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Prendetelo se ci riuscite! - Riccò infiamma il Tour sui Pirenei

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Diranno che l'hanno lasciato andare. Diranno che era lontano in classifica e non faceva paura più di tanto. Diranno che si sono un po' risparmiati in vista di Tourmalet e Hautacam. E diranno che nei tapponi più impegnativi sarà tutta un'altra storia.
Lo diranno, lo dicono, l'hanno detto. Ma la domanda vera è: hanno ragione? Hanno ragione i big annunciati del Tour de France, o ha ragione Riccardo Riccò che li ha molto democraticamente mazzolati tutti, senza sconti né privilegi, nella prima tappa pirenaica della Grande Boucle?
Riccardo Riccò, questo ragazzo che, giunto quasi timidamente, in punta di piedi, alla sua prima esperienza da capitano nella corsa più grande del mondo, ha dato spettacolo a SuperBesse e si è ripetuto alla decima potenza oggi sull'Aspin e sulla successiva picchiata verso Bagnères-de-Bigorre, l'arrivo che sancisce definitivamente l'ingresso del modenese nel gotha del ciclismo mondiale, indipendentemente da come finirà il suo Tour.
Non ci dilunghiamo in particolari, se non per dire che sull'Aspin, ultima ascesa di giornata, c'erano davanti i tre fuggitivi della mattina (Jalabert, Kuschynski e Lang, che sarà l'ultimo a cedere), e alle loro spalle si agitavano gruppetti di altri comprimari (LL Sánchez, De La Fuente e Monfort, e più indietro Szmyd, Efimkin e Arroyo).
Già all'inizio della salita Piepoli aveva messo il turbo e Riccò aveva retto bene il gioco di squadra del compagno. Il risultato era stato che i Valverde, gli Evans, i Cunego, i Kirchen, i Menchov, erano subito rimbalzati nelle posizioni di coda del gruppo. Qualcosa significherà, si suppone. Va bene risparmiarsi, va bene rinviare ogni sovraconsumo di energia al tappone di domani, ma se si sta bene non si rimbalza indietro.
Ad onor del vero, va detto che Evans era caduto qualche chilometro prima, e può essere che la botta, pur non grave, l'abbia in parte rallentato nell'azione. Ma gli altri? Nessuno degli uomini di classifica aveva ritenuto di dar seguito all'azione dei Saunier Duval, rientrata quindi nel giro di un chilometro (con sollievo di molti, si direbbe).
Nella calma piatta di un gruppo dominato (anche tra i big) da troppe figure amorfe e incapaci di regalare un brivido di emozione, a 30 dal traguardo (e 4 dalla vetta) un lampo. Un fulmine nell'apaticamente sereno cielo della Boucle: Riccardo, ancora lui.
Uno scatto di violenza inaudita, il vuoto alle spalle, i gruppetti che precedevano il plotone riassorbiti uno alla volta, alla velocità della luce. La luce che promanava dallo sguardo cattivo di Riccò, giustamente incavolato per certe dicerie sceme, e pronto a reagire sulla strada, come solo i grandi sanno fare.
Preso e superato Lang a un km dalla vetta, su cui Ricky è transitato con 1'20" sul gruppo, si trattava solo di resistere nei 26 km di discesa e falsopiano digradante: e il ragazzo di Formigine non ha tradito, malgrado l'inseguimento di Nibali (che si era avvantaggiato proprio in cima e aveva tentato il tutto per tutto in discesa), malgrado l'affannarsi della Caisse d'Epargne (LL Sánchez sempre sugli scudi), e quello di Bruseghin nei chilometri finali (per chi tirava la Lampre? Non era meglio lasciare il lavoro a qualcun altro e preservare Marzio per il Tourmalet, al limite?).
Tutto vano, cari amici. Riccò non solo non ha perso, ma ha pure guadagnato, in alcuni momenti di vaghezza del gruppo (che è stato comunque di un immobilismo perverso: ma senza gambe altro che immobili, si fa proprio la parte dei soprammobili). La somma algebrica dice quindi che più o meno il vantaggio al traguardo è stato quello che Riccardo aveva in cima all'Aspin. Tra uno striscione e l'altro, una sola differenza: le braccia alzate nel tripudio, a Bagnères, a incorniciare una giornata pronta per le antologie.
E il bello è che quello di oggi era l'antipasto pirenaico, visto che il Tourmalet e l'Hautacam (come già più volte ricordato) sono in programma domani, all'interno di una tappa lunga solo 156 km, ma che rappresenta il primo vero terribile arrivo in salita del Tour 2008. In ogni caso, c'è di che terremotare il Tour, e il ragazzo lo sa: siamo ansiosi di vedere come risponde.

Marco Grassi    

 

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