Tarragona.
La fuga ha avuto il suo epilogo a circa 20 km dall'arrivo, con il solo Pronk ancora volitivo in testa ma costretto anche lui ad arrendersi ai meno 17. L'odor di volatone generale a questo punto inizia a sentirsi sempre più forte ma c'è quell'invitante strappetto ai 9 dall'arrivo che sarebbe un peccato lasciare immacolato senza neppure un tentativo deciso.
È così allora che De La Fuente rompe gli indugi e forza il ritmo in testa, prima che una schioppettata in maglia Silence-Lotto parta con vigore da manuale: ma sì, è proprio lui, quel simpaticone di Gilbert che con un simile assist fermo non ci sa proprio stare e decide allora di fare "el loco" sognando oltre alla tappa magari pure la maglia oro (al mattino era partito con soli 21" di distacco da Cancellara). Un segnale che oltre a far bene alla vista è senza dubbio invitante in prospettiva Mendrisio ed il buon Philippe deve saperlo bene, spendendosi come un dannato, disegnando molto bene le curve e passando con 22" di vantaggio al cartello dei -7 all'arrivo (in prossimità del quale la troppa veemenza nel calcolare le traiettorie fa finire a terra Wynants e Nocentini). Peccato però che il finale di Vinaròs sia ben diverso da quello di Anagni, quando Gilbert riscattò un Giro opaco mollando il suo bel ceffone, ed è così che la discesa che va via via scemando lascia il posto alla pianura, ponendo fine ad ogni sogni di gloria: 13" solamente ai -4 e tentativo che si esaurisce ai 2,5 km e mezzo, con Liquigas e Vacansoleil a spendersi in testa al gruppo per lanciare il proprio velocista di riferimento (non senza qualche scaramuccia quando i treni vengono idealmente a contatto).
Risalgono però anche gli uomini Columbia con Sieberg ad entrare decisamente in testa nell'ultimo chilometro, seguito da Sabatini, Greipel ed un Bennati in quarta ruota. L'ultima curva posta ai 900 metri fa però vivere un'altra giornata da dimenticare a Ciolek, già pesantemente attardato in Belgio, che ruzzola a terra e provoca anche un frazionamento nel gruppo mentre una volta finito il lavoro di Sieberg è Sabatini a prendere in mano la situazione ai 600 metri. Le trenate del giovane Fabio non sono male e sono il preambolo allo scatto di Bennati sul lato sinistro della strada, quando si sono da poco superati i 300 all'arrivo, con la lotta che sembrava ristretta ormai a 3, visto che Farrar, che nel frattempo tentava la rimonta, si scioglie pian piano come neve al sole ed è pressoché impossibilitato a lottare per il podio. Col passare dei metri però l'azione del Benna si esaurisce ed il suo posto viene preso da Boonen a centro strada, lanciato verso il successo che potrebbe garantirgli la maglia oro. Peccato che per il campione belga rinvenga con grande potenza sulla destra Greipel, che sfreccia senza complimenti e va a prendersi il secondo successo parziale e la maglia. Messi in fila quindi Boonen, Bennati e Farrar non resta che annotare una nuova bella prestazione del francese Bonnet (5°), un Freire che con il 7° posto di oggi mette sempre più malinconia ed un nono posto che sa tanto di sollievo per il giovane Davide Viganò che, se l'altro giorno era dato pressoché per ritirato per una sospetta frattura al gomito fortunatamente scongiurata, oggi si è gettato senza remore nello sprint, perché a volte le paure vanno via riprovandoci subito. Cancellara cede le insegne del primato in attesa di un possibile ritorno in oro a Valencia, mentre a Xativa domani potrebbe esserci il probabile ultimo arrivo allo sprint di questa prima parte di Vuelta. In attesa che le aquile da domenica inizino a volare.