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Nibali non è ancora sazio - Ballan, missione Polonia compiuta

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Una firma di assoluto pregio illumina il G.P. Camaiore 2009: è quella di Vincenzo Nibali, autore di una gara estremamente autorevole nei momenti che contano (leggi: le ultime due tornate del tradizionale circuito tra Monte Pitoro e Montemagno), condito e finalizzato dal deciso allungo in discesa che, a 5 km dall'arrivo, gli ha consegnato la vittoria.
Già, la vittoria: fino a non molti giorni fa del giovane siciliano celebravamo soprattutto la regolarità e la tenacia, che l'avevano portato a un più che positivo settimo posto al Tour. Ebbene, non dimentichiamo che Vincenzo è uomo in grado di essere estremamente competitivo, e vincente, anche nelle corse di un giorno, qualcosa di cui Franco Ballerini non può che tenere conto in ottica Mondiale, soprattutto in un anno in cui rischiamo di presentarci alla prova iridata con più incognite che certezze.
Altri due nomi finiti senz'altro sul taccuino del nostro ct, che come di consueto ha seguito dal vivo la corsa toscana, sono quelli dell'esperto Leonardo Bertagnolli e di un Giampaolo Caruso che si conferma in formissima dopo i successi del Brixia Tour. Sono il trentino e lo scalatore della Ceramiche Flaminia, insieme a Massimo Giunti, gli unici a reggere il ritmo impresso da Nibali, nell'ultima salita, salvo poi risultare incapaci di trovare il giusto accordo per rintuzzare l'attacco del siciliano, finendo così a giocarsi il secondo posto.
Come da tradizione la prima parte del percorso propone un breve circuito pianeggiante sulle strade di Lido di Camaiore, lungo il quale - al km 30 - prende vita la prima azione significativa di giornata, una fuga a due promossa dal lituano Kairelis (Ceramiche Flaminia) e da Matteo Montaguti (LPR). Il massimo vantaggio per i due è di 7'10", rilevati al km 54, quando al vento c'è anche l'enfant du pais Francesco Chicchi, uscito dal gruppo praticamente per onore di firma e poi raggiunto e staccato fin dalla seconda ascesa al Pitoro.
In gruppo è la Diquigiovanni-Androni che tiene saldamente le redini della corsa, preoccupandosi soprattutto di mantere lo status quo, grazie al lavoro di Celli e Denis Bertolini: la fuga è facilmente gestibile e gli uomini di Savio si limitano a controllare la situazione del gruppo, marcando comunque un buon ritmo.
Da metà gara Ginanni&co. iniziano a fare sul serio, riportando a meno di 5' il gap rispetto alla coppia di fuggitivi, mentre Savini (CSF Group-Navigare) provava il contrattacco in solitaria. L'andatura si alza ulteriormente quando entrano in azione Scarponi e Solari, autori di un vero e proprio forcing in occasione del quarto passaggio sul Monte Pitoro. In cima, ripreso e staccato Savini, il ritardo del gruppo è di soli 32", mentre sul successivo strappo di Montemagno è l'ISD a prendere l'iniziativa, mentre Ginanni perde per un attimo contatto.
Il ricongiungimento avviene nel corso del quinto giro, che vede ancora protagonista l'ISD, che non può che confidare in Visconti dopo l'ottima gamba palesata dall'ex campione italiano a Carnago. La quinta ascesa al Pitoro vede tornare protagonista la Diquigiovanni, con Solari che rilancia l'andatura e Nibali che parte al contrattacco, scollinando per primo, seguito da Bertagnolli e Caruso.
Appena dopo il passaggio sul GPM, si crea un drappello di 10 unità, che include, oltre ai tre citati, anche Failli, Rubiano, Giunti e Niemiec della Miche e un temibile trio CSF composto da Pozzovivo, Finetto e Canuti. L'azione tuttavia non decolla e s'inizia l'ultimo giro con situazione di gruppo compatto e ancora l'ISD a menare.
L'ultimo attacco al Pitoro risulta così decisivo: è di nuovo Scarponi a portarsi in testa e aumentare il ritmo, per rovinare i piani di Visconti e soci. Il forcing del marchigiano frantuma il gruppo e innesca l'azione decisiva: Giunti, Bertagnolli, Caruso e Nibali scollinano con qualche secondo di vantaggio, gap che consolidano fino a Montemagno. Qui, come detto, Nibali decide di provare l'allungo in discesa, riuscendo a distanziare di pochi secondi gli avversari, senz'altro più veloci di lui allo sprint. Non senza difficoltà in verità, visto che Bertagnolli perde contatto solo dopo il cartello dei -4 all'arrivo, quando ormai la strada spiana. Il suo vantaggio è di soli 4" a 3 km dall'arrivo, eppure è tutt'altro che il preludio a un nuovo ricongiungimento, dal momento che salta la collaborazione tra gli inseguitori, Vincenzino continua a mulinare il rapportone con splendido stile e si ritrova all'ultimo chilometro con sette preziosi secondi da amministrare.
