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Bozic anticipa sprint e salite - Gruppo frazionato. Domani crono | Cicloweb

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Bozic anticipa sprint e salite - Gruppo frazionato. Domani crono

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Siano benedetti strappetti, zampellotti, dentelli, chiamateli come vi pare! Non importa se poi magari i velocisti davanti a disputare lo sprint te li trovi lo stesso (in realtà si, ce ne importa, perché se solo dalla cima di questi strappi ci fosse una manciata di chilometri in meno verso il traguardo ci sarebbe da vederne ulteriormente delle belle), ma se non altro prima della volata ci si eviterebbero giornate di piattume pressoché totale, dove non ci riferiamo sicuramente al profilo altimetrico della tappa odierna, che pure qualche salitella valida anche per i Gpm lo presentava. Avevamo cominciato se vogliamo già martedì a Liegi con Gasparotto, abbiamo proseguito ieri con Gilbert prima dell'arrivo di Vinaròs e dulcis in fundo, prima che lo scenario cambi radicalmente nelle prossime giornate, ci siamo trovati gli ultimi 10 chilometri precedenti l'arrivo a Xàtiva dove si è di tutto punto dato fuoco alle polveri.
In tutto questo però spendiamo due parole per Borut Bozic e per una Vacansoleil che nelle ultime settimane si stanno guadagnando visibilità a iosa, giustificando in pieno la scelta degli organizzatori. Da un lato la volontà del team di provarci sempre e comunque, se è vero che anche oggi Pronk ci ha riprovato da lontano, ancora una volta con López Gìl dell'Andalucía come ventiquattr'ore prima ed ancora una volta con un Cofidis (Bingen Fernández) e un Contentpolis (Aitor Pérez) arrendendosi solo sull'ultimo traguardo Gpm; dall'altro la presa di coscienza delle proprie qualità del velocista sloveno, ex campione nazionale, che nelle annate precedenti si divertiva a sfrecciare a più non posso in corse di seconda o terza fascia ma che già nel recente Giro di Polonia, quando esordì battendo senza troppi complimenti Greipel, ha fatto capire di potersela giocare anche con i migliori sprinter del parterre, se è vero che già a Venlo il solo Henderson era riuscito a mettergli la ruota davanti. Per un Bozic che esulta un Farrar che sbuffa (in tutti i sensi, visto l'arrivo non propriamente lineare) ed un Bennati costretto ad accontentarsi nuovamente del gradino più basso del podio ma vale la pena prima raccontare un po' cosa è avvenuto in precedenza.
Partiamo col dire che Kim Kirchen se ne torna a casa ed il numero dietro la schiena neppure se lo attacca: probabile che le botte patite nel cascatone generale di Liegi si siano fatte sentire, anche se la tentazione di pensare che la ridda di ritiri programmati in prospettiva Mendrisio si sia già messa in moto è senza dubbio forte. Detto già in precedenza del tentativo a quattro, che è giunto a guadagnare fino ad un massimo di 6'46" ma che è stato sempre agevolmente controllato dal lavoro dei Columbia di Greipel, al suo primo giorno in maglia oro, al di là di alcune cadute fortunatamente senza conseguenza (di Hoogerland, Rubiera, Bindi e Barredo), si giunge direttamente ai meno 25 dal traguardo, quando sull'Alto de Beniganim restano in testa i soli Fernandez e Lopez Gil mentre da dietro, ripresi Pronk e Perez, è Tiralongo a dare un calcio alla monotonia con un allungo che, a conti fatti, poteva essere interpretato come un segnale ben preciso, come si vedrà a breve. L'atleta siciliano raggiunge la testa della corsa ma dopo qualche chilometro (precisamente ai 16,5 km dal traguardo) il gruppo ingoia tutti. Attenzione però: il Beniganim è sì l'ultimo Gpm di giornata, ma non rappresenta affatto l'ultima asperità, se è vero che prima di planare su Xativa ci sono 2-3 strappetti sparsi ad invogliare all'avventura e l'improvviso aumento di andatura fa presagire che qualcosa effettivamente accadrà.
