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La Tre Valli di Ginanni - Bruciato Bertagnolli, 3° Cunego

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A volte per separe il sogno dall'incubo, la gioia dal dramma, gli altari dalla polvere passa una sottilissima linea. Bene, in questo 19 agosto questa sottilissima linea ha deciso di operare la sua crudele e spietata demarcazione nel giorno in cui erano di scena le prove tecniche di mondiale, con l'88.ma edizione della Tre Valli Varesine ad aprire, come da tradizione, il Trittico Lombardo.
Eccoli lì, come schermidori dopo la stoccata decisiva, i due volti della giornata: da un lato il sorriso amaro di Leonardo Bertagnolli, che per quasi 3 chilometri ha coltivato il sogno di iscrivere il suo nome nel prestigioso albo d'oro proprio nell'occasione migliore, non solo per alzare di nuovo le braccia al cielo dopo Camaiore ma anche per dare una risposta più che convincente al Ct Ballerini, che tra poco più di un mese vedrà i suoi prescelti tentare l'assalto al terzo iride consecutivo in quel di Varese. Al tenace Leo però, che sembrava aver fatto la differenza nell'ultima scalata dei Ronchi sono mancati 5 metri, solo 5 maledettissimi metri ed è qui che scopriamo l'altro lato della medaglia.
È il volto felicissimo di Francesco Ginanni, che sembra gradire come non mai le strade del Varesotto (ad inizio mese aveva alzato le braccia per la prima volta a Carnago) e già al primo anno da professionista, dopo un ultimo anno da dominatore tra i dilettanti (ben 14 successi), si regala una corsa-simbolo con uno sprint bruciante, incurante di qualsiasi sconforto avrebbe potuto provocare in quel momento il suo notevole gesto atletico. Certo che, se il buon giorno si vede dal mattino, il pistoiese di Casalguidi potremmo ritrovarcelo molto presto nelle fasi calde delle gare in linea che contano. Per adesso comunque piedi ben piantati a terra ma senza dimenticare presto ciò che si è visto. In tutto ciò appare quasi come un terzo incomodo la figura di Damiano Cunego, che ha finito con l'occupare il terzo gradino del podio ed anche qui vale la pena distinguere: una buona fetta d'ottimismo per aver ritrovato il veronese già in buona forma dopo le disgrazie del Tour e la dolorosa rinuncia ai Giochi; la solita punta di rammarico nel vedere l'assenza di quel cambio di ritmo che consente di far la differenza in salita e nell'accusare anche allo sprint l'irriverenza e l'esuberanza di un, seppur valido, neoprofessionista. Niente panico comunque, guardiamo il lato positivo ed allora pensiamo che se Damiano è stato già da podio quest'oggi l'avvicinamento a Varese può (e deve) essere fatto con fiducia.
Sono stati gli ultimi 55 chilometri a regalare le emozioni principali della gara, dopo che si è conclusa la coraggiosa avventura dell'argentino Juan Pablo Dotti della Cinelli e dello svizzero Pascal Hungerbuhler del Team Volksbank: per loro 120 km di fuga e 10'20'' di vantaggio massimo sul gruppo. Dopo alcune schermaglie sono stati Tony Martin del Team Columbia e Paolo Tiralongo della Lampre ad operare il primo tentativo concreto sui Ronchi, che li ha portati a guadagnare una ventina di secondi su un manipolo di inseguitori, in cui si sono viste diverse maglie in evidenza: quelle della NGC (con Piemontesi, Reda e Signego), della Diquigiovanni (con Hondo per un breve tratto e con Solari in maniera più decisa), della Liquigas (con Agnoli e Carlstrom), della Lpr (Ferrara e Bosisio) ed ancora una maglia Cinelli, quella del russo Shchebelin.
Nulla di fatto però, nel corso della tornata il gruppo si ricompatta ed ecco che al quarto passaggio sui Ronchi parte il giovane belga della Quick Step Kevin Seeldrayers (-36 all'arrivo) che guadagna una quindicina di secondi, ma va a cozzare con le decise velleità della Liquigas, che sotto l'impulso di Agnoli, Carlström e Santaromita annulla l'azione sul Montello.
A questo punto è ancora la NGC Medical a smuovere le acque con un nuovo tentativo del sarzanese Alessio Signego, che si concede circa 5 km sotto le riprese della telecamera, finchè al penultimo attacco dei Ronchi è decisamente la Lampre a prendere in mano la situazione: la frustata di Alessandro Ballan è di quelle che fanno male e vedere Cunego alla sua ruota sembra far presagire ad una giornata di vena per il veronese. Pochi secondi ed ecco che con piacere si finisce per annotare la stoccata di Linus Gerdemann, che col recente successo al Tour de l'Ain sembra essersi lasciato alle spalle i nerissimi mesi post caduta alla Tirreno. Al tedesco (mancano 18 km all'arrivo) si uniscono Pierfelici e Pozzovivo ed i tre giungono al suono della campana con una decina di secondi su un gruppo di circa 10 unità e con una trentina su quel che rimane del gruppo. Sono quindi la Quick Step, decisa a giocare la carta Visconti nel finale (Bettini, che ha voluto fare un nuovo test sul percorso iridato, decide invece di fermarsi all'inizio dell'ultimo giro) e l'Acqua e Sapone, in cui Garzelli è deciso a fare tris sulle strade di casa. In questa fase è assolutamente encomiabile il lavoro di Luca Paolini, che si sobbarca 10 km in testa al gruppo e che reclama anch'egli spazio per una maglia azzurra.
Esaurito il proprio compito ai 4 km dal traguardo non resta che attendere l'affondo decisivo sull'ultima ascesa dei Ronchi: Cummings è il primo a provarci, ma viene riassorbito dall'impeto dell'azione di Tosatto. Quindi il copione già descritto, col timido tentativo di Cunego e quello ben più deciso di Bertagnolli, che guadagna subito una decina di secondi. Dietro regna l'incertezza ed è allora Domenico Pozzovivo a sacrificare le proprie ambizioni con una notevole trenata, conscio anche della presenza del compagno Finetto. All'ultimo km i secondi sono ancora dieci, sembra fatta, ma quello sguardo all'indietro ed una scheggia in maglia Diquigiovanni scrivono il peggior finale possibile per il trentino in maglia Liquigas.
Tra gli altri si segnala ancora una volta un ottimo Finetto, che giunge 4° dopo aver sfiorato il colpo grosso già in Trentino, preceduto allora da quel Garzelli a cui quest'oggi resta solo il 5° posto dopo il gran lavoro di squadra, ma con una voglia matta di far diventare realtà il sogno di correre il mondiale sulle strade di casa. Dopo una stagione per certi versi positiva e per altri tribolata sarebbe il più bel regalo da ricevere.

Vivian Ghianni

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