È fatta: Nibali succede a Bertagnolli nell'albo d'oro della corsa toscana, mentre il trentino supera l'ottimo Giunti nello sprint per la seconda piazza, con un esausto Caruso poco dietro. Menzione merita anche il giovane russo Kritskiy, giovane classe '87 del Katusha Continental che è certamente una buona prospettiva (è finito per due volte 2° nella prova a cronometro degli Europei U23, l'anno scorso dietro al nostro Malori) e a quanto pare non solo nelle gare contro il tempo. Grande esultanza per il russo e buona prova per la CarmioOro, che piazza Colli 6° e Kocjan 8°, con Callegarin (7°), Pietropolli (9°) e Ginanni (10°) a completare la top-10
«Più passavano i chilometri e più mi sentivo bene - ha spiegato dopo l'arrivo Nibali - e infatti già a due giri dalla fine ho iniziato a forzare un po' il ritmo. Nell'ultimo giro ho provato poi l'assolo in discesa, dato che non mi sentivo per nulla sicuro con Giunti e Bertagnolli in volata. La picchiata era abbastanza tecnica e mi favoriva, il problema erano i vialoni negli ultimi 3 km, col vento in faccia, ma dietro fortunatamente si sono un po' guardati».
«La discesa è una carta che sapevo di poter giocare - ha continuato il siciliano - ma senza dubbio la differenza è stata fatta in salita. Poi era normale che ci provassi lì dove me ne sono andato, ma se fosse andata male avrei sicuramente tentato qualcosa ancora ai -2 o all'ultimo chilometro».
Per il giovane della Liquigas un occhio anche al Mondiale: «È senza dubbio un obiettivo, io cerco di tirar dritto per arrivare a fine settembre nella miglior condizione possibile, poi starà al ct decidere ovviamente. Ho visto il percorso, è molto difficile, particolare; si deciderà sulle due salite, una più lunga, la prima, poi la seconda che è più facile ma anche quella sembra sempre che finisca, ma poi in realtà c'è ancora da salire. Sì, può essere un percorso adatto a me». (Stefano Rizzato    
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Il temuto rischio, se così vogliamo chiamarlo, di vedere la corsa decisa dagli abbuoni a cui facevamo riferimento al termine della frazione di ieri alla fine è stato scongiurato ma anche la tappa conclusiva di questo Tour de Pologne 2009 è stata meno banale di quel che si possa pensare. Prima però partiamo dalle considerazioni principali: l'iride di Alessandro Ballan è tornato a splendere come e più di prima se è vero che il veneto è riuscito a far sua la classifica finale, mostrando una condizione più che buona che non può non far ben sperare in vista dei prossimi appuntamenti. A dimostrazione di ciò (tanto per ribadire che il padrone della gara era lui) Ballan non ha neppure esitato nel gettarsi nella mischia dello sprint finale, cogliendo anche un lusinghiero decimo posto.
Diciamo volata finale ed allora passiamo finalmente a celebrare anche Andrè Greipel che, appurato che per Boasson Hagen era pressoché impossibile tentare il colpo finale per conquistare anche la generale (avrebbe guadagnato al massimo 10" di abbuono, uno in meno degli 11 che lo separavano dal Campione del Mondo), ha potuto giocare tranquillamente le sue carte, sfoderando una volata magistrale, piena di tanta rabbia accumulata nelle giornate precedenti, che non ha lasciato alcuno scampo agli avversari e che gli ha consegnato la quindicesima affermazione stagionale (sale a 65 invece lo score del Team Columbia).
Accennavamo però ad una frazione che fin dai primi chilometri non ha affatto vissuto una situazione di calma, favorita anche dalla prima parte del percorso che prevedeva due salite nei primi cinquanta chilometri (seppur non valide come GPM). Ecco quindi che dopo i primi tentativi iniziali è stata soprattutto la Caisse d'Epargne a tentare il colpaccio promuovendo un tentativo di fuga col giovane Amador ma soprattutto con Lastras e López García, due uomini per nulla lontani da Ballan in classifica generale. È stato a quel punto che anche qualcun altro ha fiutato l'occasione e quel qualcuno risponde al nome di Albasini (distanziato di 35" in classifica) ed ancora una volta un bravissimo Marcato (che con 27" di ritardo era il meglio piazzato in classifica e si è così fregiato per diversi chilometri della leadership virtuale).