Detto fatto: ai meno 11 dall'arrivo la sagoma di Alessandro Ballan, già presente nelle posizioni buone in precedenza, si staglia nitida in testa al gruppo per un allungo deciso del campione del mondo. Breschel, che pure l'aria di mondiale ha dimostrato di saperla respirare bene, capisce che forse è il caso di tentare (nonostante avesse dalla sua anche la possibilità di sprintare all'arrivo) e decide senza remore di accodarsi al trevigiano. L'azione è di quelle buone, l'accordo c'è, e se da dietro il tentativo di Gerdemann (come già accaduto al Tour nella tappa di Colmar) muore ancor prima di svilupparsi concretamente, si fa subito caso ad una Columbia che, dopo essersi spesa per tutto il giorno, comincia ad accusare un po' di fatica e quindi vede molto più problematico il controllo della situazione, se è vero che un buon Andy Schleck è già in seconda ruota pronto a rompere i cambi.
Fare la differenza in certi frangenti però è comunque difficile e nonostante i 15" guadagnati in breve la coppia italo-danese, terminata la discesa ed iniziato di buzzo buono il nuovo strappetto, si vede raggiunta prima da una De La Fuente alla ricerca di rivincite e poi da un Gilbert che non s'è sicuramente dato per vinto. Un quartetto da lustrarsi gli occhi in attesa del traguardo quindi, peccato però che il gruppo, sotto l'impulso della Liquigas, non faccia sconti ed il fatto che Gilbert veda le sue speranze infrante ai meno 5 invece che ai meno 6 come i suoi compagni d'avventura è un mero dettaglio.
Non si fa però in tempo a dire che la "calma" era tornata sovrana che subito Moncoutiè ha piazzato la zampata, sperando di portare a buon fine sul traguardo l'ultima delle sue "pazzie" e per un attimo il francese è sembrato avere anche buon gioco, con la Liquigas che è sembrata guardarsi un po' troppo attorno e la Columbia che a quel punto aveva già deciso di lasciar fare gli altri. Per tre chilometri Moncoutiè se n'è andato da solo, prima di vedersi raggiungere da Hoogerland, uscito anche lui nel frattempo dal gruppo lanciato. Andar via in due è situazione senza dubbio migliore ma con il traguardo ormai vicino non c'è più troppo da sperare e difatti ai 1200 metri anche l'ultimo tentativo di giornata finisce col morire lì. Triangolo rosso e attenzioni puntate sull'impostazione dello sprint, con quella strada che tira un po' su, ma si nota subito un Bennati senza dubbio troppo avanti, cosicchè l'aretino, esaurito il lavoro di Bodnar, si trova già in seconda ruota agli 800 metri a ruota di Weylandt, che intanto preparava il terreno a Boonen. A quel punto bravissimo è stato Sabatini nel collocarsi subito a ruota del belga e a prendere decisamente la testa ai 600 metri, consentendo quindi a Bennati di concentrarsi maggiormente sui propri avversari. Esaurito anche il lavoro di Sabatini, è stata la volta di David Millar, che ha tenuto in fila indiana un gruppo che già andava rompendosi per favorire al meglio Farrar. Quando però sia l'americano che Bennati erano sul punto di partire poco dopo i 300 metri è partita la schioppettata di Bozic, che si è prodotto in una volata di forza e con un efficacia tale che Farrar (proprio come accadeva innumerevoli volte quest'anno con Cavendish) ha potuto solamente vedere il proprio avversario da dietro, tagliare il traguardo a braccia alzate per il quinto centro stagionale. Bennati timbra un nuovo terzo posto che di certo non rende merito al lavoro della Liquigas nel finale di tappa mentre Viganò si guadagna un'ulteriore promozione strappando un bel 4° posto davanti nientemeno che a Boonen (oggi 5°). Per Greipel, che resta in maglia oro, solo un 10° posto preceduto dal compagno Sieberg, confermando lo sfaldamento dei Columbia nel concitato finale.
Tra i big chi sorride più di tutti è Cadel Evans che strappa un'ottima ottava posizione, in attesa dei verdetti del cronometro di domani a Valencia, ma sorridono anche Basso, Sanchez e Valverde (tutti con lo stesso tempo del vincitore). Perdono invece qualcosina Zubeldia e Valjavec (giunti a 6") mentre Mosquera, Vinokourov, Cunego e gli Schleck ne perdono 9 di secondi. Peggio va a Kreuziger, che lascia 46" sul campo, non pervenuto invece Freire in un arrivo che sarebbe stato adattissimo a lui (37" per il tricampeon del mondo).
Domani la crono di Valencia dovrebbe riportare sulla carta l'oro sulle spalle di Fabian Cancellara (5° a 18" da Greipel mentre Bennati ora è 3° a 9"), in attesa che sull'Alto de Aitana le aquile inizino a volare.

Vivian Ghianni

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