Con loro anche la coppia Milram costituita da Scholz e Russ, lo statunitense McCartney, il colombiano Ardila e il britannico Stannard e, una volta che il vantaggio ha raggiunto i 2'25" attorno al sessantesimo chilometro, in gruppo si è capito che era necessario cominciare ad impegnarsi a fondo. Sono state principalmente la Lampre, la Katusha e la nazionale polacca a condurre l'inseguimento e la veemenza con cui i corridori di casa erano lì in testa a menare non si spiega tanto col fatto che volessero salvaguardare la miglior posizione possibile per Marek Rutkiewicz, quanto per il fatto che il miglior polacco in classifica generale nonché già vincitore della classifica dei Gpm avesse effettivamente l'intenzione di giocare il tutto per tutto (appena 16" di ritardo alla partenza); una volta esauritasi la fuga proprio all'ingresso in Cracovia infatti è stato Rutkiewicz ad allungare, seguito prontamente da Stannard che evidentemente aveva ancora conservato parecchie energie dopo il suo tentativo.
Il duo si è alternato in cambi regolari, guadagnando al massimo una decina di secondi ma il circuito finale di 4 chilometri da ripetere 3 volte non consentiva di poter pensare di averla vinta sulle squadre dei velocisti, desiderose di accaparrarsi l'ultimo traguardo. È stato così che, una volta accodatosi anche il francese Roux, uscito dal gruppo proprio in prossimità del passaggio, Rutkiewicz ha preferito rialzarsi lasciando ai due compagni d'avventura la soddisfazione di un'altra tornata in avanscoperta.
Ricompattatosi il gruppo ai meno 8 dal traguardo si è vissuto un momento d'incertezza, prima che fosse il Team Columbia a prendere l'iniziativa in testa al plotone. Non era però la situazione ideale per il team statunitense visto che il traguardo non era ancora così vicino ed è stato così che, dopo circa 3-4 chilometri, l'onere è stato lasciato ad altri, vale a dire Cofidis e Rabobank prima e poi, con più decisione, a Vacansoleil e Astana. Il team kazako, in testa già a 3,5 km dall'arrivo, sembrava decisamente compatto per favorire lo sprint del lituano Vaitkus ed ha ricevuto una notevole collaborazione anche dal danese Morkov della Saxo, andato decisamente in testa a tirare ai meno 2 mentre si notava nel frattempo Guarnieri sfilare nelle retrovie (forse a causa di un problema meccanico, o forse semplicemente per essersi accorto di non avere una gran gamba per lo sprint).
Con gli Astana nuovamente a condurre, appena superato l'ultimo chilometro è stato ancora Lastras a cercare di piazzare l'affondo vincente, costringendo direttamente i kazaki ad un lavoro supplementare di chiusura. Ai 500 metri circa invece ha preso in mano la situazione la Garmin con Patour che si è prodotto in uno sforzo notevole per cercare di lanciare al meglio la volata di Sutton. Spostatosi il francese però l'australiano è partito negli ultimi 200 metri ma dalla parte opposta la progressione micidiale di Greipel ha avuto il suo inizio e non c'è stato più nulla da fare, tanto che il tedesco è riuscito a primeggiare quasi per distacco.
Piazza d'onore per Sutton e terza posizione per Weylandt mentre Napolitano è rimasto fuori dalla top-5 chiudendo in sesta posizione. Con il terzo successo di tappa parziale per il Team Columbia si è chiuso quindi un Tour de Pologne sicuramente favorevole per i colori italiani, testimoniato dalle vittorie di Furlan, Guarnieri e Ballan e da una generale che oltre all'iridato vincitore (davanti a Moreno e Boasson Hagen, staccati di 10" e 11") vede al 5° posto Reda, all'8° Marcato e al 10° Francesco Gavazzi. Delle prestazioni di quest'ultimo in particolare farà bene a tenere conto anche Franco Ballerini, visto che l'atleta lombardo sta dimostrando di poter essere compreso senza problemi tra gli azzurrabili. (Vivian Ghianni)

Gli odierni 164 chilometri da Fundão a Gouveia, se non durissimi, promettono almeno di essere assai impegnativi, con la lunga ascesa di Penhas Douradas a selezionare il plotone nell'ultima parte della terza tappa del Giro del Portogallo, tappa che poi si deciderà nel doppio passaggio sulla rampa di Gouveia.
Si parte con la consueta girandola di attacchi e controattacchi, fino a che in otto riescono a evadere dal gruppo. Fra questi nomi interessanti come lo spagnolo Costantino Zaballa, il portoghese Rui Sousa (che con un'azione analoga l'anno passato riuscì a vincere una tappa e a portare a lungo la maglia di leader) e il ceco Martin Mares, già visto molto pimpante anche ieri. Ci sono pure i nostri Cristiano Salerno ed Emanuele Bindi, pronti a sciropparsi un centinaio di chilometri di fuga nella speranza che il plotone lasci fare.
Ma il vantaggio in realtà non cresce mai oltre i tre minuti e mezzo. Dietro la Palmeiras Resort presidia compatta la testa del gruppo, per conservare la camisola amarela di Barbosa e dare al velocissimo portoghese la possibilità di giocarsi l'ennesima tappa (con quello di ieri Candido ha raggiunto il leggendario Joaquim Agostinho a quota 24 successi parziali nella Volta).
Sulla salita di Penhas Douradas il vantaggio dei fuggitivi cala come è normale che sia, e lo stesso accade nel successivo tratto in discesa. Quando però mancano una ventina di chilometri al traguardo, e si affronta per la prima volta lo strappo di Gouveia, il gruppo non sembra più in grado di recuperare molto agli uomini davanti. Il distacco oscilla intorno al minuto, quando subito dopo lo scollinamento attacca Bindi. Il portacolori della Lampre guadagna una dozzina di secondi sui suoi ex compagni di fuga, che continuano però a non perdere rispetto al gruppo. La Palmeiras Resort appare infatti più che stanca, dopo una dura giornata a lavorare in testa al plotone.
Quando si ha l'impressione che la fuga (o almeno un paio dei fuggitivi) possa arrivare, i sette all'inseguimento di Bindi sbagliano strada. Pur facendo subito marcia indietro, lasciano una ventina di secondi che avrebbero potuto permettere a qualcuno di loro di vincere la tappa. E quel qualcuno è Martin Mares, che scatta lasciando sul posto gli altri e in breve si riporta su Bindi. Quando inizia la decisiva salita verso Gouveia, ai 4 km, l'italiano alza bandiera bianca. Il campione ceco invece prosegue di buona lena, anche se quel che resta del gruppo è ormai vicino. Provano a uscire prima Carlos Nozal e poi Vitor Rodrigues, entrambi della Liberty, che evidentemente oggi preferisce mandare avanti le seconde linee e risparmiare i capitani per domani. Poi è il turno di Tiago Machado, un po' in ritardo ieri e probabilmente voglioso di riprendersi qualche secondo.
È ormai chiaro che la Palmeiras non ha più le forze per tenere la corsa, chi ha le gambe scatta e si va a giocare il successo. Così pensa anche Ruslan Pidgornyy, che esce portandosi dietro un altro uomo della PSK (davvero brillante la squadra ceca in queste prime giornate), Patrik Sinkewitz. Il tedesco scatta a sua volta, lasciando tutti gli altri attaccanti sul posto. Mancano 2 km all'arrivo e si capisce subito che si tratta dell'azione decisiva. Sinkewitz, ex grande promessa di Mapei, QuickStep e T-Mobile, è tornato a correre quest'anno e, dopo qualche mese per riprendere confidenza con le gare, appare nuovamente a buoni livelli, come dimostra anche l'ampio successo al Sachsen Tour di non più di due settimane fa. Il tedesco non è un fenomeno, ma un ottimo corridore (coi suoi ventinove anni ancora relativamente giovane) che merita palcoscenici importanti.
Il portacolori della PSK taglia così il traguardo a braccia alzate, mentre dietro di lui resistono Pidgornyy e Machado, rispettivamente secondo e terzo a 8". Il gruppo dei migliori è regolato a 13" da Danilo Hondo, su Pires e Petrov. Barbosa, ottavo, conserva la leadership, mentre Santambrogio, decimo, è per il terzo giorno consecutivo il migliore degli italiani.
La classifica generale resta corta e pressoché immutata ma domani, con la tappa da Trancoso a Mondim de Basto, la dura ascesa di Barragem do Alvao e, soprattutto, la salita finale dell'Alto da Senhora da Graça produrranno grossi cambiamenti.

Gianluca Colloca

 

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